Daphne Caruana Galizia
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Daphne Caruana Galizia

Un omicidio di stato

  1. 420 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Daphne Caruana Galizia

Un omicidio di stato

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Informazioni sul libro

È il primo pomeriggio del 16 ottobre 2017 quando l'auto su cui viaggia la giornalista maltese Daphne Caruana Galizia salta in aria. Un boato, e la Peugeot 108 imbottita di tritolo si trasforma in una palla di fuoco. È l'ultimo atto, il tragico epilogo di una lunga campagna di odio e demonizzazione costruita secondo il solito copione: quello che alterna le insinuazioni alle minacce, le accuse infondate al pubblico dileggio.

Da anni ormai nel suo seguitissimo blog Running Commentary Daphne denunciava la corruzione dilagante nell'isola al centro del Mediterraneo, il familismo amorale che ne intaccava le istituzioni, l'assoluta impunità dei politici e dei loro sodali, l'asservimento della magistratura e della polizia ai vertici del potere. Ogni giorno, nel silenzio assordante della comunità internazionale, lanciava con coraggio e tenacia il suo grido d'allarme, portando alla luce trame e vicende che molti avrebbero voluto tenere nascoste: dal coinvolgimento di esponenti politici nello scandalo dei Panama Papers al narcotraffico, al riciclaggio di denaro sporco. In particolare, aveva puntato i riflettori sulle irregolarità nella vendita della cittadinanza maltese, in grado di spalancare le porte dell'Europa a malavitosi e trafficanti di tutto il mondo.

Colta, cosmopolita, liberale, animata da una passione profonda per la verità, Daphne amava il suo paese e soffriva nel vederlo sprofondare nelle sabbie mobili della criminalità elevata a sistema di governo. All'indomani del suo assassinio, spinti dall'indignazione e dal disgusto migliaia di maltesi trovarono però il coraggio di sfilare per le strade, e il loro sconcerto suscitò una vasta eco in tutto il mondo.

Questo libro, oltre a ricostruire le inchieste di cui si era occupata Daphne e il clima di minacce e di intimidazioni in cui maturò il suo omicidio, grazie a nuove e inedite informazioni rappresenta un importante contributo sulla strada della verità. Un modo per onorarne la memoria e tenere accesa la fiamma del suo giornalismo.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2020
ISBN
9788835705321

Sbrigatevi a ucciderla

Mercoledì 20 novembre 2019

Sono le 5.30, un nuovo giorno sta per sorgere sull’isola di Malta. A est, l’orizzonte inizia appena a diventare visibile. È l’ora del «crepuscolo nautico», durante il quale è possibile ancora distinguere le stelle e navigare seguendo la loro posizione, mentre il filo dell’acqua va pian piano rischiarandosi. In mare però non c’è quasi nessuno.
L’uomo che pilota il Giò, uno yacht extralusso che sta uscendo dalla marina di Portomaso, stamattina non ha bisogno delle stelle. La sua vistosa apparecchiatura GPS può portarlo ovunque. Il Giò è quello che si chiama un gin palace.
«Portomaso» è un gioco di parole. Questo particolare «porto» trent’anni fa non esisteva e non si chiama così in onore di una persona di nome «Maso». Il porticciolo turistico, scavato nella roccia con esplosivo al plastico negli anni Novanta, è il cuore d’acqua di un complesso residenziale privato con appartamenti di lusso, ristoranti e negozi esclusivi, un casinò e un Hotel Hilton, edificato da Tumas o Thomas Fenech, il magnate semianalfabeta che ha costruito la holding Fenech, una delle più grandi aziende di famiglia a Malta, passando dalle stalle alle stelle.
Portomaso guarda a est e a bordo del Giò che si allontana dal porticciolo di prima mattina oggi c’è il nipote del vecchio, Yorgen Fenech.
Yorgen Fenech è Mister Casinò.
Mister Casinò è uno degli uomini più ricchi di Malta. È robusto, calvo ed estremamente antipatico, un cocainomane, pizzicato negli Stati Uniti per il suo vizio, descritto come violento con le donne e molto ben introdotto negli ambienti della criminalità organizzata maltese e, se esiste una distinzione, nel governo di Malta.
È uno dei maggiori partner di un consorzio multinazionale che rifornisce Malta di costosissimo gas naturale. Curiosamente, è anche il proprietario di una società fantasma chiamata 17 Black che, secondo i documenti trapelati a Panama, era stata costituita per versare tangenti quotidiane ad altre due società fantasma. Queste ultime erano controllate dall’ex ministro dell’Energia di Malta, Konrad Mizzi, e da Keith Schembri, il capo di gabinetto del primo ministro Joseph Muscat. Daphne non era a conoscenza di tutti i particolari, ma è stata messa a tacere per sempre prima che potesse scoprirli.
Mister Casinò sta scappando.
È facile immaginare la sua costernazione quando viene fermato in mare da una motovedetta della marina maltese, arrestato e costretto a rientrare nel suo porticciolo. In seguito viene formalmente accusato di partecipazione a un’organizzazione criminale, complicità in un attentato esplosivo e complicità nell’omicidio di Daphne Caruana Galizia.
Yorgen Fenech nega le accuse formulate nei suoi confronti. Di fatto, tutti gli interessati negano di avere commesso illeciti.
Torniamo indietro di nove giorni, quando la polizia maltese arresta un tassista per riciclaggio di denaro sporco. Durante l’interrogatorio l’uomo confessa spontaneamente di essere coinvolto nell’omicidio di Daphne Caruana Galizia. Afferma di essere stato assunto come intermediario per organizzare l’assassinio e di essere disposto a raccontare alle autorità tutto ciò che sa, compresa l’identità di colui che lo ha spinto a farlo. Ma parlerà soltanto se gli verrà concessa l’immunità penale in cambio di prove che dice di conservare in una scatola. Torneremo sulla scatola più avanti.
Il tassista è Melvin Theuma, un uomo di quarantun anni dall’aria giovanile. Fino a quel momento, il suo nome era del tutto sconosciuto alla maggior parte degli abitanti di Malta.
Per le persone che seguivano le indagini sull’omicidio di Daphne, invece, il suo arresto era atteso, o auspicato, da molto tempo. Troppo.
Una delle numerose stravaganze del sistema dei trasporti a Malta è che tutti i taxi possono accompagnare i clienti negli alberghi, ma possono attendere fuori da un hotel un cliente senza prenotazione soltanto se sono autorizzati a farlo dall’hotel stesso. L’accordo permette agli alberghi di incassare bustarelle per le corse che passano alle società di taxi ed è in sé una misura di controllo della qualità. L’hotel infatti si sente più tranquillo ad affidare i propri clienti a un taxi, se sa chi lo guida.
Theuma era un tassista autorizzato a esercitare la propria attività all’esterno dell’Hotel Hilton, struttura sfarzosa e fiore all’occhiello del complesso residenziale di Portomaso. La famiglia di Yorgen Fenech è proprietaria dell’hotel e del casinò adiacente con la sua torre di uffici, l’edificio più alto sull’isola.
Un’altra peculiarità dei trasporti maltesi è che molti tassisti sono procacciatori di servizi non pubblicizzati sulle pagine gialle. Questa attività di norma richiede conoscenze che vanno un po’ al di là del posto migliore in cui mangiare sushi quest’estate. Quanto al di là dipende dal tassista.
Nel caso di Theuma, la sua attività parallela era gestire una lucrosa lotteria clandestina abbinata alle lotterie dei monopoli di stato. Compravi i biglietti della sua lotteria ombra e riscuotevi premi in denaro se i numeri impressi sul tuo biglietto corrispondevano a quelli estratti nella lotteria ufficiale. Quando, dopo l’arresto, la polizia ha perquisito la sua abitazione, ha trovato un gruzzolo di due milioni di euro.
Il nome di Theuma era appuntato da tempo sulla proverbiale bacheca di sughero degli investigatori. Daphne era stata uccisa con un’autobomba nell’ottobre del 2017. Nel dicembre dello stesso anno tre uomini erano stati accusati di essere gli esecutori materiali dell’omicidio: gli indiziati erano due fratelli, George «il Cinese» Degiorgio e Alfred «il Fagiolo» Degiorgio, e il loro amico Vincent Muscat, il cui soprannome era il-Koħħu, che ha un suono simile a «cucù» in italiano.
Nell’aprile del 2018, sei mesi dopo l’omicidio, Vincent Muscat aveva voltato le spalle ai fratelli Degiorgio e raccontato alla polizia il suo ruolo nell’omicidio, coinvolgendo anche i due fratelli e fornendo spontaneamente informazioni su come lui e i Degiorgio fossero stati reclutati.
Muscat aveva identificato Melvin Theuma come l’uomo da cui avevano ricevuto l’ordine di uccidere Daphne. La polizia aveva verificato l’informazione. Come George e Alfred Degiorgio e Vincent Muscat, anche Theuma non era mai comparso negli scritti di Daphne. La deduzione ovvia è che i tre fossero sicari assoldati per ordine di un Mister Big. Neanche Theuma aveva motivo di nutrire risentimento nei confronti di Daphne.
Scavando un po’, la polizia aveva scoperto un dettaglio curioso nel passato recente del tassista. Il giorno successivo all’arresto dei fratelli Degiorgio e di Vincent Muscat, il 4 dicembre 2018, Theuma aveva fatto una cosa strana. Era andato da un notaio e gli aveva dettato il proprio testamento. Per un uomo di trentotto anni che gode di buona salute è una decisione piuttosto bizzarra. Era difficile liquidare come una coincidenza il fatto che Theuma avesse deciso di disporre le sue ultime volontà in caso di morte proprio il giorno dopo l’arresto dell’uomo che lo accusava di averlo assoldato per commettere un omicidio.
Gli autori sono venuti a conoscenza del coinvolgimento di Melvin Theuma e del probabile legame con Yorgen Fenech intorno al giugno 2019, tre mesi prima che fosse completata la prima edizione di questo libro. Fonti vicine all’indagine ci avevano raccontato dei colloqui a tarda notte di Vincent Muscat con la polizia e se ne può trovare traccia nei capitoli precedenti, dove accenniamo al fatto che il-Koħħu temeva per la propria incolumità personale in carcere. Gli spioni tendono ad avere problemi dietro le sbarre.
Abbiamo discusso con i familiari di Daphne se inserire queste informazioni nel libro. Erano delusi e irritati dal fatto che informazioni in possesso delle autorità inquirenti da più di un anno non avessero portato ad alcun arresto. Temevano tuttavia che, se fossero finite in un libro o in un articolo di giornale prima che venissero eseguiti arresti, la notizia potesse dare ai sospettati il tempo per rendersi irreperibili portando con sé prove incriminanti. La famiglia di Daphne ci ha chiesto di omettere le informazioni che permettevano di identificare Yorgen Fenech come un probabile protagonista dell’associazione a delinquere finalizzata all’omicidio.
Abbiamo accettato.
Ma le domande che abbiamo rivolto a Yorgen Fenech nell’estate del 2019, poco prima di consegnare il manoscritto per la pubblicazione, hanno messo a disagio Mister Casinò. Chiedevamo come Alfred Degiorgio potesse avere avuto una fortuna tanto sfacciata ai tavoli del suo casinò. Chiedevamo perché Yorgen Fenech e i suoi sottoposti non si fossero mai chiesti come un disoccupato potesse giocarsi quasi mezzo milione di euro senza fornire spiegazioni sulla provenienza del denaro. Ci siamo tolti lo sfizio di inserire quelle domande e le risposte dei suoi legali, Briffa e Vella, alla fine, nel capitolo intitolato «Tutti gli interessati negano di avere commesso illeciti».
Detenuti in carcere in regime di custodia cautelare, i Degiorgio non potevano più spendere a profusione in automobili, imbarcazioni e scommesse. Ma erano ancora pieni di soldi e le loro spese erano inspiegabili. Perché la polizia non ha mai cercato di scoprire chi pagasse i loro costosi avvocati? Hanno presentato decine di ricorsi costituzionali affermando di avere subìto questa o quella violazione dei diritti umani o sostenendo l’inammissibilità delle prove prodotte contro di loro. Hanno persino incaricato uno studio di consulenza in Virginia (Stati Uniti), la Cherry Biometrics, di redigere una relazione tecnica sulle prove relative alla localizzazione dei loro telefoni la mattina dell’omicidio. Deve essere costata centinaia di migliaia di euro. Bisogna tenere presente che, a norma del diritto maltese, gli imputati (o la pubblica accusa) non possono citare esperti tecnici in qualità di testimoni. Soltanto il giudice può farlo.
Le risposte a quelle domande avrebbero potuto condurre la polizia ai rapporti intercorsi tra gli assassini e Yorgen Fenech, prima e dopo il loro arresto.
Ma gli ispettori sembravano voler evitare le domande la cui risposta potesse essere «Yorgen Fenech». Parevano esperti nel distogliere lo sguardo.
Poco dopo l’arresto spettacolare di Yorgen Fenech, i procuratori siciliani hanno dichiarato alla stampa che da due anni cercavano di notificare all’imprenditore un mandato di comparizione per rispondere delle accuse di concorso in associazione mafiosa finalizzata a truccare le partite di calcio. Da due anni la polizia locale diceva ai colleghi siciliani di non sapere dove vivesse Fenech. Da due anni non riusciva a trovare l’indirizzo più costoso sull’isola, l’edificio letteralmente più alto di Malta, e rispediva al mittente il mandato di comparizione.
È evidente che a impedire l’intervento della polizia era qualcosa di peggio della semplice inerzia. Quando Vincent Muscat aveva riferito quello che sapeva agli investigatori nell’aprile del 2018, aveva chiesto un accordo. Diceva di essere soltanto un burattino, trascinato dai più furbi Degiorgio a svolgere qualche lavoretto per conto loro. Ammetteva di avere preso parte all’omicidio, ma sosteneva che il suo era stato solo un ruolo secondario. Non voleva rischiare una condanna all’ergastolo, data la parte molto modesta che sosteneva di avere avuto nella storia. Ed era disposto ad aiutare la polizia a venire a capo di questo delitto in cambio di un alleggerimento delle accuse a suo carico.
Nel novembre del 2018, a poco più di un anno dall’omicidio, messo sotto pressione dalla stampa internazionale, l’allora ministro dell’Interno, Michael Farrugia, aveva annunciato ai giornalisti italiani che erano imminenti nuovi arresti.
Eppure, nel giugno dell’anno successivo, nessuno era ancora stato arrestato. Fu a quel punto, però, che ai giornalisti giunse voce che Vincent Muscat stava parlando. In mezzo a tutto il brusio, si potevano distinguere le parole «Melvin Theuma», «testamento», «tassista», «Portomaso».
Presi singolarmente, questi indizi sarebbero stati privi di senso. Ma considerando le inchieste a cui stava lavorando Daphne quando è stata uccisa, «Portomaso» stava chiaramente per «Electrogas», «corruzione» indicava «Keith Schembri e Konrad Mizzi», e «17 Black», dato che ormai sappiamo a chi apparteneva, stava per Yorgen Fenech.
La polizia locale non era la sola a iniziare a essere impaziente. Il giorno del secondo anniversario dell’assassinio di Daphne, il 16 ottobre 2019 (due giorni dopo la pubblicazione della prima edizione di questo libro), l’ambasciata degli Stati Uniti a Malta rilasciava una dichiarazione in occasione della ricorrenza.
Non era una classica espressione di pensieri e preghiere. L’ambasciata degli Stati Uniti si dichiarava pronta a prestare aiuto nelle indagini «se richiesto dalle autorità maltesi. Non è troppo tardi perché Malta consegni il killer di Daphne alla giustizia in modo credibile».
Gli americani non si erano persi in sottigliezze. La loro dichiarazione rivelava una profonda irritazione nei confronti del governo maltese che continuava a giustificare il mancato arresto del mandante o dei mandanti dell’omicidio di Daphne dicendo che nemmeno l’FBI aveva risolto il caso. Ora l’ambasciata americana metteva a nudo quell’inerzia offrendo pubblicamente aiuto nelle indagini, se solo le autorità maltesi lo avessero richiesto.
Anche l’Europol stava esaurendo la pazienza. Nell’aprile del 2018 il direttore uscente, Rob Wainwright, aveva lamentato la mancanza di progressi e sollecitato «segnali di miglioramento» nella cooperazione della polizia maltese con la sua agenzia.
Nel novembre del 2019 veniva presa una decisione per uscire dallo stallo. Si potrebbe dire che la decisione sia stata presa dall’Europol nonostante i capi della polizia e le autorità del governo maltesi, più che grazie a loro.
Il 5 novembre Melvin Theuma venne arrestato assieme a varie altre persone nell’ambito di un’indagine sul riciclaggio di denaro sporco. Apparentemente, la ragione del suo arresto era la lotteria clandestina.
Theuma, però, aspettava quelle manette da molto tempo e aveva studiato ciò che avrebbe detto fino ai minimi particolari.
Quando gli ispettori si sedettero di fronte a lui per interrogarlo a tarda notte al comando di polizia, nessuno aveva ancora pronunciato la parola «Daphne» o «omicidio». Theuma temeva soprattutto che qualcuno venisse a sapere del suo arresto e decidesse di eliminarlo. In fondo, pensava, era l’unico anello di collegamento tra gli assassini di Daphne e il capo o i capi che lo avevano assunto per assoldarli.
Il tassista giocò la sua carta. Anziché avvalersi della facoltà di non rispondere, chiese di essere assistito da un avvocato di fiducia, pregando la polizia di contattare Simon Busuttil, l’ex leader dell’opposizione, e Jason Azzopardi, il ministro ombra della Giustizia. Non avrebbe potuto scegliere due sostenitori di Daphne più leali.
Busuttil non aveva mai rappresentato un imputato in una causa penale. Azzopardi lavorava al tribunale penale, ma tra i suoi clienti c’erano i familiari di Daphne. Né l’uno né l’altro aveva mai incontrato o parlato con Melvin Theuma.
Ma quando la polizia li contattò per recapitare il messaggio, entrambi compresero esattamente che cosa stava succedendo. Anche se Busuttil e Azzopardi respinsero la convocazione che nessuno si era mai veramente aspettato che accettassero, due dei sostenitori più in vista della campagna che chiedeva giustizia per Daphne Caruana Galizia erano ormai ufficialmente informati del fatto che Melvin Theuma era tenuto in custodia dalla polizia.
In quel momento il primo ministro Joseph Muscat perse il controllo del corso degli avvenimenti. L’inerzia della polizia era stata infranta. E la domanda «Chi ha ucciso Daphne Caruana Galizia?» si avvicinava infine a trovare risposta.
Quando Theuma venne arrestato, poche persone ne erano a conoscenza o sapevano che quest...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Prefazione all’edizione italiana
  4. Daphne Caruana Galizia
  5. Assassinio sul Malta Express
  6. Esecuzione
  7. Malta la coraggiosa
  8. «Johnny Cash»
  9. Lo scaltro Furbacchione
  10. Un cappello panamae la moglie di Cesare
  11. Il Re dei passaporti
  12. Una banca per Baku
  13. Puntare su Panama
  14. Il misterioso professore
  15. Il leader dell’opposizione che non si oppone
  16. La mafia nega di avere commesso illeciti
  17. Rapina in Libia
  18. Sesso, bugie e telefoni usa e getta
  19. Lacrime, sangue e sudore
  20. La vergogna di Malta
  21. Chi ha ucciso Daphne Caruana Galizia?
  22. Tutti gli interessati neganodi avere commesso illeciti
  23. Sbrigatevi a ucciderla
  24. Ringraziamenti
  25. Copyright