«Quello è Hercule Poirot, l’investigatore» disse la signora Allerton.
Lei e suo figlio stavano seduti davanti al Cataract Hotel di Assuan su un paio di sedie di vimini dipinte di un bel rosso vivo. Osservavano le due sagome che si allontanavano: un uomo di bassa statura con un completo di seta bianca e una ragazza alta e snella.
Tim Allerton si alzò in piedi in maniera stranamente tempestiva.
«Quel piccolo uomo dall’aspetto strambo?» chiese incredulo.
«Quel piccolo uomo dall’aspetto strambo!»
«Che diavolo ci fa qui?» chiese Tim.
Sua madre rise. «Tesoro, sembri piuttosto eccitato. Non ho mai capito perché gli uomini amino così tanto i delitti. Io odio i romanzi polizieschi e non li leggo mai. Ma non penso che Monsieur Poirot sia qui per lavoro. Credo che abbia fatto un bel po’ di soldi e che ora si stia godendo la vita.»
«E pare che gli piaccia la ragazza più carina che ci sia nei paraggi.»
La signora Allerton girò lievemente di lato la testa, esaminando le schiene sempre più lontane di Monsieur Poirot e della sua compagna.
La ragazza al suo fianco lo superava in altezza di quasi dieci centimetri. Camminava in maniera elegante, né rigida né dinoccolata.
«Sì, in effetti è proprio carina» disse la signora Allerton.
Lanciò un rapido sguardo a Tim. Il pesce aveva abboccato subito, pensò divertita.
«È più che carina. Peccato che abbia un’aria così scontrosa e imbronciata.»
«Forse è semplicemente la sua espressione, tesoro.»
«Ha qualcosa di sgradevole, come quella di un diavoletto. Però lei è proprio bella.»
L’oggetto di questi commenti stava camminando a passi lenti accanto a Poirot. Rosalie Otterbourne faceva roteare un parasole chiuso, e la sua espressione confermava ciò che Tim aveva appena detto. Sembrava sia scontrosa che imbronciata. Le sopracciglia erano aggrottate e le labbra scarlatte piegate all’ingiù.
Al cancello dell’albergo girarono a sinistra e si immersero nella fresca ombra dei giardini pubblici.
Hercule Poirot chiacchierava placidamente, sul viso un’aria beata, di buonumore. Indossava un abito di seta bianca, stirato a dovere, e un panama. Nella mano uno scacciamosche dal manico di ambra finemente decorato.
«… ne sono incantato» stava dicendo. «Le rocce nere di Elefantina, e il sole, le piccole barche lungo il fiume. Sì, la vita è proprio bella.»
Si fermò un istante, poi aggiunse: «Lei non crede, mademoiselle?».
La risposta di Rosalie Otterbourne fu brusca: «Sì, forse è così. Ma per me Assuan è un luogo un po’ deprimente. L’albergo è mezzo vuoto, e tutti hanno cent’an…».
Si interruppe mordendosi il labbro.
Negli occhi di Hercule Poirot passò un lampo.
«Non posso negarlo, ho già un piede nella fossa.»
«I-io non stavo pensando a lei» disse la ragazza. «Mi dispiace, sono stata scortese.»
«No, per nulla. È del tutto naturale che lei desideri la compagnia di qualcuno della sua età. E, be’… in effetti almeno un giovane c’è.»
«Quello che se ne sta tutto il tempo seduto insieme alla madre? Lei mi piace… ma lui ha davvero una brutta cera… e poi ha un’aria così presuntuosa!»
Poirot sorrise.
«E… anch’io ho un’aria presuntuosa?»
«Oh, no, per niente.»
Era chiaramente distratta, ma questo non sembrava infastidire Poirot, che si limitò a commentare serenamente e in tono soddisfatto: «Secondo il mio migliore amico sono molto presuntuoso».
«Oh, be’,» disse Rosalie in modo vago «significherà che ha qualche ragione per cui esserlo. Purtroppo il delitto non mi interessa assolutamente.»
Poirot si fece solenne: «Sono lieto di sapere che lei non ha degli scheletri nell’armadio».
Per un momento, mentre Poirot le lanciava un rapido sguardo incuriosito, la sua maschera imbronciata vacillò. Lui non mostrò di essersene accorto e proseguì: «Non ho visto sua madre a pranzo oggi. Spero non stia poco bene».
«Questo posto non fa per lei» tagliò corto Rosalie. «Sarò felicissima quando ce ne andremo.»
«Siamo compagni di viaggio, vero? Farete anche voi l’escursione fino a Wadi Halfa e alla Seconda Cateratta?»
«Sì.»
Riemersero dalla vegetazione ritrovandosi su un tratto di strada polverosa che costeggiava il fiume. Subito furono presi d’assalto da cinque vigili venditori di collane, due di cartoline, tre di scarabei di gesso, un paio di giovani con asinello al seguito e un manipolo di ragazzini dall’aria più distaccata ma non meno speranzosa.
«Volere collane, signore? Molto belle, signore. Costano poco poco…»
«Signora, lei volere scarabeo? Guarda… grande regina… portare tanta fortuna…»
«Guarda, signore… vero lapislazzulo. Molto bello, costa poco…»
«Vuole fare giro su asino, signore? Asino molto buono. Suo nome Whiskey e Soda, signore…»
«Vuole andare a cava di granito, signore? Questo asino tanto buono. Altri asini molto cattivi, signore, cadono tutti…»
«Volere cartoline… costano poco poco… molto belle…»
«Guarda, signora… Solo dieci piastre… costano poco poco… lapislazzulo… e qui avorio…»
«Questo scacciamosche molto buono… tutto di ambra…»
«Andare in barca, signore? Io avere gran bella barca, signore…»
«Lei tornare in albergo, signora? Questo è asino di prima classe…»
Hercule Poirot gesticolò nell’aria come per liberarsi di quello sciame umano. Rosalie lo attraversò a testa alta, quasi come un sonnambulo.
«La cosa migliore è far finta di essere sordi e ciechi» osservò.
Il manipolo di ragazzini continuava a correrle accanto intonando un coro piagnucoloso: «Bakshish? Bakshish? Hip, hip, urrà… molto buono, molto bella…».
Si trascinavano dietro i loro tappeti dai colori sgargianti in modo pittoresco, con le palpebre completamente ricoperte di mosche.
Erano i più insistenti. Gli altri si erano arresi ed erano tornati indietro, pronti a lanciarsi sui prossimi turisti. Ora Poirot e Rosalie dovevano solo evitare l’offensiva dei negozianti… che arrivava sotto forma di toni più cortesi e persuasivi…
«Vuole entrare in mio negozio oggi, signore?» «Volere quel coccodrillo di avorio, signore?» «Lei non ancora entrato in mio negozio, signore? Io faccio vedere cose magnifiche.»
I due si infilarono nel quinto negozio e Rosalie consegnò diversi rotoli di pellicola – lo scopo della loro passeggiata.
Quando ne riemersero si incamminarono verso la riva del fiume.
Uno dei piroscafi che navigavano sul Nilo stava attraccando. Poirot e Rosalie si misero a osservare i passeggeri con interesse.
«Sono parecchi, eh?» commentò Rosalie.
Girò la testa: Tim Allerton li aveva appena raggiunti. Aveva il fiato un po’ corto come se avesse corso.
Fu lui a parlare dopo qualche istante di silenzio.
«Mi pare che sia sempre la solita gentaglia» osservò con arroganza indicando i passeggeri che sbarcavano.
«Di solito sono proprio terribili» convenne Rosalie.
Tutti e tre avevano quell’aria di superiorità che ha chi, già sul luogo da qualche tempo, studia i nuovi arrivati.
«Ehi!» esclamò Tim, la sua voce all’improvviso eccitata. «Che mi prenda un colpo se quella non è Linnet Ridgeway.»
Se quel nome non ebbe alcun effetto su Poirot, accese invece l’interesse di Rosalie. Si sporse in avanti, e la sua espressione imbronciata scomparve mentre chiedeva: «Dove? Quella vestita di bianco?».
«Sì, là, con quell’uomo alto. Stanno sbarcando proprio adesso. Lui è suo marito, immagino. Ora mi sfugge il nome.»
«Doyle» disse Rosalie. «Simon Doyle. Era scritto sui giornali. È ricca sfondata, vero?»
«Sì, probabilmente la ragazza più ricca di Inghilterra» disse Tim in tono allegro.
I tre continuarono a osservare in silenzio i passeggeri che sbarcavano. Poirot si concentrò sull’oggetto dei commenti dei suoi compagni. «È bellissima» mormorò.
«Alcune persone hanno proprio tutto» disse Rosalie con una sfumatura d’amarezza.
Mentre guardava la ragazza che percorreva la passerella, sul suo viso c’era una strana espressione di rancore.
Linnet Doyle era vestita alla perfezione, come se stesse calcando un palcoscenico. Aveva anche il piglio sicuro di sé di un’attrice famosa. Era abituata a sentirsi osservata, ammirata, a essere al centro dell’attenzione dovunque andasse.
Non le sfuggivano di certo gli sguardi entusiasti che le venivano rivolti… ma al contempo non mostrava di accorgersene, era come se quei tributi fossero ormai parte della sua vita.
Sbarcò recitando una parte, anche se lo faceva inconsciamente. La bellissima e ricca sposa in luna di miele. Si voltò verso l’uomo alto al suo fianco, dicendogli qualcosa con un lieve sorriso. Lui le rispose, e la sua voce sembrò catturare l’attenzione di Poirot. Il suo sguardo si illuminò mentre la fronte si aggrottava.
La coppia gli passò accanto. Sentì Simon Doyle dire: «Proveremo a trovare il tempo, tesoro. Possiamo tranquillamente trattenerci una settimana o due se qui ti piace».
Si voltò verso di lei con un’espressione ansiosa, adorante, quas...