Beethoven
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Ritratto di un genio

  1. 672 pagine
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Ritratto di un genio

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Ancora oggi, a quasi due secoli di distanza, la vicenda umana e artistica di Ludwig van Beethoven non finisce di sorprendere. A partire dalla messe di aggettivi iperbolici con cui si è soliti definire il suo straordinario talento musicale e che non sembrano per nulla inappropriati. Geniale, rivoluzionario, visionario: sono queste le parole cui ci affidiamo per spiegare quello che in fondo rimane un enigma. Come è stato possibile che nel giro di pochi decenni il pronipote di un fornaio della provincia fiamminga sia riuscito a diventare una delle eminenti personalità della storia culturale europea? Come è arrivato a conquistare una fama immensa e a rivoluzionare i canoni musicali dell'epoca al punto che dopo di lui niente sarà più come prima? Come ha potuto cogliere appieno lo spirito del tempo, anticipando valori e sentimenti che a lungo innerveranno l'arte e la cultura, la politica e il costume?

Basata su una ricerca d'archivio senza precedenti, questa biografia di Beethoven scritta da Jan Caeyers, direttore d'orchestra e musicologo belga, getta una luce nuova sulla vita e l'opera del grande musicista tedesco. Dall'adolescenza a Bonn al trasferimento a Vienna nel 1792, dalle prime prove come giovane virtuosista alle immortali sinfonie, fino al declino e alla marginalità degli ultimi anni, il ritratto del brillante compositore si accompagna a quello dell'uomo tormentato, perennemente angustiato dal denaro, in conflitto con la famiglia e gli amici, sofferente dell'amore mai corrisposto, alle prese con la drammatica perdita dell'udito e stordito dall'eccessivo consumo di alcol. Un uomo vittima di irrefrenabili sbalzi d'umore, irascibile, scostante. E tuttavia generoso, scaltro negli affari, abile nel marketing di se stesso, capace di tessere fruttuose relazioni sociali. Desideroso di dar prova di sé nelle grandi capitali europee, eppure spaventato all'idea di abbandonare il bozzolo rassicurante della capitale asburgica. Una figura complessa, dunque, impossibile da restituire in tutte le sue innumerevoli sfaccettature. Ma è proprio questo, in fondo, a fare di Beethoven l'icona dell'artista moderno: il mito che diventa uomo, con le sue debolezze, le sue miserie, il suo fragile splendore.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2020
ISBN
9788835705024

NOTE

Prologo

1. BLUW, pp. 236-237.
2. BLUW, p. 234.
3. Egon Friedell, Kulturgeschichte der Neuzeit, München, 1976 (I ed. 1927-1931), p. 29.
4. In un ritratto poco lusinghiero sull’«Augsburger Allgemeine Zeitung» del 29 aprile 1841, Heinrich Heine affermò che Schindler distribuiva biglietti da visita nei quali si presentava come «ami de Beethoven»: citato in Peter Clive, Beethoven and His World. A Biographical Dictionary, Oxford, 2001, p. 314.
5. Per una descrizione dettagliata di questa storia, cfr. Alan Tyson, Ferdinand Ries (1784-1838): The History of His Contribution to Beethoven Biography, in «Nineteenth-Century Music», VIII, 3 (1984), pp. 209-221.
6. Anton Schindler, Für Beethovens Verehrer, in «Kölnische Zeitung», n. 280; Dagmar Beck e Grita Herre, Anton Schindlers fingierte Eintragungen in den Konversationsheften, in Zu Beethoven. Aufsätze und Annotationen, a cura di Harry Goldschmidt, Berlin, 1979, p. 13.
7. BKH, vol. VI, p. 125.

Parte prima. L’artista da giovane (1770-1792)

I. Il grande esempio: il nonno Louis van Beethoven

1. Movimento religioso e politico del XVII e XVIII secolo, il giansenismo si diffuse soprattutto in Francia in risposta a particolari sviluppi nella Chiesa cattolica e all’assolutismo dei sovrani dell’epoca.
2. Cfr. Max Braubach, Kurköln. Gestalten und Ereignisse aus zwei Jahrhunderten rheinischer Geschichte, Münster, 1949, p. 296.
3. Cfr. Claus Canisius, Beethoven. Sehnsucht und Unruhe in der Musik. Aspekte zu Leben und Werk, München-Mainz, 1992, p. 25.
4. Cfr. TDR, vol. I, p. 25.
5. Cfr. Maynard Solomon, Economic Circumstances of the Beethoven Household in Bonn, in «Journal of the American Musicological Society», 50 (1997), pp. 331-351.

II. Jean van Beethoven: un padre fallito?

1. I biografi tedeschi di Beethoven hanno sempre tedeschizzato il nome Jean van Beethoven in Johann van Beethoven. Ma poiché in vita l’uomo si faceva chiamare Jean, e poiché questo nome compare anche su tutti i documenti ufficiali, qui si adotterà la grafia originale fiamminga.
2. Cfr. Canisius, Beethoven, cit., p. 28.
3. Il problema di alcol di Jean van Beethoven deve essere posto nella giusta prospettiva. Nel XVIII secolo il consumo di vino nella Renania era in generale molto elevato, perché il vino era più sano della birra e assolutamente meno pericoloso dell’acqua inquinata. Inoltre sembra che diversi colleghi di Jean van Beethoven si muovessero sul limite dell’alcolismo: un’indagine interna alla cappella musicale del 1784 riporta un commento negativo per quasi la metà dei membri; di quattro cantanti su undici si dice che la loro voce era «cattiva» e «danneggiata».
4. Citato in Klaus Kropfinger, Beethoven, Ludwig van, in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. II: Personenteil, Kassel-Stuttgart, 2001, p. 693.
5. Canisius, Beethoven, cit., pp. 30-32.
6. Cfr. ivi, pp. 129-136.
7. BBR, n. 2236.

III. L’infanzia

1. Il biografo di Beethoven Maynard Solomon richiama l’attenzione sul fatto che Ludwig era anche il nome del primo figlio, nato nel 1769 e morto una settimana dopo. Solomon descrive nel dettaglio quanto sia pesante per un bambino portare il nome di un fratello scomparso. Il bambino in questione trarrebbe un enorme senso di colpa dall’aver sottratto l’identità al fratello, e si sentirebbe dunque in dovere di realizzare in maniera postuma le aspettative di vita troncate, ma anche idealizzate, del fratello stesso. Solomon usa a questo proposito il concetto di «compagno immaginario»; cfr. Maynard Solomon, The Posthumous Life of Ludwig Maria van Beethoven, in Beethoven Essays, Cambridge (MA)-London, 1988, pp. 77-92. Personalmente siamo dell’avviso che l’ipotesi di Solomon costituisca un’interpretazione novecentesca inapplicabile a un contesto familiare del XVIII secolo.
2. Beethoven stesso non sapeva di preciso in che giorno fosse nato. In Renania – come anche in Austria e in altri stati tedeschi – il compleanno non si festeggiava nell’anniversario della nascita, ma nel giorno dell’onomastico.
3. Oggi: Bonngasse 20, dove si trova la «Beethoven-Haus».
4. Citato in Margot Wetzstein (a cura di), Familie Beethoven im Kurfürstlichen Bonn, Bonn, 2006, pp. 77-92.
5. Bernard Mäurer, un violoncellista di Bonn, riferì: «Al di fuori dell’a...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. BEETHOVEN
  4. Prologo
  5. Parte prima. L’ARTISTA DA GIOVANE. (1770-1792)
  6. Parte seconda. TEMPO DI FERMENTI. (1792-1802)
  7. Parte terza. IL SOVRANO. (1802-1809)
  8. Parte quarta. LA MASSA E IL POTERE. (1809-1816)
  9. Parte quinta. LA VIA SOLITARIA. (1816-1827)
  10. Sigle e abbreviazioni
  11. Note
  12. Bibliografia
  13. Ringraziamenti
  14. Copyright