- 88 pagine
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Superba è la notte
Informazioni sul libro
«L'ansia, l'amore, i confini sbarrati della reclusione e lo slancio vitale della resurrezione sono i temi che si inseguono lungo l'intero arco produttivo di Alda Merini», scrive Ambrogio Borsani nella sua introduzione alle liriche, composte fra il '96 e il '99, che danno forma a Superba è la notte. «Ci troviamo dentro una poesia di forti contrasti. L'estate può esplodere all'improvviso in mezzo alle bacche gelate dell'inverno. Inni e maledizioni crescono da semi primordiali sepolti in un terreno fertilizzato dal dolore. Il linguaggio fiorisce con esplosioni violente o con un sospiro». La nuova raccolta si alimenta del dialogo ininterrotto, ora tenero ora polemico, fra l'autrice e i propri fantasmi, le interiorizzate presenze degli affetti di una vita: gli amori, le figlie, la sorella scomparsa di recente, gli amici. Dialogo che include la maestà della Morte, figura sottintesa e costante, allusa nel titolo ed evocata nei due poemetti di chiusura, e la alterna alla concretezza dei sentimenti, restituiti dal linguaggio di Alda Merini alla loro piena fisicità.
Domande frequenti
Informazioni
Il grido della morte
ad A. M. B.Qui dove abito non si sente nulla di nulla, nemmeno il gridodella morte, il paradosso oscuro che scivola via dalla vitaquell’ingorgo che può fare presagire il passato, quel vuotodi memoria assoluto che porta al compimento di ogni parola.Niente affoga il passato, niente lo risolleva dal suobaratro, nessuna incertezza è dentro il sonno e nessuna orafu piú velata e piú martoriata di questa che ardenel silenzio di un’ermetica chiusura di porte che non si apronoe non si concedono al canto. Il male è una fossa tremenda,l’ateo pruriginoso del nostro solco di vita. Ecco ancheil male rimane incerto e sospeso in questonon essere presenti al male medesimo della vita.Nessuno che pianga o si discolpi o che diventi personaggioe figura nel tempio della morte, nessuna meretrice chebalzi spontanea al canto della strada, a soffrire e a offrireil bene del suo ventre disfatto per andare oltre i confinidella parola. Nessuna canzone muliebre o sofferta che abbiain sé radici malsane o comunque radici di vita, e nessunvelo che possa alzarsi come figura e che diventi aiuola eche diventi fatica. Anche la fatica di amare, perennedolcezza della vita, è stata scaricata da una parsimonia infelice.Gli uomini sono come velieri, velieri immoti che nonsolcano acque, che non risanano il linguaggio,gli uomini sono occasioni di vendemmia, ma niente altro.Essi potrebbero apparire e sparire dalla famadel grande albero della vita come i sogni, e potrebberoportare con sé il nostro linguaggio infantilefatto di occasioni tremende. La nostra fantasia siincammina nel cielo, essa è colpevole come la parolae il silenzio medesimo di questi orribili portatoridi frane che gravitano sopra un letto, accesi di colpae inerenti proprio al male piú prodigiosamentesatanici di colui che afferra il coltello e apre la chiavescurrile di una porta che si chiama vita, per lasciarneuscire l’anima affogata nelle lacrime e nel sapere.Sono proprio questi uomini scorrevoli come la dannazioneeterna, che cacciano il peccato dalle loro mitichelenzuola di presagio per dar corso alla fama di coleiche fruttuosamente godeva del peccato peggiore che èl’azione. Dentro il peccato esseri ingobbiti nelle loro tenebresussultano al primo apparire della notte, come se la colpafosse consapevole in loro e l’anima traviatapotesse cadere addosso alla loro ridondanza.Fiaccole infelici e vane che vanno oltre questaposa di pietra che è la vita e che giacenel tentacolo amaro della solitudine, come se volesseprendere il principio di ogni radice, e colei cheingemmava il suo sapere e la sua fama di donna, oraè passata a tenebre sicure, lei che faceva l’inventariodella mia morte ora per ora, trascinandola peri capelli come fosse stata l’esempio stessodi un cuore spettacolare fatto di marciume e di solitudineche porta male, che porta solamente silenzio.Il male quindi se ne è andato in un vecchio sapere delle cosein un ancheggiare fosco che porta lontano i nostri pensierie li fa grigi come la notte, e come il parto infelice di unamusa cieca e sorda che non ha un’aiuola fioritache non vuole presagire nulla se non la notte e la faticamortuaria del senso, pare che diventi il propriocrimine orrendo. Qui sul ballatoio infelice, la donnadi nessun esempio e di nessuna paura giace velata persempre in un’ovazione generale che ha visto cadereil dubbio della fortuna e la fortuna del dubbio.
Indice dei contenuti
- Copertina
- Superba è la notte
- Introduzione di Ambrogio Borsani
- Superba è la notte
- «Sulla noce di un’albicocca»
- «La cosa piú superba è la notte»
- «Lasciami andare contro la parete»
- «Portentosa è la vita se si avanza»
- «O destino, destino di poeti»
- Poeti
- «Viene quindi la stanca permissione che ci dà»
- «La notte se non è rapida»
- «C’era una fontana che dava albe»
- «O ragioniere che alteri le cifre»
- «Felice te che spargi sementi ovunque»
- Il tebano
- «Era un uomo senza discorso»
- «Per ciò che non dissi»
- «Naviglio che soccorri la mia carne»
- «Lampeggiano i delitti»
- «Ci sono paradisi artificiali»
- «Nascono a volte muse furibonde»
- «Divorami col tuo canto le spalle»
- «Trovo che il mio coraggio è ormai spento»
- «Anima, solamente la parola»
- «Resti un ardente ulivo»
- «Ogni volta che mi parte il cuore»
- «Piange la follia nel mio letto»
- In morte di mia sorella
- «La tua unghia scalfiva il tempo»
- A un giovane
- «Ci sono germogli di sempre»
- «Sono scesa in Porta Genova»
- Esodo
- «Mi guardi con occhi penetranti»
- «Potevi essere la canzone del mio umile sguardo»
- «Non avessi sperato in te»
- «Avete ginocchi, avete canzoni giovani»
- «Ero una foglia libera nel vento»
- «Donne che non sapete nulla»
- «È colpa dell’amato trascurare il nome»
- «E tu albero stanco»
- «Titano, quella voce di sempre»
- «C’è chi crede che un uomo sia un’allegra vallata»
- «Ambrogio, nessun carme è tanto devoto a Dio»
- «Sono spoglie le dita della morte»
- «Abbiamo lenzuola fredde come lapidi»
- «Lentamente sulla memoria che accade»
- «O canto della neve chiuso dentro la fossa»
- «C’è gente che va in manicomio»
- «Tenuta ferma con lo stendardo dei venti»
- «La vestale»
- «Ha una voce di madre che cammina»
- Leggenda
- La bambina
- «La fatica del corpo cade dentro»
- «O folle nome che ha nome paura»
- «Mancava un palloncino nella mia vita»
- «Aveva nelle sue notti calcolato che l’Alpe»
- Invocazione
- Lo psichiatra
- Guerra
- «O anima che giri per gli eterni colli»
- «Non mettetemi accanto alle donne»
- «O cupo inverno che assalti con questi scudisci di neve»
- «Questa sorda popolazione scavata nella roccia e nel tufo»
- «Ci sono giorni che corrono»
- Il corvo
- Il grido della morte
- Per Vanni Scheiwiller
- Il libro
- L’autore
- Dello stesso autore
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