Tecnologia e democrazia
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Tecnologia e democrazia

Conoscenze tecniche e scientifiche come beni pubblici

  1. 312 pagine
  2. Italian
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Tecnologia e democrazia

Conoscenze tecniche e scientifiche come beni pubblici

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Molti scienziati temono inoltre che le tecnologie alla base dei nostri elevatissimi consumi, cui guarda con legittime aspettative la maggioranza della popolazione mondiale, stiano diventando insostenibili proprio per i sistemi che sostengono la vita. Considerata la posta in gioco, dovremmo forse adoperarci maggiormente per comprendere i poteri della tecnologia scientificizzata, i loro effetti a lungo periodo, e quali possibilità sussistono per indirizzarli piú efficacemente a scopi umani. Senza rinunciare ai benefici acquisiti, ma anche senza ignorare che essi dipendono da ciò che la tecnologia e la scienza sapranno fare per gli esclusi del mondo, e per il futuro del pianeta. I saggi organicamente raccolti in questo volume tratteggiano da differenti prospettive una serie di risposte ai complessi interrogativi che nascono dalle contraddizioni e incognite sopra delineate.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2014
ISBN
9788858413913
Categoria
Sociologia

Capitolo nono

Politiche della scienza nella società mondo

1. L’aspra via della scienza verso lo statuto di bene pubblico globale.
La società mondo viene rappresentata dalla teoria sociologica come un’unica società priva di confini, differenziata in sottosistemi funzionali – economia e politica, riproduzione socioculturale e comunità – il cui carattere specifico consiste nel non avere al di fuori di sé, nel proprio intorno, alcun «ambiente sociale», ossia nessun’altra società con cui interagire1. L’unico ambiente che ha intorno è il sistema biofisico del pianeta. Tra i principali sottosistemi che nel loro stato attuale distinguono la società mondo, e per certi versi la costituiscono, molti sono orientati a includere la scienza. Tale impostazione ha un doppio debito nei confronti dell’approccio teorico di Niklas Luhmann. Da un lato Luhmann è stato uno dei primi a proporre di concepire la società mondo come un unico sistema sociale differenziato in sottosistemi di estensione planetaria2. Successivamente, in Die Wissenschaft der Gesellschaft (1990) egli ha inteso, sin dal titolo, offrire un’analisi della scienza non come «un osservatore del mondo sospeso nell’aria, bensí come un’impresa della società che alimenta il sapere, piú precisamente come un sistema funzionale della società»3. Nel modello di società mondo elaborato da Luhmann la scienza assume la configurazione d’un sistema unico di produzione di conoscenza empiricamente fondata. Un sistema che travalica i confini nazionali e di fatto è, dal punto di vista comunicativo, del tutto autonomo rispetto a essi: è la scienza mondo, la scienza globale. Entro lo stesso quadro, l’idea dell’unicità planetaria della scienza, della sua avvenuta e incontrovertibile universalizzazione, è rafforzata dalla constatazione del suo essere un sistema mondo non confrontato da alcuna eterodossia, ovvero da alcuna alternativa plausibile4.
Al livello piú comune di osservazione, tale condizione parrebbe sin da ora definitivamente acquisita in forza dell’universalità dei codici e delle pratiche degli scienziati, a prescindere dal paese in cui operano, e delle reti di comunicazione transnazionali che fra di loro si sono sviluppate. Tale conclusione osservativa è rafforzata dalla convinzione diffusa che in molti ambiti di ricerca si siano compiuti tali passi avanti da poter considerare come residuali i problemi che ancora rimangono aperti. Ne segue che
per molti osservatori la scienza è uno dei pochi, se non anzi l’unico candidato che possa pretendere fuor di discussione allo statuto di globalità di un sistema funzionale. Inoltre nel caso della scienza la diagnosi di validità e rilevanza mondiale viene condivisa in ugual misura tanto da osservatori interni [ovvero dagli scienziati stessi] quanto da soggetti esterni. In effetti a molti la globalità della scienza sembra una circostanza scontata5.
Malgrado ciò, sussistono varie ragioni che consigliano di problematizzare l’apparente globalità della scienza. La principale è che una scienza realmente globale, una scienza mondo, dovrebbe presentarsi di per sé con lo statuto di bene pubblico globale (d’ora innanzi BPG). Capita invece che da un simile statuto la scienza contemporanea si prospetti alquanto lontana. Ciò a causa tanto di sue caratteristiche interne, quanto dei condizionamenti politici ed economici cui è esposta. Nelle sezioni successive saranno delineate alcune di tali caratteristiche e condizionamenti. In questo paragrafo proverò a delimitare i contorni dell’idea di scienza – intesa a un tempo come fabbrica di conoscenza e cumulo di conoscenze empiricamente quanto metodicamente validate da essa prodotte – quale bene pubblico globale6.
Un bene, categoria che include i servizi, si può definire «pubblico» quando si verificano due condizioni: il suo consumo da parte di A non riduce la possibilità di B di consumarlo a sua volta, né si può escludere chicchessia dal farne consumo. In via di principio un tipico bene pubblico è la conoscenza, che include ovviamente la conoscenza scientifica. Se il giovane A acquisisce conoscenza frequentando una biblioteca civica, non la sottrae al giovane B. E nessuno può legittimamente escludere A, B o C dall’acquisizione di conoscenza tramite una biblioteca civica – a parte l’eventuale insorgere di problemi di sovraffollamento7. Un bene pubblico cosí definito merita il predicato «globale» allorché tende all’universalità, nel senso che di esso sono in grado di potenzialmente beneficiare tutti i paesi e tutti i gruppi della popolazione, soddisfacendo i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere quelli delle generazioni future8. Anziché «globale», un bene pubblico viene denominato «internazionale» quando esso sembra potersi efficacemente o utilmente estendere a un certo numero di paesi, ma non a tutti9.
Un corollario ormai usuale della definizione resa sopra precisa che i BPG sono beni o servizi che possono venire prodotti ed erogati con efficienza piú a livello internazionale, mediante azioni collettive di governi o paesi, che a livello nazionale10. Per dire, la riduzione del buco dell’ozono è un BPG. Nessun paese può farvi fronte da solo.
Dagli anni Ottanta del secolo scorso in poi, i processi di globalizzazione hanno contribuito a rafforzare oggettivamente la suddetta tendenza a concepire su basi universalistiche vari generi di beni pubblici. Un punto di partenza è stata l’osservazione della presenza crescente di mali pubblici globali, intanto che gli studi su di essi sollecitavano una loro sistemazione teorica. Va qui subito menzionata, poiché sta nello sfondo di questo saggio, una nozione che negli studi sui beni pubblici ha via via assunto maggior peso: la natura «pubblica» di un bene dipende, non meno che da certe sue caratteristiche intrinseche, da decisioni sociali, politiche ed economiche.
In astratto, la scienza contemporanea sembra già possedere tutte le caratteristiche per essere definita un bene pubblico globale. Nella letteratura che tratta specificamente di questo tema, in realtà alquanto scarsa, le definizioni convergono quasi tutte in tal senso. Un loro campione rappresentativo potrebbe essere questo:
La conoscenza scientifica nella sua forma relativamente pura è l’epitome di un bene pubblico globale. Di norma è liberamente disponibile a tutti e l’uso non ne diminuisce il volume – è anzi possibile che con l’uso questo aumenti. Inoltre, grazie ai miracoli dei moderni sistemi di comunicazione, può essere trasmessa quasi istantaneamente in ogni parte del mondo11.
Non altrettanto univoche sono le ulteriori specifiche della concezione della scienza come BPG. Essa viene trattata in prevalenza come un BPG intermedio o strumentale, un bene utile per produrre benefici che vanno al di là di esso, ovvero per generare altri BPG. Tra i BPG che la scienza dovrebbe contribuire a generare figurano in primo piano la crescita economica e, piú di recente, lo sviluppo sostenibile; l’innovazione tecnologica; la produzione e diffusione di conoscenza (cfr. in questo volume il capitolo VII); la riduzione della povertà estrema; la salute collettiva ovvero l’eliminazione del rischio malattia; il controllo del cambiamento climatico; la qualità dell’ambiente. Seguono, come frequenza, beni quali la conservazione della biodiversità e delle risorse idriche.
Meno comuni delle designazioni della scienza come BPG strumentale o intermedio risultano invece le designazioni della scienza come BPG finale o primario, un bene la cui disponibilità reca di per sé benefici. In questo caso, essi hanno veste di crescita intellettuale delle persone, diffusione di forme d’argomentazione razionale, sollecitazioni al mutamento trasmesso ad altri settori del sottosistema culturale e del sistema sociale in genere.
Fissate queste prime definizioni, occorre stabilire quale sia la misura reale della diffusione della scienza come BPG intermedio e finale e, ove si constati che tale misura è insufficiente, nel senso di non essere ancora globale, quali ne siano le cause. Non v’è dubbio che la diffusione della scienza come BPG intermedio o strumentale abbia contribuito allo sviluppo economico, all’aumento del livello di vita e al notevole allungamento della speranza di vita osservati tra il 1950 e gli anni 2000 in almeno due terzi dei paesi del mondo. A fronte di essi non mancano gli indicatori di segno contrario. Per limitarsi ad alcuni: quattro decimi della popolazione mondiale – oltre due miliardi e mezzo di persone, secondo i dati della Banca mondiale – sopravvive con consumi valutabili in parità di potere d’acquisto a due dollari al giorno o meno; in numerosi paesi, dagli anni Novanta in poi, la speranza di vita risulta stagnante o in diminuzione; 5 milioni di persone muoiono ogni anno di AIDS, malaria e tubercolosi; 800 milioni di persone soffrono la fame; poco meno di un miliardo vivono in slum; 25000 bambini sotto i cinque anni muoiono ogni giorno per patologie che sarebbero prevenibili o curabili con una spesa esigua pro capite; 1,2 milioni di persone muoiono ogni anno in incidenti d’auto. La World Health Organization stima che senza interventi incisivi questi aumenterano del 65 per cento nei prossimi vent’anni, portando il totale a circa 2 milioni di decessi annui (cfr. in questo volume il capitolo IV)12. Sono situazioni simili a essere talora designate mali pubblici globali.
Quanto all’uso della scienza come BPG finale, esso è notevolmente cresciuto tra la popolazione dei grandi paesi emergenti – Brasile, Cina, India – ma in interi continenti come l’Africa esso rimane un privilegio di pochi.
L’obiezione che non spetta alla scienza far arrivare a chi può giovarsene i suoi esiti applicativi come bene strumentale, o a chi vi è interessato il suo uso come bene finale, poggia su basi fragili. La ragione principale che si possa addurre, a dimostrazione della fragilità di tale argomentazione, è che lo stato di gran parte del mondo occupa ben poco spazio nell’agenda della scienza. Infatti, a livello mondiale, la scienza contemporanea destina oltre il 90 per cento del proprio bilancio a linee di ricerca che sono suggerite dalle condizioni di vita; dagli interessi materiali e ideali; dai modelli di produzione e di consumo; dai problemi individuali e collettivi del 20 per cento piú affluente della popolazione mondiale, quel 1,2 miliardi di persone che già alla fine del Nove...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Tecnologia e democrazia
  3. Introduzione. Tecnologie di massa e ignoranza nella società della conoscenza
  4. I. Le tecnologie dell’informazione in un’organizzazione aziendale democratica
  5. II. Informatica, lavoro, intelligenza, democrazia
  6. III. Il decisore tecnologico
  7. IV. I decisori tecnologici tra razionalità locale e irrazionalità globale
  8. V. Sulla possibilità di costruire modelli operativi adeguati per accrescere la razionalità del policymaking tecnologico
  9. VI. Critica della ragione tecnologica
  10. VII. Tecnologie della cultura, società in rete: una sfida per la formazione universitaria
  11. VIII. La conoscenza come bene pubblico globale nella società delle reti
  12. IX. Politiche della scienza nella società mondo
  13. Il libro
  14. L’autore
  15. Dello stesso autore
  16. Copyright