L'arte del governo
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L'arte del governo

  1. 128 pagine
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L'arte del governo

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Così come Sun-Tzu ci ha insegnato nell'Arte della guerra a gestire i conflitti in modo proficuo, Liu An ci spiega come gestire le persone e le realtà affidate alla nostra responsabilità, si tratti di una famiglia, di un gruppo di lavoro, un partito politico o un intero Paese: dal controllo delle passioni all'equilibrio necessario tra bisogni dell'individuo e della collettività, dalla superiorità dell'esempio sulla parola alla capacità di far fiorire il talento di chi ci circonda, L'arte del governo è un condensato di consigli e massime di portata pratica e filosofica, preziose per chiunque sia interessato non tanto e non solo a conquistare il potere, ma a mantenerlo e gestirlo.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2014
ISBN
9788858667408
L’ARTE DEL GOVERNO

CAPITOLO 1

L’opera si apre con una dichiarazione di intenti di stampo taoista: il sovrano deve per prima cosa liberarsi dalla velleità di agire a tutti i costi, come se dal suo intervento dipendesse la soluzione di tutti i problemi del governo. Praticherà una forma di non azione, o meglio farà agire gli altri al posto suo, lasciando che siano loro a incaricarsi delle responsabilità amministrative. Seguendo Laozi, cui si attribuisce il Daodejing, si consiglia al sovrano l’azione del Nulla, che qui viene riletta attraverso il principio della delega, che è stato riconosciuto e applicato anche ai nostri giorni. Non si tratta di adottare un comportamento passivo, bensì di creare le condizioni perché tutto possa funzionare nello Stato. A questo punto, il sovrano potrà tranquillamente restare nelle sue stanze senza logorare le proprie energie. Nel corso dell’opera si vedrà che questo aspetto economico-alchemico è centrale.
Nello stesso tempo, il sovrano non sarà schiavo delle proprie preferenze ovvero delle emozioni. Dispenserà premi e punizioni senza entusiasmi o rancori, quello che il popolo si aspetta da lui. Egli rinuncia, da un lato, ad esercitare le proprie abilità intellettuali e, dall’altro, a lasciarsi condizionare dalle proprie debolezze caratteriali e dai sentimenti.
Se ha creato le condizioni giuste per governare, le cose procederanno da sé: il ministro farà il ministro, e ognuno si atterrà al suo ruolo. È un richiamo alla teoria della rettificazione dei nomi, che Confucio riteneva il fondamento della politica. Nei suoi termini il re deve fare il re, il ministro il ministro, il padre il padre, la madre la madre, e così via. Non si abbandona lo Stato a se stesso, ma si creano le condizioni perché il suo ingranaggio funzioni in modo quasi meccanico.
Il sovrano dovrà evitare di soffocare i suoi sudditi con la sua ingerenza. Talvolta farà finta di non vedere, di non udire, mentre dalla sua postazione appartata sorveglia e tutela il loro operato. Sono consigli ai quali i sovrani dell’epoca non erano avvezzi, e neanche i governanti di oggi, tanto è forte la volontà di dirigere e controllare ogni manovra politica.
L’ultima frase del capitolo risponde allo spirito del taoismo e informa tutta l’opera: ogni tentativo di condizionare le circostanze o volerle diverse è destinato a sortire l’effetto contrario. È la cosiddetta «legge dello sforzo inverso» predicata da grandi maestri taoisti come Laozi e Zhuangzi.
Si può dire che in questo primo capitolo si concentri la quintessenza dell’opera.
***
L’arte del sovrano consiste nell’affrontare le circostanze lasciando agire il Nulla attraverso un insegnamento senza parole. Egli sarà limpido e quieto, immobile. Se dovesse muoversi, non se ne turberà. Seguirà il corso naturale delle cose, delegando ogni responsabilità ai subordinati. Saranno loro a sbrigare il compito, lui non si affaticherà.
Perciò, anche se sapesse gestire gli affari, il sovrano lascerà parlare i suoi tutori e si lascerà guidare. Foss’anche un oratore, farà proclamare il cerimoniale agli altri. Anche sapesse come muoversi, inviterà il primo ministro ad aprirgli la strada. Foss’anche un buon ascoltatore, consentirà ai delegati di dirimere le dispute.
In tal modo il sovrano non sbaglierà mai, né avrà da rimproverarsi. Parlerà in modo raffinato ed elegante, agendo fungerà da modello al mondo intero. Saprà avanzare o ritirarsi al momento giusto. Che si fermi o si muova, sarà sempre in sintonia col principio supremo dell’universo.
Non sarà succube della bellezza, né rifuggirà il brutto; non si compiacerà di ricompensare, né si accanirà nel punire.
Ogni nome corrisponderà a se stesso, ogni categoria a se stessa. Gli affari saranno sbrigati con naturalezza, senza l’ingerenza del sovrano.
Un sovrano dell’antichità appose un velo di perle sul copricapo per evitare di scorgere le cose con chiarezza, e si tappò le orecchie con nastri di seta per evitare di udire tutto. Uno schermo lo proteggeva come una barriera dall’esterno.
Quando il sovrano governa le zone più lontane, deve dapprima concentrarsi sulle più vicine. Quando il demanio è ampio, deve saperne gestire dapprima una parte.
Se usa la vista in modo improprio, egli diverrà licenzioso; se ciò riguarda l’udito, sospettoso; se riguarda la parola, costui provocherà disordini.
Il sovrano dovrebbe stare attento a queste tre porte, l’occhio, l’orecchio e la bocca, per evitare di diventare licenzioso, sospettoso e fomentatore di disordini.
Se vuoi controllarlo lo perdi, se vuoi abbellirlo lo snaturi.

CAPITOLO 2

In questo capitolo si stabilisce una perfetta corrispondenza tra il microcosmo, rappresentato dall’individuo, e il macrocosmo, rappresentato dalla società e dalla natura. Vi si intravede l’afflato mistico dell’opera. Il sovrano deve essere una persona evoluta dal punto di vista spirituale, e recuperare la perfezione originaria dell’essere umano, cioè il Tao del cielo.
L’autore si richiama agli imperatori dell’età arcaica, a Shen Nong, personaggio leggendario cui si imputa la fondazione dell’agricoltura. Il segreto del suo successo era questo: sotto la sua giurisdizione nessuno, a partire dal sovrano, volle essere diverso da ciò che era. Il risultato fu che tutti vivevano in armonia con l’ambiente: il comportamento dell’uomo influiva persino sulle stagioni, che si susseguivano secondo una sequenza naturale e regolare.
L’autore sottolinea che proprio questa adesione alla spontaneità evita lo spirito di competizione. Il popolo sottostava alla stessa metamorfosi spirituale del sovrano. L’elemento autoritario, rappresentato dalla legge, non era sviluppato e veniva ridimensionato per venire incontro alle esigenze del popolo. Le leggi erano poche, e non c’era bisogno di applicare punizioni, perché il popolo si autoregolava. Volendo riassumere il nucleo di questa forma di governo in un’espressione, si dovrebbe dire: «niente malvagità».
Come in altre occasioni, l’autore tratteggia l’opposto della situazione nella cosiddetta «età del declino». Qui nessuno si accontenta di ciò che è, e vorrebbe di continuo modificare il proprio status o posizione sociale sino a elevarsi al massimo potere. Con queste premesse il ritorno alla radice, all’essenziale, diviene irrealizzabile.
Infine, l’autore si fa beffe con suggestive metafore di tutti coloro che pensano di migliorare le cose e non fanno altro che inasprire la situazione. Ci si allontana dalla sincerità, uno dei valori etici fondamentali, dalla completezza e dalla perfezione, dall’autenticità dell’individuo e della società (il carattere compendia tutte queste accezioni).
***
Il soffio celeste si trasforma in anima spirituale, il soffio terrestre in anima senziente. Permettete a ciascuna delle due di tornare alla propria arcana matrice e di risiedere nella propria dimora. Cercate di preservarle entrambe senza smarrirle: comunicherete con la Grande Unità, e l’essenza sottile () della Grande Unità comunicherà con la Via del Cielo.
La Via del Cielo è arcana e silenziosa, priva di norme contenuto. È grande: non se ne colgono gli estremi. È profonda: non la si può sondare. Tuttavia, se vi evolverete come esseri umani, potrete comprenderla e molto di più.
Nell’antichità, quando Shen Nong governava l’impero, il suo spirito non si distoglieva mai dal suo petto, la sua saggezza non oltrepassava le quattro aree statali e il suo cuore/mente1 si manteneva solidale e sincero.
Pioveva dolcemente nella giusta stagione, e i cereali prosperavano. In primavera i germogli si schiudevano, in estate crescevano, in autunno era tempo del raccolto, d’inverno i granai erano colmi. Le previsioni corrispondevano alle stime stagionali e mensili, alla fine dell’anno si compivano i sacrifici nelle sedi apposite.
Alcuni palazzi sacrificali avevano il tetto ma non le mura, eppure il vento e la pioggia non potevano invaderli, il freddo e la calura non li tormentavano. Shen Nong vi entrava austero, e provvedeva alla sua gente con imparzialità, cosicché fossero tutti onesti e sinceri. Nessuno entrava in competizione, e c’era ricchezza a sufficienza. Non ci si impegnava allo stremo, eppure il lavoro era eseguito con successo. Grazie alle risorse che il Cielo e la Terra tengono in serbo, vivevano tutti in armonia con l’ambiente.
Shen Nong era autorevole e imponente, ma non giustiziava nessuno. Erano previste pene, ma non c’era bisogno di applicarle, e le leggi, peraltro poche, non erano repressive. Perciò, il popolo si evolveva nello spirito.
Nel dominio di Shen Nong tutti sottostavano volontariamente al suo potere. Si legiferava con apertura mentale, si puniva con indulgenza, e le prigioni erano vuote. Tutti gli abitanti del mondo si attenevano a uno stesso standard: la malvagità era ignota.
Tuttavia, la politica in un’epoca di decadenza è tutt’altra cosa.
La brama di possesso del sovrano è sconfinata, i sudditi vorrebbero cambiare status e tutt’altro che sottomettersi, il popolo vive nell’indigenza ed è dilaniato da lotte e contrasti, lavora senza posa ma non ottiene, l’astuzia e l’inganno germogliano e si sviluppano, ladri e furfanti non temono di esporsi. Tra il sovrano e i sudditi c’è risentimento, editti e proclami non vengono rispettati. Le autorità non fanno nulla per capovolgere la situazione: contrastano il ritorno all’essenziale, e coltivano il secondario. Trascurano la virtù, e inaspriscono le pene.
Pensano di ristabilire l’ordine? Non si comportano forse come chi voglia prendere un uccello con una catapulta o allevare un cane a bastonate? Non faranno che peggiorare le cose.
1 La mente e il cuore nella lingua cinese sono designati da uno stesso termine.

CAPITOLO 3

In questo capitolo si analizza il difficile rapporto tra il sovrano e i ministri, tra superiori e subordinati. Il sovrano deve dare l’esempio e così chiunque si trovi in una posizione superiore. L’esempio non può essere dato a parole, ma si evidenzia nelle azioni: un sovrano dedito alla cupidigia, per esempio, istillerà lo stesso sentimento nei suoi sudditi. Un sovrano spirituale favorirà la conversione del suo popolo. Il sovrano saggio illuminato dovrà avere pochi affari da sbrigare e far capire al popolo che è meglio avere poche esigenze e propri desideri: un altro tratto taoista di Huainanzi.
Ma come comportarsi nei riguardi di chi viola la legge? Si deve ricorrere alla punizione, ma essa non può risolvere il problema. Gli animali in cattività muoiono prima del tempo, e lo stesso vale per l’uomo, secondo il ragionamento analogico dell’autore, dove il microcosmo corrisponde al macrocosmo e viceversa. I numerosi esempi dal mondo animale valgono anche per l’uomo.
Essenziale è il ritorno alla matrice: i governanti dovrebbero tener conto delle inclinazioni naturali dell’uomo; e così, il ricorso alla punizione sarebbe superfluo. Nella stagione più calda le creature inseguono l’ombra: non c’è bisogno che qualcuno le esorti, perché ubbidiscono a un impulso naturale. Il sovrano saggio è chi cerca di mediare tra il modello di governo, la giurisprudenza, e il diritto alla spontaneità. La forma migliore di governo si rivelerà allora non governo, come nel caso di quel ministro che intimorì le spie del nemico solo sostenendo questo con chi lo interpellava sulla sua politica ideale.
Non si trascuri la presenza carismatica del leader, la capacità di essere autorevoli anche in presenza di difetti fisici o carenze. Si consiglia al sovrano la cautela, proprio perché, secondo il pensiero analogico, qualunque suo errore rischia di ripercuotersi attraverso una serie di effetti sull’intero ingranaggio statale.
Come Platone, anche l’autore dell’opera ritiene che la musica sia un mezzo molto importante per conoscere le consuetudini di un popolo o trasformarlo; nella storia della Cina canzoni e poesie hanno veicolato preziose informazioni e visioni del mondo.
Sono metodi con cui il sovrano stabilisce una migliore relazione con i ministri e i suoi sudditi, contribuendo a migliorare l’intero universo. Infatti, chi governa bene riesce a condizionare in positivo la crescita degli animali.
L’ultima frase riassume il senso del capitolo. Ci sono tre sovrani di rango in ordine decrescente: il primo non può essere che spirituale, il secondo, difettando di questa qualità, non permette al popolo di sbagliare, il terzo, mancando delle qualità degli altri, è costretto a ricorrere a un sistema di premi e punizioni. Il primo potrebbe essere un alchimista, che sa trasformare se stesso; il secondo è dotato di carisma, perché sotto di lui il popolo non può sbagliare, anche in assenza di norme: forse costui pratica la rettificazione dei nomi; il terzo è il più infimo, perché tratta gli uomini come animali: li sottopone a coercizioni, e solo così se ne assicura l’ubbidienza.
***
Se l’acqua è torbida i pesci annaspano, se il governo è crudele il popolo è in tumulto.
Chi alleva tigri, leopardi, rinoceronti ed elefanti li rinchiude in gabbia, cerca per quanto può di soddisfarli e li nutre al momento giusto mitigandone la rabbia. Ciò nonostante, gli animali muoiono prematuramente per le coercizioni.
Quanto più i superiori sono scaltri, tanto più i subordinati tenteranno d’ingannarli. Quanto più i superiori danno prova di forza, tanto più i subordinati reagiranno. Se i superiori gli rendono la vita difficile, i subordinati saranno sempre meno docili. Se i superiori sono sempre più bramosi, i subordinati entreranno in competizione.
Trascurare la radice o l’essenziale per concentrarsi sulle diramazioni o gli aspetti secondari delle cose è come accumulare letame per coprire un nugolo di polvere o ...

Indice dei contenuti

  1. L’arte del governo
  2. Copyright
  3. Introduzione
  4. Personaggi citati
  5. Nota bibliografica
  6. Letteratura critica
  7. L’arte del governo
  8. Sommario