L'organizzazione dell'impresa
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L'organizzazione dell'impresa

Processi, progetti, conoscenza, persone

Emilio Bartezzaghi

  1. 640 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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L'organizzazione dell'impresa

Processi, progetti, conoscenza, persone

Emilio Bartezzaghi

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L'evoluzione delle organizzazioni ha portato al centro dell'attenzione i temi della gestione per processi, della gestione dei progetti, della conoscenza organizzativa e della gestione delle risorse umane. Si tratta di temi cruciali sia per chi si trova a progettare o a gestire le moderne organizzazioni, sia per chi svolge le proprie attività tecnico-professionali in contesti evoluti. Il volume L'organizzazione dell'impresa li approfondisce e fornisce una visione integrata dell'innovazione organizzativa seguendo l'impostazione della Scuola di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano, attenta al sapere, ma anche al saper fare. Per questo si basa, da una parte, su un solido impianto concettuale e, dall'altra, su uno stretto collegamento con la pratica delle organizzazioni. I diversi argomenti sono affrontati coniugando l'esposizione dei concetti e la trattazione teorica con un ampio ricorso a esemplificazioni e casi reali. Il testo è suddiviso in tre grandi blocchi. Il primo presenta una rassegna selezionata delle principali teorie organizzative e fornisce i riferimenti teorici che sono alla base dei temi affrontati nelle parti successive. Il secondo comprende le quattro parti dedicate ai "pilastri" dell'innovazione organizzativa, processi, progetti, conoscenza e risorse umane. Il terzo approfondisce i tema della gestione del cambiamento organizzativo. Un testo di riferimento rivolto sia a studenti universitari, di master e di corsi di formazione manageriale, sia a un pubblico più vasto di lettori, tecnici e manager aziendali, professionisti e consulenti.

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Informazioni

Editore
ETAS
Anno
2014
ISBN
9788858672440
Argomento
Business

PARTE PRIMA

Le teorie organizzative

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Nella parte prima vengono introdotte alcune delle principali scuole del pensiero organizzativo, con l’obiettivo di illustrare i presupposti concettuali e i riferimenti teorici che stanno alla base dell’impostazione e dello sviluppo dei temi oggetto delle parti successive del volume.
Nella presentazione delle teorie organizzative si è scelto di seguire il percorso temporale al fine di descriverne l’evoluzione, senza però avere la pretesa di costruire una compiuta storia del pensiero organizzativo. Alcune scuole e teorie molto rilevanti nella storia dell’organizzazione vengono presentate brevemente laddove si è assunto che siano sufficientemente conosciute al lettore e allo studente (in quanto frequentemente trattate in testi e manuali di organizzazione e progettazione organizzativa)1 o laddove sono state ritenute meno centrali per l’impostazione e gli sviluppi successivi dei temi che sono oggetto di questo testo. Per un quadro più approfondito si rimanda a testi e manuali dedicati alla mappatura delle teorie organizzative2. Altre teorie, che invece usualmente trovano minore spazio nei manuali, sono trattate in questa sede con maggiore dettaglio in quanto ritenute funzionali alla comprensione delle logiche di fondo che guidano gli interventi di innovazione organizzativa3.
La complessità della classificazione delle scuole del pensiero organizzativo deriva dalla natura stessa delle teorie organizzative e dalle caratteristiche della loro evoluzione. Infatti, gli sviluppi non sono dovuti solo alla maggiore maturità e sofisticazione delle teorie, derivanti dall’accumulazione dei risultati, dai miglioramenti e ampliamenti delle ricerche empiriche e dalla crescente varietà dei riferimenti e degli schemi teorici. Vi sono altri due tipi di motivazioni che spiegano l’evoluzione delle teorie (Meyer, 2005). Una prima motivazione è che l’oggetto stesso dello studio cambia nel tempo. Le organizzazioni crescono in complessità, nascono e si sviluppano in nuovi ambiti di attività, sono chiamate a svolgere un maggior numero di compiti. Inoltre, i mutamenti delle organizzazioni non sono il puro risultato di un autonomo percorso evolutivo, bensì, trattandosi di costruzioni sociali progettate e gestite consapevolmente, i loro cambiamenti risentono anche delle teorie sviluppate su di esse.
Una seconda motivazione deriva dal fatto che sempre più le società moderne richiedono che nuovi domini, in termini di problemi e attività, vengano portati sotto il controllo formale delle organizzazioni: dalle questioni ambientali all’ampliamento della sfera dei diritti umani, alla gestione delle conseguenze sociali delle attività organizzate.
Ne consegue che lo sviluppo della conoscenza organizzativa non si basa tanto e solo sul susseguirsi di scuole, secondo lo schema che la teoria successiva supera definitivamente la precedente, quanto sull’apertura di nuovi filoni, basati su concezioni diverse rispetto ai filoni esistenti e che si intrecciano con questi nel tempo (Maggi, 1990). Ovviamente, ci sono teorie che perdono almeno in parte di validità, in contesti temporali e situazioni differenti; inoltre, in molti casi, nuove scuole di pensiero si sviluppano sulla base della critica a filoni preesistenti. Tuttavia, l’effetto prevalente è l’ampliamento delle scuole e dei filoni di pensiero e il loro intrecciarsi piuttosto che la sostituzione di una scuola con un’altra.
Un’altra conseguenza è che per comprendere una teoria è necessario inquadrarla nella fase storica in cui si è sviluppata, in relazione quindi alle caratteristiche del contesto socio-economico e istituzionale in cui le organizzazioni si trovano ad operare.
Alla luce delle considerazioni precedenti, nell’affrontare l’evoluzione delle teorie organizzative si è scelto di seguire la logica del percorso temporale, con riferimento al contesto storico in cui si sono sviluppate.
Tabella I.1MAPPA DELLE TEORIE ORGANIZZATIVE*
Fasi
Contesto socio-economico
Teorie organizzative
A.Formazione e sviluppo delle teorie classiche
Seconda rivoluzione industriale
Creazione della grande impresa industriale
Sviluppo dell’industria di base e della produzione di massa
Nascita delle teorie organizzative
Organizzazione scientifica del lavoro
Principi di direzione
Teoria della burocrazia
B.La reazione alle teorie classiche e lo sviluppo delle teorie contingenti e delle teorie decisionali
Aumento della complessità aziendale
Imprese divisionali e conglomerate
Crescente incertezza e varietà di prodotti e mercati
Relazioni umane e teorie della motivazione
Teorie contingenti
Sistemi sociotecnici
Teorie decisionali e degli attori
Informazione e organizzazione (Galbraith)
C.L’ampliamento delle prospettive teoriche
Internazionalizzazione dei mercati e crescita della competizione
Processi di outsourcing, sviluppo di reti di fornitura, imprese a rete
Cultura aziendale
Teorie fenomenologiche e della costruzione sociale della realtà
Economia dei costi di transazione
Nuove teorie manageriali
Teorie neoistituzionaliste
Teorie evolutive
D. Le nuove forme organizzative e l’ampliamento a nuovi temi
Forte sviluppo dei servizi
Sviluppo delle tecnologie e della società dell’informazione
Globalizzazione
Apprendimento organizzativo e gestione della conoscenza
Nuove forme organizzative
Change management
I nuovi temi: diversità, ambiente, responsabilità sociale, sostenibilità
* In grassetto sono indicati le scuole e i temi oggetto di maggiore approfondimento nel presente volume.
A tal fine sono stati individuati quattro grandi blocchi, che corrispondono approssimativamente ad altrettante fasi storiche. La rappresentazione sintetica della mappa delle teorie organizzative utilizzata in questa sede è riportata nella Tabella I.1.
La prima fase include gli sviluppi dai primordi fino alla formazione e affermazione delle teorie classiche dell’organizzazione. L’orizzonte temporale considerato arriva fino agli anni Quaranta del secolo scorso, anche se per comodità di trattazione alcune teorie nate negli anni Venti e Trenta sono richiamate e/o trattate nella fase successiva: si tratta, in particolare, della teoria delle relazioni umane di Mayo, che viene esaminata congiuntamente con gli sviluppi successivi di tale scuola, e del contributo di Barnard, che viene richiamato come riferimento importante per gli sviluppi della scuola delle teorie decisionali.
La seconda fase fa riferimento essenzialmente agli anni Cinquanta e Sessanta, che hanno visto uno sviluppo rigoglioso delle scuole e delle teorie, a partire dalla critica alle teorie classiche, e il formarsi del corpo centrale dei concetti e degli assunti che tuttora stanno alla base della progettazione organizzativa.
La terza fase, anni Settanta e Ottanta, è caratterizzata dalla moltiplicazione delle prospettive teoriche con cui l’organizzazione viene studiata, in relazione anche ai cambiamenti profondi delle organizzazioni che si sono manifestati a partire dagli anni Settanta.
La quarta fase comprende gli sviluppi a partire dagli anni Novanta, in relazione all’affermarsi della globalizzazione e della società della conoscenza.
Come anticipato, la mappatura esaminata non considera alcuni filoni teorici di grande importanza nell’evoluzione degli studi organizzativi (in particolare, l’analisi strategica della scuola francese di Crozier e Friedberg e la teoria del sensemaking di Weick); inoltre, nella trattazione che viene svolta in questo libro, una parte delle scuole selezionate (quelle riportate in grassetto nella Tabella I.1) è oggetto di maggiore approfondimento, mentre le rimanenti vengono solo brevemente tratteggiate.
Nella trattazione dei prossimi capitoli si farà inoltre riferimento a quelle che rappresentano due chiavi interpretative di fondo che caratterizzano e distinguono gli studi organizzativi. Esse riguardano rispettivamente la concezione di razionalità che sta alla base delle teorie e la contrapposizione tra la prospettiva del soggetto (attore organizzativo) e quella del sistema.
Razionalità e organizzazione
Le organizzazioni sono costruzioni razionali che si pongono l’obiettivo di portare sotto controllo attività, persone e relazioni con il contesto più ampio in cui operano. L’evoluzione delle teorie organizzative può essere letta in termini di cambiamento delle concezioni di razionalità sottese alle teorie stesse. Alla base delle teorie classiche come l’organizzazione scientifica del lavoro e dell’idea della one best way, vi è il sogno della razionalità completa e della possibilità di un controllo totale. Tale sogno lascia il posto alla concezione della razionalità limitata, che sta alla base dello sviluppo delle teorie necessarie per gestire una maggiore complessità, in termini di attività svolte, ruolo delle persone nell’organizzazione e relazioni con l’ambiente. Anche la concezione della razionalità limitata viene a sua volta messa in discussione dai filoni di studio che assumono che la razionalità organizzativa non è determinabile a priori, in termini di scelte e percorsi intenzionali degli attori, ma può essere identificata a posteriori, in quanto emerge come risultato di azioni e processi spontanei, non caratterizzati necessariamente da consapevolezza soggettiva.
Soggetto e sistema
L’altra chiave di lettura che attraversa l’evoluzione delle teorie organizzative è quella della contrapposizione tra la prospettiva oggettiva dell’organizzazione come sistema e la prospettiva soggettiva dell’attore che opera nell’organizzazione. Senza entrare nel merito del dibattito epistemologico tra realismo e relativismo, cioè tra l’ipotesi dell’esistenza di una realtà oggettiva, indipendente da chi osserva e opera su tale realtà, e l’ipotesi che la realtà organizzativa sia il risultato della percezione e dell’interpretazione degli attori e delle loro interazioni, esaminiamo brevemente tali prospettive. Accentuando la contrapposizione, si può affermare che nella prospettiva oggettiva l’organizzazione è un sistema che esiste e viene prima degli attori che operano in esso ed è indipendente da loro; il sistema può essere studiato in modo oggettivo, individuandone le leggi di funzionamento. Per contro, nella prospettiva soggettiva, poiché l’organizzazione non è un fenomeno naturale, ma un artefatto umano e una costruzione sociale, essa è il risultato dell’agire dei singoli soggetti e delle loro interazioni e quindi non esiste prima e indipendentemente dai soggetti.
Un’impostazione intermedia è quella indicata da Maggi come prospettiva “dell’azione organizzativa e del sistema come processo” (Maggi, 1990). Secondo tale logica,...

Indice dei contenuti

  1. L’organizzazione dell’impresa
  2. Copyright
  3. Indice
  4. Introduzione
  5. Parte I: Le teorie organizzative
  6. Parte II: La gestione per processi
  7. Parte III: La gestione dei progetti
  8. Parte IV: La gestione della conoscenza
  9. Parte V: La gestione delle risorse umane
  10. Parte VI: La gestione del cambiamento organizzativo
  11. Bibliografia
  12. Gli autori