La collina dei conigli
eBook - ePub

La collina dei conigli

  1. 428 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

La collina dei conigli

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Il saggio Moscardo, l'ingegnoso Mirtillo, il prode Argento e tanti altri sono gli eroi di questo fantastico romanzo epico. Un drappello di piccoli coraggiosi conigli, alla ricerca di un avvenire più sicuro, migra attraverso le ridenti colline del Berkshire e affronta mille nemici in un indimenticabile cammino verso il più prezioso dei beni: la libertà. Con La collina dei conigli la letteratura contemporanea ha ricreato la sua Iliade e la sua Odissea: i piccoli e coraggiosi protagonisti vivono avventure ed emozioni, nella quiete di splendidi pascoli, e raccontano leggende sul Popolo dei Conigli, i suoi dèi e i suoi eroi.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a La collina dei conigli di Richard Adams in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Literature e Literature General. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
BUR
Anno
2013
ISBN
9788858663646
LA COLLINA DEI CONIGLI
Messer Coniglio ho visto
Walter De La Mare
a Juliet e Rosamond
ricordando
la strada per Stratford-on-Avon
NOTA DELL’AUTORE
Do atto con riconoscenza dell’ausilio, ricevuto dai miei amici Reg Sones e Hal Summers che, letto il libro ancora manoscritto, mi hanno dato preziosi consigli. Desidero inoltre ringraziare la signora Margaret Apps e la signorina Miriam Hobbs che, anch’esse, mi hanno aiutato validamente in vari modi.
Per quanto riguarda le mie cognizioni sui conigli, sono in debito con il signor R.M. Lockley e con il suo notevolissimo libro The Private Life of the Rabbit (La vita privata del coniglio). Chi voglia conoscerne di più – circa le migrazioni dei giovani conigli, l’abitudine di masticar palline, gli effetti del sovraffollamento nelle conigliere, il fenomeno del riassorbimento degli embrioni, la capacità di alcuni grossi maschi di battersi contro gli ermellini, o riguardo ad altri aspetti della vita lapinica – non avrà che far ricorso a quest’opera fondamentale.
Nuthanger Farm (la Fattoria il Noceto) è un luogo reale, come tutte le altre località di cui nel libro si parla. Gli abitanti di questa fattoria – Lucy e i suoi genitori – sono invece inventati e non hanno alcuna somiglianza con persone esistenti, a me note, vive o defunte.
NOTA DEL TRADUTTORE
I conigli di questo straordinario romanzo parlano una loro lingua – il lapino – di cui il signor Adams è profondo conoscitore. Benché esistano vari dialetti lapinici, non si ha tuttavia motivo di ritenere che l’idioma conigliesco venga – nelle varie parti del mondo – in qualche modo influenzato dal genius loci di questa o quella lingua umana. Nondimeno, è logico supporre che l’Autore – nel trascrivere alcuni termini lapinici – sia stato influenzato dalle caratteristiche della propria lingua; pertanto il traduttore s’è ingegnato di risalire, per via d’ipotesi, alla voce originale: non certo allo scopo di italianare il lapino, ma solo per disinglesarlo. E ciò, sia per quanto riguarda la grafia (Owsla diventa Ausla) sia per quel che concerne certi suoni e fonemi (e allora Thlayli diventa Sglaili, tharn è reso con tzarn, e simili).
Qualche licenza il traduttore si è dovuto prendere sul piano anagrafico. Questi personaggi hanno, per la maggior parte, nomi propri derivati dalla flora locale (di preferenza umili, utili pianticelle commestibili). Ora, il lapino e l’inglese hanno, entrambi, una maggior quantità di vocaboli di genere epiceno, rispetto all’italiano. Quindi, nomi propri come Speedwell, Vervain e Ragwort vanno benissimo per conigli maschi: hanno un suono marziale addirittura. Ma gli esatti equivalenti italiani – Veronica, Verbena ed Erba Cardellina – indurrebbero in inganno; e altrettanto – in senso inverso – dicasi per Trifoglio e Pagliaio, che mal sembrano attagliarsi a leggiadre coniglie quali sono Clover e Haystack (da noi ribattezzate Cedrina e Sagginella). Comunque nel cambiare alcuni nomi, abbiam cercato di non allontanarci troppo. Così Verbena diventa Verbasco per assonanza; e così il rude, smargiasso Toadflax – che non poteva esser Linaiola – è divenuto Barbasso, senza per questo cambiare famiglia: sempre le scrofulariacee.
PARTE PRIMA
IL VIAGGIO
1. IL CARTELLO
image2
Eschilo, Agamennon1
Di primule non ce n’erano più. Dalla parte del bosco – dove questo finiva, l’aperta campagna scendeva in pendio fino a un vecchio recinto, oltre il quale c’era un fossato rivestito di rovi – si vedevano ancora rare chiazze di giallo ormai sbiadito, fra l’euforbia e le radici delle querce. Di qua da quel recinto, la parte alta del campo era crivellata di buchi: tane di conigli. In alcuni punti l’erba era del tutto scomparsa e dovunque c’eran mucchietti di escrementi secchi, intorno ai quali non cresceva altro che dell’erba cardellina. Un centinaio di metri più sotto, in fondo alla pendice, scorreva il ruscello, non più largo d’un metro, mezzo soffocato da ranuncoli, nasturzi e ciuffi di vischio. Un tratturo, dopo aver attraversato quel corso d’acqua su un rudimentale ponticello, s’inerpicava su per l’opposto declivio fino a un cancello a cinque sbarre e una siepe di spini. Oltre il cancello cominciava un viottolo.
Si era di maggio e il tramonto incendiava le nuvole. Mancava mezz’ora al crepuscolo. Il fianco della collina era punteggiato di conigli: alcuni brucavano l’erbetta risicata presso le loro tane, altri s’erano spinti più lontano, appiè del poggio, alla ricerca di qualche radicchiella, o dente di leone, o magari qualche primaverina, sfuggita ai loro compagni. Qua e là, qualcuno sedeva eretto sopra un formicaio e si guardava intorno, orecchie drizzate e naso al vento. Ma un merlo, che cantava indisturbato sul limitare del bosco, dimostrava che non c’era nulla di allarmante, là, nell’altra direzione, lungo il ruscello, fin dove l’occhio giungeva, tutto era deserto e tranquillo. La pace regnava nella conigliera.
Presso la sommità d’una ripa, non lontano dal ciliegio selvatico dove il merlo cantava, si aprivano diversi cunicoli, semicelati fra i rovi. Nella penombra verde, presso l’imboccatura d’una di quelle tane, due conigli sedevano a fianco a fianco. Dopo un po’, il più grosso dei due sgusciò fuori, scivolò giù pel greppo, al riparo degli sterpi, si calò nel fossato e risalì sul campo. Dopo un minuto l’altro lo seguì.
Il primo coniglio, arrestatosi in un punto soleggiato, prese a grattarsi un orecchio con rapidi movimenti dello zampetto posteriore. Benché ancora, giovincello, non avesse raggiunto il pieno peso, lui non aveva quell’aria da oppresso che hanno perlopiù i cosiddetti “periferici”, cioè i conigli, della plebe al di sotto d’un anno d’età, i quali – non avendo natali aristocratici né possedendo doti fisiche eccezionali – vengon tenuti sotto dagli anziani e campano alla meglio, spesso senza neanche un covo, ai margini della loro conigliera. Questo coniglietto aveva l’aria di uno che sa badare a se stesso: un’aria sagace e allegra, di chi è pieno di risorse. Dopo essersi guardato all’ingiro, stropicciandosi il naso con le zampe davanti, accertatosi che tutto era tranquillo, cominciò a brucare l’erba.
Il secondo coniglietto appariva assai meno a suo agio. Era piccolo, aveva grandi occhi spalancati, e il modo come alzava e girava di scatto la testa dava l’idea, non tanto di cautela, quanto d’un’incessante tensione nervosa. Le sue narici fremevano di continuo e, quando un calabrone gli sfrecciò ronzando accanto, per andarsi a posare su un fiore di cardo alle sue spalle, lui diede un balzo e fece una tale giravolta su se stesso che due conigli, intenti a rosicare nei pressi corsero a rifugiarsi nelle tane. L’uno dei due, però, un maschio dalle orecchie nere in punta, tornò subito al pascolo, appena l’ebbe riconosciuto.
E disse al suo compagno: «Non è niente, è Quintilio che un insetto lo spaventa. Vieni vieni, Ramolaccio. Cos’è che mi stavi dicendo?».
«Quintilio?» disse l’altro coniglio. «Perché si chiama così?»
«Eran cinque fratelli e lui era il più piccolo di tutti. Ti stupisci come l’abbia sfangata fin adesso? Secondo me, è che l’uomo non lo vede e che la volpe non lo vuole. Però, lo ammetto, è uno che sa tenersi alla larga dai guai.»2
Il coniglio chiamato Quintilio s’accostò al suo compagno, traballando sulle lunghe zampe posteriori. E gli disse: «Senti, Moscardo, andiamo un po’ più in là. Sai, c’è un nonsoché di strano, stasera, nell’aria qui intorno, ma non saprei che cosa, esattamente. Vogliamo andare giù al ruscello?».
«D’accordo,» gli rispose Moscardo «e mi troverai una primula là. Se non ci riesci tu, non ci riesce nessuno.»
Lo precedette giù per il pendio, dove l’ombra s’allungava a dismisura sull’erba. Raggiunsero il ruscello e si diedero a cercare e piluccare, non lontani dal tratturo solcato da profonde carraie.
Non stette molto, Quintilio, a trovare quel che cercavano. Le primule gialle sono una leccornia, per i conigli, e di solito non ne rimangono molte, a maggio inoltrato, nei paraggi di una conigliera, anche piccola. Questa primula non era ancora fiorita e il suo ciuffo di foglie era seminascosto sotto l’erba alta. Stavano per papparsela, quand’ecco arrivare due conigli più grossi, di corsa, dal guado del bestiame non lontano.
«Primula?» disse uno. «Molto bene, ce la lasciate a noi. E su, spicciati» soggiunse, poiché Quintilio esitava. «M’hai sentito o no?»
«L’ha trovata Quintilio, sai, Barbasso» disse Moscardo.
«E noi ce la mangiamo» gli rispose Barbasso. «Le primule sono roba per l’Ausla,3 non lo sai? Se non lo sai, te l’insegniamo noi.»
Quintilio se l’era già data a gambe. Moscardo lo raggiunse presso il ponticello.
«So...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Collana
  3. Frontespizio
  4. LA COLLINA DEI CONIGLI
  5. Indice