Ferma il criceto che hai in testa!
eBook - ePub

Ferma il criceto che hai in testa!

Come eliminare il pensiero negativo e liberarsi per sempre dallo stress

  1. 176 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Ferma il criceto che hai in testa!

Come eliminare il pensiero negativo e liberarsi per sempre dallo stress

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Si chiama Pensicchio, è un criceto e corre notte e giorno su una ruota. Dentro la nostra testa. La sua principale occupazione è renderci la vita impossibile. Lo fa in tanti modi diversi, come uno zelante, cattivissimo consigliere: ci istiga, gioca con l'insicurezza e l'insoddisfazione che covano dentro di noi. Genera ansia, nervosismo, stress e ci paralizza in un loop di inutili pensieri negativi. Il Dottor Marquis, medico con oltre trent'anni di esperienza in ambito di riduzione dello stress, conosce bene il diabolico roditore e ha scritto questo libro per smascherarlo una volta per tutte: "Mi piacerebbe presentarti questo famigerato criceto che vive alle tue spalle e insegnarti a placarne gli ardori. Perché, diciamolo chiaro e tondo, niente ti obbliga a subirne la presenza". Come un indispensabile kit di pronto soccorso antistress il suo Metodo ci accompagna, tappa dopo tappa, alla riconquista di uno stile di vita soddisfacente e soprattutto sereno, insegnandoci a strappare la nostra mente alla terribile ruota del criceto e a riprenderne il controllo. Per raggiungere così la pace interiore, o almeno indire una tregua!

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Ferma il criceto che hai in testa! di Serge Marquis in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Medicina e Teoria, pratica e riferimenti medici. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
BUR
Anno
2016
ISBN
9788858683897

pensicchio sulla ruota

- 1 -

QUANDO ENTRA IN SCENA PENSICCHIO

«L’ego è il prodotto di un’attività mentale che crea e mantiene in vita nella nostra mente un’entità immaginaria.»
HAN F. DE WIT
Quel piccolo criceto che trotterella nella testa io l’ho chiamato Pensicchio. Perché? Perché «pensicchia» molto ma pensa pochissimo. E le sue «pensicchiate» occupano la nostra mente dalla mattina alla sera: giudizi, rimproveri, critiche, ruminazioni, rimpianti e così via. Tutti quanti viviamo periodi di stress in cui ci manca il giusto distacco, periodi in cui le idee si fanno confuse e i pensieri inutili, tanto da impedirci di passare all’azione, di metterci all’ascolto del nostro benessere e di migliorare il nostro rapporto con gli altri. Insomma, sai perfettamente di cosa sto parlando.
Pensicchio porta anche il nome di «ego», parola utile per identificare quell’attività mentale che in un certo qual modo, nel corso della storia, «si è creduta un individuo».1 Detto in altri termini: il grande Io che si è creduto te, si è creduto me.
Però attenzione: non metterti a cercare Pensicchio, perché lui è inafferrabile. Nemmeno le apparecchiature più moderne – con immagini tridimensionali a colori – saprebbero rintracciare la punta di un pelo dell’orecchio del criceto che hai nella testa.
Eppure è un mostro! Quella bestiolina è il capo supremo della sofferenza, colui che la genera e la diffonde. Come ci riesce? Semplicemente riconducendo tutto a se stesso: Io! Io! Io! Non occorre essere una superstar per avere un ego sovradimensionato-smisurato-dilatato-ipertrofico. Non c’è bisogno nemmeno di complicate teorie psicoanalitiche per scoprire che questo piccolo io altro non è se non un roditore agitato che, ben piantato dentro la sua ruota, passa il tempo a ripetere: «io…», «a me…», «perché non sono mai io che…?» o, al contrario, «perché sono sempre io che…?».
Ricorda com’è andata con la carta igienica, lo shampoo, la spazzatura, l’automobilista… Il ritornello è sempre lo stesso: Io contro gli altri. E Pensicchio difende il suo titolo contro il mondo intero!
La maggior parte degli esseri umani ignora che Pensicchio vive dentro di loro e che, dal momento in cui inizia la sua corsa, è lui a occupare tutto quanto lo spazio. Non c’è più modo di riflettere né di trovare pace, non esiste altro al di fuori di quel suo baccano, non un centimetro quadrato di consapevolezza disponibile per poter osservare tutto il suo teatrino. E i deliri che ne conseguono.
Torniamo per un attimo alla giornata descritta in precedenza, una comunissima giornata di una vita tranquilla, e introduciamo la bestiola, tanto per vedere come riesce a farti fare ciò che le pare e piace.

L’effetto Pensicchio

ORE 7:00. A chi non è mai capitato di dover cambiare il rotolo della carta igienica perché il predecessore non lo aveva fatto? Eccoti dunque di fronte a quel rotolo finito. Non c’è niente di più inoffensivo di un tubo di cartone, eppure ti senti punto nel vivo, ferito nel profondo. È il tuo ego che si sente offeso e trascurato. Ovviamente la vita sarebbe più facile se non dovessi fare tre passi per prendere il rotolo nuovo e se tutti si rispettassero a vicenda in casa tua. Quei tre passi sono una vera e propria tortura. Tuttavia il vero problema sta nella tua testa, nella tua stessa reazione, nella corsa del tuo criceto frustrato: «Perché queste cose succedono sempre a ME? Perché qui devo fare tutto IO?».
Una riflessione di questo genere sottende che tu, invece, l’avresti cambiato quel maledetto rotolo. Perché tu sei di un’altra pasta! Non sei come tutti quei pigroni che non vedono al di là del loro naso. Tu sei speciale. Eccezionale. Tu fai quello che nessun altro fa. Sei sempre all’ascolto degli altri e dei loro bisogni, e non avresti mai lasciato quel pezzo di cartone tutto nudo sul portarotolo. No, mai!
Lo vedi il tuo criceto che fa le bizze?
ORE 7:10. Il flacone dello shampoo non è uno strumento di tortura a cui sei stato destinato, così come la tua lunatica figlia non è un boia. Ma le pensicchiate che schizzano fuori dalla tua ruota – «Ma proprio non ci arriva a rimetterlo nella doccia? E gli altri? E IO?» – provocano una secrezione di ormoni che dilagano nel tuo sangue. Ecco allora apparire alcune contrazioni muscolari e una serie di reazioni che, messe tutte insieme, costituiscono «il casino» in cui ti tocca vivere. L’origine di questo pantano non ha niente a che vedere né con lo shampoo né con tua figlia. È di nuovo il tuo ego che esige di essere considerato come si merita e sciorina i suoi: «Insomma, non sono mica un soprammobile!».
Questo pensicchiamento lascia nuovamente intendere che tu, essere umano senza eguali, tu l’avresti rimesso nella doccia quel dannato shampoo. Perché tu sì che sai quello che va fatto. Sei brillante abbastanza da saper distinguere ciò che è rispettoso da ciò che non lo è, ciò che è giusto da ciò che non lo è, ciò che è buono da ciò che non lo è. Il tuo specialissimo ego è fatto così. Gli altri, invece… Ah! gli altri, tutti quanti dei grandi egoisti!
E i calzini marroni che non sono nel cassetto? E l’osso di pollo che sbuca dal sacchetto della spazzatura? E l’imbecille che non parte con il verde? Queste sono tutte occasioni, per il baccano «egoico», di riempirti la testa e annientare qualunque opportunità di silenzio o di riflessione intelligente. Rimangono solo Pensicchio e le sue elucubrazioni del tipo: «Non conto più niente per mia moglie, mia figlia si comporta come una principessina e quell’automobilista è un demente!». Elucubrazioni che lui considera pensieri geniali.
Le situazioni illustrate qui di seguito ti ricorderanno sicuramente momenti che tu stesso hai vissuto e ti aiuteranno a capire che basta un attimo di disattenzione perché il tuo criceto prenda il controllo. Abbiamo invece così tanto da guadagnarci, nel farlo calmare…

Quando il criceto parte per la tangente

ORE 8:45. Hai di fronte a te una platea di persone – stai esponendo una relazione, presentando il tuo lavoro o tenendo un seminario – e mentre parli un ritardatario irrompe nella sala. Tutti gli sguardi si dirigono verso di lui ed ecco che in un batter d’occhio hai perso l’attenzione dei tuoi spettatori. Pensicchio si scatena all’istante: «Perché ora tutti quanti si mettono a guardare quello? Un signor nessuno che trova sempre il modo di farsi notare. E così non mi ascoltano più!». Sei totalmente a disagio, perdi il filo dei pensieri, inizi a sudare, balbetti…
ORE 10:00. Ascolti i messaggi in segreteria e senti la voce di tua madre annunciarti che durante la notte tuo padre è stato ricoverato in ospedale: si è sentito male subito dopo il telegiornale e non si conosce ancora la natura del problema. In men che non si dica Pensicchio si mette a galoppare: «Accidenti, proprio oggi, con tutto quello che ho da fare! È tipico suo fare di tutto per rovinarmi la vita!». Hai l’impressione che la testa stia per scoppiarti ma non trovi le compresse. E riecco comparire Pensicchio: «Chi ha preso la mia scatola di aspirina? Pare quasi che la vita ce l’abbia con me. Eppure io non le ho fatto niente! Perché è così dura con me?».
ORE 13:00. Vieni a sapere che uno dei tuoi colleghi ti ha soffiato la tanto agognata promozione. Diversamente da lui, tu hai accumulato ore di straordinario, sacrificato weekend in corsi di formazione, partecipato a riunioni interminabili, e tutto per niente. A Pensicchio questo basta e avanza per far ripartire la sua ruotina: «Perché lui? Cosa ha più di me? Che leccapiedi! Dovevo saperlo che qui dentro se ne fregano della competenza e che una lingua pronta a tutto vale più di un pizzico di talento!».
Poco dopo, le pensicchiate cambiano registro: «A ogni modo non mi piace più lavorare qui. Forse questo posto non è adatto a me, dopotutto. Non ho più né la carica né la passione. E comunque, quanto a riconoscenza, ti saluto!». Hai come un macigno sul cuore.
ORE 19:00. Sei a cena con degli amici. Tra loro c’è anche Roger, che sta raccontando una delle sue famose storie. Roger è l’Uomo delle Grandi Imprese: ha incontrato il Dalai Lama, scalato il Kilimangiaro, sconfitto il cancro e fatto fortuna nel settore immobiliare. Ora dedica parte del suo tempo libero come volontario in un’unità di cure palliative. E quella sera il Pensicchio di Roger è particolarmente in forma: «La settimana scorsa ho bevuto un Château d’Yquem del 1982 in quel ristorante cinque stelle appena aperto. Mai assaggiato niente di più favoloso!», e ancora: «Martedì prossimo assisto a un convegno sull’ambiente. Sono stato invitato da un amico che spera in una mia partecipazione attiva». Intanto che Roger pontifica, il tuo Pensicchio, invece, non la smette di correre: «Perché io non ho una vita così? Che nervi, a lui riesce bene tutto. Se prendesse un biglietto della lotteria, sicuro che vincerebbe! Ed è pure generoso… Fa venire la nausea!». Tu hai un solo desiderio: alzare le tende, ma Pensicchio ti lancia un: «Che figura ci faccio se me ne vado? Dovrei fargli vedere, piuttosto, che non è l’unico ad aiutare l’umanità». E così continui a grattarti le cosce come se fossi assalito da una flotta di zanzare.
ORE 22:00. Suona il telefono. È la polizia. Hanno appena fermato tuo figlio per guida in stato di ebbrezza e possesso di stupefacenti. Devono tenerlo dentro per la notte e forse anche più a lungo. Pensicchio fa un salto dentro il tuo cervello: «Cosa avrò fatto al buon Dio per meritarmi questo? Non gli ho mai fatto mancare niente, a quell’imbecille! Ci sono sempre stato per lui. I suoi amici, invece, tutti dei fannulloni!».
MEZZANOTTE. Sei disteso, occhi sbarrati. Pensicchio si è trasformato in un animale notturno e sembra essersi decuplicato. Come se ne avessi un allevamento intero. Ormai sei incapace di riflettere con calma: «Dove ho sbagliato?… Mio figlio è un drogato perché io sono un genitore di merda… La mia carriera è al palo perché non valgo niente… Credo che anche i miei amici provino pietà per me…». E il tutto continua a girare, così, nella tua testa, per ore e ore. Una vera tortura neurale.
Stop!

Diamoci una calmata

In tutte queste situazioni hai riconosciuto la presenza del grande ego? Lascia che ti aiuti: ci sono Roger, il collega appena promosso, gli amici di tuo figlio, il ritardatario…
Ma perché mai l’aver perso l’attenzione del tuo pubblico ti riduce in quello stato? Certo, sarebbe assolutamente magnifico che tutti gli esseri umani fossero come te, sempre ben focalizzati quando sono alle prese con attività importanti e interessanti. È chiaro che in un mondo in cui tutti i Pensicchi fossero stati addomesticati le cose starebbero così, ma per ora siamo ben lontani dal traguardo. Sembra anzi che in quest’epoca di modernità si assista a un’accelerazione della folle corsa dei nostri criceti mentali. Con la tua mente, ovvio, in prima fila.
Quando lo sguardo e l’udito del tuo pubblico vengono sviati e si rivolgono al ritardatario, il tuo ego si sente improvvisamente privato di tutta l’attenzione che lo nutre. Un simile abbandono suscita in Pensicchio un urlo che viene dal cuore: «E io allora? Non vi occupate più di me? Mi abbandonate? Che fine farò, io?». Pensicchio vuole infatti che tutti i proiettori siano puntati su di lui. Non può permettere, nemmeno per un istante, che la tua coscienza si risvegli e ti lasci comprendere un fatto semplicissimo: una testa che si volta verso una porta che si apre è un puro riflesso di sopravvivenza!
Quel riflesso primordiale risale all’epoca in cui l’uomo doveva continuamente guardarsi alle spalle, notare ogni minimo cambiamento nell’ambiente circostante per non essere mangiato vivo. Ma Pensicchio non lo capisce, dal momento che lui per primo ha una paura tremenda di morire, di scomparire. Ecco perché spreca così tante energie per far notare la propria presenza, per sottolineare la propria importanza e unicità. Il suo cervellino da criceto è spinto da una sola logica: finché sei speciale, unico o importante ci sarà sempre qualcuno che si interesserà a te. Questa convinzione è il motore di tutto il suo correre, come anche della sofferenza che alimenta. Alla paura primitiva di trasformarsi in un pasto, l’ego sostituisce un doppio terrore: che ogni forma di attenzione nei suoi confronti scompaia (o non appaia mai), e conseguentemente che lui possa morire per mancanza di nutrimento.
Ricordalo bene: è la paura di Pensicchio a scatenare le bufere nel nostro cranio.
È risaputo che quando abbiamo paura facciamo rumore. Tutti gli animali lo sanno. Allo stesso modo, l’ego vuole manifestare la propria esistenza e per attirare l’attenzione deve trovare la maniera di farsi notare. Del resto, chi ti dice che quel ritardatario non sia arrivato tardi apposta, proprio per attirare l’attenzione su di sé? L’ego è perennemente in stato di allerta, sempre intento a decodificare quello che potrebbe fargli avere – o sottrargli – un po’ di attenzione. Sonda costantemente gli atteggiamenti, i gesti e le fisionomie degli altri. Paragona, giudica, critica, valuta, attacca, disapprova, disprezza o incensa, blandisce, vanta, seduce e così via. Smuove e mescola tante di quelle cose nella tua testa: quello che esiste e quello che non esiste, quello che va bene e quello che non va bene, quello che ha un senso e quello che non ha senso… Non c’è da stupirsi, quindi, se qualche volta non ci raccapezziamo più. Dopotutto quando si corre dentro una ruota ininterrottamente – e da così tanto tempo – è davvero difficile capire da che parte si è girati.
La paura, a volte, provoca anche la paralisi. Ci nascondiamo, tentiamo di renderci invisibili e poi iniziamo a tremare. A quel punto il cuore si mette a tamburellare: badabum! badabum! Anche quando ci si nasconde, niente può impedire al cuore di fare rumore.
Sì, lo so: c’è quell’accidenti di un Roger con le sue Grandi Imprese, la promozione del collega, la storiaccia di tuo figlio… non è che siano proprio delle situazioni piacevoli o facili da vivere!
Non ho mai detto il contrario. Tengo solo a precisare che la causa della tua sofferenza è il tuo ego, cioè Pensicchio. Il criceto matto dall’eterna logorrea che abita dentro la tua testa: «Avrei dovuto essere promosso io… io che ho lavorato davvero sodo… io che sono eccezionale! E Roger dovrebbe portarmi più rispetto. Non è l’unico uomo sulla terra! Di cose eccezionali ne ho fatte pure io! E mio figlio? Non ho forse fatto di tutto per lui?».
Questo baccano mentale è l’io in piena attività.
E quando un uomo (o una donna) arriva per esempio a uccidere i propri figli è più che mai l’io a esprimersi, nient’altro che l’io. Non si tratta qui di giustificare dei comportamenti criminali o di condannare un sistema, ma semplicemente di capire quello che accade dentro una mente. Prendiamo ad esempio un uomo che abbia appena scoperto il tradimento della moglie. La meccanica mentale dell’ego si mette in moto all’istante: Pensicchio è ferito, frustrato perché non è più l’unico oggetto dell’attenzione della sua compagna. Non è più l’Unico, l’Eccezionale, lo Straordinario! Qualcun altro lo ha sostituito. Il suo io si agita: teme di essere abbandonato, rifiutato e, conseguentemente, di smettere di esistere.
Il discorso e le immagini che riempiono in quel momento la testa di quell’uomo generano una secrezione di tutta una serie di ormoni nel sangue, gli stessi che governano il funzionamento degli organi quando il corpo si sente minacciato. Compaiono altre immagini e altre parole, in un vertiginoso valzer che si ripete all’infinito. Pensicchio vuole eliminare ciò che lo minaccia, colpire là dove potrebbe fare più male. La secrezione ormonale si intensifica e la mano si impossessa di un coltello. A dirigere la mano c’è un ego ferito e impaurito che cerca di sbarazzarsi della paura e del dolore. Un ego privo di qualunque forma di consapevolezza, allo stato puro, alimentato da...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Introduzione - Come farsi del male con le banalità
  5. 1 Quando entra in scena Pensicchio
  6. 2 Piccolo trattato di decrescita personale
  7. 3 La decrescita personale: istruzioni per l’uso
  8. 4 Imparare a non identificarsi
  9. 5 I peccati capitali (al rallentatore)
  10. 6 E basta farsi dei film!
  11. 7 Sesso, sesso, ancora sesso!
  12. 8 Dedicarsi alla meditazione
  13. 9 Decrescere e allontanare i mangiatori di pulci
  14. 10 Usare i sensi per decrescere
  15. 11 Ego or not ego?
  16. 12 Essere ciò che non invecchia mai
  17. 13 Dare una ripulita al momento presente
  18. Conclusione. La resurrezione esiste
  19. Ringraziamenti