Danza sulla mia tomba
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Danza sulla mia tomba

  1. 336 pagine
  2. Italian
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Danza sulla mia tomba

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Informazioni sul libro

Strano hobby, la Morte, per un ragazzo di sedici anni come Henry. Strana convinzione, quella che l'amicizia sia una scatola di fagioli magici. Poi ci sono le sue ginocchia troppo basse, la scuola, un padre poco democratico, una madre troppo fragile. E all'improvviso arriva Barry, una barca a vela gialla al posto del classico cavallo bianco e una voglia trascinante di gustarsi la vita in ogni istante. "Sono infreddolito, bagnato e sto per annegare. Ma quando Barry appare accanto alla barca, mi metto nelle sue mani e sto bene. Lui mi dice che cosa devo fare per salvarmi. Io eseguo alla lettera. Come posso spiegare questa sensazione a qualcuno che non l'ha provata? Non lo so. Quello che so è che risplendo dentro."

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2014
ISBN
9788858669174

PARTE SECONDA

Una volta, una sola, trovatomi in tua compagnia,
E tutte le tue mancanze ricadono su di me.
John Donne
JKA. Appunti per la stesura di un rapporto su: Henry Spurling ROBINSON
19 sett. Visita a domicilio.
I Robinson abitano in una delle case più piccole e vecchie di Manchester Drive. Avevo fatto loro visita subito dopo che erano arrivati a Southend, quando la signora Robinson aveva attraversato alcune difficoltà come risultato del trasferimento dalla sua regione d’origine. Si sentiva sola e depressa per la perdita dei propri amici e parenti, sui quali aveva fatto sempre affidamento per compagnia e sostegno, come naturale.
La casa era proprio come l’avevo vista l’ultima volta. Pulita e ordinata, ben tenuta. Il tipo di casa che mi mette sempre un po’ in imbarazzo perché mi fa pensare che dovrei fare le pulizie di Pasqua ogni settimana e tinteggiare l’interno e l’esterno due volte l’anno.
La signora Robinson, una donna piccola, magra e ora turbata dai problemi del figlio, era nervosa come quando l’avevo incontrata la prima volta, diciotto mesi fa. Il dottore le ha di recente aumentato la dose di Valium per aiutarla a superare il periodo del processo.
Il signor Robinson è di altezza media con una corporatura normale ma tendente alla pinguedine. Sta diventando calvo. Ha un fare spavaldo. La sua parlata conserva ancora l’accento del nord, specie quando si riscalda. Mi ha fatto entrare. Tutti e due mi hanno accolto con cortesia e si sono mostrati disponibili a collaborare in ogni modo.
Quando sono arrivata, Hal era di sopra nella sua stanza. All’inizio ha parlato solo il signor Robinson. Mi ha detto che né lui né la moglie riuscivano a capire che cosa fosse accaduto. Avevano sperato che comparire davanti alla Corte avrebbe potuto scuotere Hal da quello stato, o “farlo riprendere”. “Se ne va in giro come uno zombie” ha detto il signor Robinson. Non era arrabbiato, ma perplesso e stanco, penso. Né lui né la moglie riescono a tirare fuori niente da Hal, che pare passi la maggior parte del proprio tempo nella sua stanza o a girovagare sul lungomare. Naturalmente i suoi genitori stanno iniziando a preoccuparsi sul serio per lui, il suo stato di salute e il suo futuro.
A un certo punto il signor Robinson ha sbottato dicendo che ad Hal avrebbe fatto bene un forte shock. Che forse si stavano dimostrando tutti troppo gentili con lui, troppo morbidi, ecc.
Ho tentato di convincerlo che forse Hal aveva subito già abbastanza shock, e che quello che occorreva era riconquistarsi la sua fiducia in modo da convincerlo ad aprirsi con noi.
Mi sono fatta ripetere da loro gli eventi che hanno condotto all’arresto di Hal così come li conoscevano, ma non hanno saputo aggiungere nulla che non fosse già stato messo a verbale.
Dopodiché ha cominciato a parlare la signora Robinson. Ha detto che Hal era tranquillo e responsabile, non come molti adolescenti di oggi. Che era intelligente, e lei pensava fosse questo il problema. Lei e il marito non riuscivano a stargli dietro perché la metà delle volte non erano in grado nemmeno di capire ciò di cui stava parlando. Oltretutto, ha aggiunto con una certa emozione, lei e il marito avevano fatto quanto di meglio potevano per il figlio che amavano molto, e qualunque cosa fosse successa lei era certa che si potesse trovare una spiegazione ragionevole, e loro erano determinati a stare al suo fianco e sostenerlo.
A questo punto la signora Robinson era molto angosciata e ha iniziato a piangere. Il signor Robinson l’ha confortata, anche se visibilmente imbarazzato per la situazione. Quando si è ripresa un po’, la signora Robinson ha detto che secondo lei Hal – che tutti e due i genitori, ho notato, chiamano Henry – era ancora molto sconvolto dalla morte dell’amico, e che anche se questo poteva sembrare strano, doveva essere quella la ragione per cui si era comportato come si era comportato al cimitero.
“Henry è cambiato molto dopo che ha iniziato a frequentare Barry Gorman” ha detto. Le ho chiesto cosa intendesse di preciso.
Ha detto che non lo sapeva, ma sentiva soltanto che questo avrebbe spiegato tutto, se solo Hal avesse accettato di parlarne.
Per tutto il tempo in cui ha parlato, la signora Robinson non ha smesso di tormentare l’orlo del vestito con le dita, e ha sospirato più volte, come se facesse fatica a fare uscire le parole. Io ho cercato di cambiare argomento, per farla riprendere un po’, e ho domandato che cosa pensavano che Hal avrebbe dovuto fare ora. Il signor Robinson ha detto che una cosa era certa: Hal non poteva continuare a ciondolare per casa ancora per molto tempo. Non faceva alcun bene né ad Hal né a sua madre. Riteneva che Hal dovesse essere incoraggiato a cercarsi un lavoro.
La signora Robinson ha detto che non sapeva cosa si sarebbe dovuto fare ora, ma che il signor Osborn aveva consigliato ad Hal di tornare a scuola. Il signor Robinson era contrario a questa possibilità. Ho chiesto del signor Osborn. La signora Robinson ha detto che era stato molto di aiuto durante l’estate e dal momento dell’arresto di Hal. Facevano affidamento su di lui ogni volta avessero bisogno di qualcosa che riguardava la scuola, ha detto, perché: “Il Direttore è sempre troppo occupato e non ci piace portargli via del tempo.” Questo accredita la mia precedente impressione che un incontro col signor Osborn potrebbe essere necessario e utile. Ne ho fissato uno per il 22 alle 10.15.
Ho capito che si era detto abbastanza per il momento, e che proseguire la conversazione avrebbe sconvolto troppo la signora Robinson. Quindi ho chiesto se potevo vedere Hal da sola. La signora Robinson ha domandato ad Hal dalle scale se dovevo andare io nella sua stanza. Lui ha detto sì.
Hal ha trasformato la piccola camera da letto per gli ospiti in una sorta di studio. Ha costruito un tavolo e una libreria con pezzi di recupero. Ha una vecchia macchina da scrivere portatile e un buon impianto stereo molto usato, e una considerevole collezione di dischi e nastri. Stava ascoltando musica, ma l’ha spenta quando sono entrata. Sul tavolo, una copia del romanzo di Kurt Vonnegut Comica finale.
Per cercare di alleggerire la conversazione, gli ho chiesto come mai gli piacesse tanto Vonnegut. Ha detto, per il modo in cui Vonnegut guarda alla vita e per il suo senso dell’umorismo. Ha letto ad alta voce alcune battute da Comica finale. Ho detto che non avevo letto il libro. Ha detto che era l’unico libro di Vonnegut che avesse trovato difficile capire. Che non riusciva ad afferrare cosa Vonnegut avesse cercato di fare.
L’ho incoraggiato a parlarmene di più perché stava chiacchierando senza apparenti riserve. È un ragazzo che possiede un linguaggio molto articolato e il suo entusiasmo traspare quando parla senza inibizioni. (Mi stavo anche divertendo. Non era il tipo di colloquio a cui sono abituata!)
All’improvviso Hal ha detto che doveva leggermi un passaggio dall’inizio del libro che riassumeva tutto. Spiegava molte cose, ha aggiunto. Ha letto il passaggio (ho preso a prestito il libro da lui prima di andarmene, nella convinzione che questo potesse stabilire un legame amichevole, e con l’intenzione di guardare poi con più attenzione quel brano che significava così tanto per lui). Vonnegut sta parlando dei film di Stanlio e Olio, che a quanto pare Hal ama guardare in tivù:
C’era poco amore nei loro film. Non parlavano mai d’amore. Ed è forse perché sono stato intossicato e istruito in modo così sistematico da Stanlio e Olio nella mia infanzia durante la Grande Depressione che trovo naturale discutere la vita senza nemmeno menzionare l’amore.
Non mi sembra importante.
Che cosa sembra importante? Negoziare in buona fede col destino.
Ho avuto qualche esperienza sentimentale, o in ogni caso penso di averle avute, anche se quelle da cui ho tratto maggior piacere potrebbero facilmente essere descritte come esempi di “normale educazione.” Ho trattato bene qualcuno per un po’, o forse anche per un tempo terribilmente lungo, e quella persona ha trattato bene me in cambio. Non è detto che l’amore abbia avuto per forza qualcosa a che fare con questo.
“Dice così” ha commentato Hal. “È di questo che si tratta.” Ho chiesto se intendesse dire che è di quello che si tratta nella vita in generale, oppure nel suo caso particolare.
Hal si è tirato indietro e mi ha guardata intensamente per un momento. Sapevo di avere fatto un errore nel porre la domanda. È tornato a essere il suo sé più irriverente. “E chi sarebbe la brillante assistente sociale?” ha chiesto. Mi ha ripetuto con molta freddezza che non avrebbe parlato del suo arresto. Ho discusso un po’ con lui, tentando di fargli capire che i suoi genitori erano molto preoccupati, che non stava aiutando se stesso con la Corte restando in silenzio. Ma testardamente si è rifiutato di aggiungere altro.
Me ne sono andata in collera con me stessa per avere commesso un altro errore nel trattare con Hal. Ma lui è così diverso da qualunque altro caso di cui mi sia occupata che sono confusa riguardo al modo in cui affrontarlo. Penso di dover parlare di lui alla discussione di gruppo della prossima settimana.
Ho fissato un altro appuntamento con Hal nel mio ufficio alle 14.30 del 22.
1/«Bubby, è il ragazzo che si è rovesciato stamattina» ha cantilenato la signora Gorman quando ha aperto la porta. Un corno da nebbia per la chiamata a raccolta.
«Fallo entrare allora.»
La voce arrivava dalla cucina, insieme a una zaffata di curry.
Facendo strada, la signora Gorman ha detto: «È stato cattivo, il mio Bubby. È venuto al negozio oggi pomeriggio. Nel suo giorno libero. Io gli dico che non deve. Una settimana sì e una no, glielo dico. Tutto lavoro e niente divertimento…»
«Ciao» ho detto. Era a tavola, stava finendo la cena.
«Grazie per i vestiti» ho appoggiato il fagotto su una sedia vuota.
«Ma lui lo fa lo stesso» ha continuato la signora Gorman. «Nel suo giorno libero!»
«Che buon profumo» ho detto.
«Ne vuoi?»
«Appena mangiato, grazie.»
«A cosa serve un giorno libero se lui viene al lavoro?» la signora Gorman ha iniziato a sparecchiare, infilando i piatti sotto il rubinetto prima di sistemarli nella lavastoviglie. «È peggio del suo povero papà, che era schiavo di quel negozio. Per vent’anni è stato schiavo. E guarda a cosa l’ha portato. È morto.» Si è rivolta a me. «E io che pensavo tu fossi suo amico!» Mi ha dato un buffetto sul naso. «Ah!»
Ho guardato Barry in cerca di aiuto, non sapendo se prendere tutto come un gioco.
«Be’» ha detto lui, un commediante con la sua spalla, «rispondi alla signora. Sei mio amico?»
Come nelle gag più banali ho ripetuto: «Sono tuo amico?»
«Non lo so» ha ribattuto, esageratamente perplesso, «io penso che tu sia mio amico. Ma sei davvero mio amico?»
«Se tu pensi che io sia tuo amico…»
«… allora devi essere mio amico. Nel qual caso possiamo con una certa sicurezza affermare…»
«… che sono tuo amico.»
«Ecco, mamma» ha detto, allargando le braccia. « Lui pensa che siamo amici. Io penso che siamo amici. Quindi dobbiamo essere amici.»
La signora Gorman ha sbuffato con finto disdegno. «Che amico! Ti lascia venire a lavorare nel tuo giorno libero quando dovreste andare a spassarvela insieme. Divertirvi. Rilassarvi.»
«Non sapeva che sarei venuto in negozio, mamma. Aveva un appuntamento a cui presentarsi. Non è stata colpa di Hal.»
«Hal…?» la signora Gorman ha spostato tutta la sua attenzione su di me. Era come essere calpestati da un brontosauro. «Hal! Che razza di nome è questo? È l’abbreviazione di qualcosa? Hal… Halibut? Non sapevo che si potesse avere il nome di un pesce.»
«Viene da Shakespeare, mamma.»
«Shakespeare? Pensavo si chiamasse William. Si chiamava anche Halibut?»
«Lo stai facendo apposta.»
«Enrico IV, signora Gorman.»
«Shakespeare aveva quattro nomi? Che stravaganza! Qual’era il terzo?»
«No no, mamma» ha detto Barry con una pazienza infinita. «Hal è il diminutivo di Henry.»
«Be’, mi fa piacere che non sia il diminutivo di un pesce.» Mi ha preso la testa fra le mani umide e mi ha stampato un bacio ventosa-e-risucchio in fronte. «Anche se ti si potrebbe mangiare.»
«Hai appena finito di cenare, mamma cara» ha replicato Barry alzandosi da tavola. «E non ti stai perdendo Super-quiz
«È ora? Mio Dio, e non ho finito i piatti!»
«Li facciamo noi. Poi porto Hal al cinema, okay?»
«D’accordo, miei cari. Buonissimo divertimento.» È uscita dalla stanza, che all’improvviso è sembrata due volte più grande. «Ma Bubby» ha tuonato, un corno da nebbia, dalle scale «non restare fuori tutta la notte, mi hai sentito?»
Barry ha fatto l’occhiolino, ha fatto spallucce, ha risposto a voce alta: «Ho sentito.»
«E Hal…»
Sono andato alla porta della cucina. Guardava verso di me dalla balaustra con aria concentrata. «Sì, signora Gorman?»
«Tu vedi che mantenga la parola» ha sussurrato a dieci megahertz. «Sei suo amico. E sei un bravo ragazzo, l’ho capito. L’ho capito subito stamattina. Posso fidarmi di te. Ha bisogno di un amico, il mio Bubby. Certi altri ragazzi che conosce, be’… lo portano sulla cattiva strada…»
Barry mi ha raggiunto, mi ha messo un braccio intorno alle spalle e si è appoggiato a me. Per la prima volta ho sentito il suo odore, il calore pulito del suo corpo.
«Ti perderai il programma se resti lì a ciarlare, mamma» ha detto in tono canzonatorio.
La signora Gorman ci ha scoccato un’occhiata, la bocca corrucciata. «È tutto ciò che mi resta, capisci, Hal» ha continuato. «Da quando suo padre…»
La mano di Barry mi ha stretto la spalla, una richiesta di silenzio.
Una pausa. Vetro minacciato da un mattone. Poi all’improvviso la ...

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