Il museo dei numeri
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Il museo dei numeri

Un avventuroso viaggio nel mondo della matematica per smettere di temerla e imparare ad amarla

  1. 440 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Il museo dei numeri

Un avventuroso viaggio nel mondo della matematica per smettere di temerla e imparare ad amarla

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Chi l'ha detto che la matematica non è divertente? Odifreddi, tra i più capaci divulgatori scientifci italiani, ci racconta 50 cifre come se fossero opere di un museo, e lui la guida. Passeggiando tra i quadri di questa esposizione, incontriamo i piccoli grandi numeri da 0 a 9 come non li abbiamo mai conosciuti. Scopriamo il fascino di cifre apparentemente senza interesse, come 42 o 1729, e ci avviciniamo a numeri tanto grandi da essere quasi inaferrabili e inconcepibili. E arriviamo a intuire perché i matematici pensano che i numeri siano la cosa più vicina al divino che l'uomo possa percepire: perché lo sono.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2015
ISBN
9788858682609

Unità

Nulla nostro, che sei nel nulla

O

Lo zero, primo elemento della lista dei numeri interi, è in realtà l’ultimo arrivato sulla scena. Gli uomini avevano già effettuato difficili calcoli aritmetici, risolto complicate equazioni algebriche e dimostrato profondi teoremi geometrici per secoli e millenni, prima che gli Indiani e i Maya introducessero in matematica un analogo di concetti quali il nulla, l’assenza, il silenzio, il buio, il non-essere e il vuoto, che erano già stati considerati, più o meno timidamente, in altri campi.
In letteratura, lo zero aveva fatto la sua prima apparizione nell’episodio dei Ciclopi dell’Odissea, quando Ulisse dichiarò a Polifemo di chiamarsi Nessuno. Molti altri personaggi in seguito ebbero nomi analoghi, dal capitano Nemo di Jules Verne (1870) al Nowhere man dei Beatles (1965). E molti altri autori giocarono sul doppio senso omerico, non ultimo Lewis Carroll in Attraverso lo specchio (1871).
“Nessuno” deriva etimologicamente da nec unus, “non uno”, nel senso di “neppure uno”. Ed è l’alter ego del “nulla”, che deriva analogamente da nec ullus, “non qualcuno”. Anche se oggi “nulla” è diventato sinonimo di “niente”, che deriva più propriamente da nec entem, “non qualcosa”.
Il tema dei sinonimi “niente” e “nulla” è una costante di riferimento della letteratura tragica: dai classici greci, che lo subirono come amaro destino, ai romantici ottocenteschi, che lo corteggiarono con nostalgica malinconia. A casa nostra il campione di questo atteggiamento fu Giacomo Leopardi, la cui opera abbonda di riferimenti al nulla come immagine della condizione umana e della realtà stessa.
Se poi si passa alle metafore letterarie del nulla, il discorso si allarga. Una quasi scontata è l’assenza, e le opere che parlano di qualcuno, o qualcosa, che non c’è, o non arriva, abbondano: da Aspettando Godot di Samuel Beckett (1952) a La scomparsa di Georges Perec (1969). Altrettanto immediata è la metafora dell’ombra, che in molte storie si stacca dal rispettivo corpo e acquista vita propria, come per il Casella dantesco e Peter Pan.
C’è poi la metafora del buco, che ha vari archetipi naturali nell’essere umano. La bocca spalancata a voragine, ad esempio, che diede il nome al Caos nella Teogonia di Esiodo (-700 circa). O la vagina, che gli elisabettiani chiamavano in codice “nulla”: di qui l’ammiccante titolo Molto rumore per nulla di William Shakespeare (1599). Oggi poi i buchi sono addirittura diventati protagonisti di film, come Yellow Submarine (1968) o Chi ha incastrato Roger Rabbit (1988).
Se assenze, ombre e buchi alludono più o meno indirettamente al nulla, la sua realizzazione letterale è il silenzio, a cui hanno incitato, parlando, i mistici di ogni tempo, da Lao Tze a Ludwig Wittgenstein. Il primo, col motto del Tao Te Ching (-600 circa): «Chi sa non parla, chi parla non sa». E il secondo, con la memorabile chiusura del Tractatus (1921): «Su ciò di cui non si può parlare, bisogna tacere».
Nella fantasia, La raccolta di silenzi del dottor Murke di Heinrich Böll (1958) narra di un redattore radiofonico che ha appunto l’abitudine di raccogliere silenzi. Nella realtà, si racconta che una volta venne detto a Jorge Luis Borges che fra la gente accorsa a rendergli omaggio c’era anche Italo Calvino, e lui rispose: «L’avevo riconosciuto dal silenzio».
Prima di spirare nel silenzio assoluto, la letteratura spesso agonizza in quello relativo dell’opera inedita, incompiuta, o addirittura non realizzata. Grandi profeti, da Socrate a Cristo, hanno solo parlato, senza mai scrivere. E grandi scrittori, da Jorge Luis Borges a Stanislaw Lem, hanno recensito opere mai esistite.
Completamente vuoto è poi il Saggio sul silenzio di Elbert Hubbard (1905). Così come la monografia di Vick Knight sui Serpenti delle Hawaii (1972), che com’è noto non esistono. E il Libro del nulla della Harmony House (1974), che finì con l’essere denunciata per plagio da qualche vero serpente.
Benché a primo ascolto la cosa possa apparire strana, anche nella musica il silenzio è fondamentale. Ogni spartito contiene delle pause, che corrispondono agli spazi babilonesi fra le cifre da un lato, e agli spazi fra le parole nella scrittura dall’altro: spazi che le lapidi romane ancora non registravano, in un flusso di lettere continuo analogo a quello delle parole nel parlato.
Il silenzio può anche iniziare un’opera, come la “pausa accentata” che precede il “bussare del destino” della Quinta sinfonia di Ludwig van Beethoven (1808). E la canzone The sound of silence di Simon e Garfunkel (1965) ricorda che anche il silenzio ha un proprio suono. Il primo a metterlo in musica è stato Alphonse Allais nella Marcia funebre (1897). La più nota composizione silente è invece 4’33” di John Cage (1952), articolata in tre movimenti di 30”, 2’23” e 1’40”: un silenzio di 273 secondi in tutto, che richiamano esplicitamente la temperatura di -273° dello zero assoluto.
Come il silenzio è l’assenza di suono, così il color nero è l’assenza di colore, e il buio l’assenza di luce. All’estremo opposto, come scoprì nel 1665 il giovane Isaac Newton nei suoi famosi esperimenti coi prismi, stanno il color bianco e la luce bianca, che contengono invece tutti i colori.
Il ruolo della pausa musicale è preso nella pittura dalle porzioni del colore di fondo del foglio o della tela su cui si dipinge, cantati da Vasilij Kandinskij nella poesia Vuoto (1913). E analoghi al silenzio sono i quadri non dipinti di Lucio Fontana, che alla mancanza di pittura uniscono anche buchi o tagli che rappresentano il vuoto.
Naturalmente, anche nell’arte esistono le opere inedite o incompiute. Ad esempio, le statue solo abbozzate di Michelangelo o Auguste Rodin, dalla Pietà Rondanini (1552-1564) ad Adamo ed Eva (1905), si situano a metà del guado tra l’essere e il nulla. E in Jusep Torres Campalans (1958) Max Aub descrive (e riproduce!) le opere mai realizzate dall’omonimo artista mai esistito.
In ogni caso, qualunque raffigurazione artistica è comunque un simulacro del nulla, perché anche se le immagini ...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Così parlarono dei numeri
  5. Prologo. La gara di matematica
  6. Le albe del numero
  7. Unità
  8. Cifre
  9. Decine e centinaia
  10. Migliaia, milioni e miliardi
  11. Potenze di 10
  12. Superpotenze di 10
  13. Ringraziamenti a migliaia
  14. Bibliografia ordinale
  15. Bibliografia cardinale
  16. Indice dei nomi
  17. Apparato iconografico