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LA COPPIA FELICE SA LITIGARE BENE:
evitare i conflitti non serve a nulla
Evitare di dominare e di essere dominati:è sbagliato un rapporto ogni volta che uno parassita – palese o subdolo, conscio o inconscio – e l’altro si lascia parassitare.
D. DOLCI, Palpitare di nessi
Il conflitto tra Tolstoj e sua moglie Sofija, di cui ho parlato nell’Introduzione, va chiaramente collocato nella giusta cornice storica e culturale. Quella dello scrittore era un’epoca profondamente diversa dalla nostra: una società patriarcale che si fondava su una differente configurazione dell’autorità dell’uomo, fortemente verticalizzata e retta da princìpi morali condivisi e molto radicati.
Oggi la struttura della società è più orientata in senso orizzontale, esistono ampi margini di autoregolazione reciproca in ambito privato, ma non solo. E se fino al secolo scorso l’autorità, specie quella paterna, godeva di un riconoscimento e una legittimità consolidati, adesso non è più così.
La vicenda di Tolstoj testimonia quanto anche i vecchi modi di intendere le relazioni coniugali potessero risultare fallimentari e, nella sua emblematicità, si rivela utile per cominciare a riflettere sul conflitto nelle coppie. Nonostante all’apparenza tutto sembrasse andare bene, nonostante tanti matrimoni paressero sereni e tranquilli, sotto la superficie regnava anche allora il conflitto, mascherato da diverse forme di sofferenza e disagio: lamentele sistematiche, malattie psichiche, come la depressione e l’isteria, e tante altre manifestazioni di infelicità.
Da questo punto di vista oggi ci siamo innegabilmente sbloccati. Eppure, nonostante la maggiore aspirazione al benessere individuale, ci mancano ancora le competenze necessarie per affrontare con consapevolezza la conflittualità di coppia.
Litigare bene, in particolare nelle relazioni intime, è fondamentale per non finire come il povero Lev Tolstoj, morti di freddo e soli in una stazione ferroviaria spersa nella sterminata Russia.
Vorrei allora che le vicissitudini della vita matrimoniale e della morte dello scrittore ci aiutassero a mettere a fuoco che se non si impara a litigare bene si può morire, esattamente come è accaduto a lui.
Se non si impara a litigare bene muore la coppia, muoiono le emozioni e l’intimità, e si rinuncia a una vita piena e complessa, certamente più ricca e creativa.
Oggi è necessario non tanto chiederci se una coppia è conflittuale o meno, ma se sa comunicare o no, se sa gestire le emozioni, e se utilizza la propria conflittualità in funzione di una comunicazione profonda.
Le coppie sanno fare manutenzione di se stesse? Sanno presidiare e governare, con il confronto e il dialogo effettivo, i processi di trasformazione e cambiamento che inevitabilmente le coinvolgono?
Questi sono i temi che affronterò nel libro, cercando di individuare le coordinate e le modalità più efficaci a favorire e regolare la comunicazione, soprattutto nei momenti di difficoltà relazionale.
COPPIA E MATRIMONIO: UN BINOMIO ORMAI SCISSO
In Luci e ombre nella coppia di oggi. Analisi dei mutamenti nelle relazioni tra uomini e donne, la sessuologa Jole Baldaro Verde scrive:
“Possiamo dire che la coppia oggi non è più un concetto strettamente connesso al matrimonio. Non è solo il discorso delle nuove forme in cui si stanno costruendo le famiglie ma proprio una ristrutturazione del rapporto tra coppia e famiglia, con una inversione, con una minor compenetrazione della coppia nella famiglia. In altre parole la coppia sembra presentare una struttura autonoma, qualcosa che appartiene all’essere appunto un’unità che non è più in funzione del fare necessariamente famiglia. […] La coppia oggi ha preso il posto della famiglia. La coppia infatti non rappresenta più il primo passo per formare una famiglia ma una realtà a sé stante che può crearsi e disfarsi in qualunque età della vita.1”
Nello stesso volume Patrizia Raminghi sostiene:
“Non c’è dubbio che la coppia oggi si stia strutturando in una nuova identità differenziandosi dal concetto di famiglia che prima la inglobava.2”
Senza dubbio oggi la famiglia, più che essere in crisi, sta cambiando: la società stessa, che definisce quali rapporti di coppia e di generazione sono socialmente e giuridicamente “legittimi” – e quindi riconoscibili come famiglia – e quali no, si sta rapidamente modificando, e noi viviamo dentro questi cambiamenti epocali.3
Secondo i dati Istat,4 nel 2013 il numero dei matrimoni in Italia è sceso, per la prima volta, sotto quota duecentomila. Questa tendenza a non sposarsi più, in atto da ormai sette anni, non accenna ad arrestarsi: a diminuire sono soprattutto le prime nozze tra celibi e nubili italiani. Da una parte il matrimonio è rinviato sicuramente a età più mature, dall’altra le unioni di fatto risultano raddoppiate dal 2008, e nel 2013 hanno superato il milione. Ne emerge che l’atteggiamento nei confronti dell’istituzione matrimoniale è decisamente cambiato e che le giovani coppie preferiscono la convivenza.5
Altri sintomi della trasformazione del ruolo e della posizione della famiglia sono, per esempio, la richiesta da parte degli omosessuali di vedere riconosciute le proprie unioni e le nuove forme di disciplina giuridica della separazione (come la recentissima introduzione del divorzio “breve” anche in Italia) che rendono il momento della separazione e del successivo divorzio più veloce e gestibile, quasi del tutto personalmente, da marito e moglie. Lo spazio e l’ambito delle possibilità autoregolative della coppia stessa, specialmente nelle situazioni di perturbazione relazionale, insomma, si ampliano.
Questi cambiamenti ci aiutano a superare la retorica anticonflittuale, che riteneva la conflittualità tra partner all’origine dell’allontanamento affettivo e dell’eventuale separazione, quando non della violenza. Nel prossimo capitolo smonteremo queste convinzioni. Per ora mi limito a osservare che si tratta di iperboli che appartengono al passato, cioè a una lettura della coppia che avveniva in funzione di categorie fondate su concetti di autorità e stabilità che non esistono più.
MEGLIO DIRSELE
La storia di Luisa, che ora vi presento, illustra bene il blocco che si crea nella vita di una persona quando si produce una specie di “programmazione” finalizzata a evitare la conflittualità. È una forma di rimozione dell’insoddisfazione che si attua in una logica sacrificale, uno sforzo titanico che non produce mai gli effetti desiderati.
In questo racconto, come nella migliore tradizione, è una donna a dare voce a questo atteggiamento, che oggi, spesso e volentieri, è però patrimonio anche degli uomini.
Il matrimonio di Luisa
Ero convinta di sposarmi e acquistare un’autonomia, un’indipendenza, un riconoscimento… vivere in coppia e partecipare ai pensieri e alle necessità dell’altro. Io per lui, lui per me. Vivere scegliendo una disponibilità reciproca, es...