Il mistero della Sindone
eBook - ePub

Il mistero della Sindone

Le sorprendenti scoperte scientifiche sull'enigma del telo di Gesù

  1. 234 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Il mistero della Sindone

Le sorprendenti scoperte scientifiche sull'enigma del telo di Gesù

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

'Un mistero di croce e di luce": quell'inspiegabile e irriproducibile immagine corporea impressa sul telo è la testimonianza della passione e della morte di Gesù, ma anche della sua risurrezione. Le parole pronunciate da Benedetto XVI restituiscono alla Sindone tutta la verità che la ricerca scientifica aveva cercato di ridimensionare. Nel 1988, infatti, con la datazione al carbonio14, alcuni scienziati stabilirono che la Sindone risaliva all'epoca medievale. Oggi, grazie a un lavoro multidisciplinare promosso dall'università di Padova e durato quindici anni, l'équipe guidata da Giulio Fanti dimostra che quella radiodatazione è stata falsata da una contaminazione ambientale, e va anticipata proprio all'epoca della morte di Gesù; che le tracce di polvere, polline e spore indirizzano verso la provenienza mediorientale; che il corpo raffigurato sul lino ha subito le violenze raccontate nei vangeli della Passione; e che l'immagine è stata prodotta dall'eccezionale radiazione sviluppatasi al momento della risurrezione. Questo libro, scritto a quattro mani da Giulio Fanti e da Saverio Gaeta, è l'emozionante resoconto di una scoperta e la narrazione delle straordinarie vicende storiche della reliquia più preziosa e venerata della cristianità.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Il mistero della Sindone di Saverio Gaeta, Giulio Fanti in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Theology & Religion e Religion. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
BUR
Anno
2015
ISBN
9788858679258
Categoria
Religion

1
La passione secondo la Sindone

L’alba era sorta da poco e il tradimento dell’apostolo Giuda si era ormai compiuto: egli aveva guidato al Getsemani i soldati che avrebbero condotto prigioniero Gesù nel palazzo del sommo sacerdote Caifa. Il Consiglio dei sacerdoti e degli anziani aveva deciso di chiedere a Ponzio Pilato, governatore della provincia romana di Giudea, di metterlo a morte. Le accuse secondo l’apocrifo Vangelo di Nicodemo erano: «Egli afferma di essere figlio di Dio e re; non solo, ma viola il sabato e vuole distruggere la legge dei nostri padri».
Dopo averlo interrogato, le conclusioni di Pilato furono nette: «Mi avete portato quest’uomo come sobillatore del popolo. Ecco, l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate; e neanche Erode, infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò» (Luca 23,14-16). Il governatore pensava di accontentare gli accusatori ordinando che Cristo fosse fustigato, ma la sua idea era poi quella di lasciarlo andare, sfruttando la consuetudine che prevedeva la liberazione di un prigioniero in occasione della Pasqua.
Ma fu la folla, cui Pilato pose il celebre quesito – «Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?» (Matteo 27,17) –, a scegliere a gran voce il primo dei due, protagonista di una recente sommossa politico-religiosa scoppiata a Gerusalemme. E il governatore – che pur segnalò il proprio dissenso, con l’ormai proverbiale «lavata di mani» e la dichiarazione: «Non sono responsabile di questo sangue. Vedetevela voi!» (Matteo 27,24) – fu costretto a condannare Gesù alla crocifissione.
I Vangeli canonici1 esauriscono in poche frasi la cronaca del cammino lungo la Via Dolorosa, dalla residenza di Pilato, dove Cristo fu sbeffeggiato dai soldati e ricevette sul capo la corona di spine, fino al Golgota: si limitano a sottolineare che fu aiutato da Simone di Cirene2 a portare la croce.
Ripercorriamo ora i momenti fondamentali dall’arresto di Gesù alla risurrezione, leggendoli alla luce dei particolari che ancora oggi si possono osservare sulla Sindone e che, come vedremo nei capitoli seguenti, sono stati oggetto degli studi degli esperti.
Le percosse dopo l’arresto
«E gli percuotevano il capo con una canna.» (Marco 15,19)
«Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano.» (Matteo 26,67)
«Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano.» (Luca 22,63)
«E gli davano schiaffi.» (Giovanni 19,3)
Se Luca offre una descrizione meno cruenta delle percosse, gli altri tre evangelisti adoperano il verbo greco rapízo (colpire con bastone, colpire alla faccia), o il sostantivo rapismós (colpo di bastone), a sottolinearne la violenza.
L’immagine del volto della Sindone mostra infatti una deviazione del setto nasale: il naso è deformato a causa della rottura della cartilagine. Per di più, lo zigomo della regione destra evidenzia, quasi in linea retta con la deformazione del naso, le tracce di una rilevante contusione a forma di triangolo. Tutto questo sembra l’effetto di una forte percossa, probabilmente data con un bastone del diametro di quattro o cinque centimetri, che interessò contemporaneamente il naso e la parte destra della regione zigomale. Anche il sopracciglio sinistro presenta una tumefazione causata da un oggetto contundente.
Sull’immagine del corpo si possono osservare diverse tracce di colore rosso-bruno nelle aree che corrispondono ad altrettante ferite, considerando un drappeggio della stoffa che ha avvolto il corpo sopra e sotto, ma non lateralmente.
Alcuni studiosi, contrari alla tesi dell’autenticità della Sindone, hanno supposto che queste tracce di colore siano state dipinte sopra l’immagine, ma, come vedremo, gli scienziati dello STURP (Shroud of Turin Research Project, il gruppo di ricerca composto da cinquantadue scienziati e tecnici perlopiù statunitensi, costituito a metà degli anni Settanta per esaminare la Sindone) e parallelamente il professor Pierluigi Baima Bollone hanno definitivamente chiarito che la sostanza rosso-bruna è sangue umano. L’irraggiamento all’ultravioletto ha inoltre mostrato che attorno a tali macchie ci sono tracce di siero.
Sciogliendo le crosticine rosso-bruno depositate sulle aree di immagine è risultato poi che su quelle specifiche fibre non c’è immagine: dunque, prima la Sindone è stata intrisa dal sangue e soltanto in un secondo tempo si è formata l’immagine. È da notare che, mentre l’immagine è simile a un «negativo» fotografico, le macchie di sangue sono in «positivo». Molte di queste macchie di sangue e di siero sono infine praticamente impossibili da riprodurre con mezzi artificiali, poiché si tratta di sangue coagulatosi sulla pelle di un uomo ferito e ridiscioltosi per fibrinolisi a contatto con la stoffa umida.
La flagellazione
«Sul mio dorso hanno arato gli aratori, hanno fatto lunghi solchi.» (Salmi 129,3)
«Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba.» (Isaia 50,6)
«Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare.» (Giovanni 19,1)
«Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.» (Matteo 27,26)
«E Pilato, volendo dare soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.» (Marco 15,15)
I Vangeli raccontano soltanto che Gesù venne flagellato, ma la Sindone ci mostra come e con quale brutalità. Tutto il corpo è coperto di ferite da flagello, che troviamo persino in testa e sul volto: sembra infatti che un colpo abbia tagliato anche la palpebra destra.
Monsignor Giulio Ricci, che dedicò la vita allo studio della Sindone, ha contato più di un centinaio di colpi di flagello provenienti da due fustigatori posti ai fianchi del condannato, e un recente lavoro della dottoressa Barbara Faccini, dell’università di Ferrara, ha evidenziato la presenza di tre diversi tipi di flagello usati per la tortura. Giulio Fanti ha contato sulla Sindone 372 ferite da flagello, delle quali 159 in corrispondenza dell’immagine frontale e 213 su quella dorsale. Ovviamente i colpi inferti dovettero essere molti di più poiché sulla Sindone non sono presenti tracce delle superfici laterali del corpo avvolto.
La flagellazione fu inflitta come pena a sé stante, e fu più lunga del normale preludio alla crocifissione (più di cento colpi, invece dei ventuno previsti come massimo dalla legge romana). La doppia pena evidenziata sulla Sindone conferma dunque quanto affermano i testi sacri in merito alla crocifissione di Gesù dopo la flagellazione, riferendosi al ripensamento di Pilato.
La coronazione di spine
«E, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo.» (Matteo 27,29)
«Dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo.» (Marco 15,17)
«E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo.» (Giovanni 19,2)
Sul volto della Sindone, tracce particolari si trovano nelle regioni frontale, parietale e occipitale del capo: sono ferite prodotte da piccoli corpi appuntiti, coerenti con quelle che una corona di spine avrebbe potuto produrre. Un flusso di sangue sulla fronte ha preso la forma di un 3 rovesciato. Da entrambi i lati della fronte, due rivoli di sangue scendono verso il basso, divergendo fra loro di un angolo di circa 15°. Tale sangue si è coagulato quando il corpo era ancora in posizione eretta. Secondo alcuni studiosi, il rivolo di sangue del lato sinistro proviene dal ramo frontale della vena temporale superficiale sinistra, mentre il rivolo del lato destro proviene dal ramo frontale dell’arteria temporale superficiale destra.
Sul volto sono evidenti altre ferite, tra cui quelle sulle labbra. Alcune tracce di sangue in corrispondenza dei capelli potrebbero corrispondere alla zona delle guance, se si suppone che la Sindone abbia avvolto il viso durante la formazione di tali tracce di sangue, assumendo quindi una configurazione più piatta durante la successiva formazione dell’immagine.
La salita del Calvario
«Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui.» (Matteo 27,32)
La tradizione cristiana commemora nella Via Crucis le tre cadute di Gesù sotto il peso della croce (3a, 7a e 9a stazione).
Il professor Matteo Bevilacqua, primario di Pneumologia nell’ospedale di Padova, ha approfondito il motivo che, impedendo a Gesù di portare la croce, richiese l’aiuto del Cireneo: «La lussazione della spalla destra testimonia un trauma sofferto durante il trasporto della croce verso il Calvario, in accordo con altre evidenze già note quali escoriazioni e contusioni alle ginocchia, rottura del setto nasale, presenza di terriccio sulla pianta dei piedi, al ginocchio sinistro e sulla punta del naso. Si è trattato di un violento trauma sul lato destro del corpo da dietro in avanti, che ha coinvolto la radice del collo e la schiena e ha causato una lesione all’intero plesso brachiale destro. Ciò spiega l’abbassamento della spalla, l’infossamento del globo oculare nell’orbita e la postura dell’arto, paralitico, con la mano e le dita distese. La posizione della mano destra, che con le dita sfiora il margine esterno della coscia controlaterale, è dovuta a una lussazione dell’omero destro la cui testa si pone circa tre centimetri sotto l’articolazione glenoidea».3
L’Uomo della Sindone cadde ripetutamente a terra, come è dimostrato dalle contusioni a livello delle ginocchia e dalle particelle di polvere sul naso e sul ginocchio sinistro rinvenute sul telo. Come vedremo nel capitolo 7, tali particelle sono coerenti, dal punto di vista mineralogico, con il terreno di Gerusalemme.
La crocifissione
«Hanno forato le mie mani e i miei piedi, posso contare tutte le mie ossa.» (Salmi 22,17-18)
«Si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Golgota, dove lo crocifissero.» (Giovanni 19,17-18)
«Voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso.» (Atti 2,23)
Il luogo della crocifissione si trovava all’esterno dell’antico perimetro delle mura cittadine, nei pressi della porta nordoccidentale di Gerusalemme, all’inizio della strada diretta al capoluogo Cesarea. Il suo nome, Golgota, deriva dalla forma della collinetta, che appariva come una specie di teschio: l’ebraico gulgoleth e l’aramaico gulgulta¯ significavano appunto «cranio». In latino divenne Calvarium (da calvariae locus, «luogo del teschio»), da cui l’italiano Calvario. Lo sperone roccioso è tuttora visibile all’interno della basilica del Santo Sepolcro, nel cuore di Gerusalemme, dove i devoti si recano in pellegrinaggio su quello che la tradizione identifica come il punto esatto della crocifissione.
La Sindone conferma la crocifissione di Gesù mediante i chiodi, ma arricchisce il racconto evangelico con alcuni interessanti dettagli.
Sull’immagine frontale è evidente che il polso sinistro è stato forato. Il polso destro è nascosto dal sinistro, ma si intravedono i rigagnoli di sangue che ne fuoriuscirono. A causa dell’effetto della trazione dovuta al peso del corpo, i palmi delle mani, se inchiodati, necessariamente si sarebbero strappati, poiché l’unica resistenza sarebbe stata esercitata da alcune fibre della cartilagine palmare, da un trasversale legamento palmare e ovviamente dalla pelle.
Il professor Bevilacqua ha annotato: «L’assenza delle impronte dei pollici è dovuta al fatto che l’inchiodatura, eseguita ai polsi, ha leso il tendine del flessore lungo del pollice che è stato trascinato lungo il tragitto del chiodo con conseguente retrazione del pollice. La postura della mano sinistra, simile a una “mano ad artiglio”, è verosimilmente anch’essa espressione di una lesione del plesso brachiale inferiore sinistro, in particolare delle branche C8 e T1, probabilmente correlate a una trazione subita dall’arto durante l’inchiodatura sul patibolo. L’incrocio delle mani sul pube, e non in posizione sovrapubica come di norma, è compatibile con un’eccessiva trazione degli arti subita durante l’inchiodatura sulla croce».
Dall’ora sesta fino all’ora nona, ossia da mezzogiorno alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra (cfr. Matteo 27,45). Al momento in cui Gesù «spirò», racconta il Vangelo, «il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: “Davvero costui era Figlio di Dio!”» (Matteo 27,51-54). A testimonianza della scossa tellurica narrata dal Vangelo di Matteo, i pellegrini che si recano nel Santo Sepolcro possono ancora oggi intravedere uno squarcio laterale nella roccia del Golgota.
La morte
«Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” […] E Gesù, emesso un alto grido, spirò.» (Matteo 27,45-46.50)
«Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Premessa
  4. Introduzione - Uno sguardo sulla Sindone
  5. 1. La passione secondo la Sindone
  6. 2. Il falso mito del carbonio14
  7. 3. Le datazioni alternative
  8. 4. Le reliquie del Calvario
  9. 5. La formazione dell’immagine
  10. 6. L’iconografia di Cristo
  11. 7. La Sindone e le monete
  12. 8. Le polveri sotto esame
  13. Note
  14. Appendice - Ricostruzione del percorso dei frammenti della Sindone di Marco Conca
  15. Postfazione del Cardinal José Saraiva Martins
  16. Bibliografia essenziale
  17. Indice