Che pasticcio Bridget Jones!
eBook - ePub

Che pasticcio Bridget Jones!

Helen Fielding

  1. 400 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Che pasticcio Bridget Jones!

Helen Fielding

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Informazioni sul libro

La vita della single trentenne Bridget Jones è completamente cambiata: fidanzata con Mark Darcy, l'uomo dei suoi sogni, ha finalmente vinto la battaglia contro la bilancia. Innamorata e dimagrita, Bridget scopre ben presto che la convivenza logora persino le relazioni più romantiche. Non le resta che ricorrere ai manuali di self-help, alla scorta di sigarette e allo Chardonnay in frigo, soprattutto quando all'orizzonte compare Rebecca, filiforme, alta, elegantissima e decisamente troppo interessata a Mark. Un brillante spaccato del mondo femminile scritto con lo stile spumeggiante che contraddistingue Helen Fielding, Che pasticcio, Bridget Jones! è il graditissimo ritorno di una delle eroine moderne più amate degli ultimi anni.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2013
ISBN
9788858660010

1

E vissero felici e contenti

Lunedì 27 gennaio
Kg 58,4 (una goduria), fidanzati 1 (urrà!), scopate 3 (urrà!), calorie 2100, calorie consumate scopando 600, perciò calorie totali 1500 (esemplare).
7,15. Urrà! Gli anni selvaggi sono finiti. Da quattro settimane e cinque giorni ho una relazione funzionante con un maschio adulto a riprova che non sono un paria dell’amore come temevo. Mi sento una meraviglia, una specie di Jemima Goldsmith, neosposa raggiante in velo bianco all’inaugurazione di un ospedale oncologico mentre tutti la credono a letto con il marito Imran Khan. Oh oh. Mark Darcy si è appena mosso. Forse si sveglierà e parleremo delle mie opinioni.
7,30. Mark Darcy non si è svegliato. So cosa fare. Mi alzo e gli preparo una fantastica colazione con salsicce, uova strapazzate e funghi. O magari uova alla Benedict o alla fiorentina.
7,31. Tutto sta a vedere cosa sono di preciso le uova alla Benedict o alla fiorentina.
7,32. Tranne che non ho né funghi né salsicce.
7,33. Né uova.
7,34. Né – adesso che ci penso – latte.
7,35. Non si è ancora svegliato. Mmmm. È delizioso. Adoro guardarlo mentre dorme. Spalle larghe m. sexy e petto villoso. Non che sia un oggetto sessuale o roba del genere. Ha un cervello interessante. Mmmm.
7,37. Non si è ancora svegliato. Non devo fare rumore, mi rendo conto, ma forse potrei svegliarlo in modo sottile, attraverso le vibrazioni del pensiero.
7,40. Magari mettere… AAAAGH!
7,50. Mark Darcy è scattato a sedere gridando: “Bridget, la pianti? Cazzo! Fissarmi mentre dormo! Trovati qualcosa da fare”.
8,45. Bar per cappuccino, croissant al cioccolato e sigarette. È un sollievo farsi una cicca all’aperto e non stare attenti a come ci si comporta. A dire il vero è m. complicato avere un uomo in casa perché non si può spendere il tempo necessario nel bagno né trasformarlo in una camera a gas, consapevoli che l’altra persona è in ritardo per il lavoro e ha un disperato bisogno di fare pipì; mi dà anche fastidio che alla sera Mark pieghi le mutande, perché mi sento in uno strano imbarazzo a lasciare i vestiti ammucchiati sul pavimento. E poi verrà qui anche oggi, perciò dovrò andare al supermercato prima o dopo il lavoro. BE’, non è che devo ma, orrenda verità, mi va di andarci, forse per una bizzarra regressione atavica che non potrei mai ammettere con Sharon.
8,50. Mmm. Chissà come sarebbe Mark Darcy come padre (padre dei suoi figli, intendo, non mio. In questo caso soffrirei forse del complesso di Edipo?).
8,55. Comunque non devo farmi ossessionare né fantasticarci su.
9,00. Chissà se Una e Geoffrey Alconbury ci lascerebbero mettere un tendone nel loro giardino per il ricevimento di noz… Aaaagh! Mia madre è entrata nel bar, fresca come una rosa, con una gonna a pieghe sportiva e un blazer verde mela con bottoni d’oro scintillanti, come un astronauta che si presenta alla Camera dei Comuni schizzando fango e poi si mette tranquillo a sedere sui banchi in prima fila.
“Ciao tesoro”, ha trillato. “Stavo giusto andando da Fammi Bella e so che vieni sempre qui per colazione. Ho pensato di farci un salto e vedere se vuoi farti dare un tocco di colore. Ooh, mi va proprio una tazza di caffè. Pensi che mi scalderanno il latte?”
“Mamma, te l’ho già detto che non voglio farmi dare un tocco di colore”, ho borbottato, rossa in faccia, mentre la gente mi fissava e una di quelle scontrose cameriere sempre-di-corsa si affaccendava intorno al tavolo.
“Oh, non essere testona, tesoro. Devi farti valere! Non rimanere alla finestra a guardare invischiata in stupidaggini. Oh salve, carina.”
La mamma ha tirato fuori il tono di voce pacato e gentile del “Cerchiamo di diventare amiconi dei camerieri ed essere clienti speciali per qualche misteriosa ragione”.
“Dunque. Vediamo… Sa cosa? Penso che prenderò un caffè. Stamattina ho già bevuto tanto di quel tè a Grafton Underwood con mio marito Colin, che non ne posso più del tè. Però il latte potrebbe scaldarmelo? Non riesco a bere il caffè con il latte freddo. Mi fa venire l’indigestione. E mia figlia Bridget prende…”
Grr. Perché i genitori fanno così? Perché? È una disperata richiesta di attenzione e considerazione da parte delle persone di una certa età o noi generazione urbana siamo troppo indaffarati e sospettosi per essere aperti e cordiali? Mi ricordo che quando sono arrivata a Londra sorridevo a tutti. Finché un uomo sulle scale mobili della metro si è masturbato nel dietro del mio cappotto.
“Espresso? Caffè? Decaf? Latte parzialmente scremato?” ha snocciolato la cameriera, rastrellando i piatti dal tavolo accanto e guardandomi con un’aria accusatoria come se la mamma fosse una mia colpa.
“Cappuccino decaf e latte parzialmente scremato”, ho sussurrato a mo’ di scusa.
“Che ragazza scontrosa, non parla inglese?” ha sbuffato la mamma alle sue spalle, in ritirata. “Non è un posto strano dove vivere? Non sanno neanche cosa mettersi addosso al mattino.”
Ho seguito il suo sguardo fino a due fighette sedute al tavolo accanto. Una stava scrivendo al portatile e indossava un paio di Timberland, un vestito sottoveste, un berretto giamaicano e un giubbotto di pile, mentre l’altra, in tacchi a spillo di Prada, calzettoni da montagna, calzoncini da surf, un cappotto lungo fino ai piedi in pelliccia di lama e un cappello di lana da pastore butanese con il paraorecchie, stava urlando nell’auricolare: “Insomma, ha detto che se mi becca di nuovo a fumare marijuana si prende l’appartamento. E io gli faccio: ‘Cazzo, paparino’…”, mentre il figlio, sui sei anni, piluccava un piatto di patatine. Poveretto.
“Quella ragazza crede di parlare da sola, con quel linguaggio?” ha detto la mamma. “Vivi proprio in uno strano posto. Non staresti meglio vicino a gente normale?”
È gente normale”, ho risposto infuriata, e a dimostrazione ho fatto cenno con la testa verso la strada dove, sfortunatamente, una suora in abito marrone stava spingendo una carrozzina con due neonati.
“Ecco perché sei così scombinata.”
“Io non sono scombinata.”
“Sì che lo sei”, ha ribattuto. “A ogni modo… Come va con Mark?”
“Deliziosamente”, ho risposto sognante, al che lei mi ha rifilato un’occhiataccia.
“Non intenderai mica fare tu-sai-cosa con lui? Non ti sposerà, lo sai.”
Grrr. Grrrr. Non faccio in tempo a uscire con l’uomo che ha cercato di appiopparmi per diciotto mesi (“Il figlio di Malcolm ed Elaine, tesoro, divorziato, terribilmente solo e ricco”) che mi sembra di stare a un corso di sopravvivenza dell’esercito ad arrampicarmi su muri e reticolati per portarle a casa una grossa coppa d’argento con tanto di coccarda.
“Lo sai cosa dicono dopo”, ha continuato. “‘Una preda facile’. Insomma, quando Merle Robertshaw ha cominciato a uscire con Percival sua madre le ha detto: ‘Assicurati che usi il cosino solo per pisciare’.”
“Mamma…” ho protestato. Insomma, era un tantino grossa detta da lei. Non più di sei mesi fa se ne andava in giro insieme a un tour operator portoghese con il borsello.
“Ah, volevo dirti”, mi ha interrotto, scivolando su un altro argomento, “Una e io ce ne andiamo in Kenya.”
“Cosa?” ho urlato.
“Ce ne andiamo in Kenya! Ti immagini, tesoro? L’Africa nera!”
Il mio cervello ha preso a vorticare come un frullatore in cerca di possibili spiegazioni, prima di fermarsi: forse la mamma è diventata una missionaria? Ha noleggiato di nuovo il video di La mia Africa? Improvvisamente si è ricordata di Nata libera e ha deciso di allevare leoni?
“Sì, tesoro. Vogliamo fare un safari, vedere la tribù dei Masai e starcene in un hotel sulla spiaggia!”
Il frullatore si è inceppato di botto su una serie di luride immagini di anziane signore tedesche che fanno sesso sulla spiaggia con i giovanotti locali.
L’ho guardata seria.
“Non intenderai combinare un altro casino, vero?” ho detto. “Papà ha appena superato la faccenda di Julio.”
“Onestamente, tesoro, non so perché abbia fatto tutte quelle storie! Julio era solo un amico… un’amicizia epistolare. Tutti abbiamo bisogno di amici, tesoro. Insomma, anche nei matrimoni migliori una sola persona non basta: amici di tutte le età, razze, religioni e tribù. Si devono ampliare le proprie conoscenze…”
“Dove te ne andrai?” ho tagliato corto.
“Oh, non lo so, tesoro. È solo un’idea. Comunque devo filare. Ciaoo!”
Merda. Sono le 9,15. Sarò in ritardo per la riunione del mattino.
11,00. Uffici di Buon pomeriggio! Per fortuna sono arrivata alla riunione con soli due minuti di ritardo. Sono anche riuscita a nascondere il cappotto, appallottolandolo sottobraccio, per dare l’impressione di trovarmi lì da ore e di essere stata trattenuta per una questione urgente transdipartimentale in qualche altra parte dell’edificio. Tutta impettita mi sono fatta strada in mezzo all’open-space imbrattato degli avanzi di pettegolezzo di una giornata di TV spazzatura: una pecora gonfiabile con un buco nel posteriore, una Claudia Schiffer di gomma con la testa di Madeleine Albright, un enorme cartellone con scritto “LESBICHE! Via! Via! Via!” in direzione di Richard Finch che, basette e occhiali scuri stile cantante di grido, la corpulenta figura strizzata in un orrendo vestito retrò “safari anni Settanta”, muggiva alla ventina di convocati del gruppo ricerche.
“Andiamo, Bridget Ciabattona-Di Nuovo-In Ritardo”, ha urlato facendo notare il mio arrivo. “Non ti pago per appallottolare i cappotti e fare finta di niente, ti pago perché ti presenti in orario e tiri fuori delle idee!”
Onestamente. Questa mancanza di rispetto giorno dopo giorno va oltre ogni umana sopportazione.
“D’accordo, Bridget!” ha tuonato. “Penso alle donne laburiste. Penso all’immagine e ai ruoli. Voglio Barbara Follett nello studio. E una bella ritoccata a Margaret Bechett… Colpi di sole. Vestitino nero. Calze. Voglio che Margaret sia il sesso in persona.”
Alle volte sembra non esserci limite alle assurdità che Richard Finch mi chiede di fare. Un giorno o l’altro mi ritroverò a convincere Harriet Harman, la “segretaria” di stato, e Tessa Jowell, la “ministra” della sanità a fermarsi in un supermercato mentre io chiedo ai clienti di riconoscere chi è l’una e chi è l’altra, o il maestro di caccia a farsi inseguire nudo attraverso la campagna da una muta di volpi inferocite. Devo trovare un lavoro più gratificante e remunerativo. Infermiera?
11,03. Alla scrivania. Bene, farei meglio a telefonare all’ufficio stampa del partito laburista. Mmmm. Continuo ad avere dei flashback erotici. Spero che stamattina Mark Darcy non si sia seccato troppo. Chissà se è presto per telefonargli al lavoro?
11,05. Richard Finch sta urlando di nuovo. Mi è stato affidato il servizio sulla caccia alla volpe invece delle donne laburiste e devo fare un collegamento in diretta dal Leicestershire. Niente panico. Sono una donna di un certo spessore, sicura di sé, aperta e comprensiva. La considerazione che ho di me stessa non deriva dai miei successi mondani ma da dentro. Sono sicura, aperta… Oddio. Piove a dirotto. Non mi va di uscire in un mondo incrocio-tra-un-frigorifero-e-una-piscina.
11,17. A dire il vero fare interviste mi va m.b. È una grossa responsabilità – fatte le dovute proporzioni, è ovvio, certo non come decidere se lanciare missili Cruise contro l’Iraq o tenere le pinze sulla valvola mitralica durante un intervento chirurgico – ma ho la possibilità di torchiare l’Ammazza-Volpi davanti alla telecamera e di dire la mia come un giornalista d’assalto.
11,20. Forse mi chiederanno perfino di occuparmi dei casi giudiziari per Newsnight.
11,21. O di una serie di brevi reportage. Urrà! Meglio che mi procuri il materiale d’archivio… Oh. Il telefono.
11,30. Stavo per ignorarlo, ma ho pensato che poteva essere l’intervistato: Sir Hugo m. On. Boynton-Ammazza-Volpi con le indicazioni stradali: silos, porcili sulla sinistra ecc., così ho alzato la cornetta. Era Magda.
“Ciao, Bridget. Ho telefonato solo per dirti nel vasino! Nel vasino! Falla nel vasino!”
C’è stato un fragore seguito dal rumore dell’acqua e dalle grida stile musulmano massacrato dai serbi di “Mami te le suona! Te le suona!” come in un nastro in sottofondo.
“Magda”, ho urlato. “Torna qui.”
“Scusa, ciccia”, ha detto finalmente di ritorno. “Ho telefonato solo per dirti… infila il pisellino nel vaso! Se lo lasci a penzoloni la farai sul pavimento!”
“Sono nel bel mezzo di un lavoro”, ho detto supplichevole. “Devo partire per il Leicestershire tra due minuti…”
“Grandioso, fallo pure pesare che hai un lavoro affascinante e importante mentre io sono inchiodata in casa con due personcine che non hanno ancora imparato a parlare. Comunque, ti ho telefonato solo per dirti che ho preso accordi con il mio muratore perché passi da te per quegli scaffali domani. Scusami per averti disturbato con la mia noiosa routine domestica. Si chiama Gary Wilshaw. Ciao!”
Il telefono ha squillato di nuovo prima che potessi richiamarla. Era Jude, che singhiozzava con una voce da cane bastonato.
“Va tutto bene, Jude, va tutto bene”, ho detto ficcando il telefono sotto il mento e tentando di infilare i ritagli in borsa.
“Si tr...

Indice dei contenuti

  1. Che pasticcio, Bridget Jones!
  2. Copyright
  3. 1. E vissero felici e contenti
  4. 2. Meduse al largo
  5. 3. Malediziooone!
  6. 4. Persuasione
  7. 5. Signor Darcy, signor Darcy
  8. 6. Un lavoro italiano
  9. 7. Single lunatici
  10. 8. Oh, baby!
  11. 9. Inferno mondano
  12. 10. Marte e Venere nella spazzatura
  13. 11. Takeaway thailandese
  14. 12. Strani tempi
  15. 13. Aaagh!
  16. 14. Nel bene e nel male?
  17. 15. Eccesso di spirito natalizio
  18. Indice