Scienza nuova

Giambattista Vico

• Editore: BUR
• Anno: 2013
• ISBN:
  9788858656341
• Argomento: Filosofia
• Categoria: Storia e teoria della filosofia

Mentre l'Europa è percorsa dai primi rivoli dell'Illuminismo, Vico lavora incessantemente alla redazione della Scienza nuova: analizzando il linguaggio, i miti, le leggi, cerca un sistema di conoscenza globale che permetta di indagare il rapporto tra l'uomo e il proprio passato. Le sue tesi si riveleranno una delle lezioni più feconde della nostra cultura, anticipando non soltanto concetti fondamentali di Hegel e di Marx, di Dilthey e di Spengler, ma anche scoperte sulla storia romana e su Omero, sulla mitologia e l'etimologia. Ma i tanti riconoscimenti, le tante paternità attribuitegli – avverte Paolo Rossi nel suo saggio introduttivo – non sempre hanno giovato alla conoscenza di un filosofo che fu in stretto rapporto con il proprio tempo, che solo ? in grado di darci la misura di tutta la sua originalità.

APPENDICE

dp n="698" folio="698" ? dp n="699" folio="699" ?

Nell’edizione in otto volumi delle Opere vichiane il Nicolini ha dato, oltre al testo definitivo della Scienza nuova del 1744, tutti i brani delle precedenti redazioni autografe e a stampa soppressi o modificati nella redazione definitiva. Si son qui raccolti alcuni di questi brani tratti dalle Correzioni miglioramenti e aggiunte terze (stese dal Vico tra l’aprile e l’agosto 1731) che non furono poi compresi nell’ultima edizione. In questa redazione del 1731, Vico aveva aggiunto quindici nuovi capitoli (il primo e il secondo brano qui riportati sono appunto due di questi capitoli) e aveva arricchito l’opera di una appendice contenente, fra l’altro, i due Ragionamenti (qui riprodotti ai numeri III e IV). Questi ultimi rivestono un’importanza particolare poiché, mentre rifiutava le precedenti redazioni della Scienza nuova, Vico ne poneva in luce la “necessità”: «Anzi, acciocché nemmeno si desiderassero i libri del Diritto uninersale, de’ quali assai meno della Scienza nuova prima, siccome d’un abbozzo di quella, il Vico era contento, e gli stimava solamente necessari per gli due luoghi: uno della favola d’intorno alla Legge delle XII Tavole venute da Atene, l’altro d’intorno alla favola della Legge regia di Triboniano, – anco li rapportò in due Ragionamenti, con più unità e maggior nerbo trattati». Sul significato e l’importanza della posizione assunta dal Vico di fronte alla questione delle XII Tavole si vedano le considerazioni del Nicolini, Comm., 1412 segg.

dp n="700" folio="700" ? dp n="701" folio="701" ?

I.

RIPRENSIONE DELLE METAFISICHE DI RENATO DELLE CARTE, DI BENEDETTO SPINOSA E DI GIOVANNI LOCKE

Laonde se non s’incomincia da

un dio ch’a tutti è Giove

non si può avere niuna idea né di scienza né di virtù. Così ha facile l’uscita la supposizione di Polibio, il quale dice che se fusser al mondo filosofi, non sarebber uopo religioni. Perché le Metafisiche de’ filosofi debbon andar di concerto con questa Metafisica de’ poeti, in quest’importantissimo punto: onde dall’idea d’una divinità sono provenute tutte le scienze c’hanno arricchito il mondo di tutte le arti dell’umanità; come questa Metafisica volgare insegnò agli uomini perduti nello stato bestiale a formar il primo pensiero da quello di Giove, così gli addottrinati non debbon ammettere alcun vero in Metafisica che non cominci dal vero Ente, ch’è Dio.

E Renato delle Carte certamente l’arebbe riconosciuto, se l’avesse avvertito dentro la stessa dubitazione che fa del suo essere. Imperciocché, se io dubito se io sia o no, dubito del mio esser vero, del qual è impossibile ch’io vada in ricerca, se non vi è il vero Essere, perch’è impossibile ricercar cosa della quale non s’abbia verun’idea. Or, dubitando io dell’esser mio né dubitando del vero Essere, il vero Essere è realmente distinto dall’esser mio. Il mio essere è terminato da corpo e da tempo, che mi fanno necessità: adunque l’Ente vero è scevero da corpo, e perciò sopra il corpo, e quindi sopra il tempo, il qual’è misura del corpo secondo il prima e ’l poi, o (per me’ dire) è misurato dal moto del corpo. E ’n conseguenza di tutto ciò l’Ente vero è eterno, infinito, libero. Così egli Renato arebbe, come a buon filosofo conveniva, cominciato da una idea semplicissima, che non ha mescolata niuna composizione, qual’è quella dell’Ente; onde Platone con peso di parole chiamò la Metafisica Ωντoλoγία «scienza dell’Ente». Ma egli sconosce l’Ente e ’ncomincia a conoscer le cose dalla sostanza; la qual è idea composta di due cose: d’una che sta sotto e sostiene, d’altra che vi sta sopra e s’appoggia.

Cotal maniera di filosofare diede lo scandalo a Benedetto Spinosa, uomo senza pubblica religione e ’n conseguenza rifiuto ...

Indice dei contenuti

• Copertina
• Frontespizio
• INTRODUZIONE
• CRONOLOGIA DELLA VITA E DELLE OPERE
• BIBLIOGRAFIA
• GIUDIZI CRITICI
• NOTA AL TESTO
• PRINCIPJ DI SCIENZA NUOVA
• TAVOLA CRONOLOGICA
• LIBRO PRIMO - DELLO STABILIMENTO DE' PRINCÌPI
• LIBRO SECONDO - DELLA SAPIENZA POETICA
• LIBRO TERZO - DELLA DISCOVERTA DEL VERO OMERO
• LIBRO QUARTO - DEL CORSO CHE FANNO LE NAZIONI
• LIBRO QUINTO - DEL RICORSO DELLE COSE UMANE NEL RISURGERE CHE FANNO LE NAZIONI
• CONCHIUSIONE DELL'OPERA - SOPRA UN'ETERNA REPUBBLICA NATURALE, IN CIASCHEDUNA SUA SPEZIE OTTIMA, DALLA DIVINA PROVVEDENZA ORDINATA
• APPENDICE