Transeuropa Express
eBook - ePub

Transeuropa Express

  1. 288 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Transeuropa Express

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Di che cosa parliamo quando parliamo d'Europa? Solo di politica, finanza e mercati valutari? Questo volume, firmato da 26 scrittori provenienti da altrettanti scrittori europei, prova a ridisegnare i confini del nostro continente secondo un'idea precisa di comunità culturale. E, indagando un passato non di rado meraviglioso e terribile, si rivolge con energia al futuro.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Transeuropa Express di AA.VV. in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Scienze sociali e Sociologia. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
BUR
Anno
2013
ISBN
9788858655825
Categoria
Sociologia

Kader Abdolah (Olanda)

L’Europa!

Il cammello

Le persone di cultura islamica hanno sempre pensato all’Europa come a un gioiello.
L’Islam, sempre curioso verso l’Europa, da che mondo è mondo ha desiderato entrare dentro le frontiere europee.
Quando l’Islam iniziò la sua marcia puntò innanzitutto sull’Impero persiano. I musulmani non pensavano all’Europa, non avevano la potenza necessaria per farlo.
L’Impero persiano aveva una frontiera con il mondo islamico che si estendeva per migliaia di chilometri, una frontiera del tutto priva di difese.
I persiani vigilavano di continuo sui pericoli portati dagli europei, dagli antichi greci, dai romani, ma non temevano gli arabi.
I re persiani esercitavano un grande potere sugli stati arabi del tempo. Molti dei piccoli stati arabi locali erano sottomessi al loro impero.
I persiani erano preparati a un attacco, ma non a un attacco degli arabi.


L’Islam era nato e Maometto il profeta era molto impegnato con la sua missione, cercava di diffondere la nuova dottrina nel proprio paese.
Maometto, dal canto suo, non aveva tempo per pensare a un attacco contro i paesi vicini. Durante quegli anni difficili e intensi non poteva certo essergli venuto in mente di offrire il suo Corano ai romani o di gettare uno sguardo alla frontiera greca.


Maometto profuse molte energie nel Corano, che non era un libro qualsiasi, doveva diventare il Libro dei libri.
Un libro di Allah con sure potenti e poetiche. Perché, se voleva conquistare il paese, doveva prima conquistare la città della Mecca dove abitavano, come vecchi leoni nella loro tana, centinaia di dotti poeti. Costoro avrebbero ridicolizzato Maometto se si fosse presentato con testi banali. Maometto doveva dimostrarsi poeta di valore prima di poter brandire la spada dell’Islam.
La sua prosa poetica moderna, tuttavia, fu respinta alla Mecca e si cercò di assassinarlo. Egli fu costretto a fuggire, in piena notte, verso la città di Medina. Solo lì brandì per la prima volta la spada.
Maometto non aveva scelta, per annunciare la sua missione doveva essere costantemente in guerra e conquistare le città del proprio paese.
Gli mancava persino il tempo per mettere il Corano sulla carta.
Le sure del Corano erano sparpagliate presso i califfi, ma a nessuno era ancora venuto in mente di raccoglierle per fame un libro.
Il Corano era più che altro un testo orale, che veniva imparato a memoria.


Di conquistare altri paesi quindi non se ne parlava, perché i musulmani ancora non avevano un libro da mostrare loro. Non avevano un testo da portarsi dietro se volevano oltrepassare le frontiere.
Solamente dopo la morte di Maometto, quando il Corano fu messo su pergamena, l’Islam puntò su altre frontiere, e la frontiera dell’Impero persiano si trovava proprio sotto il suo naso.
I musulmani non avevano previsto di poter conquistare un impero di tale grandezza in una settimana.
Si riversarono in quel paese a piedi nudi e sui cammelli e bastò una piccola spinta per far cadere l’Impero persiano, già da tempo a pezzi a causa della corruzione. Il re fuggì in piena notte e cercò rifugio presso un mulino ad acqua. Il mugnaio prima gli fornì un nascondiglio tra i sacchi di farina e poi lo assassinò nel sonno per rubare i suoi abiti costosi.
Solo allora i musulmani si resero conto che forse avrebbero potuto mandare in rovina anche i romani. Ma prima avrebbero dovuto trovare una buona copertura, per questo si diressero verso il luogo dove sorgeva il sole e iniziarono una violenta conquista degli altri paesi.
Avanzarono tanto da non poter più avanzare, tanto che ormai non erano più interessati ad andare oltre. Fu allora che invertirono la marcia e si rivolsero verso il luogo dove tramontava il sole: i romani!


Coloro che non conoscevano l’acqua navigarono in maniera goffa con grandi navi in direzione dell’Africa, conquistarono un paio di paesi africani e da lì saltarono sulla schiena dell’Europa.
All’improvviso queste migliaia di mori su cammelli invasero la Spagna con la spada in una mano e il Corano nell’altra.
Presero la Spagna, e assaggiarono il formaggio e il vino italiano, ma non poterono fare il loro ingresso in Italia.
Attesero seicento anni in Spagna, ma l’Italia divenne un sogno irraggiungibile, perché il Corano perdeva energia col passare del tempo e i califfi islamici erano implicati in vicende di corruzione, avidità, brama di potere e assassinio.
In quel periodo i persiani si ribellarono dappertutto contro gli occupanti islamici del loro paese e i califfi faticarono a mantenere il potere in Persia. L’Islam non aveva più forza. L’Italia era salva.
Col passare del tempo i califfi persero il potere centrale e il sogno di conquistare un giorno l’Europa svanì.


Per quasi novecento anni non fu più proferita parola sull’Europa nel mondo islamico. A una conquista non si pensava nemmeno. L’Europa divenne un continente perduto nei pensieri dei sultani.
Fino a quando all’improvviso, in Europa, qualcosa di divino si mise in movimento: il treno!
E fu pubblicato un libro sacro quasi quanto il Corano: il Codice civile francese!
E per la prima volta fu costruito in Europa un edificio magistrale: il Parlamento!
E prese forma un arcano: il Romanzo!
Nel mondo islamico si tornò a pensare all’Europa. Tutti si incuriosirono, le nuove generazioni si erano dimenticate le vecchie guerre, l’Europa aveva assunto un nuovo significato.
Ma l’Europa era più irraggiungibile che mai.
Con l’arrivo dei satelliti, l’invasione di Internet, all’improvviso si aprirono delle brecce nelle rigide frontiere europee. I giovani con una cultura islamica si misero in movimento, a migliaia si introdussero in Europa clandestinamente, a piedi, in treno o in barca. Ma l’Europa era invecchiata, non era più in grado di opporsi all’indesiderata ondata di musulmani.
L’Islam e il suo cammello si ritrovarono al centro di Roma.
Che ce ne facciamo del cammello?
Dedicato agli spiriti di
Naser ad-Din Shah,
Amir Kabir,
e Mirza Reza Kermani

Il re

Re Qaser fu uno degli ultimi sovrani tradizionali. In realtà fu uno degli ultimi di una serie di re che regnavano già da qualche migliaio di anni prima della nascita di Cristo e che erano riusciti a mantenere il comando fino alla nascita della Torre Eiffel.
Qaser era un tiranno con un cuore di pietra, tanto che in un’occasione fece imprigionare trecentocinquanta babi e impartì personalmente l’ordine di farli inchiodare al suolo vivi con chiodi molto spessi e di lasciarli in pasto alle belve.
Doveva servire da lezione per gli altri, affinché non dimenticassero mai chi era re Qaser.
Una volta tornato a palazzo si fece un bagno caldo, indossò abiti puliti, andò a sedersi sul tappeto reale sulla veranda e gridò: «Narghilè». Samad, il vecchio, fedele servitore, comparve all’istante con un narghilè pulito. Lo posò davanti a Qaser, si inchinò e sparì. Qaser inalò il pesante fumo e pensò: «Ben fatto. Buon lavoro il nostro. Non dimenticartelo mai, il potere si trova nelle mani di una sola persona. E quella persona siamo noi».
Nello stesso tempo Qaser fu uno dei re più sensibili dell’intera storia persiana. Componeva poesie e aveva un debole per le belle donne e si inginocchiava davanti a un fiorellino solitario che si era destato all’improvviso al mattino presto tra l’erba. Non si riusciva più a vedere in lui il tiranno quando il vecchio suonatore Haj Ghorban lo intratteneva con la musica della sua cetra a due corde. In quel tempo il sovrano aveva quattrocentosettantasei donne nel suo harem, ma non erano mai abbastanza, e in ogni occasione c’era una donna bellissima che gli rubava quel suo cuore sensibile.
«Samad!» gridò di nuovo.
Il vecchio servitore si ripresentò.
«Insalata!»
Samad portò a Qaser un vassoio con un piatto di insalata fresca e una coppetta di salsa.
Assorbito dai suoi pensieri, il re prese una foglia d’insalata, la intinse nella salsa e se la infilò in bocca.
Negli ultimi tempi l’Europa lo teneva occupato. Ne sentiva parlare di continuo. Gli arrivi di stranieri nel paese erano diventati regolari. In cerca di tappeti logori costoro andavano di villaggio in villaggio mostrando un interesse singolare per ciotole e terrine rotte. Mettevano la roba nelle loro valigie e se la portavano via.
Di recente un paio di loro erano stati visti tra le montagne, intenti a studiare con una lente d’ingrandimento le antiche scene dipinte sulle rocce.
«Che cosa stanno cercando?» aveva chiesto Qaser al suo primo ministro.
«Sono scienziati, maestà. Vengono da un altro continente e vogliono documentare la storia dell’umanità.»
«La storia dell’umanità con le nostre ciotoline rotte?»
«La grande storia, per così dire, si cela nei piccoli frammenti» rispose il primo ministro.
«La grande storia, nei nostri rifiuti? Lo trovo strano.»
Gli stranieri si vestivano in maniera diversa, portavano cappelli ridicoli e si mettevano una specie di vetrino sul naso quando volevano leggere qualcosa. Mangiavano in maniera diversa e si radevano totalmente barba e baffi di modo che il loro viso somigliava a quello delle donne.
Qaser sentiva cose sempre più incredibili a proposito dei paesi da dove venivano questi uomini. Era curioso. Per questo aveva convocato Mosheer el Dolé, il figlio di un ricco mercante, che aveva trascorso alcuni anni in Occidente.
«Fatelo venire!» gridò.
Si presentò un giovane che aveva solamente un vetrino tondo davanti all’occhio sinistro. Indossava un abito inusuale. Nei capelli si era messo del lucido e si era tagliato la barba in maniera diversa. Chinò lievemente il capo e salutò il re.
Qaser era così impressionato dall’aspetto esteriore dell’uomo che non si accorse neanche che il giovane non si era inchinato del tutto. Il profumo che si era messo irritò il naso del re a tal punto da farlo starnutire un paio di volte. Di solito simili strani esseri li cacciava immediatamente dal suo palazzo, ma l’atteggiamento dell’uomo lo costrinse a concedergli il dovuto spazio.
«Prendi posto!» ordinò gesticolando.
Mosheer prese posto su un cuscino ma non si mise in ginocchio e piegò le gambe in modo diverso da come era abituato il re.
Qaser fumò il suo narghilè e notò le insolite calzature del giovane, di un nero brillante, sembrava che fossero state lustrate con lo stesso lucido che si era messo nei capelli. Il re conosceva la Ruskia, la Spagnan, il Portukal, l’Inghilterristan, ma l’Europa?
Mosheer el Dolé spiegò che si trattava di una serie di paesi piccoli e grandi e che lui li aveva visitati tutti.
«Che cosa facevi lì?»
«Imparavo le lingue! Viaggiavo! E venivo a conoscenza di abitudini diverse!»
La sicurezza di sé di Mosheer el Dolé non fu gradita dal re. Probabilmente anche quell’odore penetrante che aleggiava intorno all’uomo veniva dall’Europa.
«Viaggiavi quindi» sottolineò Qaser. «Che cosa hai visto lì?»
«Cose impressionanti» rispose Mosheer el Dolé stringato.
«Menzionacene un paio!»
«È difficile descrivere in poche parole quanto ho potuto osservare. Comunque ho tenuto un diario di viaggio. Quando sarà pronto lo spedirò a vostra maestà.»
«Non abbiamo tempo per i diari. Menziona un paio di cose singolari, sarà sufficiente.»
«Ebbene, loro avevano due camere, ad esempio» disse Mosheer el Dolé.
«Camere?»
«Camere!»
«E che cosa avevano di tanto speciale quelle camere?»
«In quelle camere discutono di importanti affari del paese e prendono le decisioni del caso.»
«Prendono? Chi?» chiese il re.
«I rappresentanti del popolo.»
«I rappresentanti dei sudditi si occupano degli importanti affari del paese? Ma non hanno un re?»
«Hanno re, o primi ministri, ma le azioni del loro presidente o del sovrano vengono controllate dalle camere.»
«Controllate, hai detto?» chiese il re stupito. «Che debolezza! Lo riteniamo una debolezza. Come osano controllare le azioni del re? Re deboli! E questa ti sembrava una cosa interessante da raccontarci? Racconta qualcos’altro.»
«Un fenomeno strano mi sembrava il giornale, o i giornali» disse Mosheer el Dolé.
«Che cos’è un giornale?»
«È una specie di foglio ampio e sottile che si ripiega. Lo puoi paragonare al karbas... piccole strisce su cui vengono stampati dei testi.»
«Che tipo di testi?»
«Polemiche e notizie! Le persone scrivono la loro opinione su ogni sorta di cose e così conducono una specie di schermaglia.»
«Schermaglia? Su che cosa?»
«Su tutto! Sulla politica. Sulle strade. Su un ponte. Sulle donne. Sull’arte. Sugli edifici. Sul re che probabilmente ha fatto qualcosa di sbagliato.»
«Ridicolo.»
«Quei paesi hanno tutti quanti un libro che chiamano il libro della Costituzione, in cui sono state raccolte tutte le leggi e le regole del paese. Così che è chiaro ciò che è lecito e ciò che è illecito.»
«Questa la riteniamo una buona idea» disse re Qaser. «Di un libro del genere abbiamo bisogno anche noi. In tal modo potremmo liberarci da un bel peso. E non dovremmo perdere tempo a stabilire ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Ventisei volte Europa
  4. Kader Abdolah (Olanda) - L’Europa!
  5. Stefan Chwin (Polonia) - La maestra d’asilo di via Tverskaja
  6. Jonathan Coe (Gran Bretagna) - Dove i mari si incontrano
  7. Aleš Debeljak (Slovenia) - Cerchi concentrici d’identità
  8. Friedrich Christian Delius (Germania) - La ricchezza d’Europa
  9. Jörn Donner (Finlandia) - L’Europa vista dalla periferia
  10. Oliver Friggieri (Malta) - L’Unione Europea e la cultura delle isole e delle regioni
  11. Janine Goedert (Lussemburgo) - La letteratura può fare la differenza?
  12. Gábor Görgey (Ungheria) - Ágnostos theós
  13. Jens Christian Grøndahl (Danimarca) - Fuggire è una forma di umanesimo
  14. Daniela Hodrová (Repubblica Ceca) - ... intessuta nella rete...
  15. Panos Ioannides (Cipro) - L’Europa nella mia prosa e nei miei lavori per il teatro
  16. Lídia Jorge (Portogallo) - Come un immenso Portogallo
  17. Dacia Maraini (Italia) - Piccola grande Europa
  18. Rosa Montero (Spagna) - Nonostante tutto
  19. Emine Sevgi Özdamar (Turchia) - Facce da ospiti
  20. Jean Rouaud (Francia) - Una lapide per Ernst Wiechert
  21. Robert Schindel (Austria) - Ci è andata bene. L’influsso dell’Europa sulle mie opere
  22. Ersi Sotiropoulos (Grecia) - Europa a Patrasso: un ricordo scolastico
  23. Ivan Štrpka (Slovacchia) - Ah, i ragazzi, spalmati di miele e di sangue...
  24. Richard Swartz (Svezia) - Tutta la luce su di me
  25. Emil Tode (Estonia) - Inchiostro
  26. Colm Toíbín (Irlanda) - Il futuro dell’Europa
  27. Jean-Philippe Toussaint (Belgio) - You are leaving the american sector
  28. Tomas Venclova (Lituania) - Il contributo della Lituania all’Europa di oggi
  29. Māra Zālīte (Lettonia) - Pensieri incompiuti
  30. Nota bio-bibliografica