Mussolini si confessa
eBook - ePub

Mussolini si confessa

  1. 240 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Mussolini si confessa

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Il duce, solo di fronte all'immagine di se stesso, sceglie, per confessarsi, un estraneo e un laico: il medico che per caso gli era accanto, e con lui si sfoga, parla senza reticenze del suo passato, dei suoi amori, dei suoi rimpianti, gli racconta aneddoti curiosi, trancia giudizi sui contemporanei. Una preziosa testimonianza che rivela un Mussolini intimo e inedito: esitante dinanzi alle decisioni più gravi, che non si atteggia più a 'infallibile', che parla con franchezza dei protagonisti del suo tempo: odiava Badoglio, era scettico sulla funzione della Chiesa, provava stima e ammirazione per Churchill, frustrante sentimento di dipendenza nei confronti di Hitler, alta considerazione per Goebbels, disprezzo per Goering.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Mussolini si confessa di Georg Zachariae in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Storia e Biografie in ambito storico. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
BUR
Anno
2013
ISBN
9788858657065

1 • MALATTIA E GUARIGIONE DI MUSSOLINI

Ancora prima del mio arrivo in Italia, si era saputo all’estero che il duce era gravemente malato. Si credeva generalmente, anche in Italia, che egli soffrisse di cancro allo stomaco e che sarebbe presto deceduto.
La radio inglese annunciava almeno una volta al mese ai suoi ascoltatori che il duce stava sempre peggio e che questa volta sarebbe morto per davvero. Poi si diffuse la notizia che lo stato di salute di Mussolini era molto peggiorato dopo il suo arresto nel luglio 1943 e si era molto impensieriti per il futuro, sia in Italia che in Germania, poiché per tutti e due i paesi aveva la stessa importanza il fatto che il duce potesse ancora occupare il suo posto nella fase più critica della guerra.
Allorché dopo la liberazione del duce che fece tanto scalpore in tutto il mondo, questi fu subito trasportato al Quartier Generale di Hitler, il suo stato di salute fece profonda impressione e si temette nuovamente per la sua vita. Si giunse al punto che molti, che lo conoscevano sin da prima, lo dettero per perduto e non speravano più nella possibilità di una guarigione.
Hitler lo fece subito visitare dal suo medico particolare professor Morell, e da altri medici. Il duce venne sottoposto ad una accuratissima visita clinica: ne risultò che era assolutamente necessario che entrasse in cura presso uno specialista. Hitler non aveva più alcuna fiducia nei medici italiani che avevano curato il duce sino ad allora e lo costrinse a farsi curare da un medico tedesco che egli stesso avrebbe scelto. Lo stesso Hitler diede ordine al professor Morell di proporgli i nomi di alcuni medici specialisti, cui poter affidare il caso delicatissimo.
Ora, per spiegare come io stesso fossi incluso in questa rosa di nomi, debbo ritornare molto indietro nel tempo.
Ero stato richiamato alle armi nell’esercito tedesco sino dal 26 agosto 1939 ed ero stato assegnato al reparto ufficiali dell’Ospedale 101, per malattie interne, di Berlino Westend. Questo reparto era sempre strapieno di malati, il che mi diede occasione di venire a contatto personale con diversi ufficiali appartenenti al Quartier Generale del Führer.
Poiché tutti i malati parlano volentieri delle loro malattie e delle loro ferite, si spiega facilmente come questi ufficiali riprendendo il servizio raccontassero del loro soggiorno all’ospedale facendo il nome del medico che li aveva curati.
In tal modo anche il professor Morell sentì per la prima volta parlare di me da qualche ufficiale che egli aveva già curato al Quartier Generale e che ora ritornava da lui guarito. Nel 1941 Morell mi inviò un suo sostituto all’ospedale per chiarire qualche questione scientifica e allorché si recò personalmente a Berlino mi pregò di fargli una visita per approfondire le nostre relazioni professionali. Non ero quindi uno sconosciuto per il professor Morell, allorché egli in un pomeriggio di settembre mi telefonò dal Quartier Generale per comunicarmi l’ordine del Führer in base al quale dovetti mandare subito il mio curriculum vitae. Io non sapevo immaginare quale significato potesse avere questa richiesta improvvisa ed alla mia domanda non ebbi nessuna risposta dall’incaricato che venne a trasmettermi di persona l’ordine.
Quale soldato disciplinato, inviai un breve curriculum vitae ed attesi con molto interesse il seguito degli avvenimenti. Dato che per qualche settimana non accadde nulla di nuovo, dimenticai la cosa. Improvvisamente però il 28 settembre 1943 ricevetti una telefonata dall’ufficio di Morell a Berlino: mi si disse che nelle prime ore del pomeriggio una macchina mi avrebbe atteso per portarmi a un colloquio personale con Morell, nella sua abitazione a Schwanenwerder. Allorché vi giunsi Morell mi comunicò che ero stato scelto da Hitler per curare il duce e che in pochi giorni avrei dovuto partire per l’Italia. A fatica riuscii a nascondere il mio sgomento perché non mi garbava affatto lasciare Berlino proprio in quel momento.
Nell’ospedale della Siemens, che era diretto da me, stavamo istituendo un nuovo reparto ed io speravo molto, ed a ragione, di poter essere per tale motivo congedato dall’esercito. Questa partenza perciò, anche se per un periodo limitato, era molto sgradevole; io non nascosi la mia sorpresa a Morell, e gli chiesi se non si potesse fare a meno della mia partenza. Morell mi disse che era impossibile non obbedire a questa decisione di Hitler, dopo che questi fra tanti medici proposti aveva scelto me. Morell aggiunse però per rendermi la cosa più gradevole che non si sarebbe trattato di cosa di lunga durata e che io sarei tornato presto a Berlino.
Così diedi la mia adesione, tanto più che come soldato non mi restava altro che ubbidire. Morell mi comunicò prima di tutto che egli stesso era il medico curante di Mussolini e che io avrei dovuto fungere soltanto da suo sostituto. Perciò nella mia qualità di sostituto non avrei dovuto far altro che seguire le sue istruzioni. Questo strano discorso di Morell mi rese subito diffidente e mi fece sembrare molto strana tutta la faccenda. Non sapevo come comportarmi e preferii perciò starmene zitto per vedere prima quali intenzioni avesse Morell per la cura del duce.
dp n="24" folio="12" ?
Mi feci dare da lui innanzi tutto il risultato della visita clinica, le scopìe che erano state fatte a Berlino e che mostravano come nel caso di Mussolini si trattasse di una grossa ulcera duodenale, che si faceva notare particolarmente per il punto nel quale si trovava, in quanto causava una parziale chiusura dei canali della bile. Si era potuto stabilire clinicamente che la bile e i succhi digestivi si ammassavano dietro l’ulcera. Da tale fatto conseguiva un notevole ingrossamento del fegato ed un relativo più alto di diastasi del sangue. L’intestino mostrava dei rattrappimenti, il che rendeva impossibile lo sviluppo della digestione senza lassativi. L’esame chimico dello stomaco dopo l’ingestione di caffeina aveva dimostrato che gli acidi dello stomaco erano quasi normali, però nello stomaco si riscontrava una certa quantità di muco e materie vischiose, oltre che residui di cibo. Invece non si era potuto constatare la presenza di acido lattico che è un sintomo del cancro. Il cuore e i vasi sanguigni nonché i polmoni erano sani. L’elettrocardiogramma segnava una curva assolutamente normale, la pressione del sangue era bassa probabilmente anche in seguito allo stato generale di esaurimento. In base alla visita batteriologica dell’intestino, non risultava nulla di patologico, però si era rilevato che i coli erano molto deformati e quindi non potevano funzionare. La visita neurologica, fatta da uno specialista per le malattie nervose, aveva dato un risultato assolutamente normale. Poiché correva voce che Mussolini in passato avesse avuto la lue, si erano fatti anche esami del sangue, e furono tutti negativi, di modo che venne esclusa nel modo più assoluto una sifilide attiva.
Mussolini negava del resto energicamente di avere avuto questa malattia.
In base a questo referto Morell mi diede diverse istruzioni per la cura. Io ero addirittura spaventato da quelle innumerevoli prescrizioni e decisi in cuor mio di non seguire Morell su questa via, senza fargliene però cenno. Per esempio Morell voleva che io facessi una cura endovenosa di iodio per proteggere il cuore e i vasi contro un’infezione luetica.
Io non ritenevo soltanto superflua questa cura, ma addirittura nociva, e non avevo assolutamente l’intenzione di fare del duce una farmacia ambulante. Mi proposi di decidere sul luogo personalmente quale fosse la cura più adatta poiché non potevo accettare un qualsiasi metodo di cura senza prima aver visto personalmente il malato.
La mia partenza da Berlino non fu facile. Morell mi aveva dato l’ordine tassativo da parte di Hitler di non rendere noto a nessuno il motivo e la meta del mio viaggio. Così dovetti lottare contro le infinite difficoltà frappostemi dai miei superiori militari e infine fui costretto a pregare Morell di intervenire ufficialmente per dichiarare ai miei superiori che dovevo abbandonare per tempo indeterminato Berlino, essendo destinato ad altro incarico.
Dapprima non si voleva dare ascolto neppure a Morell, il quale non aveva grado militare; ma infine il fatto che l’ordine veniva dal Quartier Generale del Führer eliminò tutti gli ostacoli.
Ci volle tuttavia un poco di tempo prima che l’agitazione per la mia partenza si calmasse. Io compresi soltanto più tardi che era Morell stesso a volere che la mia missione rimanesse segreta. Infatti se nessuno avesse saputo che io avevo da Hitler l’ordine d’assumere la cura del duce, Morell avrebbe potuto dire più tardi che era stato lui ad ottenere la guarigione di Mussolini, ricevendone il merito e gli onori, mentre io sarei stato lasciato in disparte.
Questo contegno corrispondeva perfettamente al carattere di Morell. Egli era nei suoi contatti personali con me cortese e gentile; ma quando lo si conosceva meglio si era costretti a constatare con terrore che egli soffriva di una diffidenza quasi patologica verso chiunque. Dappertutto egli vedeva avversari gelosi e certamente ve ne erano anche; ma non lo invidiavano tanto per il fatto di essere il medico di Hitler, quanto perché la sua posizione privilegiata presso il Führer gli procacciava larghi guadagni, fatto questo che non si accordava troppo con l’etica medica.
Egli era indubbiamente un buon medico, anche se non si poteva essere sempre d’accordo con i suoi metodi, e comunque bisogna riconoscere che gli erano riuscite un buon numero di cure fortunate.
Morell era sempre stato un solitario: non aveva quasi nessun amico, ma molti avversari che lo evitavano per quanto possibile.
Dopo aver sistemato tutte le mie faccende private, ricevetti il mio foglio di viaggio e i documenti necessari; e questa volta non da un comando militare, ma dal Ministero degli Affari Esteri, su ordine del Quartier Generale del Führer.
Mi premunii di alcune medicine, con le quali avevo ottenuto all’ospedale buoni risultati nella cura di malattie dello stomaco e dell’intestino.
La sera del 3 ottobre partii per l’Italia. La mia meta era Fasano sul lago di Garda: là avrei dovuto presentarmi all’Ambasciata tedesca che in settembre era stata trasportata da Roma a Fasano; l’Ambasciata aveva l’incarico di pensare a me e di alloggiarmi. Ero stato raccomandato in modo particolare al Console Generale barone von Neurath, figlio dell’ex ministro degli Esteri, al quale dovevo telefonare da Verona. Egli aveva ordine di provvedere ai mezzi necessari per il mio viaggio.
Arrivai a Monaco la mattina del 4 ottobre e lì appresi che nella giornata non sarebbero più partiti treni per l’Italia, perche la linea era stata danneggiata dai bombardieri nemici; si sperava però di poter riprendere il traffico con l’Italia in serata.
Colsi l’occasione per fare un giro nella città, che conoscevo soltanto per una breve visita fatta in passato.
La sera fummo condotti ad una piccola stazione fuori Monaco, dove salimmo su di un treno proveniente da Berlino, che era strapieno. Fu una fortuna per me che la mia qualità di raccomandato dal Ministero degli Esteri mi consentisse di viaggiare in uno scompartimento speciale; così potei avere almeno un posto per la notte.
Il treno viaggiò velocemente fino a Bolzano. Quando vi giungemmo i raggi del sole illuminavano la cerchia alpestre; per la prima volta in vita mia ebbi l’occasione di ammirare da vicino il grandioso spettacolo delle Dolomiti.
A Bolzano dovemmo lasciare il treno e, con i nostri bagagli, fummo costretti a camminare per circa 2 chilometri perché il ponte sul fiume Sarco era stato gravemente danneggiato dai bombardieri. Dall’altra parte del ponte era pronto un altro treno e anche qui trovai posto, grazie alla mia qualità di incaricato speciale. Per la prima volta viaggiai lungo la meravigliosa vallata dell’Adige. A me che venivo dalla pianura germanica e non avevo mai visto l’Alto Adige il paesaggio produsse una profonda impressione.
Verso mezzogiorno arrivai a Verona, mi presentai al Comando tedesco e mi feci mettere in comunicazione telefonica col signor Neurath per dirgli del mio arrivo. Egli mi assicurò che mi avrebbe subito inviata una macchina, e così raggiunsi Fasano sul lago di Garda; quella meravigliosa regione, inondata dal sole di un pomeriggio di ottobre, mi fece un’impressione indimenticabile.
All’Albergo Bella Riva di Fasano venni accolto molto cordialmente. Là trascorsi i 19 mesi che passai sul lago di Garda, nell’ambiente dell’Ambasciata tedesca. All’Ambasciata mi venne comunicato che il duce non era ancora arrivato a Gargnano; provenendo dal Quartier Generale del Führer, egli si era recato dapprima al suo podere di Rocca delle Caminate e lo si aspettava soltanto fra qualche giorno. Ebbi così tempo di rendermi conto del nuovo ambiente.
L’ambiente diplomatico mi era perfettamente sconosciuto; feci la conoscenza di molte persone interessanti colle quali di tanto in tanto avrei dovuto anche trattare nella mia qualità di medico del duce. Però la loro attività mi è ancor oggi affatto estranea, quanto il giorno del mio arrivo. Anche qui si tentò subito, da parte militare, di farmi includere nel normale servizio militare; io però rifiutai di riconoscere qualsiasi comando superiore in Italia, e per tutta la durata del mio soggiorno in Italia rimasi il più piccolo reparto tedesco indipendente.
La mattina dell’8 ottobre mi venne a trovare un certo signor Horn che io non avevo mai conosciuto prima. Egli mi comunicò che il duce era arrivato a Gargnano e che mi attendeva alle ore 17. Il signor Horn, nativo di Monaco, era un giovane e molto disinvolto acrobata della medicina e coltivava buoni rapporti con Morell. Secondo il mio parere, egli non era stato assegnato al duce tanto per curarlo quanto per stare attento che io eseguissi gli ordini e le prescrizioni di Morell. Malgrado il compito di controllore che il signor Horn aveva, mantenni buone relazioni con lui. Egli era del resto un ottimo autista ed era sempre lui che guidava la mia macchina. Dato il nostro compito, Horn e io passammo molto del nostro tempo insieme e così diventammo anche abbastanza amici. Quando egli nel febbraio 1944 dovette abbandonare il suo posto, io ne fui molto dispiaciuto.
dp n="29" folio="17" ?
Dunque questo signor Horn mi venne a prendere l’8 ottobre 1943 — non dimenticherò mai questa data — all’Albergo Bella Riva e mi accompagnò alla Villa Feltrinelli a Gargnano, dove Mussolini mi aspettava.
Mi ero messo la mia uniforme migliore. Subito dopo il mio arrivo venni condotto nella stanza del duce; mi presentai secondo le regole militari. Ma in che stato era egli! Disteso sul divano della camera da letto, non indossava che una camicia e un accappatoio di qualità molto scadente; egli si rivolse verso di me e mi salutò porgendomi una mano magra e fredda: «Così, vede in che stato sono?» Quel viso che io tante volte avevo visto in cento fotografie, quel viso di imperatore romano era pallido, giallastro, magrissimo; gli zigomi erano molto sporgenti e facevano sembrare ancora più emaciate le guance. Malgrado ciò fui subito affascinato dallo sguardo degli occhi grandi e un po’ sporgenti, nei quali era espresso tutto quello che forse al duce passava in quel momento nell’animo: una intensa attesa, una muta preghiera di aiuto, ma anche una profonda rassegnazione e una grande stanchezza. Egli mi intrattenne subito molto cordialmente e mi descrisse in lingua tedesca, che egli conosceva perfettamente, lo sviluppo della sua malattia.
Già venti anni prima egli aveva avuto un’ulcera allo stomaco e dal 1940 i disturbi, malgrado tutte le cure, si erano fatti sempre più forti. Lo tormentavano, specialmente due o tre ore dopo i pasti e durante la notte, dei crampi allo stomaco, come se qualcuno gli premesse contro il pugno con tutte le forze. Di modo che egli quasi non poteva dormire e aveva addirittura paura della notte. Soffriva inoltre di una acutissima stitichezza, che non poteva essere eliminata che con fortissime purghe. Mangiava assai poco, in maniera del tutto inadeguata al sovrumano dispendio di energie. Perciò si spiegava facilmente il suo dimagrimento. Alla mia domanda se avesse mai avuto un’infezione luetica, egli rispose negativamente aggiungendo che questa era una voce messa in giro nel mondo da chi aveva interesse a diffamarlo.
Lo visitai con molta accuratezza e potei confermare completamente il risultato della visita clinica. Il pallore dell’interno degli occhi era dovuto a un’anemia secondaria; la pressione del sangue molto diminuita per un uomo di sessant’anni, era nel valore di 100: 70; la pelle era cadente, secca e poco elastica; l’addome era magrissimo nella parte inferiore, mentre la parte superiore era occupata dal fegato, molto ingrossato e molto duro, che arrivava fino all’ombelico, la cui superficie era completamente liscia; attraverso la pelle sottile del ventre si sentivano in un certo punto gli intestini rattrappiti; la zona dello stomaco era molto sensibile alla pressione, specialmente al di sotto dello sterno, verso le costole di destra; non potevo sentire la vescica della bile. Cuore e polmoni erano sani, i battiti del cuore erano chiari e regolari, il cuore non era ingrossato; la capacità di ampliamento del torace, che coll’andar degli anni normalmente diminuisce, si manteneva in ottimo stato. Tutti i riflessi reagivano facilmente, in maniera normale; la sensibilità era perfetta, e stando in piedi ad occhi chiusi e piedi giunti, non si verificò alcuna oscillazione; tutti i movimenti ordinati venivano eseguiti prontamente, anche ad occhi chiusi, di modo che potei escludere con certezza il sospetto di una malattia post-luetica del midollo spinale.
Ammetto apertamente di essere stato molto impressionato dal risultato della visita e dall’aspetto del malato. Chiesi perciò al duce di lasciarmi il tempo di decidere sul mio sistema di cura; per il giorno dopo sarei stato pronto ad iniziare immediatamente il mio mandato.
Mussolini era d’accordo. Naturalmente ero consapevole di non poter mettere in esecuzione le prescrizioni di Morell, perché era impossibile curare un malato che evidentemente aveva esaurito tutte le sue forze con un sistema che avrebbe avuto pochi effetti utili, mentre avrebbe certamente consumato oltre misura le energie superstiti. Ero profondamente turbato da quello che i miei occhi avevano visto e che le mie orecchie avevano sentito. Mi trovavo davanti a una rovina di uomo, che evidentemente si trovava sull’orlo della tomba. Era dunque quello l’uomo che vent’anni prima aveva preannunciato al suo popolo e al mondo l’inizio di una nuova era, l’uomo la ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. NOTA
  4. PREFAZIONE
  5. INTRODUZIONE
  6. 1 • MALATTIA E GUARIGIONE DI MUSSOLINI
  7. 2 • LA VITA PRIVATA DI MUSSOLINI SUL LAGO DI GARDA LA FAMIGLIA E L'AMBIENTE
  8. 3 • L'UOMO MUSSOLINI SUA PERSONALITÀ SUE PREDILEZIONI STORICHE, FILOSOFICHE, ARTISTICHE
  9. 4 • MUSSOLINI E LA POLITICA INTERNA ED ESTERA DELL'ITALIA I MOTIVI DELL'ENTRATA IN GUERRA
  10. 5 • I RAPPORTI DI MUSSOLINI CON HITLER IL SISTEMA POLITICO E MILITARE DEL REICH
  11. 6 • VISITE ALLE DIVISIONI ITALIANE IN GERMANIA E AL QUARTIER GENERALE DEL FÜHRER
  12. 7 • VIAGGIO NEL LUGLIO DEL 1944
  13. 8 • VIAGGIO NEL GENNAIO DEL 1945
  14. 9 • IL SOCIALISMO DI MUSSOLINI
  15. 10 • PENSIERI SULLA CRISI MORALE E SOCIALE DEI NOSTRI TEMPI
  16. 11 • UNO SGUARDO AL FUTURO
  17. 12 • L'ULTIMO VIAGGIO A MILANO
  18. 13 • LA FINE
  19. APPENDICE