Gli eroi di Mussolini
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Gli eroi di Mussolini

  1. 240 pagine
  2. Italian
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Gli eroi di Mussolini

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La loro esistenza si esprimeva in un'unica parola: servire. Servire Mussolini e la rivoluzione fascista. A costo di morire. Ma chi erano questi sacerdoti del regime e perché avevano una fede così assoluta nel duce? In questo volume l'autore ricostruisce la storia di Niccolò Giani, Guido Pallotta, Berto Ricci e dei tanti altri che in quegli anni credettero, obbedirono e combatterono in nome del fascismo. Giani fu l'ideatore e il direttore della Scuola di Mistica fascista, il club più esclusivo, aperto soltanto ai 'missionari del fascismo', ragazzi che, cresciuti nel Ventennio, si offrivano volontari per la guerra, come lo stesso Giani che abbandonò i panni di docente universitario per andare a combattere in Africa settentrionale e sul fronte greco-albanese dove morì nel 1941, a soli 32 anni. Il volume si basa su una ricca documentazione, mai consultata in precedenza, di diari e carteggi privati ed è completato da un'Appendice di documenti inediti, fra i quali il diario dal fronte di Giani e le lettere dalla guerra dei giovani volontari di Mistica.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2013
ISBN
9788858655870

APPENDICE

Documenti

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I

Relazione di Gastone Silvano Spinetti*

Incaricato di rappresentare il ministero della Cultura popolare al I° Convegno nazionale di mistica fascista, mi sento in dovere di riferire con tutta franchezza all’E. V. le mie impressioni sulle manifestazioni alle quali ho assistito. Non Vi farò quindi l’elogio del convegno presieduto egregiamente – con decisione e fermezza – dal dott. Mezzasoma, e organizzato in ogni dettaglio dal prof. Giani, sotto la guida di Vito Mussolini. Vi esporrò soltanto le mie impressioni sull’ambiente in cui si è svolto il Convegno, segnalando Vi quali – a parer mio – possono essere gli insegnamenti che qualsiasi fascista dovrebbe avere tratto dalle discussioni animate alle quali ha spiritualmente partecipato, insegnamenti che credo possano giovare immensamente a tutti coloro i quali si interessano della cultura e dell’educazione del popolo e in particolar modo della gioventù. Dirò subito che in quanto ai partecipanti al convegno e ai relatori, per me – dato il loro modo di esprimersi e di ragionare – potevano – grosso modo – essere divisi in tre ben distinte categorie di persone: squadristi ed ex combattenti della Grande Guerra; anziani e professori universitari; giovani ed ex combattenti delle guerre d’Africa e di Spagna.
Gli squadristi e gli ex combattenti della Grande Guerra parlavano per lo più battendo i pugni sul tavolo, con atteggiamento demagogico, ricordando il loro passato e affermando che per loro la mistica doveva individuarsi nell’azione rivoluzionaria e nella fede in Mussolini, la quale non si deve in alcun modo discutere.
Gli anziani e i professori universitari parlavano male celando un certo senso di sfiducia, di scetticismo o di adattamento più o meno bene celato.
I giovani e i reduci delle guerre d’Africa e di Spagna, pur dimostrando di non aver ancora idee ben chiare, discutendo si trovavano tutti d’accordo su questi due punti:
1. che è assurdo e inconcepibile identificare la mistica con l’azione oppure con una fede che non si può e non si deve discutere;
2. che non è affatto illogico e inopportuno pretendere di giustificarsi razionalmente la fede fascista, non solo perché per loro tale fede è intimamente vissuta, ma perché essi notano – meglio di ogni altro – una profonda e grande armonia nel pensiero di Mussolini. Perché avvertono la necessità di una nuova sintesi e sono certi di essere in grado di costruirla.
Lotta quindi al razionalismo ma non alla ragione, lotta ai «sofi» ma non alla cultura e alla filosofia, esaltazione piena e forte dell’azione qualora sia espressione di virtù consapevole, cioè qualora sia illuminata dalla ragione e dalla fede.
Da ciò che si è detto, si comprende benissimo che i giovani si sono dimostrati insoddisfatti sia delle affermazioni accomodanti o scettiche degli anziani e dei professori, sia delle affermazioni piene di fede – ma indimostrabili razionalmente – degli squadristi e dei combattenti della Grande Guerra. Ed è perciò che quando Silvio Maurano e Gennaro Villelli, squadristi e combattenti, hanno dichiarato di comprendere il loro stato d’animo, hanno calorosamente applaudito. Come hanno applaudito tutti coloro che hanno rivolto loro l’invito di costruire e non quello di agire e obbedire passivamente.
I giovani, in altre parole, hanno dimostrato chiaramente di voler rinforzare con la ragione l’intransigenza, il loro slancio e la loro fede, perché solo in questo modo, non avendo fatto lo squadrismo, sentono di poter servire degnamente e di poter continuare la Rivoluzione.
Fingere di non comprendere o volere ostacolare tale loro legittima aspirazione, significa per me farne tanti ribelli oppure tanti strumenti passivi, incapaci di agire, di produrre, di migliorarsi e di migliorare.
Note stonate nel Convegno non ce ne sono state, e tutto si è svolto nella migliore armonia.
Tre sole persone hanno tentato di mettere il bastone tra le ruote agli organizzatori del Convegno: Armando Carlini, Rodolfo De Mattei e un giovanissimo insegnante nelle scuole medie, un certo Barbera.
Armando Carlini, per amore della filosofia, perché con due abili domande voleva far dichiarare agli organizzatori del Convegno che non avevano ancora approfondito l’essenza vera della nuova mistica e che non erano in grado di elaborare una nuova sintesi filosofica (come se una sintesi filosofica potesse sorgere da un convegno o da una animata discussione).
Rodolfo De Mattei, il quale prima di partire da Roma aveva fatto sapere agli organizzatori di intervenire per fare alcune obiezioni; forse – aggiungo io – d’incarico dei superati ma sempre pericolosi sostenitori dell’idealismo attuale importato in Italia alla fine dello scorso secolo.
Barbera, perché crociano per profonda convinzione (ed è un vero peccato che sia tale perché è un giovane dinamico e intelligente, di appena 24 anni).
Contro il Carlini, che rappresentava il ministero dell’Educazione Nazionale, sono stato costretto ad alzarmi per fare alcune brevi precisazioni, contro De Mattei si è espresso più che chiaramente Giani nella sua relazione finale, contro Barbera si è espresso con fine ironia Nazzareno Padellaro, il quale abilmente ha confutato tutte le sue argomentazioni.
Ma la volontà di ragionare e di costruire insita in tutti i giovani, oltre che da ciò che abbiamo esposto, si può rivelare da un’altra inconfutabile constatazione, dal fatto cioè che, benché i primi due temi posti in esame fossero eminentemente storici, essi sono stati trattati nelle discussioni quasi da tutti (da tutti meno tre) dal punto di vista filosofico, cioè da un punto di vista eminentemente razionale, realistico e costruttivo.
In quanto ai cattolici dirò che il loro atteggiamento è stato più che corretto.
Compresa la chiara e netta distinzione fatta da Mezzasoma, da Giani, da Manacorda e da Padellaro, fra la mistica religiosa e la mistica fascista, essi hanno rivelato di disapprovare nei fascisti non l’esigenza di crearsi una nuova sintesi, sia pure mistica e aderente ai loro principi, ma la superficialità e l’imprecisione delle affermazioni fatte da alcuni nei riguardi della religione.
In complesso, da ciò che mi è stato possibile constatare, nonostante la diffidenza esistente a Milano fra i due opposti campi, io credo che se colà si lavorasse più in profondità nel campo culturale, gli intellettuali cattolici – affrontati con più solidi argomenti — inizierebbero a militare lealmente nelle file del Partito oppure verrebbero messi facilmente con le spalle al muro.
L’unanime approvazione hanno poi suscitato le affermazioni di Pallotta sulla necessità di esser mistici con i fatti e non soltanto a parole, quando ha accennato ai fenomeni del cumulismo, del carrierismo e del pescecanismo che vanno combattuti come la tendenza alla vita comoda e al pacifismo.
Degli altri relatori c’è poco da dire. Vale la pena soltanto di ricordare i nomi dei giovani Cambon e Cirese, appartenenti alle scuole medie, i quali hanno preso arditamente la parola per dire che approvavano le idee espresse dai loro colleghi universitari sulla necessità di non pretendere che i giovani credano soltanto per fede e abbiano fiducia nell’azione in se stessa, cioè nell’azione che non sia alimentata da una più alta ragione ideale.
Queste, per sommi capi, le mie impressioni sul Convegno.
La Scuola, il Partito e la stessa stampa, a mio modesto avviso, possono trarre molti insegnamenti dalle discussioni in esso svolte, ma l’insegnamento più grande è per me dato dalla volontà espressa dai giovani di rinforzare la loro intransigenza ideale non con un puro e semplice atto di fede, ma con un’azione metodica e intelligente nel campo della cultura, azione costruttiva e rivoluzionaria che va esercitata principalmente nella scuola, nei Guf, negli istituti di cultura fascista e anche nella stampa che, per incontrare il gusto del pubblico e in particolar modo quello dei giovani, dovrà acquistare una sua ben netta e definita personalità.

II

Il diario dal fronte occidentale di Niccolò Giani

Varese 8 settembre 1939 – Ricevo la cartolina di mobilitazione che sotto la data dell’8 settembre mi assegna «per esigenze speciali» al magazzino mobilitazione del battaglione alpini «Bassano» dell’11° reggimento alpini della 5a divisione Pusteria, dove (in Brunico) mi devo presentare (la cartolina consegnata a Mary).

Milano 14 settembre 1939 – Parto per Brunico alle 12.29. Vi arrivo la sera col capitano Vidoletti di Varese. All’albergo trovo il triestino Micheli, il veneto Giuriati e altri simpatici colleghi dell’11°.

Brunico 15 settembre – Assieme al capitano Vidoletti mi presento all’aiutante maggiore, maggiore Giovanettoni, e poi al comandante colonnello Antonio Massimino, piemontese solido e quadrato, di poche parole. Nonostante il mio desiderio di avere una compagnia del battaglione Bassano o di altro dell’11°, vengo assegnato assieme a Vidoletti al Comando di reggimento.

Brunico 16 settembre – Ricevo comunicazione da Varese, di data 13 settembre, che sono autorizzato a fregiarmi del distintivo del Decennale Milizia.

Brunico 17 settembre – Brunico è graziosa, aperta e verdeggiante la sua vallata che castelli e cime chiudono a cerniera. Uggiosi, antipatici gli abitanti: non salutano. Nessuna simpatia e neanche – e questo è più grave – nessuna stima e rispetto per gli italiani. Hanno bisogno di imparare a conoscere il bastone, ma, forse, ora cominciamo a pensarci.

Brunico 18 settembre – Nel pomeriggio sono stato a Campo Tures. Una sola constatazione: al castello ci è stata di guida – era con Vidoletti – una graziosa bimbetta di 9 anni. Purtroppo capiva appena appena l’italiano e lo biascicava anzi peggio. E dire che sono passati più di 20 anni da quel lontano 19 nel quale siamo entrati da vincitori in queste terre. Tra questa situazione e quella che, quasi quattro anni orsono, ò trovato sbarcando in Eritrea c’è un’analogia profonda. Perché? Abbiamo bisogno ancora di imparare a fare sul serio. Solo così si fanno le cose grandi.

Brunico 15 dicembre – Dopo un’alternativa di corse a Milano e a Varese – in questi mesi di servizio non ò rallentato in nessun modo la mia attività: l’apertura del «Covo» e la sua inaugurazione e apertura al pubblico il 15 novembre lo testimoniano – vengo inviato in licenza illimitata.
Si inizia un inverno intenso: bisogna preparare le armi e gli spiriti alla guerra in modo che la primavera ci trovi pronti a scendere in campo contro il tradizionale nemico di Parigi e di Londra.

A questo punto il diario si interrompe, per riprendere, poi, il 4 giugno 1940. Come abbiamo visto, l’attività della scuola — con cui Giani era rimasto in contatto anche sotto il profilo operativo – era stata sospesa pochi giorni prima. Quasi tutti i dirigenti vestivano già la camicia nera o il grigioverde. L’entrata in guerra appariva, ormai, imminente.

Milano 4 giugno 1940 – Dopo quasi 6 mesi di assenza rientro al reparto che da Brunico è in trasferimento per la zona d’impiego sul fronte occidentale. Salgo nella tradotta all’alba del 4, a Milano.

Case di Nava – A notte col Comando di reggimento raggiungiamo Case di Nava (con la tradotta fino a Garessio – col locale da Garessio a Ormea e da qui a piedi). A Case di Nava troviamo il battaglione Bassano qui giunto dal mattino. I battaglioni Trento e Bolzano sono invece ancora in trasferimento per raggiungere le località designate.
Mentre l’11° nucleo sussistenza è già a Case di Nava, l’11° reparto salmerie è ancora a Vipiteno da dove dovrà raggiungere Trappa (poco a valle di Ormea), e l’11a sezione sanità e il 639° ospedale da campo sono in viaggio essi pure per Case di Nava.
Abbiamo il 100% degli uomini, ma solo il 70% dei quadrupedi. Chi sia alpino sa cosa significa ciò: materiale che non si può portare al seguito. Si comincia a coniugare il verbo «arrangiarsi».

Case di Nava 5 giugno – Faccio una capatina a Colle di Casio dove si è attendato il battaglione Bolzano.

Case di Nava 6 giugno – Salgo sino a (Monesi) Piaggia, agli attendenti del Bassano che à lasciato Case di Nava per avvicinarsi alla zona del nostro probabile impiego, e dove domani lo raggiungerà il Trento (Monesi).

Case di Nava 7 giugno – Devo organizzare l’Ufficio P. Chiedo a Mistica 100 quaderni Le rivendicazioni italiane per distribuirli agli ufficiali e ai sottufficiali del reggimento. Scrivo alla Consociazione turistica italiana per avere carte della zona (Contea di Nizza). Mi interesso per una radio che funzioni ad accumulatore: voglio infatti impiantare un giornale da campo che porti agli alpini, ogni giorno, la voce della Patria.

Case di Nava 8 giugno – Sono preso dalla febbre a seguito di una tonsillite. Mi ànno visitato ben 4 medici: ognuno à proposto una diversa cura. Intanto io cerco di riprendermi per non dover essere mandato all’ospedale. Ho le tonsille piene di punti bianchi e qualche dottore à parlato di pericolo di nefrite. Ho subito cominciato una cura a base di Tioseptal e di gargarismi: spero che giovi.

Case di Nava 10 giugno – È la guerra! Il giornale da campo à cominciato oggi la sua vita. Mezz’ora dopo il discorso del duce, due motociclisti portavano ai reparti più lontani l’annuncio che è cominciata l’ultima guerra del Risorgimento. Sugli smunti fogli del ciclostile più di 3.500 soldati d’Italia ànno letto la parola d’ordine: Vinceremo! I cuori sono pieni di gioia. A tavola brindiamo. Fuori, l’oscuramento inizia l’atmosfera di guerra. Del resto è l’unico segno che dice che la nostra vita da questo momento vale la traiettoria di una pallottola. Penso a Mary e ai tre lupacchiotti che ò lasciato a Rapallo. È la seconda volta, in cinque anni, che il cannone ci divide.

Piaggia 11 giugno – Ci trasferiamo quassù, mentre il Bassano si sposta ulteriormente in avanti e attende alla testata di Rio Barca. Il Trento invece rimane a Monesi e il Bolzano passa alla testata di Rio Malapula. L’11° salmerie resta a Trappa, a Case di Nava rimangono la 11a sezione di sanità e il 639° ospedale da campo che però raggiungeranno domani a Monesi (rifugio) l’11° nucleo sussistenza.

Trappa 18 giugno – Nel trasferimento del reggimento dalla località Monesi-Piaggia a Trappa (Cuneo) per raggiungere il settore della Maddalena avvengono parecchi incidenti. Carrette che ribaltano, muli che precipitano dalle scarpate, ingorghi sulla stretta e malcomoda strada che scende al piano, mentre nel cielo terso passano gli aerei francesi per rovesciare il loro carico di morte su Savona e Genova.
Poco prima di Trappa il camion (R.E. 77910) nel quale mi trovo assieme a Perdichizzi ribalta nel Tanaro. Io me la cavo con un bagno sino alla cintola e con due ferite alla testa, ma il povero Perdichizzi è invece travolto e devo liberarlo da una cassetta e da alcuni sacchi che lo coprono sin sopra la testa. À la faccia gonfia e piena di sangue: con spruzzate d’acqua in faccia e un provvidenziale fiaschetto di grappa cerco di fargli riprendere conoscenza. Ma inutilmente. Col maggiore Musso lo accompagniamo al...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Introduzione
  4. Prologo
  5. I - Mussolini ha sempre ragione
  6. II - L'impero torna sui colli fatali di Roma
  7. III - Non aver paura di aver coraggio
  8. IV - Al bando gli indugi
  9. Epilogo
  10. APPENDICE - Documenti
  11. Note