Gli Uomini di Paglia (Il Giallo Mondadori)
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Gli Uomini di Paglia (Il Giallo Mondadori)

  1. 208 pagine
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Gli Uomini di Paglia (Il Giallo Mondadori)

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Anno del Signore 1381. Alla terza ora del pomeriggio di un giorno di gennaio, nella cappella di St John presso la Torre Bianca di Londra si tiene una sacra rappresentazione. Al cospetto del reggente Giovanni di Gand e dei suoi illustri ospiti, tra cui fratello Athelstan, parroco di St Erconwald, e il coroner sir John Cranston, si esibiscono gli Uomini di Paglia, i guitti di Sua Grazia. Alla luce di innumerevoli candele va in scena il confronto tra Erode e i Magi. Poi, durante i festeggiamenti al termine del dramma, si scatena il panico quando un ignoto assalitore colpisce alcuni dei presenti con dardi scagliati da una balestra. Al dilagare del terrore contribuiscono due teste mozzate comparse dal nulla, a una delle quali è stato infilato in bocca un pezzo di pergamena con un messaggio minaccioso. All'esterno viene presto rinvenuto il cadavere di uno degli Uomini di Paglia, in possesso di una balestra e di altri pezzi di pergamena, morto precipitando dalla Torre nel tentare la fuga. I sospetti si addensano sulla compagnia di attori itineranti, ma fratello Athelstan non si unisce al coro degli accusatori e rigetta una simile ricostruzione dei fatti. Per lui sulla vicenda si stagliano ben altre ombre. Quelle di una congrega di cospiratori e di un tenebroso figuro noto come il Basilisco.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2022
ISBN
9788835715856
1

“Febris sinocha”: convulsioni febbrili

Avvolto nel suo mantello, con la sciarpa e il berretto di castoro, sir John Cranston spronò il grande destriero, il suo vecchio cavallo da guerra Bayonne, più vicino al patibolo, che svettava come un’ombra nera sullo sfondo della campagna innevata intorno al priorato di St John a Clerkenwell.
— Avete riconosciuto uno dei vostri amici, sir John? — chiese un uomo della sua scorta, abbigliato in modo simile per proteggersi dal freddo.
— Io non ho amici — rispose Cranston da sopra la spalla. — Non qui, perlomeno. — Poi spinse Bayonne, che iniziava a scalpitare, più vicino ancora alla forca. — Lo so, lo so — disse sir John, come a voler placare l’animale. — Ma almeno qui non c’è puzza. — Cranston sollevò la sua considerevole mole sulle staffe e fissò il cadavere decomposto, congelato, che aveva la testa leggermente di sbieco e la corda che gli stringeva il collo scarno come una malevola collana. I corvi e le cornacchie avevano già fatto il loro lavoro, cibandosi degli occhi e di tutte le altri parti tenere come il naso, le orecchie e le labbra. Il volto del cadavere non era altro che una maschera bianca, ghiacciata, con dei buchi neri; il corpo rinsecchito si era fuso con la logora tunica con cui il fellone era stato impiccato. Cranston notò il ritaglio di pelle inchiodato sotto la spalla dell’uomo, e siccome nessuno aveva ancora provveduto a rimuoverlo, ci pensò lui. Srotolò la pergamena mentre Bayonne, scuotendo il muso in segno di protesta, si mise a sbuffare. Il suo fiato caldo salì come una nuvola nella gelida aria del mattino.
— Sì, sì — mormorò Cranston. — Abbiamo visto di peggio, vecchio mio. Ricordi quella fila di pali a Poitiers?... Dunque, cos’abbiamo qui? — Cranston diede un’occhiata al messaggio, scritto in caratteri netti anche se un po’ sbiaditi, lasciato dal funzionario che aveva sovrinteso all’esecuzione. — “Edmund Cuttler, fellone, ladro, borsaiolo, catturato sei volte, marchiato due volte, impiccato una volta sola.” — Cranston sorrise a quell’umorismo forcaiolo, poi fissò i resti patetici di Edmund Cuttler. — Povero vecchio pasticcione, ti hanno preso, alla fine. — Sir John abbassò lo sguardo alla pergamena ed esaminò la data. Cuttler era stato impiccato quattro giorni prima di Natale.
— Be’ — mormorò — giusto in tempo per congiungerti con gli angeli, sempre che tu non abbia rubato anche le loro aureole. — Cranston si fece il segno della croce, recitò una rapida preghiera per il defunto, rimise la pergamena dove l’aveva trovata e voltò il muso del cavallo. Il coroner fissò di nuovo il sentiero serpeggiante che si snodava a nord delle vecchie mura cittadine. Una nebbia nauseante saliva dal fiume, fondendosi con la densa foschia che gravava già sopra Moorfields. Da qualche parte nei pressi, le campane del priorato di Clerkenwell rintoccarono per annunciare l’ufficio divino, richiamando i fedeli alla preghiera del 9 gennaio nell’anno di Nostro Signore 1381, durante gli otto giorni di festività previsti per l’Epifania. Il Natale era passato da un pezzo, pensò con amarezza Cranston, così come i giorni di bisboccia che si era goduto insieme alla moglie Maude e ai suoi due figlioletti. Ormai le feste erano terminate, e ben presto, nel giorno di Sant’Ilario, le corti di giustizia si sarebbero riaperte. Cranston sarebbe tornato a sedersi a Guildhall, per giudicare una lunga litania di umane debolezze.
Bayonne scivolò all’improvviso su una lastra di ghiaccio. Cranston smise di rimuginare e fece correre lo sguardo prima sulla distesa bianca intorno a sé e poi sulla sua scorta, un intero convoglio di uomini a cavallo, armati, che sotto il pesante mantello indossavano gli abiti cittadini. Se ne stavano a distanza molto ravvicinata, imprecando e chiedendosi perché mai dovessero trovarsi proprio in quel luogo. Cranston afferrò le redini del cavallo e tastò l’impugnatura della spada sotto il mantello. Quando era arrivato lì, aveva provato un freddo terribile, oltre che una noia e un disagio mortali, ma adesso? La nebbia si sollevò in fretta rivelando delle rovine che, secondo taluni, risalivano addirittura all’età di Cesare. Il coroner sbatté le palpebre, in allerta. Aveva sentito un movimento? Aveva udito un clangore di metallo? Anche Bayonne prese ad agitarsi, come se il suo vecchio cavallo da guerra fiutasse l’avvicinarsi della battaglia. Cranston tranquillizzò il destriero; poi, frugando sotto il mantello, tirò fuori il piccolo otre di quel vino che non sembrava finire mai, bevve un lungo sorso di chiaretto rosso sangue e sospirò di piacere. Rimise a posto il tappo proprio mentre si chiedeva cos’avrebbe potuto combinare fratello Athelstan, il suo secretarius, oltre che il suo amico più intimo, in una mattina come quella. — Magari starà facendo una predica ai suoi parrocchiani sul bene comune — mormorò a se stesso. Poi emise un sospiro rumoroso. I suoi parrocchiani! Erano loro, o gente come loro, i responsabili del fatto che lui si trovasse lì ad attendere davanti a una forca, in un incrocio squallido e ghiacciato, l’arrivo di una delegazione da Dover? E se si fosse trattato di un’imboscata ideata e messa in atto dagli Uomini Retti?
— Mio signore.
Cranston si girò. Il sergente della scorta si era spinto in avanti col suo cavallo.
— Sir John, con tutto il rispetto, siamo fermi qui da talmente tanto tempo che avremmo potuto recitare un intero rosario.
— E continueremo a stare qui anche se dovessimo recitarne altri dieci — ringhiò Cranston, che poi scosse la testa, esasperato per l’asprezza della sua replica.
— Su, su — riprese, abbassando la sciarpa con il guanto ghiacciato. — Siamo qui — spiegò fissando il sergente, che aveva il viso arrossato per il freddo — perché Sua Grazia, il reggente Giovanni di Gand, zio del nostro amato re... e che Dio benedica tutto ciò che pende sia tra le sue orecchie che tra le sue gambe... sta per arrivare qui con i suoi agenti, i signori Oudernarde, e il loro seguito. Hanno appena lasciato le Fiandre e, come forse sapete, sono accompagnati da mastro Thibault, il magister secretorum del nostro reggente, e dal suo assistente, Lascelles.
— Ma cosa stanno portando, sir John? Un tesoro?
— Non lo so; mi è stato detto solo che devo aspettarli qui e poi scortarli alla Torre di Londra.
— Non hanno già abbastanza guardie?
— È quello che ho pensato anch’io — rispose Cranston. — Ma evidentemente non bastano. — Il coroner accarezzò il collo di Bayonne. — Voi come vi chiamate?
— Martin, sir John. Martin Flyford.
— Bene, Martin Flyford, cos’è che bolle in pentola? — Cranston gesticolò in direzione della città. — Londra è in preda al malcontento. La Grande Comunità del Regno trama per sradicare il passato e costruire una Nuova Gerusalemme sul Tamigi; e i suoi capi, gli Uomini Retti, stanno ideando dei terribili misfatti.
— È quello che fanno da sempre, sir John.
— Sì, ma adesso è diverso. — Cranston si interruppe sentendo il brusco richiamo di un uccello che aveva trovato rifugio tra le rovine. Che fosse una ghiandaia?, si chiese. Oppure no? Bayonne si era innervosito, comunque, e anche gli altri cavalli avevano cominciato ad agitarsi.
— Può darsi che si stiano avvicinando, sir John. Ma io vorrei solo sapere perché siamo stati mandati in questo posto.
— Perché Giovanni di Gand vuole così. — Cranston fece girare il cavallo, trasalendo per il freddo pungente. — Gli Oudernarde stanno portando qualcosa di importante, anche se Dio solo sa che cosa. E di sicuro Gand non vuole che si addentrino a Londra. Noi dobbiamo incontrarli qui e scortarli alla Torre lungo questo sentiero solitario. Preghiamo solo che arrivino prima che ci si congeli il fondoschiena. — Il coroner si tastò sotto il mantello e tirò di nuovo fuori l’otre di vino. Bevve un sorso, lo offrì al sergente e poi lo fece girare tra i soldati, che accettarono con gratitudine.
— Guardate, una lanterna! — gridò all’improvviso uno di loro. Cranston si girò sulla sella. Da lontano, nella nebbia, comparve un cavaliere incappucciato con una lanterna attaccata all’asta che l’uomo impugnava. Altre figure emersero come una linea spettrale di monaci, tutte avvolte in mantelli e cappucci che nascondevano quasi interamente il loro corpo a eccezione di un occasionale scintillio dell’acciaio delle spade e delle cotte. Cranston portò la mano all’elsa della spada, ma si rilassò mentre i cavalieri si avvicinavano e lui notò gli stendardi su cui campeggiavano i leopardi d’Inghilterra contro un vivido sfondo blu e rosso. Non appena il corteo emerse del tutto dalla nebbia, il coroner calcolò in fretta la presenza di una cinquantina di persone. Notò i visi congelati dei fiamminghi avvolti nei loro cappucci foderati di ermellino; gli altri erano arcieri veterani della Torre, che avevano firmato un contratto speciale per servire la Corona dopo gli anni passati a combattere in Francia. Ciascuno di loro era stato scelto con cura, e sul mantello portava lo stemma di un cuore bianco incatenato. Cranston conosceva di nome e di fama il loro capitano, Rosselyn, uno spietato massacratore che aveva messo insieme una piccola fortuna con tante estorsioni compiute in Francia. Il coroner spronò il cavallo in avanti, togliendosi il cappuccio dal viso e chiamando a gran voce il nome di Rosselyn. I due si scambiarono un rapido cenno di saluto, poi Cranston strinse la mano al capitano e gli chiese come fosse andato il viaggio da Dover. Per tutta risposta, Rosselyn si girò, si schiarì rumorosamente la voce e sputò per terra.
— Molto eloquente — mormorò Cranston. — Qualche guaio?
— Non ancora. — Rosselyn cercò di sbirciare tra la nebbia. — Ma Sua Grazia crede che potremmo essere attaccati vicino a Londra, magari a un tiro di freccia dalla Torre. I traditori premono da ogni parte.
— Ma su cosa state vigilando? — chiese Cranston. Rosselyn non sbatteva mai le palpebre dei suoi occhi azzurri, leggermente sporgenti. Fece un gesto con la testa alle sue spalle, dove gli arcieri, che si stavano rilassando, avevano aperto qualche varco nella loro fila compatta. Cranston colse la presenza di una donna. Ne era certo per la snellezza della forma e il modo in cui sedeva sulla sella, con le redini in mano. La testa, comunque, era avvolta in un ampio cappuccio, e dalla maschera che le copriva il viso spuntavano solo le fessure per gli occhi, il naso e la bocca. Il pony da carico dietro di lei era scortato da quattro arcieri, e altri tre fiancheggiavano la donna su ogni lato. Ai polsi e ai fianchi della donna erano state legate delle lunghe strisce di pelle, le cui estremità venivano rette dalla sua scorta.
— Nessuna domanda — sussurrò Rosselyn.
— Perciò nessuna menzogna — replicò Cranston. Il coroner si tirò su la sciarpa, alzò la mano e girò il cavallo verso la neve che adesso aveva preso a cadere vorticosamente. Cranston e Rosselyn cavalcavano uno accanto all’altro, in silenzio. Il coroner si voltava di continuo, e il silenzio intorno ai due stava diventando sempre più inquietante.
— Mi viene in mente un episodio capitato ad Aix, in Francia — mormorò Rosselyn. — Ricordate Philip Turbot, il capo di una banda di predoni? Noi lo chiamavamo Jakes il Gentiluomo. Ebbene — aggiunse Rosselyn, che non si aspettava una risposta — la jacquerie ha sterminato la sua congrega. I contadini in rivolta li hanno impalati tutti quanti. Turbot, in fuga, si è ridotto a rubare in una chiesa. Poi è rimasto intrappolato in una tormenta di neve, una tormenta così fitta che i contadini non ce l’hanno fatta a portarlo fuori città, fino alla forca. — Rosselyn indicò con un cenno del capo il patibolo da cui si erano appena allontanati. — Così l’hanno impiccato a una delle sbarre della finestra di una taverna e l’hanno sepolto nel canale di scolo lì vicino.
— Mi ricordo di Turbot — disse Cranston. — Sosteneva di essere un mago. Si vantava di essere arrivato in cima alla guglia di St Paul e, grazie a una lente che ha intrappolato la potenza del sole, sosteneva di essere riuscito a gettarne la luce con tale forza su un monaco di passaggio da farlo morire sul colpo. Una saetta più violenta di un fulmine.
— Sì, era proprio Turbot. — Rosselyn si stava divertendo. — Comunque, alla fine, hanno gettato il suo cadavere in quel canale di scolo. Ma durante la notte è arrivato un branco di lupi che hanno strappato il cadavere dalla sua tomba e se lo sono mangiato.
— E?
— E il suo è stato l’unico corpo che quei lupi hanno divorato per saziarsi.
— Be’, almeno qui di lupi non ce ne sono. — Cranston stava per afferrare l’otre di vino, quando i corni da caccia si misero a strepitare con forza a destra e a manca. Il coroner si accorse con stupore che la distesa innevata e deserta intorno a loro sembrava rivitalizzarsi all’improvviso. Sagome vestite di bianco sbucarono dal nulla, armate di archi e di balestre, e fecero partire una scarica di dardi. Altre, che impugnavano picche, spade e pugnali, si lanciarono contro i cavalieri, aumentando la confusione. Cranston sguainò la spada, dimentico del freddo, notando che una figura vestita di bianco, con sul viso una maschera dello stesso colore, avanzava verso di lui. Cranston spinse in avanti Bayonne e il suo nemico, che brandiva una picca, esitò, abbassando la sua arma, proprio mentre il cavallo del coroner gli andava addosso. Cranston si girò in fretta colpendo con la spada la testa dell’avversario in modo talmente forte che il sangue zampillò come una fontana. Il coroner si guardò intorno. Tutti i cavalieri erano sotto attacco, e i loro aggressori vestiti di bianco parevano spuntare fuori da ogni parte. Cranston comprese la tattica a cui i loro nemici stavano ricorrendo. L’idea era quella di circondare i cavalieri con gli uomini armati di picche, utilizzando gli altri per colpire e azzoppare i cavalli. E a distanza così ravvicinata, per gli arcieri era impossibile usare le frecce con efficacia. Gli attacchi si concentravano per lo più sui fiamminghi che stavano al centro, come se il nemico volesse impadronirsi della misteriosa prigioniera e del pony col suo carico. Cranston spronò il cavallo avanzando accanto a quello di Rosselyn, mentre il capitano era intento a colpire con furia micidiale un aggressore che peraltro già grondava di sangue.
— Per l’amor del cielo, andiamocene! — gridò Cranston. — Abbiamo i cavalli, no? Non facciamoci intrappolare qui!
Rosselyn estrasse un piede ferito dalla staffa e sferrò un calcio al suo assalitore, disarcionandolo, mentre al contempo si tirava giù la sciarpa scoprendo un volto sudato e sporco di sangue.
— Va bene — convenne, guardandosi alle spalle. — Sir John, avete ragione. Quelli finiranno per circondarci. — Rosselyn afferrò il corno da caccia ed emise tre note penetranti. Dapprima il segnale non ebbe nessun effetto, così Rosselyn lo ripeté e i cavalieri cominciarono lentamente ad avanzare per sottrarsi alla mischia. Soldati e arcieri reali si compattarono usando armi e cavalli per liberarsi dai loro oppressori. I corpi cadevano ancora dalle selle, ma Cranston, che era stato virtualmente ignorato mentre l’attacco si indirizzava verso il centro, tirò un sospiro di sollievo. I cavalieri si aprirono un varco e spronarono i cavalli al galoppo lungo il terreno ghiacciato. Dardi e frecce continuarono a solcare l’aria per un po’, ma alla fine i fuggitivi riuscirono a mettersi in salvo. L’orda di cavalieri superò di getto la chiesa di Ognissanti, vicino alle mura di Londra, e si immise sulla strada principale, scintillante per il ghiaccio, che da Aldgate portava alla Torre.
Athelstan, parroco di St Erconwald a Southwark, fissò sconsolato i fedeli raccolti davanti al coro della loro chiesa. Si erano riuniti per la festa di Sant’Ilario, il 13 gennaio dell’anno di Nostro Signore 1381. Nonostante gli sforzi compiuti da Athelstan, la chiesa era gelida. Aveva fatto portare dei bracieri pieni di pezzi di carbone incandescenti come tizzoni infernali, o così li aveva descritti Moleskin, il barcaiolo. E tuttavia, la nebbia del primo mattino era riuscita a insinuarsi sotto la porta e dalle fessure alle finestre, congelando tutti quanti. Athelstan aveva deciso di aspettare. Non avrebbe continuato con la messa. Aveva appena officiato la consacrazione e offerto il bacio della pace, quando erano nati i guai. La causa del conflitto risiedeva in un gruppo separato alla destra di Athelstan, vicino alla porta della sacrestia: Humphrey Warde, sua moglie Katherine, i figli grandi, Laurence e Margaret, e infine il piccolo Odo, un bimbo tutto infagottato che se ne stava in braccio alla madre. I coniugi facevano gli speziali e si erano trasferiti in un negozio di Rickett Lane, a breve distanza dal...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. GLI UOMINI DI PAGLIA
  4. PERSONAGGI PRINCIPALI
  5. 1. "Febris sinocha": convulsioni febbrili
  6. 2. "Mulcator": predatore
  7. 3. "Ursus marinus": orso marino
  8. 4. "Vermis": il serpente
  9. 5. "Jocus": scena drammatica
  10. 6. "Deperditio": distruzione
  11. 7. "Celamentum": segreto
  12. 8. "Dissultus": separazione
  13. NOTA STORICA
  14. NOTA DELLSINGLE_RIGHT_QUOTEAUTORE
  15. Copyright