Sherlock Holmes. La nazione è in pericolo (Il Giallo Mondadori Sherlock)
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Sherlock Holmes. La nazione è in pericolo (Il Giallo Mondadori Sherlock)

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  1. 192 pagine
  2. Italian
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Sherlock Holmes. La nazione è in pericolo (Il Giallo Mondadori Sherlock)

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Informazioni sul libro

Al 221B di Baker Street è in corso una partita a scacchi che il buon dottor Watson si illude di poter vincere. Contro un avversario del calibro di Sherlock Holmes, tuttavia, fissarsi su uno schema d'attacco che appare risolutivo è un grave errore. Perché lui nel frattempo ha già escogitato le necessarie contromosse che gli assicureranno lo scacco matto. A non commettere questo stesso errore di valutazione dovrebbero stare attenti i nemici dell'Inghilterra che, sullo scacchiere europeo di un tetro 1906, ordiscono trame foriere di una guerra catastrofica. Per affrontarli e sconfiggerli l'intelligence militare britannica si rivolge infatti al grande investigatore, convocato d'urgenza a Whitehall in seguito al trafugamento di un dispositivo segreto dalla nave Dreadnaught, avanzatissima meraviglia della tecnologia bellica in attesa del varo nel cantiere di Portsmouth. Dal recupero del congegno, di incalcolabile valore strategico, può dipendere il destino della nazione. E Holmes dovrà dispiegare tutto il suo genio per battere un potente antagonista che, da Berlino, muove le pedine di una sfida mortale.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2022
ISBN
9788835715849
Argomento
Literature
Categoria
Noir Fiction

1

Cantiere navale di Portsmouth, ottobre 1906

La nebbia si posò come un grigio sudario sul cantiere navale, schermando l’illuminazione elettrica fino a renderla un insieme di pallidi bagliori nell’oscurità della sera.
La nave riposava all’interno del bacino, massiccia e silenziosa. La sua sovrastruttura brillava nell’abbraccio umido della nebbia, ergendosi a mo’ di piramide fra le torrette corazzate, da cui spuntavano gli enormi cannoni da dodici pollici che con le loro profonde bocche nere promettevano distruzione e vittoria contro chiunque avesse osato sfidarne il potere.
La nave era stata progettata come una micidiale macchina di morte e la sua adozione da parte della Marina britannica aveva in un solo colpo reso obsoleta qualsiasi altra nave da guerra del mondo.
Ritta sulla passerella d’acciaio che sovrastava lo scafo, la sentinella rabbrividì, avvertendo il freddo umido che infestava l’intera struttura. Si chiamava Sidney Shilton e si era arruolato nella Marina militare di Sua Maestà circa tre anni prima. Non era stata una decisione presa a cuor leggero. Sidney era nato in una famiglia di minatori e aveva sperimentato le terribili condizioni delle persone costrette a sopravvivere grazie a quel lavoro infame, rischioso e malpagato. Così, aveva scelto di rompere con le “tradizioni” familiari e di migliorare la propria vita, lontano da casa.
In Marina, aveva provato il calore del cameratismo e fiutato la possibilità di incredibili avanzamenti di carriera, difficilmente ottenibili altrove. Per non parlare del fatto che il suo fisico slanciato gli aveva assicurato un grande successo con le donne e, per ogni nuovo giorno di licenza, un costante approvvigionamento di spasimanti di ogni tipo. Infine, il prestigioso incarico di sentinella a guardia della nave non era risultato particolarmente oneroso e, anzi, era stato da lui interpretato come segno della fiducia di cui godeva presso i superiori. In altre parole, la sua esistenza non avrebbe potuto essere migliore.
Sidney era assorto in questi pensieri quando si rese conto che il suo turno sarebbe terminato di lì a poche ore, precisamente alle sei del mattino. E quella sera stessa Sally sarebbe uscita con lui in veste di “fidanzata ufficiale”. Già pregustava le situazioni che l’imminente serata prometteva di offrirgli. E forse vi indugiò un po’ troppo, visto che i suoi sensi, offuscati dalle fantasticherie, non gli diedero modo di accorgersi della mano che gli serrava la bocca e della lama che gli recideva di netto la trachea e la carotide.
Avrebbe voluto dire qualcosa, pronunciare almeno una parola, ma il fiume di sangue e la mancanza d’ossigeno glielo impedirono. Mentre il suo corpo si accasciava lentamente sul duro acciaio scintillante della passerella, Sidney si spense e sprofondò nel pozzo nero dell’eternità.

Berlino, febbraio 1906

Gli occhi azzurri, delicati e lattiginosi, fissavano vuoti i ceppi ruggenti che alimentavano l’enorme fuoco del camino.
L’uomo, poco meno che sessantenne, si abbandonò sulla poltroncina di pelle e si lasciò coccolare dal calore. La giacca di seta cremisi era un po’ stropicciata e le estremità della cravatta, il cui nodo era stato frettolosamente sbrogliato, pendevano allentate sulla camicia bianca. La gamba destra si allungò verso il fuoco, mentre l’altra restò piegata ad angolo, così da consentire al piede di restare poggiato sullo spesso tappeto. La mano sinistra, che stringeva un bicchiere di brandy quasi vuoto, giaceva immobile sul bracciolo della poltroncina, e soltanto il nervoso movimento della gamba indicava che l’uomo era vivo e cosciente.
Era il colonnello Sebastian Moran, già in forze presso l’Esercito di Sua Maestà Imperiale, quindi assassino prezzolato sul libro paga del defunto professor Moriarty, braccato dalle autorità britanniche, costretto a fuggire dal suo paese nativo e attualmente residente in una grande casa alla periferia di Berlino.
Moran stava riflettendo sulle sorti della sua esistenza quando, da una porta laterale, provenne un colpetto leggero.
Ja? — brontolò, muovendo appena la mano che reggeva il bicchiere.
La porta si aprì, lasciando trapelare un fascio di luce elettrica.
— Herr Oberst, il generale Von Schiffert è qui — disse una voce in un inglese quasi perfetto.
— Dica pure al generale di entrare, Karl — ordinò Moran.
— Posso accendere la lampada, Herr Oberst? — chiese l’altro di rimando.
— Sì.
Improvvisamente la stanza si illuminò, evidenziando i pesanti arazzi e la ricca decorazione in linea con l’arredamento tedesco del Diciannovesimo secolo.
Il generale Von Schiffert entrò un istante dopo e si fermò davanti a Moran. Si inchinò educatamente e dichiarò: — Oberst Moran, ich denke dass die Zeit für eines kleines gesprochen hat gekommen.
Moran si alzò lentamente dalla sedia e lo fissò. — Bitte, Herr General — disse. — Ich spreche nicht gut Deutsch. Wollen Sie auf Englisch sprechen?
Il generale sorrise con gentilezza. — Naturalmente — rispose in perfetto inglese. — La prego di perdonarmi. Pensavo che l’ultimo anno in questo paese le avesse consentito di approfondire meglio la conoscenza della nostra lingua.
Moran posò il bicchiere di brandy sul tavolino e sorrise condiscendente. — È lei a dovermi perdonare, Herr General. Durante la mia permanenza qui in Germania ho avuto poche opportunità di lasciare questa casa e di incontrare altri tedeschi. Il personale di servizio che mi è stato assegnato conversa con me nella mia lingua... benché Karl, su mia insistenza, si sforzi talvolta di comunicare in tedesco.
Von Schiffert chinò il capo con aria comprensiva. — Capisco perfettamente — disse. — Ho avuto la fortuna, come membro del Sicherheitsdienst del Kaiser, di imparare diverse lingue.
A queste parole, Moran si irrigidì. — Sicherheitsdienst?
— Servizi segreti — rispose prontamente Von Schiffert.
— La Germania possiede dunque un apparato informativo riservato? — ribatté Moran.
L’altro annuì. — Un nuovo paese che lotta per affermarsi contro nazioni più grandi e invidiose del suo potenziale ha necessariamente bisogno di servizi di informazione e sicurezza — dichiarò. — Ora, se posso sedermi...
Moran, rendendosi conto di non aver ancora fatto accomodare l’ospite, si affrettò a indicare la poltroncina di fronte alla propria. — La prego, generale, prenda posto — disse. — E perdoni la mia scortesia.
Von Schiffert si sistemò sulla poltroncina.
— Forse gradisce qualcosa da mangiare? — domandò Moran.
L’altro scosse la testa. — Ho già pranzato al mio circolo — rispose. — Tuttavia, un bicchiere di brandy non mi dispiacerebbe.
Moran chiamò Karl. La porta si aprì di nuovo e l’inserviente entrò.
Ja, Herr Oberst?
Zwei grosse Brandies, schnell! — ordinò Moran.
Jawohl, Herr Oberst — rispose l’altro, scomparendo dalla stanza.
“Finalmente sta imparando qualcosa delle nostre usanze” pensò Von Schiffert. “Quando ha chiesto i due brandy, ha usato il pollice e l’indice. Un inglese avrebbe usato l’indice e il medio.”
Per qualche istante, mentre attendevano il liquore, i due si intrattennero a conversare su argomenti di circostanza, come la bellezza dell’Unter den Linden in primavera e l’allegria del Tiergarten, con la sua atmosfera cosmopolita. Tuttavia, dopo che Karl fu ricomparso con le bevande, il colloquio si fece più serio.
— Sta gradendo il suo soggiorno nel nostro paese? — chiese Von Schiffert, una volta uscito l’inserviente.
— La Germania si è dimostrata molto accogliente — rispose Moran. — Ogni mio desiderio è stato esaudito al meglio. Un vero cambiamento rispetto a ciò a cui ero abituato nel mio paese.
Von Schiffert annuì soddisfatto. — Al riguardo, posso solo confermarle che la Germania accoglierà sempre chiunque sia disposto, per così dire, a giurarle fedeltà — mormorò, guardando Moran. — Posso supporre che questo sia il suo caso, giusto?
Il colonnello non esitò a rispondere. — Le assicuro, Herr von Schiffert, che qualunque lealtà io possa aver dimostrato in passato verso il mio paese d’origine ora non esiste più. Gli inglesi mi hanno ricompensato solo con rifiuto e odio. Ecco perché sono venuto qui, dove il mio talento è senza dubbio più apprezzato.
Von Schiffert sorrise malignamente. — Bene. Allora presumo che una piccola richiesta da parte del mio governo, tale da generare più di qualche danno all’Inghilterra, le causerebbe ben poca costernazione.
Moran annuì. — Detesto gli inglesi: mi hanno abbandonato e, se potessero, mi condannerebbero all’impiccagione — dichiarò. — La prego, mi dica pure. Come posso esserle utile?
— Fino a che punto è disposto a spingersi, pur di danneggiare la sua patria? — chiese Von Schiffert.
— Fino a dove lei lo ritenga opportuno — rispose Moran.
— Ottimo! — esclamò Von Schiffert. — Questo è tutto ciò che desideravo sapere. Ora le dirò cosa vorrei che facesse per noi. — Bevve un sorso di brandy prima di continuare. — Colonnello Moran, stia certo che, se accettasse il mio incarico e poi per un qualsiasi motivo si tirasse indietro, i benefici di cui ha goduto finora decadrebbero immediatamente e lei verrebbe rimpatriato. Inutile che le illustri la sorte che le toccherebbe, qualora questa malaugurata eventualità dovesse verificarsi.
Moran parve indifferente. — Mi dica cosa vuole che faccia — replicò.
Von Schiffert bevve un altro sorso di brandy. — Molto semplicemente, colonnello Moran, la metterò a capo di una squadra di uomini da me personalmente reclutati. Vi recherete in Inghilterra per trafugare degli armamenti che potrebbero rivelarsi vitali per la nostra Marina militare nel caso di un futuro conflitto con il paese che lei tanto disprezza. Sarebbe disposto a intraprendere una tale missione?
Per un momento, Moran si accarezzò la gola come se sentisse stringersi il nodo della corda del boia.
— Mi rende impossibile rifiutare — disse infine, sommessamente.

Magazzino Albert Smith & Co., Portsmouth, ottobre 1906

Albert Smith era arrivato a Portsmouth verso la fine del 1898 e aveva rilevato un’attività commerciale già avviata, una drogheria all’ingrosso. Nei primi due anni, l’azienda era cresciuta a tal punto che, nel 1900, Albert aveva acquisito la proprietà di un grande edificio e vi aveva trasferito tutta la merce. Se il suo acume personale aveva contribuito non poco al successo dell’attività, va anche detto che gli ordinativi si dovevano per lo più a clienti europei, i quali con cadenza regolare accreditavano sui suoi conti somme considerevoli.
Il fatto che tutti questi pagamenti provenissero dalla stessa banca con sede a Zurigo non aveva preoccupato minimamente Albert. Come per la maggior parte degli uomini avidi, anche per lui il fine tendeva a offuscare i mezzi. I cospicui profitti gli avevano permesso di installare l’illuminazione elettrica nel nuovo magazzino. Questa operazione si era dimostrata di immenso beneficio, poiché gli aveva consentito di impiegare lavoratori a turni regolari, così da soddisfare gli ordini dei clienti più esigenti, che richiedevano un servizio di spedizione e consegna ventiquattr’ore su ventiquattro.
Man mano che i suoi affari crescevano, cresceva anche il suo prestigio nella comunità. Nel luglio 1901 Albert era stato invitato a far parte del consiglio della Camera di commercio ed era stato avvicinato dalla sezione locale del Partito liberale per essere candidato come consigliere comunale. Nel giugno dell’anno successivo, l’ormai consigliere Albert Smith aveva incontrato, corteggiato e quindi sposato Mary, la figlia più giovane di un affermato agente immobiliare. Poco dopo, si era trasferito in una deliziosa casa nella zona più ricercata della città. Nel dicembre del 1903 la coppia era stata benedetta dall’arrivo di due gemelli i quali, sopravvissuti ai capricci del parto, avrebbero goduto per tutta la vita di ottima salute. Con l’avvento del 1906, Albert era ormai diventato uno degli uomini d’affari più importanti della città: la notizia delle sue va...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. SHERLOCK HOLMES. LA NAZIONE È IN PERICOLO
  3. PERSONAGGI PRINCIPALI
  4. 1
  5. 2
  6. 3
  7. 4
  8. 5
  9. 6
  10. 7
  11. 8
  12. SOTTO LA LENTE DI. SHERLOCK
  13. I RACCONTI DI. SHERLOCK
  14. SHERLOCK HOLMES. IL MISTERO DI EILEAN MÒR. di G.P. Rossi
  15. Copyright