Autopsia
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Autopsia

  1. 300 pagine
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Dopo un'assenza durata parecchi anni, l'anatomopatologa forense Kay Scarpetta torna in Virginia, lo Stato dove ha avuto inizio la sua brillante carriera. Kay e suo marito Benton Wesley, ora psicologo forense per i servizi segreti americani, si sono trasferiti ad Alexandria, a pochi chilometri dal Pentagono, in un mondo post-pandemico lacerato da disordini civili e politici. Scarpetta è diventata capo medico legale, ma si trova a lavorare con una segretaria prepotente e a gestire una situazione di trascuratezza e presunta corruzione. Dopo poche settimane, viene chiamata sulla scena di un crimine: presso i binari della ferrovia è stato ritrovato il corpo di una donna, orribilmente mutilata. E, non appena Kay inizia a indagare, gli indizi rivelano un quadro inquietante: l'omicidio potrebbe essere opera di un serial killer. Nello stesso tempo, una catastrofe in un laboratorio spaziale segreto mette in pericolo la vita degli scienziati a bordo. In quanto membro della Doomsday Commission, specializzata in casi sensibili per la sicurezza nazionale, Scarpetta è convocata alla Casa Bianca e incaricata di scoprire cosa sia successo. Mentre è impegnata a lavorare alla prima scena del crimine nello spazio, però, il male si avvicina pericolosamente a casa sua.

In questo nuovo romanzo della sua rivoluzionaria serie con protagonista Kay Scarpetta, Patricia Cornwell cattura i lettori con colpi di scena, alta tensione e i dettagli forensi che l'hanno resa famosa, ricordandoci ancora una volta perché è la scrittrice di gialli più venduta al mondo.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2022
ISBN
9788835715207

1

Un tramonto infuocato si spegne all’orizzonte che si va oscurando nella Old Town di Alexandria già prima delle cinque del pomeriggio.
È il lunedì dopo la festa del Ringraziamento. La luna è velata dalla nebbia che si alza dal Potomac, il vento soffia a raffiche, scuotendo alberi e cespugli, mentre le foglie morte formano mulinelli e corrono sull’asfalto. Nuvole minacciose avanzano come un esercito nemico e le bandiere di fronte al mio quartier generale in Northern Virginia sbattono con violenza.
Mi chino sullo schedario ignifugo e digito la combinazione sulla serratura fail-safe. Apro il cassetto più in basso e prendo il grosso raccoglitore a fisarmonica che mi trascino dietro ormai da molti mesi. Sento l’odore stantio dei documenti governativi desecretati che risalgono alla fine degli anni Quaranta, molti dei quali pesantemente editati e quasi illeggibili.
Ho parecchie cose da rivedere prima della prossima riunione della National Emergency Contingency Coalition, meglio nota come Doomsday Commission – la commissione dell’Apocalisse –, questa volta al Pentagono. Le responsabilità che mi ha affidato la Casa Bianca non sono per i deboli di cuore, ma non sono urgenti quanto ciò che ho davanti.
Non riesco a smettere di pensare alla donna assassinata che si trova giù di sotto, nella cella frigorifera. Rivedo gli squarci sul collo, i monconi sanguinanti là dove le hanno tagliato le mani, e non so chi sia. Praticamente non so nulla di lei oltre a quello che mi può dire il suo corpo, abbandonato come spazzatura accanto ai binari della ferrovia di Daingerfield Island, parecchi chilometri a nord di qui. Ho passato tutto il fine settimana a esaminarla, ma non ho fatto neppure un passo avanti.
Ho accettato questo incarico da meno di un mese e ho avuto sgradevoli problemi uno dopo l’altro, accompagnati da atteggiamenti ostili e varie forme di ostruzionismo. Mi sono ritrovata in un bel ginepraio: affermare che la mia presenza non è apprezzata è un eufemismo. Mi sfilo il camice, lo appoggio sullo schienale della sedia e copro il microscopio. In lontananza riecheggia il rombo del tuono e il cielo è illuminato dai lampi.
Dal mio ufficio d’angolo al secondo piano ho un posto in prima fila per questo dramma meteorologico. Il parcheggio che condividiamo con i laboratori forensi si è svuotato rapidamente e i lampioni si accendono fiochi. Decine di scienziati, medici e impiegati si affrettano verso le loro macchine, mentre la pioggia comincia a battere sulle finestre.
Non conosco ancora molte persone qui, e altrettante non si ricordano di me da quella che mi sembra essere una vita fa. I millennial in particolare non c’erano quando diventai la prima donna a dirigere l’Istituto di medicina legale della Virginia, e ho gestito il sistema statale per oltre dieci anni prima di prendere altre strade. Credevo di essermene andata per sempre e non avrei mai immaginato di tornare qui: spero di non aver fatto l’errore più grande della mia vita.
Sugli schermi piatti montati a parete posso vedere le immagini in diretta dell’interno e dell’esterno del mio edificio: in questo momento la guardia notturna sta attraversando il cavernoso garage. Mi sembra di essere un fantasma o una spia mentre lo osservo sbadigliare e grattarsi, inconsapevole delle telecamere a circuito chiuso. Ha circa sessant’anni, si chiama Wyatt, ma non so il suo cognome.
Porta un’uniforme kaki con le patte delle tasche marroni che lo fa sembrare uno sceriffo. Sale la rampa di cemento che conduce all’obitorio e preme un pulsante sulla parete: le enormi porte cominciano a srotolarsi verso il basso tra i fumi di scarico del carro funebre che esce, probabilmente con il corpo del suicida della Fairfax County, stando alle schede di uscita.
«Dottoressa Scarpetta?» la mia zelante segretaria inglese mi interrompe aprendo la porta fra i nostri uffici. «Mi dispiace disturbarla.» Non le dispiace affatto, considerando quanto raramente si preoccupi di bussare.
«Io sto per uscire, e lo dovrebbe fare anche lei.» Mi sposto da una finestra all’altra chiudendo le veneziane.
«Ho appena parlato con August Ryan» annuncia. «Voleva informarla che si è creata una situazione per la quale è richiesto il suo aiuto.»
«Si tratta della donna che è di sotto?» Immagino sia così, visto che io e l’investigatore della US Park Police non parliamo da venerdì sera.
Spero che finalmente abbia nuove informazioni. Il caso ha attirato l’attenzione dei media e circolano su Internet voci e teorie, ma è quasi impossibile risolvere un crimine violento senza conoscere l’identità della vittima.
«Ha bisogno di incontrarla da qualche parte.» La mia segretaria si comporta come se fossi io a dover rispondere a lei e non l’opposto.
Nel suo tipico abbigliamento, tailleur di tweed e mocassini, i capelli grigio ferro con un’acconciatura anni Cinquanta, Maggie Cutbush mi osserva con disapprovazione da sopra gli occhiali con la montatura metallica portati sulla punta del naso aquilino.
«Mi deve incontrare per…» comincio a dire.
«Le spiegherà» mi interrompe lei.
«Perché non mi ha passato la telefonata? Oppure lui avrebbe potuto chiamarmi direttamente: l’altra sera, sulla scena del crimine, gli ho dato il mio numero di cellulare.»
«Io e August abbiamo lavorato insieme per anni. Lui è stato abbastanza gentile da verificare prima con me, e la chiamerà quando sarà in macchina» dice con gradevole accento londinese e zero rispetto per un superiore. Di certo non per un’italiana di seconda generazione cresciuta in povertà a Miami.
Prendo il giaccone dall’appendiabiti. Non vedo l’ora di uscire di qui, e non a causa dell’attuale compagnia o del brutto tempo. Oggi è il compleanno di mia nipote – un compleanno difficile visto tutto quello che è successo – e ho programmato una festicciola tranquilla, in casa, con solo noi di famiglia.
«Uno dei punti di forza del dottor Reddy è saper delegare.» Maggie non ha finito di pontificare. «Non distribuiva il proprio numero personale come dolcetti ad Halloween.» Come se io lo facessi. «Ha messo in chiaro di non essere agli ordini della polizia. È una lezione che farebbe bene a imparare.»
Non perde occasione di parlare del suo ex capo, quello che io ho sostituito, a quanto pare in base a premesse non del tutto veritiere. Oppure – per meglio riassumere quanto accaduto quando mi sono trasferita qui dal Massachusetts – con un’offerta ingannevole. Tutto è cambiato in un batter d’occhio.
Era ormai troppo tardi quando ho scoperto che Elvin Reddy non avrebbe lasciato l’impiego statale per il settore privato, come aveva promesso a me e ad altri più in alto di me. Invece è stato nominato nuovo commissario alla Sanità della Virginia, e ha la supervisione di tutti i dipartimenti che si occupano del benessere e della sicurezza del pubblico. Tra i dipartimenti c’è anche l’OCME, l’Istituto di medicina legale, ovvero io rispondo a lui quando si arriva al dunque, un astuto trucchetto politico se mai ne ho visto uno.
«Come vede, le persone ci mettono poco a sentirsi importanti» commenta ironica Maggie. «Le suggerirei di portare con sé un investigatore. Stasera Fabian è reperibile: qualche minuto fa, quando sono passata davanti alla scrivania, lui c’era.»
«Dipende da cosa abbiamo da fare» rispondo. «Probabilmente non sarà necessario e credo di potermela cavare da sola.»
Mi guardo intorno alla ricerca dello spray dell’acqua filtrata e lo vedo su uno scaffale accanto al tavolo delle riunioni.
«Non è affatto saggio che il capo si presenti, tanto meno da sola, e non costituisce un buon precedente visto che lei ha appena iniziato» afferma Maggie, come se io fossi caduta dal pero pochi minuti prima.
«Senta, sono sicura che lei abbia a cuore i miei migliori interessi.» Non lo dico in tono sgarbato e neppure sprezzante.
«Questo è ovvio» risponde, occupando la soglia della nostra porta condivisa. Io aggiro scatoloni di libri ed effetti personali che devo ancora sballare.
«Capisco che il mio stile non sia di suo gradimento, Maggie.» Comincio a spruzzare il mio ficus lyrata e le orchidee. «Ma non sono il tipo che fa tante cerimonie. Se non possono disturbare me, perché dovrebbero farlo con qualcun altro?»
È tutto ciò che posso dire senza rivelare il motivo principale per cui mi hanno chiesto di diventare di nuovo il capo: il numero imbarazzante di casi trascurati o mal gestiti per anni, soprattutto qui in Northern Virginia, che ha problemi particolari a causa della sua posizione geografica. Il mio ufficio si trova a soli otto chilometri dal Pentagono e, accettando questo incarico, io ho chiesto di lavorare dal quartier generale di Alexandria. Considerando i diversi obblighi a livello nazionale che abbiamo io e mio marito, è importante per noi essere molto vicini a Washington D.C.
«Se la polizia ha bisogno del mio aiuto, io sono qui per questo.» Poi ripeto a Maggie: «Non serve che passi attraverso di lei».
«Immagino che dovremo rimandare la festa di compleanno di Lucy» mi dice cambiando bruscamente argomento. «Benton, Pete Marino, sua sorella… ci sono altri? Li informerò io.»
«Nessun altro, e concordo che sarebbe meglio farlo.»
Non smetterò mai di sentirmi in colpa perché regolarmente deludo qualcuno, ma la violenza e le tragedie senza senso non badano a chi sei o all’occasione, e qualcuno deve pur rispondere. Torno alla mia scrivania ripromettendomi di rimediare con Lucy come ho già fatto molte volte.
«Non riesco a immaginare quanto debba essere difficile.» Maggie scuote tristemente la testa in uno sfoggio di falsa empatia. «Perdere la compagna e il figlio adottivo» continua. Ma io non intendo parlare di mia nipote né del motivo per cui vive a casa mia. «Non che capisca appieno quello stile di vita. Ma in questo periodo dell’anno tutto è più difficile per chi è già infelice.»
Sorvolando su quanto riesce a essere offensiva, le dico che non ha motivo di aspettare e che può andare a casa. Le raccomando di guidare con prudenza, con tutta quella pioggia e quel vento. «Vedrò cosa vuole August Ryan.»
Spero che mi voglia comunicare qualcosa che mi aiuti con la donna uccisa che ho nella cella frigorifera. Non serve un patologo forense per capire che è morta dissanguata quando una lama affilata le ha reciso le arterie carotidi. Non so quanti anni avesse, probabilmente poco meno o poco più di trenta, quando qualcuno le ha fracassato il cranio colpendola alle spalle e le ha tagliato il collo fino alla spina dorsale.
Venerdì scorso, quando mi sono recata sulla scena del delitto, in una zona boscosa e isolata di Daingerfield Island, il tempo era pessimo. Riesco ancora a sentire l’odore del legno trattato con il creosoto, le gocce di pioggia che cadono sulle traversine della ferrovia mentre io esamino ogni centimetro del suo corpo con una lente d’ingrandimento. I fasci di luce delle torce tattiche fendevano l’oscurità come laser mentre i poliziotti esaminavano la zona.
Non hanno trovato niente, solo un penny appiattito, probabilmente schiacciato dal treno pendolari delle 19, quando il macchinista ha visto quello che credeva un manichino nudo abbandonato di fianco ai binari.
«Odio rovinarle la serata» dichiara subito August Ryan quando rispondo al telefono. «Perché sono quasi sicuro che sarà così, e già le posso dire che non sarà gradevole arrivare fin qui in macchina. Ma come ho spiegato a Maggie poco fa, non glielo chiederei se non fosse importante.»
«Cosa posso fare per lei?» chiedo mentre annoto data e ora su un piccolo taccuino Moleskine.
«Abbiamo una persona scomparsa e la situazione non sembra buona» dice il detective della Park Police andando subito al punto.
«Mi scusi, sta parlando del caso di venerdì scorso?» chiedo perplessa. «Crede forse che la donna scomparsa possa essere quella che giace nella mia cella frigorifera?»
«A quanto pare potrebbe essere. Il dipartimento di polizia di Alexandria mi ha chiamato dopo che una loro agente ha fatto un controllo a richiesta su una persona scomparsa. Sto arrivando dalle sue parti, a Colonial Landing, sul lungofiume» aggiunge facendomi sussultare.
Conosco fin troppo bene quel nuovo complesso residenziale. Pete Marino e mia sorella Dorothy hanno una casa lì e quella lussuosa enclave è a pochi passi dal quartiere storico dove io e Benton abbiamo acquistato una vecchia tenuta che ha bisogno di qualche restauro. Lucy vive con noi nella dépendance e, per una volta, siamo tutti vicini e al sicuro. O almeno così pensavo, anche se nessun posto è immune dalla violenza.
Nella Old Town, però, è rara. L’omicidio è un’anomalia: in media se ne verifica uno all’anno, e tipicamente si tratta di una rapina o di una lite domestica finite male, almeno in base alle statistiche che ho studiato. Stupri e aggressioni sono poco frequenti, e i reati che più preoccupano gli abitanti del posto sono i furti nelle abitazioni e nelle auto.
«Gwen Hainey.» August mi comunica il nome della donna scomparsa. «33 anni, ingegnere biomedico ai Thor Laboratories. A Vienna, circa trenta chilometri da lei, una di quelle grandi aziende tech ai margini della I-95
«Conosco la Thor, almeno come reputa...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. AUTOPSIA
  4. 1
  5. 2
  6. 3
  7. 4
  8. 5
  9. 6
  10. 7
  11. 8
  12. 9
  13. 10
  14. 11
  15. 12
  16. 13
  17. 14
  18. 15
  19. 16
  20. 17
  21. 18
  22. 19
  23. 20
  24. 21
  25. 22
  26. 23
  27. 24
  28. 25
  29. 26
  30. 27
  31. 28
  32. 29
  33. 30
  34. 31
  35. 32
  36. 33
  37. 34
  38. 35
  39. 36
  40. 37
  41. 38
  42. Epilogo. Tre giorni dopo
  43. Copyright