Quella casa in Tuesday Market
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Quella casa in Tuesday Market

  1. 224 pagine
  2. Italian
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Quella casa in Tuesday Market

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Il signor Gaisford pensa di aver fatto un affare comprando a buon prezzo la vecchia casa in cui vive. La sua soddisfazione comincia tuttavia a vacillare quando un ospite che si definisce un sensitivo percepisce qualcosa. In un angolo dello studio, sulla destra del camino, aleggia una presenza spettrale legata a un evento tragico che ha segnato quel luogo. Allo scettico proprietario riesce alquanto difficile prendere sul serio l'idea di abitare una dimora infestata. Eppure, forse per effetto della suggestione o forse no, inizia a sua volta a percepire un'influenza nefasta. E i timori diventano ancor più fondati quando la governante gli riferisce un episodio inquietante avvenuto poco tempo prima. A questo punto il signor Gaisford non ha bisogno di ulteriori stimoli per notare, nell'angolo in questione, una cassapanca di legno massiccio sigillata con venti grosse viti. Troppe, perché il contenuto possa rivelarsi meno che spaventoso.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2022
ISBN
9788835715337
1

L’uomo che sentiva le cose

Il vero inizio di questa vicenda (se proprio dobbiamo essere precisi) fu alle otto e cinque della sera di domenica 15 novembre 1925, quando il mio vecchio amico e in quel momento ospite, Lamon Trappes (che si trovava in casa esattamente da due ore e che, dopo cena, io avevo accompagnato nel mio studio per un caffè e una fumata) si alzò all’improvviso dalla poltrona su cui lo avevo invitato a sedersi e lanciò una veloce occhiata alla porta.
— Ehm… dico, Gaisford! — sbottò con un tono che rendeva evidente un disagio che nemmeno la sua gentilezza riusciva a nascondere. — Non pensare che voglia comportarmi in modo scortese, ti prego, ma non potremmo accomodarci in un’altra stanza?
Io non mostrai la minima sorpresa, anche perché non ero rimasto per nulla stupito. Conoscevo Trappes da tempo, dagli anni della scuola. Adesso era diventato un attore professionista, e di una certa levatura. Era anche altre cose, però: un sognatore, un artista dilettante, uno scrittore di versi di un curioso genere mistico e un lettore di libri che a me sembravano a dir poco astrusi. Una persona che avesse avuto una mente pratica e concreta l’avrebbe definito uno svitato. Ma io sapevo che era straordinariamente sveglio e che reagiva a ogni tipo di stimolo esterno, tanto che un amico comune aveva definito Lamon Trappes un sensitivo. Non so se questa definizione, quando la sentii, mi risultò sufficientemente chiara; so però che, in base a un qualsiasi, ordinario metro di giudizio, Trappes era uno strano soggetto; uno che, tra l’altro, bisognava sempre assecondare.
— Nessun problema — dissi allegramente. — Torniamo in sala da pranzo.
Presi il vassoio del caffè e lo riportai nella stanza da cui eravamo usciti pochi minuti prima. La mia vecchia governante aveva già sparecchiato la tavola togliendo gli avanzi della cena, e per di più aveva acceso un bel fuoco. Trappes si gettò su una comoda poltrona accanto al camino e tirò un sospiro di sollievo.
— Com’è che hai comprato questa casa, Gaisford? E perché? — mi chiese all’improvviso.
— Cominciamo dalla seconda domanda, Trappes — risposi sorridendo. — L’ho comprata perché la volevo. Alcuni anni fa, quando mi è capitato di fermarmi per qualche settimana nello York, sono venuto qui a Leyminster per dare un’occhiata in giro. Sono rimasto molto colpito dalla piazza in cui si trova questa casa… una piazza che tra l’altro, come avrai capito dal mio indirizzo, si chiama Tuesday Market.
— Come mai questo nome? — mi interruppe lui.
— Perché, ai vecchi tempi, si teneva un mercato tutte le settimane, di martedì — spiegai. — C’è un’altra piazza simile nella zona più prestigiosa della città, Saturday Market, e lì il mercato si tiene ancora. Be’, come ti dicevo, sono rimasto parecchio colpito, specie da questa casa, situata all’angolo della piazza proprio di fronte alla vecchia e gloriosa cattedrale. Così ho pensato che, se ne avessi avuto la possibilità, mi sarebbe piaciuto venire a vivere qui. E all’inizio di quest’anno, quando ho ereditato la piccola fortuna di cui ti ho parlato, quella possibilità mi si è presentata su un piatto d’argento. Perciò sono tornato qui, ho visto che la casa era in vendita e… be’, l’ho comprata.
— Ti è costata molto? — domandò lui, laconico.
— Tremila sterline per l’intera proprietà.
Trappes tirò due o tre boccate dal sigaro e restò in silenzio per un po’, guardandosi intorno.
— Uhm — disse alla fine. — Io non l’avrei pagata nemmeno tremila pence! E non ci vivrei, almeno non in modo stabile, neppure se quelle tremila sterline le offrissero a me!
— Io credo di aver fatto un affare, invece — osservai. — È una bella casa, e…
— Certo che è una bella casa — ammise lui. — Nessuno lo mette in dubbio. Però…
— E a dire il vero, l’ho comprata anche a poco — ripresi. — L’ultima volta che ha cambiato proprietario, prima che la acquistassi io, era stata venduta per quattromilacinquecento sterline. All’asta, per di più, e un po’ di anni fa. Le tremila sterline che ho speso io, mi hanno assicurato gli agenti, erano un prezzo decisamente contenuto. Guarda le dimensioni che ha! Ci sono tra le sedici e le venti stanze, un’eccellente scuderia, un bel giardino…
— Ma che se ne fa uno scapolo come te di un posto così grande? — chiese lui.
— Posso sempre sposarmi, no? — replicai. — Ci stavo giusto pensando. E poi, a me piacciono le case grandi. Non solo: ho sempre avuto una spiccata predilezione per questo posto.
Lui fumò in silenzio per un po’, sempre guardandosi intorno. Girava gli occhi verso il soffitto, i vari angoli della casa, dappertutto.
— Sai qualcosa sulla sua storia? — mi domandò all’improvviso.
— Qualcosina — risposi. — Ho l’atto di proprietà, naturalmente. La casa è stata costruita all’epoca della regina Anna. È stata riparata e ristrutturata più di una volta, in varie date; e qualche lavoretto l’ho fatto fare anch’io, prima di stabilirmi qui. La luce elettrica e cose del genere, sai. L’ho acquistata da un certo dottor Riddington, un medico locale, che abita in un’altra bella e vecchia casa non molto lontano da qui. Questa è rimasta vuota per alcuni anni, prima che subentrassi io, e…
— Conoscevi l’inquilino precedente? — mi interruppe di nuovo lui.
— No. So chi era, comunque. Era una donna, in realtà, una tale signora Parbury. Era vedova e abitava qui con le due figlie — risposi. — Ma non la conosco.
— Non le hai chiesto niente sul carattere? — s’informò lui. — Il carattere della casa, intendo.
— No di certo! Perché, le case hanno un carattere? — replicai, facendomi una risata. — Questa mi suona nuova, Trappes.
Lui mi lanciò una strana occhiata, gettò via il mozzicone del sigaro e, mentre si alzava, allargò le braccia come se stesse per sbadigliare. Ma poi le abbassò di colpo, calò un pugno sul palmo aperto dell’altra mano e, girandosi verso di me, si espresse con un mormorio piuttosto preoccupato.
— Gaisford! — disse. — Io non vivrei in questa casa… o meglio, per essere assolutamente precisi, non vivrei nel tuo studio… per tutto l’oro del mondo! Il tuo studio, bada bene, solo quello. E non chiedermi di tornarci un’altra volta, perché non lo farò. Si tratta solo dello studio, ripeto, perché qui dove sono ora sto bene, così come starò bene nella camera da letto che mi hai assegnato. Ma quello studio… be’, tienilo lontano da me!
— Tranquillo, Trappes — assicurai subito con un sorriso. — Ci sono tante altre stanze in cui muoversi. Ma si può sapere perché il mio studio ti inquieta così tanto?
— La ragione è presto detta — fece lui. — Lì dentro c’è qualcosa.
— Già — dissi. — Ci sono un bel mucchio di cose, lo so. Duemila libri…
— Non dire stupidaggini! — sbottò lui. — Sai bene a cosa mi riferisco. C’è qualcosa…
— Credi che sia una casa infestata, eh? — suggerii.
Lui non replicò, ma continuò a starsene in piedi con le spalle girate verso il fuoco, fissando le ombre in fondo alla stanza.
— Io non ho mai visto niente, Trappes — ripresi. — E non ho mai sentito niente, nemmeno i topi.
— C’è qualcosa in quella stanza, ti dico! — ripeté lui, ridestandosi di colpo dal primo stadio di una pericolosa fantasticheria. — Non so cosa sia, ed è probabile che tu non vedrai mai niente. Forse non ci riuscirò nemmeno io, ma credo di sapere di cosa si tratti.
— Allora sputa! — esclamai. — Voglio sapere tutto sulla mia proprietà.
— Bene — disse lui. — Credo che sia successo qualcosa, forse molto tempo fa, o forse più di recente. E… e questa cosa ha lasciato il suo influsso. Perché qui c’è un’influenza, sai!
— Tu vai soggetto a influenze? — scherzai.
— Io sono un sensitivo — rispose lui. — Non serve a niente negarlo. Sento le cose. E ho sentito la presenza di ciò di cui ti stavo parlando non appena sono entrato in quella stanza. Non avrei voluto fermarmi un attimo di più, Gaisford! C’è mancato poco che mi mettessi a gridare, sai.
Mi guardò con un sorriso a metà tra lo stravagante e il dispiaciuto, e di colpo lo osservai più da vicino. Mi accorsi che le mani gli tremavano leggermente. Allora mi alzai, andai a prendere il whisky e soda dalla credenza e lo posai sul tavolo insieme ai bicchieri.
— Bevi un po’ di questo, Trappes — dissi. — E scusami…
— Oh, mio caro amico, come se fosse colpa tua! — disse in fretta lui. — È stato molto, molto sciocco da parte mia, senza dubbio, ma… be’, io sono fatto così. — Si versò del whisky e ne bevve un lungo sorso. — Tu non puoi capire cosa si prova in queste circostanze, ovviamente — aggiunse, voltando di nuovo le spalle al focolare col bicchiere in mano. — Ma se ne fossi in grado, sperimenteresti l’orrore… sì, l’orrore!… di trovarti in un certo posto, qualsiasi posto, e sentire, anzi sapere con assoluta certezza che lì c’è qualcosa. Pensa che, una volta, una sensazione simile mi è capitata mentre ero in un bosco. Uff!
— Si tratta di qualcosa che non si può vedere, eh? — chiesi.
— Che non si può vedere, già — convenne lui.
— Ma che si può sentire, suppongo.
— Sì, ma non si tratta solo di una sensazione — replicò lui. — È… è piuttosto una sorta di consapevolezza. E sai una cosa? Non appena mi hai portato nel tuo studio, io sapevo che lì c’era qualcosa. Lo sapevo! È una sorta di conoscenza assoluta, sai.
— Interessante — osservai. — Ma, Trappes, questa sensazione riguardava la stanza in generale? Una sorta di atmosfera che si respirava al suo interno?
— No! — replicò lui. — Era l’angolo dove mi avevi messo a sedere; il punto a destra del camino, dove tieni quella grossa poltrona. Solo quello. E nell’istante in cui mi sono spostato da quell’angolo, mi sono sentito subito meglio. Ma mentre ero lì… Uff!
— Che sensazione provavi? — domandai.
Lui fece una smorfia e bevve un altro sorso di liquore.
— Mi sembrava… — iniziò. — Mi sembrava che mi strangolassero. Ancora qualche secondo e non sarei più riuscito a dominare la voce.
— Ma adesso ti senti bene? — chiesi con una certa ansia.
— Ora sto bene, grazie — rispose lui. — Ma non mi far tornare in quell’angolo, Gaisford! E spero…
Si fermò di colpo, ma io sapevo cosa stava per dire.
— Oh, non preoccuparti per me, Trappes — dissi. — Sono immune da queste cose. Vedi, io non…
— Non si tratta di crederci o meno — m’interruppe lui. — È solo che… che alcuni non sono in grado di percepire certe sensazioni, e tu sei tra loro. Altri, invece, ne sono capaci, e io appartengo a questo gruppo. Sì, c’è qualcosa in quell’angolo. Qualcosa che è successo lì e ha lasciato il suo influsso…
— Si può sapere cosa intendi con quel “qualcosa”, Trappes? — domandai. — Immagino che ti riferisca a qualche evento, ovviamente. Ma quale?
Lui si sedette e ricominciò a fumare.
— Ci ho riflettuto — rispose dopo una pausa. — Ritengo che in quella stanza sia stato assassinato qualcuno. Strangolato, direi. Oppure… che qualcuno si sia suicidato impiccandosi. O l’una o l’altra. Ma credo che, con qualche indagine, tu potresti scoprirlo. Siccome questa è una casa antica, però, può anche darsi che il fatto in questione sia successo molto tempo fa, sai.
— E questo… influsso, come lo chiami tu, penderebbe sulla casa da quanto tempo? — chiesi. — Credi che sia diventato man mano più debole? E che quindi possa sbiadire per poi dissolversi definitivamente?
— Non lo so — rispose lui, allargando le braccia. — Non so niente di questa faccenda in base a quello che tu potresti definire un punto di vista rigorosamente scientifico o da esperti. Io so solo… ecco, quello che sento.
— Pensi che alla fine riuscirò a vedere qualcosa anch’io, Trappes? — domandai. — Questi… come li si potrebbe definire? Fantasmi? Ecco, immagino che compaiano periodicamente, è così?
— Non credo che tu vedrai mai niente, Gaisford — replicò solennemente lui. — Non penso che tu potresti mai vedere un fantasma.
— Tu sì? — chiesi.
— Sì, credo di sì. Anzi, ne sono certo — rispose lui. — Non ne ho mai visto uno, d’accordo, ma mi è capitato di sentirlo e di avvertirne la presenza. È stato giusto l’anno scorso, mentre mi trovavo in una vecchia casa di campagna nello Shropshire. Era una calda notte d’estate, e avevo lasciato la porta della camera da letto spalancata. Anche le finestre. Verso le tre di notte, quando c’era ancora poca luce, ho sentito dei passi, morbidi e gentili, percorrere il corridoio all’esterno della mia porta. Non so cosa mi abbia spinto a farlo, fatto sta che sono saltato giù dal letto e mi sono precipitato verso la porta. Mentre la raggiungevo, il fantasma… perché naturalmente si trattava proprio di un fantasma… mi ha incrociato. Io non sono riuscito a vedere niente, nonostante nel corridoio filtrasse un po’ di luce, ma ho sentito chiaramente il rumore dei passi. Passi leggeri e regolari, come se qualcuno camminasse a piedi nudi. E ho avvertito la presenza di quell’essere mentre mi oltrepassava, l’ho avvertita non meno chiaramente di quanto non l’avessi sentita. Era come se… be’, come se qualcosa di indicibilmente freddo mi fosse passato davanti, proprio nel punto in cui st...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. QUELLA CASA IN TUESDAY MARKET
  4. PERSONAGGI PRINCIPALI
  5. 1. L’uomo che sentiva le cose
  6. 2. Chi è quel tale?
  7. 3. Identificazione
  8. 4. Il frammento di carta rosa
  9. 5. Chi era la signora Hadrill?
  10. 6. Le chiavi
  11. 7. Cosa sa Hadrill?
  12. 8. La casa del dottor Riddington
  13. 9. Chi l’ha rubato?
  14. 10. Prove schiaccianti
  15. 11. Il cast di Ours
  16. 12. A proposito della signora Riddington
  17. 13. Le cantine
  18. 14. Era un sosia?
  19. 15. Era quello il movente?
  20. 16. A mille miglia di distanza
  21. 17. La vita di un uomo
  22. 18. Prove indiziarie
  23. 19. I suggerimenti del dottor Riddington
  24. 20. Spiato!
  25. 21. Scopritelo!
  26. 22. Un incontro inatteso
  27. 23. Un aspetto del caso
  28. 24. Finalmente!
  29. 25. Un altro aspetto
  30. 26. La semplice verità
  31. 27. Un caso non risolto
  32. PATRIZIA LELLO
  33. PECCATI CAPITALI. di Patrizia Lello Vincitore del premio Nebbia Gialla 2021
  34. LA STORIA DEL PREMIO TEDESCHI I VINCITORI 2019/2021. di Vincenzo Vizzini
  35. Copyright