Neanche gli Dèi
eBook - ePub

Neanche gli Dèi

  1. 350 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Il ritrovamento, in un laboratorio, di una sostanza che, secondo le nostre leggi fisiche, non può esistere, porta un gruppo di scienziati a entrare in contatto con una razza misteriosa ed evolutissima che abita in una realtà parallela alla nostra. La scoperta provoca in breve una vera e propria rivoluzione nella scienza. Grazie alla collaborazione tra i due universi i terrestri riescono a impadronirsi di una fonte di energia apparentemente inesauribile. Ma chi sono veramente gli esseri misteriosi che si presentano come portatori di benessere? Se sono veramente degli dèi benevoli come mai dall'altra parte iniziano ad arrivare enigmatici segnali di pericolo?
Un avvincente mistery cosmico nel quale Asimov, per la prima volta, si cimenta con la rappresentazione di creature extraterrestri.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Neanche gli Dèi di Isaac Asimov, Beata della Frattina in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Fantascienza. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2021
ISBN
9788852041266
Argomento
Letteratura
Categoria
Fantascienza
PARTE TERZA

… POSSONO NULLA?

1

Selene Lindstrom sorrideva gaiamente, camminando con quell’andatura leggera e scattante che sorprendeva i turisti la prima volta che la vedevano, ma in cui non si poteva fare a meno di notare una grazia particolare.
«È ora di pranzo» disse con brio. «Tutti alimenti locali, signore e signori. Forse il sapore vi sembrerà insolito ma sono nutrienti… Di qui, per favore. Signore? Non le dispiace sedere con queste signore, vero? Un momento, calma. C’è posto per tutti… Mi spiace, ma la scelta delle bevande è limitata… Quello è vitello… No, no. Sapore e consistenza sono artificiali, ma è carne buonissima.»
Infine sedette anche lei, con un lieve sospiro e un ancora più lieve mutamento dell’espressione cordiale.
Uno del gruppo prese posto al suo tavolo, dirimpetto a lei. «Le spiace?» chiese.
Le gli rivolse un’occhiata rapida e penetrante. Possedeva la dote di giudicare le persone a prima vista, naturalmente, e quell’uomo le parve innocuo. Rispose: «Per niente. Ma non è con qualcuno del gruppo?».
Lui scosse la testa. «No, sono solo, ma, se anche non lo fossi, i Terragni non mi attirano molto.»
Lei tornò a guardarlo. Era sulla cinquantina e aveva un aspetto stanco che però gli occhi, brillanti e dallo sguardo inquisitore, sembravano smentire: aveva cioè l’aspetto inconfondibile del Terrestre schiacciato dalla forza di gravità. Gli disse: «Terragno è un’espressione della Luna, e non molto lusinghiera».
«Io vengo dalla Terra,» replicò lui «perciò spero di poterla usare senza offendere nessuno. A meno che a lei dispiaccia.»
Selene alzò le spalle come per dire: “Faccia come le pare”.
Aveva gli occhi leggermente a mandorla, comuni a molte ragazze lunari, ma i capelli erano colore del miele e il naso pronunciato. Pur senza essere una bellezza classica, era indubbiamente attraente.
Il Terrestre aveva gli occhi fissi sulla piastrina con il nome che lei portava appuntata sulla camicetta, nella parte superiore del seno sinistro, sostenuto anche se non troppo voluminoso. Giudicò che stesse guardando proprio la piastrina e non il seno, per quanto la camicetta fosse quasi trasparente, specie se la luce la colpiva da un’angolazione particolare, e lei non indossasse niente, sotto.
Lui chiese: «Ci sono molte Selene sulla Luna?».
«Oh, sì. Centinaia, credo. E anche Cinzie, Diane e Artemidi. Selene è un nome piuttosto sfruttato. La metà delle Selene che conosco si fa chiamare “Silly” e l’altra metà “Lena”.»
«E lei come si fa chiamare?»
«In nessuno dei due modi. Io sono Selene per esteso. Sé-le-ne,» ripeté, marcando forte la prima sillaba «per chi mi chiama solo col nome proprio. Per gli amici
Un lieve sorriso aleggiò sul viso del Terrestre, che sedeva un po’ a disagio, come se non vi fosse abituato. «E se qualche estraneo le chiedesse di poterla chiamare così, cosa farebbe, Selene?»
«Non me lo chiederebbe due volte» gli rispose, ferma.
«Ma glielo hanno chiesto?»
«C’è sempre qualche sciocco, al mondo.»
Al loro tavolo era arrivata una cameriera, che posò loro davanti i piatti colmi con gesti veloci e fluidi.
Il Terrestre ne rimase impressionato e disse alla ragazza: «Sembra che li faccia volare».
La cameriera sorrise e se ne andò.
«Non cerchi di imitarla» lo avvertì Selene. «Lei è abituata alla gravità lunare.»
«Mentre se lo facessi io, lascerei cadere tutto, vero?»
«Farebbe un gran pasticcio» confermò lei.
«Bene, allora non ci proverò.»
«Ma vedrà che prima o poi qualcuno vorrà farlo, e allora il piatto gli andrà a finire sul pavimento e se si chinerà per prenderlo, finirà anche per cadere dalla sedia lui! Io avverto sempre i turisti, ma è inutile, perché si sentono solo imbarazzati. Vedrà, tutti rideranno… tutti i turisti, naturalmente, perché noi lo abbiamo visto troppe volte per trovarlo ancora divertente, e poi le pulizie restano da fare a noi!»
Sollevando con cautela la forchetta, il Terrestre disse: «Capisco. Qui anche i gesti più semplici sembrano strani».
«Sì, ma ci si abitua in fretta. Almeno alle cose più semplici, come il mangiare. Camminare è più difficile. E non ho mai visto un Terrestre correre in modo efficace, qui sulla Luna.»
Mangiarono per un poco in silenzio. Poi lui disse: «Cosa significa la elle?». Stava di nuovo osservando la piastrina, su cui era scritto “Selene Lindstrom L.”.
«Sta per Luna» rispose lei con indifferenza. «Per distinguermi dagli immigrati. Io sono nata qui.»
«Davvero?»
«Non c’è da meravigliarsi. La comunità lunare esiste da più di cinquant’anni. Crede che sulla Luna non nascano bambini? C’è gente nata qui che ha già dei nipoti.»
«Lei, quanti anni ha?»
«Trentadue.»
L’uomo parve incredulo, poi mormorò: «Naturalmente».
Selene inarcò le sopracciglia. «Ah, ha capito? Mi tocca spiegarlo a quasi tutti i Terrestri.»
«Sono abbastanza informato da sapere che i segni più visibili dell’invecchiamento come guance o seno cascanti, sono dovuti all’ineluttabile vittoria della gravità sui tessuti» replicò il Terrestre. «E dal momento che sulla Luna la gravità è un sesto di quella della Terra, non è difficile capire che qui la gente conserva più a lungo un aspetto giovanile.»
«Solo l’aspetto» precisò Selene. «Non significa che qui siamo immortali. La durata della vita è pressappoco uguale a quella sulla Terra, ma di solito invecchiamo meglio.»
«Non è un vantaggio da poco… Naturalmente ci sono anche i lati negativi, immagino.» Il Terrestre aveva appena bevuto il primo sorso di caffè. «Dovete bere questa…» S’interruppe per cercare un termine adatto, poi preferì non aggiungere altro.
«Potremmo importare cibi e bevande dalla Terra» disse lei, divertita. «Ma solo per nutrire una minima parte di noi e per un tempo breve. Perciò usiamo lo spazio disponibile sulle navi per articoli più importanti e utili. E poi siamo abituati a questa schifezza… o le pare che il termine sia troppo blando?»
«Non per il caffè. Per il cibo, forse… ma non importa. Mi dica, signorina Lindstrom, nel nostro itinerario turistico non vedo citata nessuna visita al protosincrotrone.»
«Il protosincrotrone?» Selene stava finendo il caffè e il suo sguardo stava facendo il giro della sala in attesa del momento di avvertire i turisti che dovevano alzarsi. «È di proprietà della Terra e non è aperto ai turisti.»
«Vuole dire che ne è vietato l’ingresso ai Lunariti?»
«Oh, no! La maggior parte del personale è composta da Lunariti. È solo che il regolamento è fatto dal governo terrestre. Niente turisti.»
«A me piacerebbe visitarlo.»
«Lo immagino… Sa che mi ha portato fortuna? Niente piatti per terra, nessun turista caduto dalla sedia.» Si alzò e, rivolgendosi a tutti, disse: «Signore e signori, fra dieci minuti usciremo. Vi prego di lasciare i piatti dove stanno. Per chi lo voglia, ci sono locali di riposo. Poi andremo a visitare gli impianti alimentari dove si producono i pasti come quello che avete appena consumato».

2

L’alloggio di Selene era piccolo, naturalmente, e ridotto all’essenziale, ma complicato. Aveva tre finestre panoramiche con scene raffiguranti gruppi di stelle che si rinnovavano di continuo e non avevano niente a che fare con le vere costellazioni. Inoltre, era possibile ingrandire a volontà quelle vedute.
Barron Neville detestava quelle scene, e non mancava di sbottare, dopo aver spento di colpo i panorami: «Come fai a sopportarle? Sei l’unica persona che conosco che abbia il cattivo gusto di mettersi in casa un simile orrore. E quelle nebulose e quegli ammassi stellari, non esistono nemmeno».
E Selene rispondeva alzando le spalle: «Cos’è la realtà? Come fai a sapere che le stelle visibili in cielo esistono? E poi, quei panorami mi danno una sensazione di libertà e di movimento. Non posso tenerli in casa mia se mi piacciono?».
Al che Neville brontolava qualcosa e poi rimetteva in funzione i meccanismi, cercando di sistemare gli indici nel punto in cui li aveva trovati. E Selene diceva: «Lascia perdere!».
Il mobilio era tutto curve e le pareti tinteggiate a colori tenui e riposanti che formavano disegni astratti. Non c’era alcuna riproduzione di creature viventi.
«La vita appartiene alla Terra, non alla Luna» diceva Selene.
Adesso, entrando, come spesso accadeva, trovò Barron Neville, steso su un divano e con un solo sandalo infilato. L’altro era sul pavimento dove lui lo aveva lasciato cadere, e sul suo stomaco c’era una lunga fila di segni rossi, dove si era grattato distrattamente.
«Ci facciamo un caffè, Barron?» disse lei, sgusciando fuori dagli abiti con un unico aggraziato movimento, unito a un sospiro di sollievo. Poi li buttò con un calcio in un angolo. «Che sollievo spogliarsi!» esclamò. «Doversi vestire come i Terragni è la parte peggiore del lavoro.»
Neville era nell’angolo cucina a preparare il caffè. Non fece commenti perché aveva già sentito più d’una volta quelle parole. Disse invece: «Cos’ha la tua scorta d’acqua? È già finita».
«Davvero? Be’, si vede che ne ho adoperata troppa. Abbi pazienza.»
«Niente di spiacevole, oggi?»
«No, tutto normale e piuttosto disgustoso, come al solito. Fingono di gustare i nostri cibi e hanno paura che gli si chieda di spogliarsi… Figurati che roba se lo facessero!»
«Sei diventata pudica?» le chiese portando due tazzine di caffè e deponendole sul tavolino.
«In questo caso il pudore è necessario. I miei turisti sono rugosi, cascanti, panciuti, nonché pieni di germi. C’è la quarantena, lo so, ma per me sono sempre pieni di germi… E tu, hai novità?»
Barron rispose con un cenno di diniego. Era tarchiato, per essere un Lunarita, e teneva sempre la fronte aggrottata e gli occhi socchiusi, quasi per vezzo. Ma, a parte questo, aveva lineamenti regolari ed era nel complesso un bell’uomo, almeno secondo Selene.
Le rispose: «Niente d’importante. Stiamo ancora aspettando il cambio del Commissario. Staremo a vedere com’è questo nuovo, questo Gottstein».
«Potrebbe creare difficoltà?»
«Non più di quante ne abbiano sempre fatte. In fin dei conti, cosa possono fare? Non possono infiltrarsi. È impossibile che un Terragno riesca a farsi passare per un Lunarita!» Ma pareva a disagio, dicendolo.
Selene bevve il caffè fissandolo. «Ci sono dei Lunariti che, nel loro intimo, sono dei Terragni.»
«Lo so, e vorrei sapere chi sono. Qualche volta penso che non dovrei fidarmi… Oh, be’, sto perdendo un sacco di tempo col progetto del mio sincrotrone, senza approdare a niente. Non ho fortuna con le richieste e i diritti di precedenza!»
«È probabile c...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. NEANCHE GLI DEI
  4. UNA DEDICA UN PO’ LUNGA
  5. PARTE PRIMA. CONTRO LA STUPIDITÀ…
  6. PARTE SECONDA. … NEANCHE GLI DEI…
  7. PARTE TERZA. … POSSONO NULLA?
  8. ISAAC ASIMOV UN UOMO DI SPESSORE
  9. Copyright