Cos'è accaduto alla signora perbene
eBook - ePub

Cos'è accaduto alla signora perbene

  1. 182 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Cos'è accaduto alla signora perbene

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Bologna non è più la «signora perbene» di un tempo, ma - parole di Sarti Antonio, sergente - è diventata una «città di merda». Cosa le è accaduto? Come si è potuti arrivare al punto che, durante uno dei tanti scontri tra forze dell'ordine e manifestanti, un uomo passato di lì per caso sia stato centrato in fronte da un proiettile e sia morto? Il questurino si ritrova immerso fino al collo nelle indagini, soprattutto quando qualcuno gli fa intendere che esiste un filmato dell'episodio. Sarebbe un indizio decisivo. Ma la «signora perbene» ha in serbo ancora molte sorprese, e non tutte piacevoli

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Cos'è accaduto alla signora perbene di Loriano Macchiavelli in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Letteratura poliziesca e gialli. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2020
ISBN
9788852081491
1

Invettiva iniziale, ovvero notizie inutili

Scrivono il falso, inventano da cima a fondo. E non sono mai presenti, testimoni, agli avvenimenti. Eppure ne scrivono.
Io c’ero, ho veduto, e ora leggo pagine che la città crederà: arriva una telefonata al giornale.
«In via Indipendenza sta accadendo il finimondo: mandate qualcuno.»
Uno sfigato di cronista si prende uno sfigato di fotografo, saltano su una vettura che si ferma a ogni semaforo rosso, evita i sensi unici, rispetta i passaggi pedonali, e quando arriva sul luogo dei disordini il casino è già finito da almeno quindici minuti, ma i due non possono tornare al giornale a raccontare che in via Indipendenza hanno trovato niente, proprio niente da cronacare. Per cui il fotografo ritrae le vetrine a pezzi, le automobili incendiate, i cocci di bottiglia molotov e il solito morto mentre il cronista chiede in giro come sono andate le cose.
«Cos’è successo?»
«Una guerra, le dico. Io ero a due passi: una guerra…»
«Ma i fatti, come si sono svolti? Chi ha cominciato?»
«Loro. Sono stati loro! Io ero proprio a due passi e ho veduto perfettamente. Hanno lanciato sassi, bottiglie incendiarie, biglie di ferro e hanno anche sparato. Lo hanno preso proprio in mezzo alla fronte, poveretto… Le dico una guerra… Io mi chiamo… Le serve il mio nome? Giacomazzi. Giacomazzi Arturo.»
Il cronista prende nota dei sassi, delle bottiglie, delle biglie, degli spari e di Giacomazzi Arturo, poi corre da un negoziante al quale hanno appena sfasciato la vetrina.
«E lei ha veduto?»
«Come no. Guardi il disastro: un milione e duecentoventimila lire di danni solo in materiali e chissà quanto per la mano d’opera. Le autorità devono intervenire…»
«Come sono iniziati i disordini?»
«Io stavo servendo una cliente… Bene, sentiamo le prime grida, i primi slogan, e io dico: ecco, ci siamo. Non faccio a tempo a uscire dal negozio che una bottiglia… No, era un biglia d’acciaio. Una biglia d’acciaio manda in frantumi la porta a vetri d’ingresso. Sono dei delinquenti, ecco cosa sono. Delinquenti!»
«Lei ha veduto chi ha lanciato la biglia?»
«Come no. Un giovanotto alto e magro, con tanto di barba e baffi. Aveva il viso completamente coperto da un passamontagna. Aveva anche una bandiera rossa in mano. E una pistola. E un mitra, credo. E delle bombe a mano. Per il mitra non sono sicuro perché non lo conosco bene, ma le bombe a mano le aveva di certo…»
Io non ho chiesto: io c’ero, e c’era anche Sarti Antonio, sergente. Gli passo il giornale e gli indico l’articolo.
«Giornale serio e onesto: non una parola su come si sono svolti realmente i fatti.»
Sarti Antonio, sergente, non ha voglia di leggere.
«Frega niente. Dicano quello che vogliono. Frega niente.»
«Tanto per cambiare. Cosa ti frega?»
Alza le spalle e riprende a massaggiarsi la pancia.
«Vorrei un caffè.»
Continuare il dialogo servirebbe a niente. Eppure lo continuo: «Tu avresti potuto fare il giornalista, il lattaio, il lattoniere, il questurino. Sei diventato questurino».
«Ho abbastanza guai miei per dover sopportare quelli del prossimo.»
«Una persona perbene…»
Mi interrompe: «Mai sostenuto di esserlo».
«… una persona perbene prenderebbe carta e penna e scriverebbe una lettera a quel figlio di puttana di giornalista per raccontare a tutta la città come si sono svolti i fatti…»
«E finirebbe immediatamente in mezzo a una strada, senza un lavoro, senza una casa, senza amici. Com’è capitato all’ex ufficiale della Celere che ha voluto fare l’eroe, il democratico. Se vuoi saperlo, a nessuno interessa come si sono svolti i fatti. Troppo complicato ragionare sugli avvenimenti. Di certo c’è un morto e ci sono le vetrine fracassate. Questa è la sola verità che conti. La sola che tutti possano toccare e vedere.»
Getta il giornale nel cestino perché è convinto che non valga la pena continuare a parlarne. Chiude gli occhi e resta affondato nei suoi dolori.
Ha ragione: città di merda e cittadini pure, che si bevono, per convenienza o per decisione spontanea, le più incredibili giustificazioni ai più assurdi avvenimenti.
E che l’anonimo signor Clodetti Vincenzo sia morto ucciso in via Indipendenza angolo con via Ugo Bassi…
Clodetti Vincenzo, sessantadue anni, benestante, poteva morire comunque: sotto un’automobile attraversando la via o ingerendo per errore anticrittogamici… Le cronache sono piene di incidenti. Clodetti Vincenzo ha avuto la sfortuna di trovarsi di fronte una pallottola sparata da chissà chi durante una manifestazione di piazza. È toccato a lui, e gli altri, ed erano tanti, ringraziano e continuano a passeggiare. La vita è fatta così: vale fermarsi un attimo a riflettere?
«Tu hai sentito sparare?»
Sarti Antonio, sergente, apre gli occhi e risponde: «Come potevo sentire un colpo di fucile fra quel casino, me lo vuoi dire? Poi io ero lontano».
«Tutti erano lontani, anche i dimostranti.»
«Si dà il caso che le pallottole viaggino a velocità sostenuta e non rispettino i sensi unici.»
Avrei ancora parecchie cose da dire sui fatti, ma il telefono mi interrompe. Non riuscirò mai più a riprendere il discorso.
«Sì, sono qui. Sono appena rientrato dal servizio perché non mi sentivo bene.»
Dall’altra parte del filo c’è Raimondi Cesare, ispettore capo. «E adesso come ti senti?»
«Come prima. Cosa c’è di nuovo?»
«Di nuovo niente. Ho bisogno di gente, è vero come si dice, ho bisogno anche di te. Ci stiamo muovendo, ci diamo da fare anche se sarebbe il momento per noi, è vero come si dice, di andare a dormire o a riposare un poco. Sarti Antonio, c’è un morto, lo sai? C’è un morto di mezzo…»
Sarti Antonio, sergente, lo sa e ha capito perfettamente dove vuol arrivare Raimondi Cesare, ispettore capo.
«Cosa devo fare?»
«Trova un’idea, se ti riesce. Dobbiamo sapere chi ha sparato e non dovrebbe essere difficile. Via Indipendenza era piena di gente: qualcuno avrà veduto. Vogliamo sapere chi possiede armi nell’ambiente degli ultras; chi, fra i più esaltati, è vero come si dice, ha partecipato alla manifestazione. Vogliamo sapere dove si trovano ora questi esaltati. Servono informazioni, notizie, dati… Serve tutto quello che si riesce a trovare. E servi tu, è vero come si dice…»
Sarti Antonio è già in piedi e sta infilandosi le scarpe mentre risponde ancora.
«Ho capito. Io vado…»
«Va’ dove ti pare: io voglio dei risultati, è vero come si dice. Va’ dove ti pare, fa’ come vuoi. Le informazioni non entrano dalla finestra. E quel morto, quel disgraziato, è vero come si dice, non è morto per un attacco cardiaco. Dobbiamo una spiegazione alla sua famiglia, alla città e soprattutto, è vero come si dice, dobbiamo una spiegazione a noi stessi…»
«Ho capito. Vado e mi farò sentire appena possibile.»
«Anche prima, se riesci.»
Una volta tanto Sarti Antonio, sergente, ha il buon senso di chiudere la conversazione telefonica per primo. Dopo si prepara un caffè e lo beve in tranquillità.
«Chissà dove vado a prendere informazioni… Abbiamo già messo sottosopra la città intera…»
Le strade sono deserte, e scarse sono le lampade accese. Una città tranquilla, ma si sente che, sotto, sta ancora bollendo. Le cose sono andate oltre le intenzioni di chi le aveva montate. Dalla richiesta di una “spesa proletaria” si è arrivati al morto. Forse imprevisto, ma che sta facendo comodo a un sacco di gente. E la città si è chiusa in casa. Non a meditare, che il televisore non lascia spazio, ma ad aspettare che ci si dimentichi di una brutta giornata; ad aspettare che anche Clodetti Vincenzo, morto in via Indipendenza, angolo via Ugo Bassi, poco lontano dalla chiesa di San Pietro, sessantadue anni, benestante, venga posto in archivio assieme agli altri morti ammazzati degli ultimi tempi. Una pioggia leggera, fastidiosa, bagna i cubetti di porfido, si raccoglie in chiazze scure e scivola lungo i bordi dei marciapiedi. È una sera di un inverno arrivato in anticipo.
Il pavimento in marmo del portico è scivoloso per l’umidità dell’aria. Via Indipendenza è deserta, squallida, desolata: sa di camera mortuaria. E i faretti, pallidi dalla nebbia, sono i ceri accesi attorno alla bara di una città che ha improvvisamente scoperto di essere uguale alle altre. E ieri ha avuto uno scossone, un attacco di male, ha avuto paura, ha tremato e si è chiusa in casa. Via Indipendenza non è la solita: i cerotti incollati alla vetrina di Magli calzature, visti da lontano, sono croci scure contro un muro di luce. Sbavano in basso il loro braccio verticale. Una selva di croci.
Più su, verso piazza Maggiore, in angolo con via Ugo Bassi, troviamo sul granito scuro della strada la chiazza del sangue di Clodetti Vincenzo. Un mazzo di garofani che dovevano essere rossi e, sotto, un foglietto di quaderno scritto a mano. Lo raccolgo e mi si lacera, fradicio, fra le dita; non si riesce più a leggere; il saluto di uno qualsiasi a Vincenzo Clodetti.
A due passi, ai piedi del muro in mattoni scuri del vecchio palazzo comunale, dove stava a scorrere il giornale Vincenzo Clodetti prima di venir colpito dal proiettile, è posato anche un rametto di castagno: foglie ancora verdi e ricci ancora chiusi. Lo indico a Sarti Antonio, sergente, e gli dico: «Ci mancano le foglie d’alloro e di quercia per farne un eroe».
«Non credo ci tenesse, il disgraziato.»
In alto, sopra il rametto di castagno, la lapide ad Anteo Zamboni. Sarti Antonio si guarda attorno: «Andiamocene di qui».
Si calca in capo il berrettino impermeabile leggero. La pioggia gli bagna le mani mentre indica giù, verso il punto dove ci trovavamo durante gli incidenti.
«Il casino è scoppiato là… Non capisco come sia potuto accadere qui.»
Da troppo tempo discutiamo della stessa cosa.
«Bisognava muoversi subito dopo l’incidente. A botta calda, la gente coinvolta ha paura, non è preparata, è scoperta… Questa sera, chi sa qualcosa ha avuto il tempo di prepararsi. O di andarsene. Dove accidenti vado a trovare, a chiedere… Ci vuole la test...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Cos’è accaduto alla signora perbene
  4. L’autore ai lettori
  5. 1. Invettiva iniziale, ovvero notizie inutili
  6. 2. Il solito brutto inizio
  7. 3. Una testa dura
  8. 4. Una contestazione di troppo
  9. 5. Primi confortanti risultati…
  10. 6. … e risultati che non servono
  11. 7. Si riparte da zero
  12. 8. E S.A. prova in un’altra direzione
  13. 9. Senso vietato
  14. 10. Qualcosa di nuovo
  15. 11. Quindici non si trovano
  16. 12. Sarti Antonio, sergente, è servito
  17. 13. Un po’ di pace
  18. 14. Ma non si può dimenticare tutto, proprio tutto
  19. Copyright