Il serpente maiuscolo
eBook - ePub

Il serpente maiuscolo

  1. 252 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Il serpente maiuscolo

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Mathilde Perrin ha sessantatré anni, è vedova e abita con il suo dalmata in una villetta a Melun, non lontano da Parigi. Nessuno mai sospetterebbe che dietro quella donna elegante, curata e un po' sovrappeso si nasconda un sicario.

Implacabile, precisa, addestrata fin dalla prima giovinezza, Mathilde non sbaglia un colpo e porta a termine a sangue freddo tutti i compiti che il comandante - suo superiore ai tempi della Resistenza - le affida.

"Mathilde non ha mai sprecato una pallottola, solo lavori puliti e senza sbavature. Stasera è stata un'eccezione. Un capriccio. Avrebbe potuto colpire da più lontano, fare meno danni e sparare un proiettile solo, certo." Sì, perché in effetti da qualche tempo qualcosa non va. Mathilde si lascia un po' andare a certe crudeltà gratuite per "abbellire" le sue missioni. E inizia davvero a perdere la testa: dimentica di disfarsi dell'arma, sbaglia bersaglio, è convinta che il suo vicino di casa abbia decapitato il suo cane...

L'ispettore Vassiliev intanto sta indagando sui suoi omicidi, ha "la testa piena di serpenti" e deve individuare al più presto il serpente maiuscolo, il misterioso assassino che colpisce con ferocia e senza una logica apparente.

In questo gustoso e cattivissimo gioco al massacro in puro stile Tarantino, Pierre Lemaitre dà il meglio di sé con il suo spirito caustico, brillante e impietoso.

Scritto nel 1985 e inedito, Il serpente maiuscolo è il suo primo noir e, nelle sue intenzioni, l'ultimo che pubblicherà e con il quale desidera dare l'addio al genere.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Il serpente maiuscolo di Pierre Lemaitre in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Letteratura generale. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2022
ISBN
9788835714217

1985

5 maggio

Mathilde tamburella l’indice sul volante.
In autostrada le macchine procedono a singhiozzo da più di un’ora ed è ancora a dieci chilometri dal tunnel di Saint-Cloud. Il traffico si blocca per minuti interminabili poi di colpo, misteriosamente, l’orizzonte si libera e la Renault 25, ferma contro il guardrail di sinistra, riprende ad andare, 60, 70, 80, quindi all’improvviso si ferma di nuovo. L’effetto fisarmonica. Mathilde si prenderebbe a schiaffi. Eppure ha adottato tutte le precauzioni necessarie: è partita con largo anticipo, è rimasta sulla statale il più a lungo possibile e si è decisa a entrare in autostrada solo quando il bollettino radiofonico ha assicurato che non c’erano code.
«E tutto per infilarsi in questo bordello...»
Di solito Mathilde parla in modo educato, non è un tipo volgare. Si lascia andare unicamente quando è sola, la rilassa.
«Sarei dovuta andare in un altro momento...»
Come ha potuto essere tanto superficiale? Non è mai stata così sprovveduta. Rischiare di essere in ritardo in un giorno simile. Batte il pugno, è arrabbiatissima.
Mathilde guida molto vicina al volante perché ha le braccia corte. Ha sessantatré anni, è bassa, larga e pesante. Ma guardandola in viso si vede che era una bella donna. Persino molto bella. In qualche foto scattata in tempo di guerra, è una ragazza incredibilmente aggraziata, corpo sinuoso, capelli biondi che circondano un viso sorridente e molto sensuale. Certo, oggi è tutto raddoppiato, il mento, il seno, il fondoschiena, ma ha gli stessi occhi azzurri, le stesse labbra sottili e quel qualcosa di armonioso nel volto che testimonia la sua antica bellezza. Con il passare del tempo il corpo a poco a poco ha ceduto, ma Mathilde è molto attenta al resto, ovvero ai dettagli: abiti eleganti e costosi (può permetterselo), parrucchiere ogni settimana, trucco professionale e soprattutto, soprattutto, manicure perfetta. Può tollerare le rughe che si moltiplicano, i chili che aumentano, ma non sopporterebbe mai di avere le mani trascurate.
A causa del peso (78 chilogrammi stamattina sulla bilancia), soffre il caldo. I rallentamenti in autostrada sono un calvario, sente i rivoli di sudore scenderle tra i seni, deve avere il sedere bagnato, aspetta con impazienza i momenti in cui il traffico riprende a scorrere per godere delle leggere correnti d’aria che acquisendo velocità entrano dal finestrino abbassato e le sferzano il viso. Il ritorno a Parigi è faticoso almeno come lo è stato il fine settimana in Normandia a casa della figlia, quasi insopportabile. Hanno giocato a ramino, partite interminabili. Quell’idiota di suo genero ha voluto vedere il Gran Premio di Formula 1 alla televisione e, a coronare il tutto, sabato c’erano i porri alla vinaigrette in menu, Mathilde ci ha messo tutta la notte per digerirli.
«Sarei dovuta partire ieri sera.»
Guarda l’orologio sul cruscotto, impreca di nuovo.
Ludo alza la testa dal sedile posteriore.
È un grosso dalmata di un anno, dallo sguardo ebete ma dal cuore tenero. Di tanto in tanto apre un occhio, guarda la nuca robusta della padrona e sospira. Non si sente mai del tutto al sicuro con lei, ha degli sbalzi d’umore, soprattutto negli ultimi tempi. All’inizio andava tutto bene, ma adesso... Non è raro che gli arrivi una pedata nel fianco, e non sempre ne capisce il motivo. Però è un cane socievole, di quelli che si affezionano alla padrona e non cambiano idea nemmeno nelle giornate storte. Semplicemente, non si fida molto, soprattutto quando la sente nervosa. Come adesso. Vedendola scalpitare al volante, per prudenza si riaccuccia e finge di dormire.
Per la ventesima volta da quando è entrata in autostrada, Mathilde ripercorre mentalmente il tragitto fino all’avenue Foch. In linea d’aria, ci vorrebbe meno di un quarto d’ora, ma c’è quel maledetto tunnel di Saint-Cloud... Per questo ce l’ha con il mondo intero e specialmente con sua figlia, che non c’entra niente, ma Mathilde non si ferma davanti a questo genere di considerazioni. Ogni volta che la va a trovare resta annichilita di fronte allo spettacolo di quella casa di campagna così piccolo borghese da sembrare una caricatura. Suo genero torna dalla partita a tennis con un gran sorriso e l’asciugamano gettato sulle spalle con noncuranza, come in uno spot pubblicitario. Quando sua figlia si occupa del giardino sembra Maria Antonietta al Petit Trianon. Per lei è una continua conferma, sua figlia non è un’aquila, altrimenti non avrebbe sposato un simile idiota... E per di più americano. Ma soprattutto molto idiota. Insomma, americano. Per fortuna non hanno figli, Mathilde spera vivamente che sua figlia sia sterile. Oppure che lo sia lui. Uno dei due, perché non osa nemmeno immaginare che razza di bambini potrebbero avere... Da prendere a schiaffi, ogni volta. Mathilde ama i cani però detesta i bambini, soprattutto le bambine.
«Sono ingiusta» si dice, ma non lo pensa.
È colpa dei rallentamenti. I giorni in cui lavora è quasi sempre così, nervosismo, agitazione e compagnia bella, figuratevi poi nel traffico del rientro... E se rimandassi a domenica prossima? Per quanto si sprema le meningi, per quel lavoro non vede altra soluzione. Una settimana di ritardo, non le è mai capitato...
E poi d’un tratto, senza che nessuno capisca perché, la fila di macchine si dissolve.
Inspiegabilmente, la Renault 25 imbocca il tunnel di Saint-Cloud e nel giro di qualche secondo si immette in tangenziale. Mathilde sente il corpo che si rilassa constatando che il traffico resta intenso ma scorrevole. Alle sue spalle, Ludo fa un lungo sospiro di sollievo. Lei accelera e cambia corsia per superare un veicolo troppo lento, ma ci ripensa ricordandosi che quel tratto è pieno di autovelox della polizia. Non fare sciocchezze. Si piazza prudentemente nella corsia centrale, dietro una Peugeot che sbuffa fumo bianco, e arrivata a Porte Dauphine sorride, scorgendo il muso in agguato dell’autovelox che all’improvviso fotografa la corsia di sinistra che ha appena abbandonato.
Porte Maillot, la Grande-Armée.
Mathilde evita la rotonda dell’Étoile, svolta a destra e percorre l’avenue Foch. Si è tranquillizzata. Sono le nove e mezzo di sera. È leggermente in anticipo. Quel tanto che basta. Se l’è vista brutta, non se ne capacita nemmeno lei. Forse la fortuna fa parte del talento, vai a sapere. Imbocca il controviale, si ferma sulle strisce pedonali, spegne il motore ma lascia i fari accesi.
Pensando di essere già a casa, Ludo si alza sul sedile posteriore e inizia a guaire. Mathilde guarda nello specchietto retrovisore: «No!».
Il tono è secco e perentorio, ma non ha alzato la voce. Il cane si riaccuccia subito, le rivolge uno sguardo contrito e chiude gli occhi trattenendo un sospiro.
Mathilde infila gli occhiali appesi alla catenina che ha al collo e fruga nel vano portaoggetti. Tira fuori un foglio che si appresta a leggere per l’ennesima volta, quando sente un’auto mettere in moto a una decina di metri di distanza. Va a occupare il posto libero, spegne di nuovo il motore, si toglie gli occhiali, accosta la nuca al poggiatesta e chiude gli occhi a sua volta. È un vero miracolo essere finalmente lì, in orario. Si ripromette che d’ora in avanti starà più attenta.
L’avenue Foch è immersa nella calma più assoluta, dev’essere bello abitare in quel quartiere.
Mathilde abbassa il finestrino. Adesso che la macchina è ferma, l’aria all’interno dell’abitacolo comincia a essere un po’ viziata, odore di dalmata e di sudore. Ha voglia di una doccia. La farà più tardi. Nello specchietto laterale vede in lontananza un uomo che porta a spasso il cane nel controviale. Mathilde fa un sospiro profondo. Lungo il viale, le auto sfrecciano veloci. Non sono molte, a quell’ora. Di domenica. Le foglie dei platani si muovono appena. Sarà una notte pesante.
Nonostante Ludo sia tranquillamente al suo posto, Mathilde si volta e dice, puntando il dito verso di lui: «A cuccia, e non ti muovere, d’accordo?». Lui si appiattisce sul sedile.
Mathilde apre la portiera, si aggrappa con due mani alla carrozzeria e scende dall’auto a forza. Bisognerebbe dimagrire. La gonna le è rimasta arrotolata in vita, scoprendo l’enorme fondoschiena. Se la sistema con un gesto ormai abituale. Fa il giro della macchina, apre la portiera del passeggero, prende un impermeabile leggero e se lo infila. Sopra di lei, una lieve folata di vento caldo smuove pigramente le foglie degli alberi. Sulla sinistra, l’uomo con il cane avanza, è un bassotto tedesco che annusa tutte le ruote tirando il guinzaglio. Le piacciono molto i bassotti, hanno un bel carattere. L’uomo le sorride. A volte è così che ci si conosce, le persone hanno un cane, parlano di cani, fanno amicizia. Tanto più che lui non è affatto male, una cinquantina d’anni portati bene. Mathilde ricambia il sorriso e tira fuori dalla tasca la mano destra. L’uomo si ferma di colpo alla vista di una pistola Desert Eagle munita di silenziatore. Il labbro superiore di Mathilde si arriccia impercettibilmente. Per una frazione di secondo la canna si dirige verso la fronte dell’uomo, poi scende e Mathilde lo colpisce nelle parti basse. L’uomo sgrana gli occhi, incredulo, l’informazione non è ancora arrivata al cervello, si piega in due e con una smorfia di dolore crolla a terra senza rumore. Mathilde gira attorno al corpo con passo pesante. Una chiazza scura si estende tra le gambe dell’uomo e si spande lentamente sul marciapiede. Ha ancora gli occhi spalancati e pure la bocca, in un’espressione di sorpresa e di dolore folgorante. Mathilde si china e lo fissa. Non è morto. L’espressione sul viso di lei è uno strano connubio di stupore e soddisfazione. Sembra una bambina cresciuta che si meraviglia di trovare un insetto raro. Gli osserva la bocca, da cui sgorgano piccoli rivoli di sangue dall’odore nauseabondo. Mathilde sembra voler dire qualcosa, le tremano le labbra per effetto della stimolazione nervosa e l’occhio sinistro inizia a fremere in modo spasmodico. Avvicina la canna della pistola alla fronte dell’uomo, che emette una sorta di rantolo. Gli occhi stanno per schizzargli dalle orbite. Ma all’improvviso Mathilde cambia idea e gli spara alla gola. Per il colpo, la testa sembra staccarsi dal collo. Lei fa un passo indietro, disgustata. L’intera scena non è durata più di trenta secondi. Solo allora Mathilde si accorge del bassotto pietrificato all’altro capo del guinzaglio, teso, terrorizzato. Le rivolge uno sguardo inebetito e riceve anche lui un proiettile in testa. Metà cane si disintegra per effetto del colpo, quel che resta è un brandello di carne.
Mathilde si volta, osserva il viale. Tutto tranquillo. Le auto continuano a sfrecciare, imperturbabili. Il marciapiede è vuoto come in tutti i quartieri ricchi dopo il tramonto. Risale in macchina, posa l’arma sul sedile del passeggero, infila la chiave e mette in moto come se niente fosse.
Lascia il controviale e si immette prudentemente nella corsia principale, in direzione della tangenziale.
Ludo, svegliato dalla partenza, si alza e le appoggia la testa sulla spalla.
Mathilde toglie una mano dal volante per accarezzare il muso del dalmata, dicendo con voce calda: «Ma che bravo cane...».
Sono le nove e quaranta.
Alle nove e quarantacinque, Vassiliev finisce di lavorare. L’ufficio puzza un po’ di sudore. L’unico vantaggio del turno serale alla polizia giudiziaria è quello di recuperare l’enorme ritardo sui rapporti da stendere per il commissario Occhipinti, che li esige sem...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Il serpente maiuscolo
  4. Premessa
  5. 1985
  6. Copyright