Il grande inverno
eBook - ePub

Il grande inverno

  1. 456 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Il grande inverno

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Quando Ernt Allbright torna dalla guerra del Vietnam è un uomo profondamente instabile. Dopo aver perso l'ennesimo posto di lavoro, prende una decisione impulsiva: trasferirsi con tutta la famiglia nella selvaggia Alaska, l'ultima frontiera americana, e cominciare una nuova vita. Sua figlia Leni, tredici anni, è nel pieno del tumulto adolescenziale: soffre per i continui litigi dei genitori e spera che questo cambiamento porti a tutti un futuro migliore. Mentre Cora, sua moglie, è pronta a fare qualsiasi cosa per l'uomo che ama, anche se questo vuol dire seguirlo in un'avventura sconosciuta. All'inizio l'Alaska sembra la risposta ai loro bisogni: in un remoto paesino, gli All­bright si uniscono a una comunità di uomini e donne estremamente temprati, fieri di essere autosufficienti in un territorio così ostile. Però quando l'inverno avanza e il buio invade ogni cosa, il fragile stato mentale di Ernt peggiora e il delicato equilibrio della famiglia comincia a vacillare. Ora, i tanto temuti pericoli esterni - il ghiaccio, la mancanza di provviste, gli orsi - sembrano nulla in confronto alle minacce che provengono dall'interno del loro nucleo famigliare. Chiusi in un rifugio angusto, ricoperto di neve e immerso in una notte che può durare fino a diciotto ore, Leni e sua madre devono affrontare una cruda verità: sono sole. In quel luogo feroce, ai confini del mondo, non c'è nessuno che possa salvarle.

Kristin Hannah ci regala ancora una volta un'epica storia d'amore e sopravvivenza, un ritratto intimo di una famiglia messa a dura prova nel disperato tentativo di salvarsi da se stessa. Scritto con una prosa elegante e avvolgente e animato da personaggi vivissimi che arriviamo a conoscere nel profondo, Il grande inverno ci conduce in una terra dove bellezza e pericolo sono una cosa sola, per raccontarci la storia di una madre e una figlia, due eroine indimenticabili in lotta con una natura selvaggia e le paure più grandi dell'animo umano.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Il grande inverno di Kristin Hannah in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Literatura e Mujeres en la ficción. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2018
ISBN
9788852089206

1978

12

Leni, ormai diciassettenne, guidava la motoslitta con sicurezza sotto un’intensa nevicata. Era tutta sola là fuori, nell’immensità dell’inverno. Seguendo la luce dei fari nel buio che precedeva l’alba, imboccò la strada per la vecchia miniera. Dopo un paio di chilometri la strada diventava un sentiero che serpeggiava, curvava, saliva e scendeva. La slitta di plastica rossa dietro di lei sobbalzava sulla neve, vuota, ma Leni sperava che presto avrebbe trasportato la sua ultima preda. Se c’era una cosa su cui suo padre aveva avuto ragione era questa: Leni aveva imparato a cacciare.
Sfrecciò sopra terrapieni e fiumi ghiacciati, intorno ad alberi; di tanto in tanto la motoslitta si staccava da terra e sbandava, e Leni gridava per la felicità o la paura, oppure per entrambe. Era completamente nel suo elemento, lì.
Man mano che l’altitudine aumentava, gli alberi si diradavano e diventavano più esili. Leni cominciò a vedere rupi e affioramenti di granito coperti di neve.
Proseguì: su, giù, intorno, passando a tutta velocità in mezzo a cumuli di neve e sbandando per evitare tronchi morti. Doveva concentrarsi così tanto che non riusciva a pensare o percepire altro.
Su una collina la motoslitta scivolò a sinistra, perdendo aderenza. Leni tolse gas e rallentò fino a fermarsi.
Ansimando attraverso le fessure della sua maschera di neoprene, si guardò intorno: vette bianche e aguzze, ghiacciai bianco-azzurri, granito nero.
Smontò, percorsa da un brivido. Con la schiena rigida per contrastare il vento, slacciò lo zaino e si mise le racchette da neve, poi spinse la motoslitta sotto il riparo concesso da un grosso albero e la coprì con della tela cerata. Il veicolo non l’avrebbe condotta oltre.
Il cielo si stava rischiarando gradualmente. La luce aumentava a ogni respiro.
Il sentiero svoltava verso l’alto e si stringeva. Leni vide il primo cumulo di escrementi congelati di capra dopo meno di un chilometro e continuò a salire seguendo le impronte degli zoccoli.
Tirò fuori il binocolo e scrutò il paesaggio imbiancato intorno a lei.
“Là.” Una pecora di Dall color crema con enormi corna ricurve si stava spostando lungo un’alta cornice, camminando in maniera aggraziata sul terreno accidentato e coperto di neve.
Leni si mosse con cautela, facendosi strada lungo lo stretto crinale, e si inerpicò fra gli alberi. Lì, trovò altre impronte che seguì fino a un fiume ghiacciato.
Escrementi freschi.
L’animale aveva attraversato il fiume in quel punto, cadendo sotto il ghiaccio e finendo in acqua. Grossi pezzi di ghiaccio galleggiavano in superficie muovendosi su e giù, tenuti al loro posto dallo strato solido circostante.
Sul ghiaccio, un vecchio albero caduto con i rami congelati che puntavano in tutte le direzioni era fiancheggiato da pozze d’acqua agitata.
La neve vorticava sul ghiaccio, raccogliendosi su un lato del tronco e svolazzando in minuscoli turbini sull’altro. Qua e là il vento aveva spazzato via tutta la neve, lasciando sprazzi lucenti di ghiaccio di un colore blu argenteo. Leni si rendeva conto che non era sicuro attraversare il fiume in quel punto, ma farlo da un’altra parte le sarebbe potuto costare ore. E chi poteva saperlo, poi, se c’era effettivamente un buon punto per raggiungere l’altra sponda? Non aveva percorso tutta quella strada per tirarsi indietro.
Si strinse le cinghie dello zaino e assicurò il fucile da caccia, poi si tolse le racchette da neve e le legò a loro volta allo zaino.
Guardando il tronco coperto di neve e ghiaccio, di circa mezzo metro di diametro, con la corteccia congelata che si stava staccando, Leni trasse un respiro profondo e vi salì a quattro zampe.
Il mondo divenne stretto quanto il tronco e largo quanto il fiume. La corteccia ghiacciata e ruvida le si conficcò nelle ginocchia. Lo scricchiolio del ghiaccio somigliava a una raffica di spari che esplodevano intorno a lei.
Leni fissò il tronco cilindrico sotto di sé.
Là. L’altra sponda. Quello sarebbe stato il suo unico pensiero, non il ghiaccio che scricchiolava o l’acqua gelida che scorreva sotto la sua superficie, e di sicuro non il pericolo di cadere nel fiume.
Strisciò avanti un centimetro per volta, investita dal vento e coperta di fiocchi di neve.
Il ghiaccio si incrinò di colpo, fragorosamente. Il tronco piombò in basso e fu inghiottito davanti a Leni. Si levò uno schizzo d’acqua, che si raccolse in una pozza sul ghiaccio, riflettendo la scarsa luce che c’era.
Con un sonoro schiocco il tronco affondò ancora di più, colpendo qualcosa.
Leni scattò in piedi e allargò le braccia per mantenere l’equilibrio. Il tronco sembrava respirare sotto di lei.
Il ghiaccio si incrinò di nuovo. Stavolta con un ruggito.
Tra lei e la riva c’erano forse un paio di metri. Leni pensò alla madre di Matthew, il cui corpo era stato ritrovato a chilometri di distanza dal punto in cui era caduta nel fiume, dilaniato dagli animali per giunta. Era meglio non cadere nel ghiaccio. Non avevi modo di sapere dove sarebbe andato a finire il tuo cadavere; in Alaska l’acqua scorreva dappertutto, rivelando cose che sarebbero dovute rimanere nascoste.
Leni avanzò lentamente. Quando fu abbastanza vicina alla riva opposta, spiccò un salto, agitando le gambe e le braccia come se potesse levarsi in volo grazie alla sola forza di volontà, e cadde di schianto sulle rocce coperte di neve dall’altra parte.
Sangue.
Il suo sapore caldo e metallico le riempì la bocca e se lo sentì scorrere lungo una guancia gelida.
D’un tratto stava tremando, consapevole di avere i vestiti umidi, ma non sapeva se per via del sudore o dell’acqua. Aveva i guanti bagnati, così come gli stivali, eppure erano entrambi impermeabili.
Si mise faticosamente in piedi e valutò i danni. Aveva una ferita superficiale sulla fronte e si era morsa la lingua. I polsini del suo parka erano bagnati e le parve che dell’acqua le fosse schizzata sul collo. Nulla di grave.
Sistemò lo zaino e riposizionò il fucile, poi si incamminò di nuovo, allontanandosi dal fiume ma senza perderlo di vista. Seguì le impronte e gli escrementi, continuando a salire su sporgenze rocciose. A quell’altitudine, il mondo era immerso nel silenzio più totale. Tutto era annebbiato dalla neve che cadeva e dal respiro di Leni.
Poi un suono. Un ramo spezzato, un rumore di zoccoli che scivolavano sulla roccia. Leni sentì l’odore muschiato della sua preda. Si infilò tra due alberi e impugnò l’arma.
Guardò nel mirino, individuò la pecora e prese la mira.
Mantenne respiri regolari.
Aspettò.
Poi premette il grilletto.
L’animale non emise un solo suono. “Un colpo perfetto, dritto al bersaglio.” Nessuna sofferenza. La pecora cadde in ginocchio e si accasciò, scivolando sulla superficie della roccia per poi fermarsi contro un cumulo di neve.
Leni avanzò nella neve verso la sua preda. Voleva eviscerarla sul posto e mettersi la carne nello zaino il più in fretta possibile. Tecnicamente si trattava di una preda illegale, dal momento che la stagione di caccia per le pecore era l’autunno, ma una ghiacciaia vuota era una ghiacciaia vuota. Leni calcolò che l’animale, una volta pulito, poteva pesare una cinquantina di chili. La aspettava una lunga scarpinata per tornare alla motoslitta con tutto quel peso.
Leni manovrò la motoslitta sulla lunga strada imbiancata che portava verso casa. Avanzava lentamente, con mano leggera sulla manopola, dal momento che ne conosceva ogni avvallamento e ogni curva.
Negli ultimi quattro anni Leni era cresciuta come ogni altra creatura in Alaska: selvaggiamente. I capelli le arrivavano quasi alla vita (non vedeva motivo di tagliarli) ed erano diventati di un intenso rosso mogano. Il suo viso tondo da ragazzina si era assottigliato e le lentiggini erano svanite, lasciandole una pelle color latte che metteva in risalto il verde dei suoi occhi.
Il mese successivo suo padre sarebbe tornato a casa. Negli ultimi quattro anni aveva seguito le regole imposte da Tom Walker e Large Marge. Seppur controvoglia e di malanimo, aveva fatto quel che loro “raccomandavano”. Tutti gli anni, dopo il Ringraziamento (che di solito era proprio il periodo in cui gli incubi cominciavano ad aumentare e lui iniziava a borbottare tra sé e sé e ad attaccare briga), partiva alla volta della regione del North Slope per lavorare all’oleodotto. Guadagnava bene e mandava i soldi a casa tutte le settimane, soldi che Leni e mamma utilizzavano per migliorare le loro condizioni di vita. Ora avevano capre e polli, una barca di alluminio per pescare e un orto rigoglioso dentro una serra con il tetto a cupola. Avevano scambiato il furgone Volkswagen con un pick-up abbastanza robusto. Adesso nel loro furgone viveva un vecchio eremita, nei boschi intorno a McCarthy.
Vivere con papà, con il suo carattere volubile e lunatico, era ancora difficile. Odiava il signor Walker con un’intensità pericolosa, e la minima delusione (oppure il whisky ed Earl il Pazzo) potevano ancora farlo esplodere; tuttavia non era stupido. Sapeva che Tom Walker e Large Marge lo tenevano d’occhio.
Mamma diceva ancora: «Sta meglio, non trovi?», e a volte Leni ci credeva. O forse si erano semplicemente adattate al loro ambiente, come le pernici che diventano bianche in inverno.
Nel mese via via sempre più buio prima della sua partenza per l’oleodotto e nei fine settimana d’inverno in cui tornava a casa, Leni e mamma studiavano il temperamento di papà come scienziate, notando anche il minimo tic di un occhio, segno che la sua inquietudine stava aumentando. Leni imparò a placare la collera di suo padre quando poteva e a togliersi di mezzo quando non poteva. Se interveniva, come aveva imparato a proprie spese, le cose per mamma finivano per peggiorare.
Arrivata nel cortile imbiancato, Leni vide il grosso pick-up di Tom Walker parcheggiato accanto all’International Harvester di Large Marge.
Si fermò tra il pollaio e la casa e, quando smontò dalla motoslitta, il suo stivale affondò nella neve sporca e friabile. Laggiù il tempo stava cambiando in fretta e iniziava a scaldarsi. Er...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. IL GRANDE INVERNO
  4. 1974
  5. 1978
  6. 1986
  7. RINGRAZIAMENTI
  8. Copyright