Pelle di corteccia
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Pelle di corteccia

  1. 744 pagine
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Pelle di corteccia

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Informazioni sul libro

Alla fine del diciassettesimo secolo due giovani francesi, René Sel e Charles Duquet, fuggono da una vita di stenti e sbarcano in Canada, allora chiamato Nuova Francia. Dopo avere firmato un contratto con un signore feudale, che li costringe a lavorare tre anni per lui prima di concedere loro un pezzo di terra, i due intraprendono la dura vita dei "pelle di corteccia", come venivano chiamati allora i taglialegna. René è costretto a sposare una donna indiana, e da quel giorno i loro discendenti vivranno intrappolati fra due culture, senza mai riuscire a elevarsi dalla condizione svantaggiata dei mezzosangue. Duquet invece riesce a scappare e diventa un cacciatore di pelli, ma ben presto si accorge dell'enorme potenziale economico delle foreste nordamericane e decide che lo scopo della sua vita sarà trovare il modo di sfruttarlo.

Annie Proulx segue i discendenti di Sel e Duquet nel corso di tre secoli, accompagnandoli nei loro spostamenti dal Nord America all'Europa, dalla Cina alla Nuova Zelanda, in una lunga e avvincente storia di vendette, amori, incidenti, pestilenze e conflitti, in cui alla distruzione delle foreste si accompagna quella dei popoli che le abitano.

Annie Proulx, dopo Avviso ai naviganti, con il quale ha vinto il premio Pulitzer, e I segreti di Brokeback Mountain, da cui è stato tratto l'omonimo film, ci consegna il suo capolavoro, il romanzo a cui ha lavorato per una vita intera. Pelle di corteccia è senza dubbio il coronamento dell'illustre carriera dell'autrice, ma forse anche il più grande romanzo ambientalista mai scritto finora.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2018
ISBN
9788852089954
Argomento
Literatura
Categoria
Clásicos
VIII

GIORNI DI GLORIA

1836-1870
54

Ricchezza vegetale

James aveva trascorso le prime ore di quel mattino d’agosto esaminando con cura il bilancio familiare mensile e calcolando le spese di Posey. Da quando si erano sposati l’aveva sottoposta a un regime generoso ma severo; nei primi tempi era stato l’unico modo per tenerla sotto controllo. Posey riceveva una somma definita: se spendeva un centesimo in più, il mese dopo veniva dimezzata. Ma ora James ci faceva meno caso, e dalla nascita di Lavinia (parecchio tempo dopo la cauta ripresa dei loro rapporti coniugali) Posey era cambiata, lasciandosi alle spalle gli atteggiamenti da tigre. Le sue premure si spingevano oltre Lavinia e raggiungevano James, i suoi cugini e le loro mogli, il personale domestico, tutti tranne Phineas Breeley, che era stato relegato nel Nuovo Brunswick, lontanissimo dalla bambina. Tutte le sere Posey le leggeva racconti e poesie dalle Storie del pettirosso, e così Lavinia sviluppò un tenero affetto per “il pio uccellino dal petto scarlatto”.
James chiuse il libro contabile. Posey era diventata quasi frugale nelle sue spese. E lui spendeva poco per se stesso: oltre ai sigari, ai regali per Lavinia, a qualche bottiglia di porto decente e a un panciotto ogni tanto, comprava solo cavalli. Aveva appena acquistato Throstle, uno splendido Hannover sauro da sella, e ora decise di farsi mezz’ora di virile conversazione sui cavalli con Will Thing, l’anziano cocchiere. Mentre si alzava per scendere alla scuderia, il nuovo maggiordomo entrò e disse: «Il signor Vogel chiede di vedervi, signore».
«Va bene, fatelo accomodare» disse James, perché Lennart Vogel era diventato un amico speciale. «Devi essere appena tornato dalla tua spedizione annuale» aggiunse, osservandolo con stupore. Non vi era traccia della sua solita eleganza: Lennart indossava pantaloni da lavoro di fustagno scuro, un gilè di lana grigio e stivali pesanti dai tacchi incrostati di fango.
«Proprio così. Ed è stata assai interessante, James» disse Lennart. «Perdona il mio aspetto. Sono talmente carico di informazioni che sono venuto direttamente qui. Mi chiedo se hai un momento per parlare del mio viaggio. In quest’ultima settimana sono stato costretto a riflettere sul futuro dell’azienda. Davanti a noi vedo insidie che dobbiamo evitare. Ma vedo anche la possibilità di espanderci, se facciamo uno sforzo. Per il momento è inutile parlarne con Edward e gli altri.»
«Ti va di fare un giro in giardino, mentre parliamo? Il caldo non è ancora insopportabile.»
«Anch’io preferisco uscire» rispose Lennart, «visto che sono così in disordine.»
Passeggiarono in giardino, sotto il pergolato di vite dai grappoli acerbi, oltre le sgargianti geometrie delle aiuole. Posey adorava i colori vistosi di gerani, salvie, petunie e calceolarie, ma James preferiva le rose, che almeno erano alte e profumate; le aiuole, la novità del momento, sembravano tappeti orientali da quattro soldi.
Lennart camminava troppo in fretta per i suoi gusti, così James si sedette su una panchina di pietra vicino alle rose e disse: «Fermati un momento e dimmi cosa ti turba».
L’altro non si sedette, ma cominciò a camminare avanti e indietro parlando a precipizio. «James, ritengo che dobbiamo urgentemente riflettere sul futuro e sulle nostre proprietà forestali. Abbiamo avuto diversi anni di magra, e tu sai bene quanto me che non ci restano molti buoni terreni nella Nuova Inghilterra e nello stato di York. I pini sono finiti. Lo so, ora mi chiederai delle foreste dell’Ohio che tuo padre ha comprato qualche anno fa. È per questo che sono venuto a farti visita. Quest’anno, durante il mio viaggio nell’entroterra, ho visitato quella proprietà, e ciò che ho visto mi ha riempito di sconforto. Non è più la foresta di pini che tuo padre ci ha convinti a comprare. Ai suoi tempi c’erano solo indiani e mercanti di pelli che attraversavano grandi boschi di pini bianchi, ma ora i coloni sono venuti in massa, soprattutto dal Nord Europa. Diciotto mesi fa ne sono arrivati a migliaia, hanno bruciato e tagliato quasi tutti gli alberi per fare spazio alle loro fattorie. Te lo immagini? Tutti quei pini di ottima qualità accatastati e dati alle fiamme. Non c’è rimasto niente. E continuano ad arrivare.»
«Dio mio» disse James. «Erano migliaia di acri.»
«Sì, avremmo dovuto mandare un agente a sorvegliare i confini. Ma nella foresta c’erano solo alberi, e la torma di nuovi arrivati ha pensato che si potessero prendere. Li hanno presi. Non ci sono più.»
«Credevo che Armenius Breitsprecher dovesse ispezionare quelle proprietà una volta all’anno.»
«Ci siamo accordati per una volta ogni due anni, perché è un viaggio lungo e faticoso e lui ha altre cose da fare. Tuo padre, quando ci è andato, ha dovuto attraversare la grande palude nera, uno dei più spaventosi ostacoli agli spostamenti sul continente. Adesso con le nuove strade e il canale di Erie è tutto molto migliorato. Breitsprecher aveva intenzione di andarci quest’anno... troppo tardi. Quei coloni sono così numerosi che hanno abbattuto migliaia di acri di foresta in poco più di un anno.»
«Stento a crederci.»
«James, hai mai visto gli uccelli rapaci spolpare un cervo fino all’osso in un giorno o due?»
«Certo.»
«Ecco, i coloni sono rapaci umani» disse Lennart. «Rapaci con l’arma del fuoco. Hanno bruciato ampi tratti della nostra foresta. Nel giro di due mesi un terreno paludoso e disabitato può diventare una cittadina con più di cento case. Non l’hai letto sui giornali?»
James sentì l’antico dolore tornare a stringergli lo stomaco, come ai tempi degli accessi d’ira di Posey. «Ma da qualche parte ci saranno ancora foreste in abbondanza. Possiamo trovarne altre. Ho sentito dire che questo continente ha una distesa di foreste ineguagliata, la più grande del mondo.»
«Verissimo. Ci sono ancora foreste intatte e sconosciute. E arrivo al dunque. Dobbiamo trovare quelle foreste e mandarci i nostri boscaioli prima possibile. Altrimenti arriverà l’intera Europa a bruciare e tagliare tutto. In alcuni paesi europei ci sono leggi e divieti per limitare il taglio degli alberi; i contadini ribelli che non sopportavano quelle regole sono venuti qui, e adesso che sono liberi, il potere di distruggere gli dà alla testa. Gente come loro non si era mai vista sulla faccia della terra. Sembrano tigri che hanno assaggiato il sangue. E come tigri trasmettono la loro brama di terra a figli e nipoti, che continuano a credersi in diritto di prendere tutto quello che trovano in questo paese dell’abbondanza.» Buttò via il mozzicone di sigaro. «Ti propongo di venire con me a cercare nuove foreste. Non siamo giovani, James, ma siamo entrambi forti e in buona salute. Nel mio viaggio non sono andato oltre quelle proprietà in Ohio, ma mentre ero là ho sentito che il Territorio del Michigan, a nord, è ricco di pini. Un’infinità di pini bianchi.»
James fumava e rifletteva. «Sì, immagino che il nostro solito modo di acquistare terreni e licenze di taglio nella Nuova Inghilterra e nello stato di York, per poi tagliare gli alberi senza sapere dove ne troveremo di nuovi, potrebbe compromettere il futuro dell’azienda. Abbiamo più concorrenti di prima, e abbiamo imparato che le foreste non sono eterne. Gli alberi crescono troppo lentamente. Non è una novità; l’abbiamo ribadito spesso nelle nostre riunioni. Ma Edward e Freegrace sono riluttanti a esplorare, temporeggiano e consigliano di attendere, che cosa non lo so. Ricordo che a una riunione di qualche anno fa Cyrus parlò di ottime possibilità in Pennsylvania, ma Edward disse: “Non ora, non ora!”, e la concorrenza si mangiò tutto.»
«È ora di agire, tocca a noi essere i primi. Se riusciamo a convincere Cyrus, possiamo mettere in minoranza Edward e Freegrace. Siamo arrivati a questo. Quei due sono troppo timidi. Da quando Lydia è morta, Edward scambia opinioni solo con la governante e i gatti.» Questo era palesemente falso, perché Edward era un appassionato seguace della chiesa Trinitaria, mentre Freegrace era sedotto dall’unitarianesimo e interessato alla nuova Critica Biblica, e i due fratelli avevano accese discussioni che esplodevano in litigi furibondi.
James pensò che lui e Lennart non erano tanto più giovani dei due fratelli; erano tutti vecchi, anche se lui non sentiva l’età. E Lennart era piuttosto energico. Chiaro che Edward e Freegrace si sentissero in grado di dirigere un’impresa. Il sangue dei Duke prometteva longevità.
«James, quelli sono un ostacolo per gli affari. Che dici, sei disposto a intraprendere un viaggio nel Territorio del Michigan insieme a me? O anche più in là, se vogliamo. Ogni tanto sento parlare i marinai che hanno commerciato pelli di lontra sulla costa occidentale, e rimango affascinato dalle loro descrizioni di fitte foreste. Vorrei vedere con i miei occhi, perché cosa ne sanno di alberi i marinai?»
«È molto lontano. Quasi Giappone.»
«Stiamo parlando del futuro, James, del futuro! Non dobbiamo lasciarci sfuggire queste occasioni.»
«E Breitsprecher? Verrebbe con noi?» James si chiedeva perché Lennart, che non aveva figli, mettesse tanta enfasi sul futuro.
«Credo che Breitsprecher sia essenziale. È lui che può giudicare al meglio la cubatura del legno in piedi.»
«Verrò con te, Lennart. E porteremo Breitsprecher. Quando pensi di partire?»
«Ho alcune faccende importanti da sbrigare al più presto. Prima di tutto, devo vedere Cyrus. Poi convochiamo una riunione del consiglio di amministrazione. Devo ottenere l’appoggio di Breitsprecher e convincere Edward e Freegrace che questa esplorazione è fondamentale. Con un po’ di fortuna potremo partire fra due settimane.» Smise di parlare, girò intorno alla fragrante rosa damascena La Ville de Bruxelles, si voltò e diede un colpetto col dito a una Maiden’s Blush. «La prima parte del tragitto la conosco bene, viaggeremo in carrozza e treno. Il tratto più tedioso è quello sul canale fino a Oswego. Portati un bel librone, c’è da morire di noia. Poi in treno fino a Buffalo, e l’ultima tappa con il battello a vapore per Detroit. Il progresso ha migliorato la vita dei viaggiatori. Quando penso al povero Sedley, immerso nel fango fino al ginocchio...»
A James non interessavano le fatiche di suo padre in quelle cento miglia di terreno paludoso e malsano, ma solo ciò che gli serviva per il viaggio. I sigari, pensò, erano di primaria importanza. Gli indiani erano innamorati – come lui – del tabacco cubano e lo trovavano di rado, così decise di riempire due bisacce con qualche centinaio di sigari ben incartati. «Ma ci sono mezzi di trasporto che vanno oltre Detroit? Ne sarei sorpreso.» Si incamminarono verso il confine della proprietà, segnato da antiche querce piene di scoiattoli litigiosi.
«No, anche se battelli a vapore, strade e piste coprono distanze sempre più grandi ogni settimana. Da Detroit in poi sarà tutta terra inesplorata. Porta vestiti robusti, per un po’ dovremo arrangiarci a vivere con quello che troviamo. E fucili e munizioni. Solo di una cosa sono sicuro: dobbiamo andare oltre l’Ohio.»
Vicino alle querce James raccolse da terra un ramoscello e lo puntò come un fucile; gli scoiattoli fuggirono. I due amici si strinsero la mano. Entrambi provavano un senso di urgenza: sentivano che le foreste del Nord America si stavano consumando nei fuochi di disboscamento e nei caminetti, che eserciti di coloni immigrati stavano arraffando ogni cosa. Lennart Vogel, pensò James, aveva previsto un futuro senza alberi e aveva deciso di agire. Era pericoloso, ma James ricordò Lewis e Clark, che trent’anni prima erano arrivati fino al Pacifico ed erano tornati sani e salvi.
Quando si incontrarono il giorno dopo, Lennart si era dato una ripulita e sembrava soddisfatto. «Ho avuto una certa fortuna, perché Cyrus adesso vive a Boston. Abbiamo parlato, e lui dice che si schiererà dalla nostra parte contro Edward e Freegrace, se si arriverà a questo. Inoltre ho trovato una mappa postale un po’ logora del Territorio del Michigan. Mostra le strade delle diligenze, ma le informazioni sono di vent’anni fa. Più utile, secondo me, è sapere che esiste una buona pista indiana che permette di viaggiare a cavallo da Detroit a quel pantano di Chicago. Il Sauk Trail diretto a ovest ha molte ramificazioni, e credo che se ne incontriamo una che va a nord potremo cercare le presunte foreste a cavallo e a piedi. Intorno a quei grandi laghi, dove una volta c’era un fiorente commercio di pellicce, si trovano facilmente guide e pagaiatori indiani. Gli indigeni farebbero qualunque cosa per una bottiglia di liquore.»
«Se solo fosse così facile spuntarla con Edward e Freegrace.»
«Regala a Edward un po’ di erba gatta per le sue bestie e lo tirerai dalla nostra parte.» Era vero. Da quando sua moglie Lydia era morta, per una forte asma aggravata dall’inevitabile polvere di letame che saliva dalle strade, Edward stravedeva per Casimir e Vaughn, i due viziatissimi gatti tigrati che lei gli aveva lasciato.
E così, all’alba di un piovigginoso mattino di settembre, Lennart Vogel, James Duke e Armenius Breitsprecher (accompagnato dal suo cane da caccia kurzhaar, Hans Carl von Carlowitz) salirono su una carrozza a noleggio e si diressero a nordovest. Lennart posò sul pavimento una cesta piena di polli arrosto e birra. Hans Carl von Carlowitz correva accanto alla carrozza. «Potrebbe venirgli male alle zampe» disse Lennart. Il cane lo sentì e accelerò.
A Detroit comprarono dei cavalli e si addentrarono nella foresta di latifoglie. Mentre si lasciavano Detroit alle spalle, Lennart disse: «Ho sentito che cent’anni fa il vecchio Sieur de la Mothe Cadillac definì La Ville d’Étroit e i suoi dintorni “così belli che meriterebbero l’appellativo di paradiso terrestre del Nord America”».
Si trovavano in un territorio disabitato, e James era infastidito dalla penombra verde. Non c’erano punti di riferimento, solo alberi, e al posto del cielo la volta della foresta che stormiva nel vento. Rivisse una sensazione che a volte aveva provato in mare, quella di una scintillante, allucinatoria immensità priva di strade. Ma a differenza dei viaggi oceanici in balia del vento, il percorso del Sauk era evidente: un’antica pista tracciata da pesanti mastodonti, già vecchissima quando venne scoperta dagli uomini delle steppe asiatiche.
In fondo a una forra videro un sinuoso tracciato di pietre asciutte.
«Segno che i coloni sono vicini» disse Breitsprecher, indicando il corso d’acqua prosciugato. Dopo un quarto di miglio passarono accanto a un pendio disboscato ed eroso. Sentirono colpi d’ascia e odore di fumo, e poco dopo raggiunsero una ceppaia di venti acri, dove tre uomini tagliavano alberi in un’andana per la bruciatura invernale. Il campo lì accanto era già stato incendiato, come dimostravano il suolo incenerito e le rocce crepate.
Il col...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Pelle di corteccia
  4. I FORÊT, HACHE, FAMILLE (1693-1716)
  5. II “... IMPOTENTI GUARDANO LE SUE IMPRONTE” (1693-1727)
  6. III TUTTI QUESTI BOSCHI UN TEMPO ERANO NOSTRI (1724-1767)
  7. IV IL SERPENTE MOZZATO (1756-1766)
  8. V NEI CAMPI DEI TAGLIALEGNA (1754-1804)
  9. VI “LA FORTUNA È PROPRIO UNA SGUALDRINA” (1808-1826)
  10. VII TRONCHI SPEZZATI (1825-1840)
  11. VIII GIORNI DI GLORIA (1836-1870)
  12. IX L’OMBRA NELLA TAZZA (1844 - circa 1960)
  13. X SCIVOLANDO NELL’OSCURITÀ (1886-2013)
  14. Ringraziamenti
  15. Alberi genealogici delle famiglie Sel e Duke
  16. Copyright