Il Circolo Pickwick
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Il Circolo Pickwick

  1. 800 pagine
  2. Italian
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Il Circolo Pickwick

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Piú passa il tempo e piú la collocazione cronologica di un classico diventa rarefatta. Non sono in molti, tra i lettori comuni, a rammentare se nello smisurato palinsesto narrativo che è l'opera di Charles Dickens venga prima Nichola s Nickleby o Oliver Twist, Casa desolata o David Copperfield; tanto piú che fin dall'inizio la stesura e la pubblicazione delle opere si intrecciavano di continuo, in un rincorrersi di idee e di spunti dovuto all'uscita settimanale delle avventure e alla impetuosa immaginazione di questo scrittore. Allo stesso modo, in pochi ricordano che Il Circolo Pickwick segna l'esordio - prima su rivista, quindi in volume - del piú formidabile narratore mai apparso su questo pianeta. Pubblicato a puntate tra il 1836 e il 1837 e concepito in divenire, questo irresistibile romanzo fu di conseguenza una duplice rivelazione: per i lettori, certo, che iniziarono immediatamente ad amarlo e a decretare un successo stratosferico, tanto da farne diventare proverbiali le situazioni e i personaggi; ma per l'autore stesso, che dopo alcuni brevi abbozzi scopriva - probabilmente con sgomento esaltato, con sublime piacere - di essere nato per raccontare. Con Il Circolo Pickwick ci abbeveriamo dunque al primo purissimo zampillo di una sorgente che non si sarebbe mai prosciugata: estrose, rocambolesche, allegre, romantiche, venate infine di un'ombra di malinconia, mai noiose o prevedibili, le peripezie tragicomiche del signor Pickwick, del poeta Snodgrass, del donnaiolo Tupman, del maldestro Winkle e soprattutto del fido Sam Weller, vero protagonista occulto della storia, costituiscono un'avventura picaresca per ogni età, uno scrigno di storie strabilianti e argute, dolciastre e gotiche, ancora oggi tutte da godere. Nel corso degli anni Charles Dickens avrebbe trovato architetture piú complesse, personaggi piú sfaccettati e tinte piú cupe, ma forse mai piú la penna di questo amatissimo scrittore sarebbe stata cosí fresca e spensierata.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2017
ISBN
9788858427378

Capitolo secondo

PRIMO GIORNO DI VIAGGIO E PRIMA SERATA DI AVVENTURE, CON RELATIVE CONSEGUENZE.

Quel servitore puntuale d’ogni opera, il sole, s’era appena levato, cominciando a proiettare luce la mattina del tredici di maggio del milleottocentoventisette, quando il signor Samuel Pickwick emerse come un secondo sole dal sonno, aprí la finestra della sua camera e contemplò il mondo sottostante. Ai suoi piedi, Goswell Street. Alla sua destra, a perdita d’occhio, Goswell Street. Anche a manca, Goswell Street. Di fronte, l’altro lato di Goswell Street. «È in siffatta maniera, – ruminò il signor Pickwick, – che si fanno anguste le idee di taluni filosofi: appagati di contemplare unicamente le cose che hanno sotto il naso, ignorano le verità nascoste poco piú in là. Potrei accontentarmi di rimirare Goswell Street per il resto dei miei giorni, senza fare mai lo sforzo di abbracciare con lo sguardo le terre sconosciute che la circondano». Partorita questa profonda meditazione, Pickwick passò a infilare se stesso negli abiti e gli abiti nel bauletto da viaggio. Di rado i grandi uomini sono eccessivamente scrupolosi al momento di vestirsi. Anche le operazioni di rasatura, vestizione e suzione del caffè vennero eseguite in men che non si dica. Cosí, nel giro di un’ora, Pickwick – bauletto alla mano, cannocchiale nella tasca del soprabito e taccuino nel panciotto, pronto a registrare qualsivoglia nuova scoperta degna di nota – era già approdato alla stazione delle carrozze di St Martin’s-le-Grand.
– Carrozza! – chiamò Pickwick.
– Eccola, signore! – gridò uno strano esemplare di essere umano, strizzato in un vestito di iuta, con un grembiule dello stesso materiale, che per via di un cartiglio di ottone attaccato al collo, con tanto di numero, sembrava appartenere a un qualche catalogo di rarità. Era l’omino che abbeverava i cavalli. – Subito, capo. Oilà, prima carrozza! – E stanato il vetturino della prima carrozza dal pub, dove si stava facendo la prima fumatina della giornata, il signor Pickwick e relativo bauletto furono scaraventati nel veicolo.
– Golden Cross, – ordinò il signor Pickwick.
– Bottino magro, Tommy! – gridò l’autista scocciato all’altro omino, mentre la carrozza si avviava.
– Quanti anni ha il vostro cavallo, brav’uomo? – domandò il signor Pickwick, grattandosi il naso con lo scellino preparato alla bisogna.
– Quarantadue, – rispose il vetturino, guardandolo di sbieco.
– Cosa? – proruppe il signor Pickwick, mettendo subito mano al taccuino. L’altro ripeté la risposta. Pickwick lo guardò dritto in faccia, ma quello sembrava imperturbabile, cosí prese nota di quel fatto strabiliante.
– E che turni fa? – domandò ancora il signor Pickwick, assetato di informazioni.
– Trotta un paio di settimane di fila e mica si ferma, – rispose il tizio.
– Settimane! – esclamò il signor Pickwick, attonito, rituffandosi sul taccuino.
– Di solito se ne sta a Pentonville, c’ha la casa là, – osservò il vetturino, impassibile, – ma non ce lo portiamo spesso, deboluccio com’è.
– Deboluccio! – ripeté il sempre piú perplesso Pickwick.
– Eh, se lo stacchiamo dalla carrozza, quello puf, crolla per terra, – continuò il tizio, – invece quando è attaccato alle stanghe e ce lo leghiamo stretto stretto e teniamo la briglia tesa, allora non ce la fa mica a ribaltarsi; e c’abbiamo un paio di grosse ruote che non appena quel ronzino si muove, gli corrono dietro, e allora gli tocca tirare il carretto: mica può fare altro.
Il signor Pickwick appuntò sul taccuino ogni singola parola di quella dichiarazione, con l’idea di riferire tutto al circolo, come esempio singolare dell’attaccamento alla vita nei cavalli, anche nelle circostanze piú avverse. Aveva appena finito di scribacchiare quando arrivarono alla stazione di Golden Cross. Il vetturino smontò con un balzo e il signor Pickwick scivolò fuori. Il signor Tupman, il signor Snodgrass e il signor Winkle, che avevano spasmodicamente atteso l’arrivo della loro illustre guida, gli si fecero attorno per accoglierlo.
– Ecco a voi il dovuto, – disse il signor Pickwick, allungando lo scellino.
Immaginatevi quale fu lo stupore di quell’uomo sapiente, quando l’inqualificabile soggetto, scagliata la monetina per terra, chiese in termini a dir poco coloriti di saldare il conto dandogli il piacere di fare a botte con lui, con il signor Pickwick!
– Voi siete pazzo, – disse il signor Snodgrass.
– Oppure ubriaco, – disse il signor Winkle.
– O tutt’e due, – disse il signor Tupman.
– Ohè, fatti sotto! – esclamò il vetturino, facendo mulinare i pugni. – Fatevi sotto: tutti e quattro!
– Ragazzi, c’è da divertirsi! – gridò un gruppo di vetturini. – Fagliela vedere, Sam… – E, tutti allegri, li circondarono.
– Qual è il problema, Sam? – domandò un tizio in maniche di camicia.
– Problema? – rispose il vetturino. – ’Sto bel tomo voleva il mio numero!
– Io non volevo nessun numero! – obiettò uno stupefatto Pickwick.
– Allora com’è che ve lo siete segnato? – insisté il vetturino.
– Non mi sono segnato un bel nulla! – rispose il signor Pickwick, indignato.
– Sarebbe mica normale… – continuò l’altro, arringando quella piccola folla, – sarebbe mica normale che uno spione s’infila nella carrozza di un pover’uomo e non solo si segna il numero, ma pure tutto quello che dice! – (Il signor Pickwick ebbe un’illuminazione: colpa del taccuino!)
– È andata davvero cosí? – domandò un altro vetturino.
– Eccomenò! – rispose il primo. – Ma la cosa grave è che vuole accusare me di aver attaccato briga, e infatti ecco che tira fuori tre testimoni per provarlo. Ma io gli spacco il grugno a questo, dovessi beccarmi sei mesi. Fatti sotto!
Detto ciò, con il piú totale disprezzo verso un oggetto di sua proprietà, il vetturino buttò il cappello a terra e con uno schiaffo levò gli occhialetti al signor Pickwick e fece seguire un cazzotto sul naso del signor Pickwick e un altro sul torace dello stesso Pickwick e un terzo sull’occhio del signor Snodgrass, e un quarto, per variare un po’, sul panciotto del signor Tupman, quindi si mise a saltellare in mezzo alla strada, e poi di nuovo sul marciapiede, e in ultimo cavò a suon di cazzotti l’ultima riserva di fiato dal corpo del signor Winkle, e tutto questo nel giro di pochi secondi.
– Polizia! – gridò Snodgrass.
– Mettili sotto la pompa, – suggerí un venditore di frittelle.
– La pagherete cara, – annaspò il signor Pickwick.
– Spioni! – gridò la folla.
– Fatevi sotto! – inveí il vetturino, che per tutto il tempo aveva continuato a mulinare i pugni in aria.
Fino a quel momento la folla aveva assistito passivamente alla scena, ma quando la voce che i Pickwickiani fossero delle spie iniziò a diffondersi, gli astanti presero a vagliare con una certa esuberanza l’idea di assecondare la proposta del venditore di frittelle sdegnato. È impossibile immaginare quali atti di inaudita violenza ne sarebbero scaturiti se la gazzarra non fosse stata sedata dall’intervento inaspettato di un nuovo venuto.
– Che succede? – domandò un giovanotto longilineo e secco, in giacca verde, sbucato dal nulla.
– Sono spioni! – gridò di nuovo la folla.
– Non è vero! – ringhiò il signor Pickwick, con un tono che avrebbe convinto qualsiasi spettatore obiettivo.
– Dite di no… Ah, no…? – indagò il giovanotto, rivolgendosi al signor Pickwick, e facendosi strada in mezzo alla folla con l’infallibile metodo di piantare gomitate nei fianchi degli astanti.
Con poche sbrigative parole, quel dotto di Pickwick spiegò qual era davvero la situazione.
– Allora, spostatevi di qua… – disse l’uomo in giacca verde, tirandosi dietro con la forza il signor Pickwick, mentre nel frattempo parlava. – Ecco qua, numero novecentoventiquattro, prendete il dovuto, e levatevi di torno… questo è un galantuomo… certo che lo conosco… non dite sciocchezze… da questa parte, signore… dove sono i vostri amici?… tutto un equivoco, ma certo… non importa… succede anche nelle migliori famiglie… mai abbassare la guardia… bella scalogna… andrebbe arrestato… bisogna fargliela pagare… fargli vedere i sorci verdi… che farabutto… – E con una sfilza infinita di analoghe frasi lasciate a metà, snocciolate con una parlantina irresistibile, lo sconosciuto si diresse verso la sala d’attesa per i viaggiatori, seguito a ruota dal signor Pickwick e dai suoi seguaci.
– Ehi, cameriere…! – chiamò lo sconosciuto, facendo suonare la campanella con foga, – un giro per tutti… brandy e acqua, caldo e corposo, dolce e abbondante… vi duole l’occhio, signore?... Cameriere! Una bistecca cruda per l’occhio del signore… niente di meglio di una bistecca cruda sopra un livido, signore… anche un lampione freddo non è male, ma è piuttosto scomodo, mica no… sarebbe strambo piantarsi in mezzo alla strada per mezz’ora con un occhio contro un lampione… nevvero?... buona questa… ah! ah!
Senza nemmeno fermarsi a riprendere fiato, lo sconosciuto si scolò un bicchierone fumante di brandy e acqua calda e si stravaccò con gran soddisfazione su una sedia, come se nulla di strano fosse accaduto.
Il signor Pickwick, mentre i suoi tre seguaci si sperticavano nei ringraziamenti, ebbe modo di esaminare l’abbigliamento e l’aspetto della nuova conoscenza.
Era un uomo di statura media, ma la magrezza del corpo e la lunghezza delle gambe lo facevano sembrare molto piú alto. Quella giacca verde poteva anche essere stata elegante una decina d’anni prima, ma doveva comunque essere stata tagliata su misura per qualcuno molto piú basso di lui, visto che le maniche – luride e stinte – non gli arrivavano nemmeno ai polsi. La teneva abbottonata stretta fino al mento, con il rischio imminente che si scucisse lungo la schiena, e un vecchio cravattone, senza l’ombra di un colletto, gli ornava il collo. I calzoni neri troppo attillati mostravano qui e là patacche che ne denunciavano l’uso protratto; inoltre si chiudevano intorno a un paio di scarpe rabberciate e risuolate, come se volessero nascondere i sudici calzini bianchi, che invece restavano visibilissimi. Da entrambi i lati del vecchio cappello schiacciato spuntavano lunghe ciocche di capelli neri e scarmigliati, e fra l’orlo dei guanti e i polsini delle maniche si intravedevano i polsi nudi. Aveva il viso scavato e pallido, eppure conservava un’indescrivibile aria di spavalda impudenza e di totale autocontrollo.
Questo era l’individuo che il signor Pickwick stava fissando attraverso gli occhialetti (rinvenuti fortunosamente) e al quale, una volta che gli amici si furono stufati di quei salamelecchi, procedette a rivolgere i piú sentiti ringraziamenti per l’assistenza di poco prima.
– Cosa volete che sia… – disse lo sconosciuto, tagliando corto, – basta parlarne… amen… bel tipetto quel vetturino… gli prudevan le mani… ma fossi stato il vostro amico col pastrano verde… porcaccia la miseria… quante gliene avrei date… eccomenò… in men che non si dica… e pure a quello delle frittelle… mica no…
Questo coerentissimo discorso venne interrotto dall’ingresso del cocchiere della carrozza per Rochester, che annunciò l’imminente partenza del Commodore.
– Il Commodore! – disse lo sconosciuto, balzando in piedi, – ma è il mio… già prenotato… posto fuori… saldate voi per il brandy e l’acqua?… non hanno da cambiare la banconota da cinque… girano soldi falsi… patacche… niente da fare… nevvero? – e scosse la testa con atteggiamento complice.
Accadde però che anche il signor Pickwick e i suoi tre seguaci avessero scelto Rochester come prima tappa. Avendo rivelato al nuovo amico di avere la stessa meta, concordarono di occupare i sedili posteriori della carrozza, dove avrebbero potuto viaggiare tutti insieme.
– Oh issa… – disse lo sconosciuto, aiutando il signor Pickwick a salire sull’imperiale con uno spintone che compromise non poco il grave contegno di quel galantuomo.
– Bagaglio, signore? – domandò il cocchiere.
– Chi, io…? Questo pacco marrone, nient’altro… il resto del ba...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Il Circolo Pickwick
  4. I. I Pickwickiani.
  5. II. Primo giorno di...
  6. III. Una nuova conoscenza...
  7. IV. Grandi manovre militari...
  8. V. Un capitolo breve...
  9. VI. Una partita a carte...
  10. VII. Di come il signor...
  11. VIII. A deciso sostegno...
  12. IX. Una scoperta e un inseguimento...
  13. X. Onde chiarire ogni...
  14. XI. Che racconta un altro...
  15. XII. Che descrive un’importante...
  16. XIII. Qualche ragguaglio su...
  17. XIV. Comprendente una breve...
  18. XV. In cui viene...
  19. XVI. Troppo pieno di...
  20. XVII. Dove si mostra...
  21. XVIII. Dove si illustrano...
  22. XIX. Una giornata piacevole...
  23. XX. Dove si mostra...
  24. XXI. Nel quale il vecchio...
  25. XXII. Il signor Pickwick...
  26. XXIII. Nel quale Samuel Weller...
  27. XXIV. Nel quale Peter Magnus...
  28. XXV. Che, insieme a una...
  29. XXVI. Che contiene un...
  30. XXVII. Samuel Weller va in...
  31. XXVIII. Un sereno capitolo...
  32. XXIX. La storia del becchino...
  33. XXX. Come i Pickwickiani fecero...
  34. XXXI. Che è interamente...
  35. XXXII. Che descrive, in modo...
  36. XXXIII. Weller padre manifesta...
  37. XXXIV. Interamente dedicato a un...
  38. XXXV. In cui il signor Pickwick...
  39. XXXVI. Il cui nocciolo, come si...
  40. XXXVII. Nel quale si giustifica...
  41. XXXVIII. Di come il signor Winkle,...
  42. XXXIX. A Samuel Weller viene...
  43. XL. Che introduce il...
  44. XLI. Che cosa accadde...
  45. XLII. Illustrativo, come quello precedente,...
  46. XLIII. Di come Samuel Weller finí in disgrazia.
  47. XLIV. Che tratta di diversi...
  48. XLV. Che descrive un toccante...
  49. XLVI. Che riporta un toccante...
  50. XLVII. In gran parte dedicato...
  51. XLVIII. Che racconta di come...
  52. XLIX. Contenente la storia...
  53. L. Di come il signor Pickwick...
  54. LI. Nel quale il signor Pickwick...
  55. LII. Che comporta un netto...
  56. LIII. Che comprende l’uscita...
  57. LIV. Che contiene alcuni dettagli...
  58. LV. L’avvocato Solomon Pell,...
  59. LVI. Un importante colloquio...
  60. LVII. Nel quale il Circolo Pickwick...
  61. Il libro
  62. L’autore
  63. Dello stesso autore
  64. Copyright