La nostalgia ferita
eBook - ePub

La nostalgia ferita

  1. 120 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

La nostalgia ferita

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Eugenio Borgna continua, con questo libro, a elaborare un altro elemento del suo personale lessico delle emozioni. Qui racconta la nostalgia ferita, con le sue collaterali parole tematiche: quella della memoria, quella del tempo, quella della patria perduta, quella dell'infanzia. Ma c'è anche la nostalgia della morte, quella di un volto che, come diceva Rilke, ci accompagna, a volte introvabile; e anche la nostalgia della vita quando la malattia è in noi. La nostalgia aperta alla speranza è diversa da quella pietrificata nel passato. Queste sono alcune delle parole che tematizzano il libro. Ci sono nostalgie ferite dal dolore, e nostalgie che se ne salvano. Ovviamente, significa fare riferimento a Leopardi e Proust ma anche a Emily Dickinson e Guido Gozzano. La nostalgia, infine, può essere intesa come recupero del passato: come sua donazione di senso; come antitesi, anche, al drago dell'indifferenza che porta al deserto delle emozioni.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a La nostalgia ferita di Eugenio Borgna in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Psicologia e Storia e teoria della psicologia. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2018
ISBN
9788858429006

La nostalgia ferita

La nostalgia che non muore.

Riandando ora alla mia adolescenza, e immergendomi nel pozzo del passato, non potrei non dire che è stata contrassegnata dall’armistizio dell’8 settembre 1943, e dalla conseguente Resistenza. Mio padre doveva lasciare la città e la casa, in cui abitavamo, perché ricercato dai tedeschi che ne conoscevano l’orientamento politico; e anche noi, mia madre, le mie sorelle e i miei fratelli, l’ultimo di non ancora due anni, e il maggiore, che ero io, di tredici anni, siamo stati costretti a lasciare la casa con il grande giardino, e le sue piante secolari, rifugiandoci in un piccolo paese immerso nel verde di una collina dalla quale si poteva scorgere, in lontananza, il Lago d’Orta, e l’Isola di San Giulio, trasognata nella sua grazia mistica, e folgorata dal monastero benedettino che la rende ancora piú arcana. Il verde della collina, un verde luminoso e graffiante, che la primavera rendeva ancora piú scintillante, e il silenzio, un silenzio austero e sospeso, ci accoglievano; e ci sembrava di essere in un altro mondo. Il silenzio era solo incrinato dal canto degli uccelli, e nei campi qualche contadino lavorava, e salutava. Non piú soldati tedeschi, non piú posti di blocco, non piú climax di paura e di angoscia, che nella città, in cui abitavamo, dilagava dovunque. Mia madre, con l’aiuto della sorella maggiore di undici anni, e di alcune persone amiche che, sfidando il pericolo, salivano da noi, riusciva a farci vivere, a farci leggere e a farci studiare, nei mesi del nostro esilio. Nulla apparentemente cambiava nella nostra vita familiare che conosceva nondimeno l’angoscia per l’assenza di mio padre che dalle montagne dell’Ossola, dove si trovava con gli altri partigiani di estrazione cattolica, nulla riusciva a comunicarci della sua vita. Ma non mancava ovviamente l’angoscia che i tedeschi nelle loro improvvise incursioni salissero su al paese incantato, e alla casa in cui eravamo ospitati. Non posso dimenticare i giorni che passavano lenti, e accompagnati dal suono delle campane, quasi azzurre campane trakliane, di una chiesa vicina, e anzi accostata alla casa, che ci accompagnavano nelle notti, talora tenendoci svegli, e nelle mattinate chiare e luminose che senza fine, in quella primavera silenziosa, si succedevano le une e le altre, e destavano echi sommessi e armoniosi lungo la vallata che precipitava fino quasi alla soglia del lago che moriva nelle sue acque mai agitate, e invece sommesse e silenziose. Le mattine appartenevano a noi, e c’erano le bellissime passeggiate che ci portavano lungo sentieri misteriosi nei boschi circostanti sommersi dai canti degli uccelli. Nei pomeriggi si leggeva e si studiava, e si sentiva la radio: le notizie, che dava la radio svizzera, e che si ascoltavano con il cuore in gola. Questa è stata la mia vita, la nostra vita, nei lunghi mesi dell’esilio, che sono ancora ardenti e fosforescenti nella mia memoria, senza che in essa si siano create zolle di oblio. La mia adolescenza è stata segnata da questa tranche della mia vita che mi ha confrontato con le modificazioni nell’esperienza del tempo, non del tempo dell’orologio, ma del tempo interiore, che là nel piccolo paese scorreva lentamente, piú lentamente che non nella nostra città: come accade, è Thomas Mann a dirlo nel suo romanzo piú affascinante, La montagna incantata, nel quale a volte mi sembrava di immedesimarmi. Leggevo già nella mia adolescenza libri, poesie, romanzi e saggi, che mio padre ci portava a casa dalle sue frequenti visite in libreria, e alcuni di questi libri ci accompagnavano nel nostro esilio. Ma, un giorno, un giorno felice, giungeva la pace, mio padre ritornava dalle montagne, e ci siamo ritrovati nella casa abbandonata, e devastata dai tedeschi che ne avevano fatta una postazione militare. La vita ricominciava, si riprendeva la scuola, le campane della chiesa non erano cosí azzurre e cosí squillanti, le notti scorrevano nel silenzio, si riprendeva a giocare a tennis, e le ore bianche e scure ricominciavano a correre, inafferrabili e tranquille, sulla scia di un tempo, che si dischiudeva sempre piú al futuro, ma che si colorava a mano a mano di un passato divorato dalla nostalgia. Sí, le onde della vita sono imprevedibili, come nel bellissimo immemoriale romanzo di Virginia Woolf, e la nostalgia dei mesi di esilio non si è mai allontanata dalla mia memoria, benché, certo, quando mi trovavo là, nel piccolo paese, avessi nostalgia della nostra grande casa, del suo giardino immenso, e del suo campo da tennis, del tiglio, del noce, del castagno, degli abeti, che continuano ancora oggi ad alzarsi eterei nel cielo, e poi della stanza in cui studiavo, dalla quale si scorgeva nelle sue nevi perenni il Monte Rosa che, nelle giornate di sole, d’estate e d’inverno, racchiudeva in sé anche gli ultimi raggi che si riverberavano nel cielo. Certo, si ha nostalgia dell’età bruciata dagli anni, delle ceneri dell’adolescenza, e nondimeno da quelle lontanissime esperienze rinascono slanci alla riflessione sul senso del vivere e del morire, della speranza e della disperazione, dell’isolamento e della solitudine. La nostalgia che vive, e non muore mai in noi? Forse.

In limine.

La nostalgia è una condizione di vita alla quale ciascuno di noi non può non andare incontro negli snodi infiniti della vita. La nostalgia, e la nostalgia ferita dal trascorrere del tempo, in particolare, che la dilata e la rende sempre piú acerba e dolorosa, sempre piú fragile e arcana, è intessuta di ricordi, che hanno a che fare con il passato, e non con il futuro, con un passato che è luminoso e scintillante, o invece oscuro e lacerante, e che nascono e muoiono come farfalle fragili ed effimere, eteree e inafferrabili. La nostalgia è una parola tematica dalle infinite fonti semantiche che si intrecciano le une alle altre, e che vorrei analizzare e descrivere sulla scia di un cammino misterioso che porta alla dimensione interiore della vita: all’interiorità. Ma dire dell’interiorità è avviarsi lungo il cammino non facile e doloroso della conoscenza di sé, interrogare i modi di questa conoscenza, e la loro correlazione con la conoscenza degli altri, e confrontarsi con le emozioni e le passioni che sono in noi, e negli altri.

La conoscenza emozionale.

Alla conoscenza razionale, e non solo in psichiatria, è necessario associare la conoscenza emozionale, la conoscenza trainata dalle emozioni, e dalle passioni, come diceva Giacomo Leopardi, e come scriveva in uno dei suoi racconti piú affascinanti, I turbamenti del giovane Törless, Robert Musil, l’autore dell’Uomo senza qualità, uno dei grandi libri della letteratura moderna. Ne vorrei allora stralciare, nella bellissima traduzione di Anita Rho, un brano straordinario che si confronta con il problema della conoscenza razionale, e di quella emozionale: «Perché i pensieri sono qualcosa di strano. Spesso non sono che accidentali; passano senza lasciar traccia; e i pensieri hanno la loro stagione morta e la loro stagione viva. Talvolta si può avere un’intuizione geniale e tuttavia essa appassisce lentamente sotto le nostre mani, come un fiore. La forma rimane, ma mancano i colori, il profumo. Cioè, ce ne ricordiamo parola per parola, e il valore logico della proposizione scoperta rimane intatto, tuttavia galleggia senza meta alla superficie della nostra mente, e non ci sentiamo piú ricchi per questo. Finché, magari dopo anni, ritorna all’improvviso un momento in cui ci accorgiamo che nel frattempo non avevamo capito niente benché in termini di logica avessimo capito tutto».
Il discorso tagliente di Robert Musil continua cosí: «Sí, vi sono pensieri vivi e pensieri morti. Il pensiero che si muove sulla superficie illuminata, che può sempre essere verificato e riscontrato lungo i fili della causalità, non è necessariamente il pensiero vivo. Un pensiero che s’incontra in questo modo rimane indifferente come un uomo qualsiasi in una colonna di soldati in marcia. Anche se un pensiero è entrato nella nostra mente molto tempo prima, prende vita solo nel momento in cui qualcosa, che non è piú pensiero, che non è piú logico, si combina con esso, cosí che noi sentiamo la sua verità al di là di ogni giustificazione, come un’ancora che lacera la carne viva e calda…»
Il brano si conclude in questo modo: «Ogni grande scoperta si compie solo per metà nel cerchio illuminato della mente cosciente, per l’altra metà nell’oscuro recesso del nostro essere piú interiore, ed è innanzi tutto uno stato d’animo alla cui estremità sboccia il pensiero come un fiore».

Cenni storici.

La nostalgia (dal greco nostos «ritorno», e algos «dolore») è un’emozione complessa dalle molteplici connotazioni tematiche nella quale confluiscono modi di essere e modi di vivere quanto mai diversi. La parola è riemersa per la prima volta nel 1688 in una tesi di laurea in medicina discussa alla Università di Basilea da Johannes Hofer che, considerandola una malattia, la chiamava cosí per indicare il dolore causato dalla lontananza, e dall’ardente desiderio di ritornare a casa. La ricostruzione della storia e dell’archeologia della nostalgia si ritrova in un libro di Jean Starobinski nel quale ci sono anche pagine molto belle sulla malinconia, sulla sua storia, e sulla sua fenomenologia. Sí, prima di diventare una parola che, come oggi, denota una sfera di grande indicibile significazione emozionale, la nostalgia è stata registrata nei testi di medicina come una malattia: cosa che ovviamente si è a mano a mano perduta nel corso del tempo. Ma Starobinski sostiene che, ancora prima della sua connotazione medica, la nostalgia aveva un nome piú generale che, in latino, è stato quello di desiderio: non estraneo, certo, nemmeno oggi alla multiforme parabola semantica di nostalgia.

Immagini della nostalgia.

Non c’è una sola nostalgia, ma ci sono infinite forme di nostalgia, di questa esperienza di vita che non è possibile non conoscere almeno in alcune ore, o in alcune stagioni, della nostra vita; e allora come descriverne le differenze, e del resto scorgere le differenze, come ha scritto Moritz Geiger, non è forse la passione della fenomenologia? Si ha nostalgia dell’infanzia che si è vissuta, e continua a vivere arcana e segreta nella memoria. Si ha nostalgia di una persona amata che ora, lontana o scomparsa, non c’è piú; si ha nostalgia di una casa che si è lasciata, e che piena di ricordi continua ad accompagnarci nel nostro cammino con le sue penombre, e con i suoi bagliori, con gli sciami di emozioni perdute e invano ricercate, e c’è una nostalgia ancora piú dolorosa: quella che porta alla malattia, alla depressione, che è malattia dell’anima e del corpo. Si ha nostalgia della musica, dei paesaggi vissuti, delle montagne incantate, che si continuano a vedere nella loro immobile lontananza, e non si possono piú raggiungere, e delle alte maree che hanno divorato i nostri sguardi, e ci hanno immersi nel silenzio e nello stupore del cuore. Si ha nostalgia dei luoghi che hanno visto fiorire la nostra adolescenza e la nostra giovinezza, le nostre speranze, e si sono perduti, e che continuano nondimeno a sopravvivere intatti e luminosi nella memoria ferita talora dal destino. Si ha nostalgia di esperienze vissute che nutrivano la nostra anima, e si sono inaridite, sono divenute braci, benché non si spengano mai, e si possano misteriosamente riaccendere. Si ha nostalgia della patria perduta, nella quale siamo nati, e siamo vissuti, e dalla quale ci siamo allontanati, o dalla quale siamo stati indotti ad allontanarci, come oggi sempre piú di frequente avviene, da terre lontane devastate dalla violenza, e dalla morte.
Al di là delle loro diverse radici esistenziali, ci sono nostalgie nei loro sconfinati arcipelaghi che aiutano a vivere, e ci inducono a guardare al passato, a recuperarne le immagini, e sono donatrici di senso: aiutandoci a sfuggire al drago dell’oblio, ai ghiacciai delle emozioni perdute, e non piú ritrovate. Ci sono nostalgie dolorose e scarnificanti, nostalgie trasognate e sognanti, nostalgie che fanno vivere, e nostalgie che fanno morire, nostalgie che si nutrono di ricordi lampeggianti di gioia e di tristezza, nostalgie che non si cancellano nel corso del tempo, e nostalgie labili ed effimere, nostalgie leopardiane arcane e fuggitive, che si accompagnano a ogni stagione della nostra vita, illuminando il nostro cammino con i loro bagliori stellari, e liberandoci dagli scogli dell’aridità sui quali naufragano facilmente i nostri cuori stanchi e affaticati.
Un’immagine, quella dell’anima straniera sulla terra, che sgorga lumin...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. La nostalgia ferita
  4. Bibliografia
  5. Il libro
  6. L’autore
  7. Dello stesso autore
  8. Copyright