Machiavelli e l'Italia
eBook - ePub

Machiavelli e l'Italia

  1. 296 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Machiavelli e l'Italia

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

«Il pensiero non è spirito, è materia, al pari del corpo: ed esattamente come il corpo funziona e agisce... Non esiste nella storia operazione piú esemplare di quella che Niccolò Machiavelli ha perseguito e realizzato nel senso che ho cercato testé di descrivere. Non esiste: per questo siamo cosí pieni di ammirazione e d'invidia. Invece di separare e magari di contrapporre le due cose, le ha fuse. Di conseguenza: quando si giudica il suo pensiero, si chiama in causa il suo corpo. Quando si chiama in causa il suo corpo, la sua materialità, - anche quella apparentemente piú episodica e transeunte, - se ne ricava l'impressione e la persuasione di un poderoso organismo pensante, che abbraccia tutto senza sforzo (senza sforzo? Sí, è questa l'impressione che se ne ricava) e diventa una cosa sola con il testo o l'episodio storico che sta narrando e descrivendo. Frutto anche questo, oltre che del genio machiavelliano, di quel complesso di ragioni e di forze, che siamo soliti considerare tipiche del cosiddetto grande "Rinascimento italiano"? Sí, non c'è dubbio: ma questo non fa che aumentare l'impressione di globalità che l'esperimento machiavelliano esprime e contiene».

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Machiavelli e l'Italia di Alberto Asor Rosa in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Critica letteraria. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2019
ISBN
9788858430514
Capitolo primo

Scienza politica e scienze umane. Il Rinascimento italiano e la dura scoperta del vero

Il nome di Niccolò Machiavelli evoca una moltitudine pressoché infinita di pulsioni, idee, suggestioni, interpretazioni, passioni e persino riprovazioni e condanne. L’intento di questa ricerca è molto piú modesto: esplorare fino a che punto predicazione e azione di Niccolò abbiano interferito con la storia d’Italia, quella a lui contemporanea, e magari, almeno per certi versi, quella successiva. È evidente che anche una definizione cosí ristretta del punto di vista comporta l’intersezione con alcuni punti di capitale importanza nella storia europea, oltre che italiana. Per brevità, e per sgombrare il campo da questioni di ben altra rilevanza, che non sono alla nostra portata, mi limiterei a esordire con una domanda: come mai colui che viene considerato, pressoché unanimemente, il fondatore della teoria politica moderna, – il fiorentino Niccolò Machiavelli, – nasce, vive, opera e soprattutto pensa nel paese a quei tempi (a quei tempi?) politicamente piú contrastato e contraddittorio di Europa, e cioè l’Italia?1. Certo, non gli mancava la precisa conoscenza di quelle altre situazioni, – la Francia e la Magna in modo particolare, delle quali aveva avuto un’esperienza diretta e approfondita2, – da cui, essenzialmente per contrasto, aveva ricavato elementi atti a meglio valutare la propria. Ma il suo campo di sperimentazione e d’invenzione piú alto e piú impegnativo, quello che per l’appunto lo spinse a formulare gli elementi base della scienza politica moderna, resta senza dubbio l’Italia. E dunque?
Le risposte, al solo scopo di cominciare, possono essere due, ovviamente intrecciate fra loro.
La prima è di ordine squisitamente culturale. Machiavelli ha alle spalle e si nutre, piú che averne una semplice conoscenza, della grande cultura italiana dei due secoli precedenti, che comprende anche un afflato politico e civile molto forte. Il primo dato che possiamo acquisire, con irrevocabile certezza, è dunque questo: la scienza politica moderna nasce, con Machiavelli, da un humus culturale, il quale pose le basi per una conoscenza estesa, anzi illimitata, al di là di ogni superstite confine, non solo del politico, ma dell’umano. Potremmo aggiungere che è sempre stato cosí: se non ci sono queste premesse, la scienza politica non nasce, o nasce monca. Oppure, rovesciando l’ordine dei fattori: la scienza politica, se è di qualità superiore, fornisce incessantemente nuove cognizioni per la conoscenza. Questa è la strada maestra: l’Umanesimo italiano, appunto, – poiché com’è ovvio di questo si tratta3, – rivissuto però come in un laboratorio perennemente attivo e cioè, in sostanza, operante, ossia la sua pratica politica pressoché quotidiana, che gli consentí di affiancare, nei suoi strumenti di osservazione, all’Italia e all’Europa contemporanea, anche la Roma antica, fucina inarrivabile a livello mondiale di esperienze teoriche, giuridico-istituzionali e militari, in questo caso, dunque, dal suo punto di vista, soprattutto positive. Ma il quadro, a me pare, è persino piú ampio di questo.
In fondo, anche Dante, – il da lui conosciutissimo e amatissimo Dante, – aveva posto, – anche lui pressoché totalmente inascoltato ai suoi tempi, – un problema di molto simile a quello che Niccolò affronterà due secoli piú tardi: e cioè chi invocare e come fare per dare all’Italia un «principe nuovo», – e solo, – in grado di porre fine al disastroso particolarismo italiano e di contrapporsi come una forza autonoma allo strapotere illimitatamente egemonico della Chiesa di Roma (che viene fin da allora individuato, – ai primi del Trecento, – sia pure embrionalmente e potenzialmente, come il grande, irrisolto problema dell’unità politica italiana).
Com’è esperienza comune, e assolutamente generalizzata, nessuno potrebbe staccare lo sguardo, prima di averne concluso la lettura, da una qualsiasi delle pagine del Principe o dei Discorsi, – ma anche quelle delle Legazioni e delle Commissarie, o, come vedremo piú avanti, delle lettere, non sono da meno, – perché il flusso che vi scorre dentro non è mai né pura politica né pura scienza, e di conseguenza non è neanche la conoscenza di una pura dinamica del potere (secondo l’accezione piú vulgata e diffusa del pensiero machiavelliano); è invece una ricostruzione vivente di ciò che di volta in volta siamo, di fronte alle occasioni fortunate o, piú sovente, di fronte alle avversità e alle sciagure, e, in certi casi, di ciò che potremmo o addirittura vorremmo essere. La grande scienza politica moderna, di cui Machiavelli è l’iniziatore, non è mai solo sapere ma è anche volere: è anche, e forse soprattutto, conoscere per volere. Cercherò di mostrare che nessuno piú di Machiavelli ne fu, –e resta, – maestro.
Quello che Machiavelli intende elaborare e proporre è, insomma, al di là del puro politico, un «homo novus», dotato di caratteristiche inequivocabilmente differenziate rispetto a qualsiasi altra forma apparentemente consimile del passato. Affinché questo si realizzasse sarebbe stato necessario che la pura prassi fosse illuminata da un nuovo sguardo sul mondo. Non si tratta esclusivamente, beninteso, del cumulo di letture messe in gioco: ma dell’ineguagliabile, gigantesca presa sul mondo che un’intera civiltà culturale ormai consentiva (questa, in fondo, non è neanche una novità: l’Occidente tutto si è fatto di volta in volta cosí, a strati e scoperte successivi, resi consapevoli e a un certo punto sanciti, se non determinati, dall’accumulo progressivo delle riflessioni culturali, almeno fino ai giorni nostri).
Piú avanti, e arrivando in prossimità dei tempi che qui c’interessano di piú, non basterà piú ipotizzare la crescita di ideali indeterminati e piú mentali che reali (per quanto anche Dante poggiasse la sua utopia su di una presenza reale, corposa come quella dell’Impero di Arrigo VII: non abbastanza reale e corposa, però, da sopravvivere ai colpi della «fortuna»… come del resto accadrà a molte delle, per quanto piú concrete, ipotesi e pratiche di lavoro politico formulate dallo stesso Machiavelli). Man mano che le conoscenze crescono e l’humus culturale si allarga e si irrobustisce, bisogna sempre di piú calare l’occhio sul reale e meditare sulle possibilità concrete, non ideali, di modificarlo. Ma in cosa ci s’imbatte in questo caso, nello spazioel tempo in cui Machiavelli si trovò a operare, quando lo sguardo invece di restare recluso nel regno delle idee generali, fu orientato a calare sul reale?
Prima tappa, dunque, del nostro discorso. La situazione italiana rappresenta il mobile ordito sul quale Machiavelli costruisce la sua trama. Innumerevoli altri elementi, del passato e del presente, non solo italiani ma dell’intero mondo storico e contemporaneo, contribuiscono a formare il suo sistema. Ma tutto precipita, e si condensa, appunto, in un circostanziato apparato di idee e di proposte, solo quando l’eccezionalità della situazione italiana, – eccezionale al di là di qualsiasi altra situazione in quel momento reale o anche possibile o immaginabile, – gl’impone che questo accada.
Non sarebbe perciò azzardato sostenere che sia lo «stato d’eccezione» in cui versa l’Italia del suo tempo a sollecitare il suo straordinario bisogno di conoscenze e di azione: per salvare l’Italia, come lui avrebbe voluto (vedremo che questo è un punto decisivo del discorso), non bastavano gli strumenti consegnatigli dalla tradizione. Bisognava spaziare oltre i confini segnati dalla tradizione: e, ciò facendo, poiché in un certo senso sarebbe stato impossibile fare altrimenti, dal caso singolo si passava alle regole generali. Anche da questo punto di vista, il modello machiavelliano potrebbe valere per molti altri esemplari rappresentativi del pensiero politico moderno.
1. La bibliografia machiavelliana è ovviamente sterminata: non avrebbe senso qui riproporne una versione anche ridotta. Per quanto mi riguarda, il punto di riferimento piú preciso e vincolante è il lavoro che nel corso degli ultimi tre decenni ha dedicato a Machiavelli e al Principe G. INGLESE, e in modo particolare: l’edizione critica del Principe, nella sua piú recente versione, Einaudi, Torino 2013, con un saggio di F. Chabod (si tratta dell’introduzione al Principe del 1924, già ripubblicata da Einaudi nel 1961); l’edizione dei Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, con una introduzione di G. Sasso, Rizzoli, Milano 1984; le Lettere di. MACHIAVELLI a Francesco Vettori e a Francesco Guicciardini, Rizzoli, Milano 1989; inoltre i saggi contenuti nel volume Per Machiavelli. L’arte dello stato, la cognizione delle storie, Carocci, Roma 2006. Imprescindibili per un approccio storico-critico al problema sono stati per me: R. RIDOLFI, Vita di Niccolò Machiavelli, Angelo Belardetti Editore, Roma 1954; F. CHABOD, Scritti su Machiavelli, Einaudi, Torino 1964; R. VON ALBERTINI, Firenze dalla repubblica al principato. Storia e coscienza politica, Einaudi, Torino 1970; F. GILBERT, Niccolò Machiavelli e Guicciardini. Pensiero politico e storiografia a Firenze nel Cinquecento, Einaudi, Torino 1970; C. DIONISOTTI, Chierici e laici, in ID., Geografia e storia della letteratura italiana, Einaudi, Torino 1967, pp. 47-73; ID., Machiavellerie. Storia e fortuna di Machiavelli, Einaudi, Torino 1980; G. SASSO, Niccolò Machiavelli. Storia del suo pensiero politico, il Mulino, Bologna 19933. Molto importante, anche ai fini dell’unificazione dei criteri di curatela, è l’edizione delle Opere di. MACHIAVELLI, a cura di C. Vivanti, in tre volumi, Einaudi-Gallimard, Torino 1927. Di VIVANTI è da consultare anche Niccolò Machiavelli. I tempi della politica, Donzelli, Roma 2008. Fra i contributi piú recenti segnalerei i due volumi di atti: Le problème Machiavel. Science de l’homme, conscience de l’Europe, Actes du colloque (Paris, les 4 et 5 octobre 2013), Cahiers de l’Hôtel de Galliffet, Paris 2014; G. M. ANSELMI, R. CAPORALI e C. GALLI (a cura di), Machiavelli Cinquecento. Mezzo millennio del «Principe», Mimesis, Milano-Udine 2015; e l’importante M. VIROLI, La redenzione dell’Italia. Saggio sul «Principe» di Machiavelli, Laterza, Roma-Bari 2013, con cui si entra nello specifico. Recentemente è apparsa una Enciclopedia machiavelliana, diretta da G. Sasso e G. Inglese, Istituto dell’Enciclopedia italiana, Roma 2014, in tre volumi (il terzo raccoglie i testi di Machiavelli), prezioso strumento di documentazione e d’informazione. Fra i contributi spicca quello sul Principe di G. M. Anselmi (vol. II, pp. 362-78). Recentissima è la ripubblicazione in due volumi degli Studi machiavelliani di J.-J. MARCHAND (Polistampa, Firenze 2018), una vera miniera di riflessioni e scoperte critiche. Altri testi citerò nei luoghi che lo renderanno piú utile. Tutte le citazioni mie da Machiavelli sono tratte dalle Opere a cura di C. Vivanti (da qui in poi VIVANTI), salvo che per l’ed. critica del Principe a cura di G. Inglese (INGLESE). Ho tratto le notizie storiche principalmente dall’antiquato ma per me sempre valido F. GAETA, Il rinascimento e la riforma (1378-1598), I. Il nuovo assetto dell’Europa, Utet, Torino 1976.
2. De natura Gallorum (1503); Ritracto di cose di Francia (1510); Rapporto di cose della Magna (1508); Discorso sopra le cose della Magna e sopra l’Imperatore (1509); Ritracto delle cose della Magna (1512) (in VIVANTI, I, rispettivamente pp. 51, 56, 69, 78, 79). Ma l’incessante lavorio diplomatico, svolto soprattutto prima del ’92, ma anche dopo, fuori dei confini italiani, ma anche in Italia (a Siena, Urbino, le Romagne, Piombino, Faenza, Modena eccetera eccetera), sta a testimoniare la straordinaria ricchezza delle sue esperienze, l’approfondimento scrupoloso di situazioni in gran parte diverse fra loro e, quel che piú importa, tutte diverse da Firenze, e l’acquisizione di un incredibile patrimonio comparatistico (lí si fa e si può fare, qui non si fa, e soprattutto non si può fare, perché radici, costumi e comportamenti volgono in tutt’altra direzione) (Legazioni e Commissarie, VIVANTI, II, pp. 469-1449).
3. Preziosa ai nostri fini è la ricostruzione storico-filosofica della cultura umanistica, che troviamo nel ricco volume antologico Umanisti italiani. Pensiero e destino, a cura di R. Ebgi, con il saggio di M. CACCIARI, Ripensare l’Umanesimo, Einaudi, Torino 2016. Non a caso fra i testi raccolti troviamo il significativo (da piú punti di vista, in questo senso) Ghiribizi al Soderini di Machiavelli ( pp. 76-79), sul quale noi torneremo piú avanti. Molto puntuale risulta anche, nel contesto del nostro ragionamento, la collocazione che Cacciari fa di Machiavelli sulla linea di un pessimismo umanistico profondo, che dall’Alberti arriva fino al Valla: «Il motto machiavellico: farci guidare dalla storia, se mai una guida ci è data per orientarci nell’universale vicissitudine, si connette inscindibilmente al senso che la filologia assume con Valla», p. XLII.
Capitolo secondo

L’Italia: il luogo del riconoscimento del conflitto e delle sue coordinate politiche e culturali

Abbassando lo sguardo sul mondo circostante, con l’ambizione di trovare la chiave, – anzi, le molteplici chiavi, – per cambiarlo, – cambiarlo in meglio ai fini ideali che cercheremo via via di individuare e di precisare, – i pensatori, i poeti, i politici, i pensatori politici s’imbattono in una visione della realtà, che, almeno apparentemente, sembra comprendere tutte le altre. La seconda risposta...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Nota introduttiva
  4. Machiavelli e l’Italia
  5. 1. Scienza politica e scienze umane. Il Rinascimento italiano e la dura scoperta del vero
  6. 2. L’Italia: il luogo del riconoscimento del conflitto e delle sue coordinate politiche e culturali
  7. 3. Identità italiana, ferinità straniera
  8. 4. Il (presunto) miracolo «laurenziano» e la sua (inevitabile) fine
  9. 5. Genesi del progetto. L’uomo, il politico, il teorico. La sconfitta e il problematico riscatto
  10. 6. Il testo. Molteplicità degli obiettivi. Pluralità delle forme
  11. 7. L’Italia: la situazione data, le (infinite) difficoltà di ripartenza
  12. 8. Una (fondamentale) chance di mutamento: il «principato nuovo». Dal mito alla storia
  13. 9. Verso la conclusione: ultime analisi; poi il «messaggio»
  14. 10. Vivere e sopravvivere: la lotta per esserci, e per durare
  15. 11. L’inizio della fine
  16. 12. Machiavelli in prima linea
  17. 13. La «guerra suprema»
  18. 14. La fine
  19. 15. La «grande catastrofe italiana»
  20. 16. La «Storia d’Italia» di Francesco Guicciardini: ovvero, «de profundis»
  21. 17. Una «grande catastrofe» di lunga durata
  22. 18. Machiavelli e la storia italiana
  23. Indice dei nomi
  24. Il libro
  25. L’autore
  26. Dello stesso autore
  27. Copyright