Vuoto
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Vuoto

per i Bastardi di Pizzofalcone

  1. 336 pagine
  2. Italian
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Vuoto

per i Bastardi di Pizzofalcone

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Una professoressa di Lettere di un istituto tecnico scompare nel nulla. E se non fosse per una collega, nessuno se ne preoccuperebbe. Il marito, un ricco industriale, sostiene che la donna se ne sia andata di propria volontà, e non esistono prove del contrario. Approfittando di un momento di tregua nel lavoro, gli uomini di Palma, cui si è aggiunto un elemento per coprire l'assenza forzata di Pisanelli, decidono di cominciare un'indagine in modo informale. Scopriranno che anche le vite piú piene possono nascondere un vuoto incolmabile. Un vuoto che ha innumerevoli colori: uno per ogni paura, uno per ogni orrore. I BASTARDI DI PIZZOFALCONE Luigi Palma, detto Gigi: vicequestore.
Vuoto di potere.

Giorgio Pisanelli, detto il Presidente: sostituto commissario.
Vuoto di forze.

Elsa Martini, detta la Rossa: vicecommissaria.
Vuota di passato.

Giuseppe Lojacono, detto il Cinese: ispettore.
Vuoto di futuro.

Francesco Romano, detto Hulk: assistente capo.
Vuoto di decisioni.

Ottavia Calabrese, detta Mammina: vicesovrintendente.
Vuota di certezze.

Alessandra Di Nardo, detta Alex: agente assistente.
Vuota di coraggio.

Marco Aragona, vorrebbe essere detto Serpico: agente scelto.
Vuoto a perdere.

Domande frequenti

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2018
ISBN
9788858430026

II.

L’agente Ammaturo Gerardo si affacciò alla porta che dava sul corridoio. Nonostante fosse giovane, l’incipiente calvizie, la pancia che sottoponeva a dura prova le asole della divisa e i baffetti, curati ed esibiti con orgoglio, lo collocavano nella categoria degli uomini di età indefinibile.
– Qualcuno vuole il caffè? Sta uscendo adesso.
Romano fece una smorfia. Era alle prese con la verbalizzazione dell’arresto di uno spacciatore, e maneggiare scartoffie non era il suo passatempo preferito.
– Si sente, si sente, Ammatu’. Pare un bar qua dentro, la mattina.
Ottavia Calabrese lo fulminò.
– E dài, France’, il ragazzo voleva farci un’attenzione, no? Grazie, Ammaturo, per me però con poco zucchero: sto diventando una balena.
Alex Di Nardo, distogliendo per un attimo lo sguardo dalla rivoltella smontata che stava pulendo, i pezzi disposti con ordine sul ripiano della scrivania, scoppiò in una risata beffarda.
– Seh, una balena. Ma se sei diventata bonissima da quando hai cominciato finalmente a vestirti da femmina anziché indossare quei sacchi che mettevi prima. E non me la conti giusta: da che mondo è mondo, se una donna cambia stile di abbigliamento qualcosa le è successo.
Ottavia stava per ribattere (anche se il fatto che fosse arrossita era già una risposta), ma comparve l’ispettore Lojacono.
– Ah, bene. Ci siamo tutti. Nessun dorma.
Gli occhi obliqui, gli zigomi alti e l’espressione serafica rendevano sempre difficile capire se stesse scherzando o no; la sua figura magra, slanciata e atletica gli impediva comunque di passare inosservato.
Romano grugní:
– Non tutti, Loja’. Palma ha chiamato per avvisare che era atteso dal questore, e il Principino non si è ancora presentato.
Lojacono sedette alla sua scrivania, mormorando:
– Io infatti intendevo quelli operativi, i capi capeggiano, quindi non operano, e quanto a Serpico, se posso scegliere se è meglio averlo o non averlo…
Sull’ultima sillaba si materializzò Marco Aragona. Portava una giacca imbottita dalla vivace fantasia mimetica, con una tinta dominante violacea. Si piantò a gambe larghe sulla soglia, sfilò gli occhiali azzurrati con un gesto teatrale che credeva ormai famoso, ma che al contrario nessuno notava, e declamò:
– Sempre a parlare di me, insomma. Capisco di essere un tipo speciale, ma fatevi una vita, ragazzi. Lo dico per voi.
Romano lo fissò allibito.
– Oh, ma come ti sei combinato, stamattina? Che è quel giubbotto?
L’agente ammirò con amore il proprio indumento.
– Ecco, ora sono certo di aver scelto bene. Mi credi? Quando l’ho preso, ed ero indeciso tra quattro o cinque modelli, mi sono detto: avrò la sicurezza che è l’articolo giusto nel momento in cui Francesco Romano, l’essere piú anonimo e triste dell’universo, lo criticherà. Per quanto costa è un vero sollievo.
Romano era a bocca aperta; cercò il conforto dei colleghi.
– Ne’, guagliu’, ma lo vedete pure voi o no? Pare un militare daltonico, con quell’affare.
Alex lo squadrò per un attimo e corrugò la fronte.
– Ti chiederei in prestito quella specie di occhiali da sole che tieni, per risparmiarmi la vista, ma fanno schifo pure loro.
Aragona sorrise neanche avesse ricevuto un complimento.
– Perché siete persone grigie, ecco perché. Guardati, una ragazza senza un fidanzato, senza una storia d’amore, senza niente: perciò sei fissata con le pistole. Che sono un succedaneo del pene, come è noto.
Lojacono lo fissò basito.
– Succedaneo? E tu sai cosa vuol dire?
L’agente scelto gli indirizzò un sorriso soave.
– No. Ma accostato alla parola «pene» credo significhi che, non avendone uno da maneggiare, una maneggia la pistola.
Alex, rimontata la rivoltella, la soppesò sul palmo, pensosa.
– Quindi potrei sbatterti il succedaneo in fronte, cosí, per simmetria, cazzata per cazzata.
Ottavia ritenne opportuno cambiare discorso; indicò la scrivania vuota alla propria sinistra e si rivolse ad Aragona:
– Marco, sai qualcosa? Hai notizie?
L’atmosfera mutò all’istante, e un’aria di imbarazzata malinconia calò sulla sala agenti.
– Sono stato là fino a tardi, ieri sera. Ogni tanto arriva qualcuno e ti caccia, ma io sono sempre riuscito a rientrare. Dorme per la maggior parte del tempo.
Lojacono, a bassa voce, domandò:
– Ma tutto bene, no? Mica c’è… insomma, pericolo di vita?
Aragona si strinse nelle spalle.
– Non si sbottonano, in verità. L’emorragia è stata provvidenziale, e soprattutto è stata una fortuna averlo trovato in tempo; ancora non so perché mi sia venuto di passare da lui quella sera, è come se mi avesse chiamato.
Romano annuí.
– È vero, la risposta al quesito che ci siamo sempre posti: ma Aragona che ci campa a fare?
Marco gli lanciò un’occhiataccia.
– Intanto, se non fosse stato per me, adesso Pisanelli l’avremmo perso. Invece l’hanno operato, anche se sarebbe stato meglio farlo tempo fa, e magari si salva pure.
Ottavia disse, addolorata:
– Sí, ma come sta? E quando potremo andare a trovarlo? Mai possibile che non lo possiamo vedere, che non…
– Mammina, è in terapia intensiva. Hanno accesso solo i parenti e per poco tempo al giorno; lui è sedato, dorme. Appena lo sposteranno in reparto, quando si normalizzerà la situazione…
Lojacono intervenne:
– E a te com’è che non ti fermano? Mica sei un parente, tu.
Aragona si era tolto l’orripilante giubbotto e lo stava appendendo all’attaccapanni con grande cura.
– Mi sono spacciato per il figlio. E siccome sono l’unico qui che ha l’età per sostenere la parte, continueremo cosí.
Ottavia obiettò:
– Ma Giorgio un figlio ce l’ha!
– Sí, ma sta chissà dove al Nord e nessuno di noi ha il numero. Magari, il Presidente, nemmeno ha piacere che sappia cosa è accaduto: sostiene sempre che non si devono dare preoccupazioni alle persone alle quali si vuole bene. Mi sono trovato là, e quando mi hanno chiesto chi fossi mi è venuta questa cosa, e non l’ho piú smentita.
Alex annuí.
– Mi costa ammetterlo, ma Serpico ha fatto bene. Appena sarà consentito ci alterneremo, cosí non sarà mai solo.
Romano brontolò:
– Dici piuttosto che nel momento in cui si renderà conto che lo può visitare solo Aragona, Pisanelli guarirà all’istante pur di non vederlo piú.
Prima che Marco potesse ribattere giunse nella sala il vicequestore con funzione di dirigente del commissariato, Luigi Palma. Fregandosi le mani con aria infreddolita esordí:
– Signori buongiorno, pare che stia arrivando l’inverno. Scommetto che tra poco piove pure.
Poi, alzando la voce:
– Ammatu’, ci sta ancora caffè? Una bella tazza, per favore, cosí mi riscaldo.
Ottavia gli sorrise.
– Ciao, capo. Tutto bene in questura?
– Sí, insomma, qualche rottura di scatole e qualche novità, mo’ vi racconto. Notizie di Pisanelli?
Aragona rispose, pronto:
– Eh, capo, sta ancora in intensiva. Io, rinunciando al mio tempo libero e alle serate che potrei avere, perché al contrario di questi disadattati, ho una vita, femmine, amici eccetera, passo da lui tutti i pomeriggi e vi assicuro che è forte. Secondo me tra qualche giorno lo trasferiscono e potete andare a trovarlo.
Palma annuí.
– Bene, prima è meglio è. Comunque il questore mi ha detto che pensano di dislocare qui qualcuno in via provvisoria, per sostituirlo.
Aragona scattò.
– Sostituirlo, perché? Si ripiglia, no? Che deve occuparsi ancora delle sue manie: i suicidi che si fanno suicidare eccetera.
Anche Ottavia replicò:
– Ma sí, capo, che bisogno c’è di sostituire Giorgio? Forse pensano che stia peggio di come sta, invece migliora, vero?
Palma scosse il capo.
– Ma certo che migliora! Si risolverà tutto. Però non è una cosa brutta che il questore pensi che non possiamo fare a meno di un uomo, se ci pensate. Significa che ci ritengono pienamente operativi, al punto da non poter diminuire l’organico nemmeno di un’unità; del resto anche la mia promozione a vicequestore è un segnale forte.
Romano, a bassa voce:
– Sí, ma Pisanelli non è un giovanotto. Non vorrei che av...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Vuoto
  4. I.
  5. II.
  6. III.
  7. IV.
  8. V.
  9. VI.
  10. VII.
  11. VIII.
  12. IX.
  13. X.
  14. XI.
  15. XII.
  16. XIII.
  17. XIV.
  18. XV.
  19. XVI.
  20. XVII.
  21. XVIII.
  22. XIX.
  23. XX.
  24. XXI.
  25. XXII.
  26. XXIII.
  27. XXIV.
  28. XXV.
  29. XXVI.
  30. XXVII.
  31. XXVIII.
  32. XXIX.
  33. XXX.
  34. XXXI.
  35. XXXII.
  36. XXXIII.
  37. XXXIV.
  38. XXXV.
  39. XXXVI.
  40. XXXVII.
  41. XXXVIII.
  42. XXXIX.
  43. XL.
  44. XLI.
  45. XLII.
  46. XLIII.
  47. XLIV.
  48. XLV.
  49. XLVI.
  50. XLVII.
  51. XLVIII.
  52. XLIX.
  53. L.
  54. LI.
  55. LII.
  56. Il libro
  57. L’autore
  58. Della stessa autore
  59. Copyright