Le connessioni mondiali e l'Atlantico
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Le connessioni mondiali e l'Atlantico

1450-1850

  1. 240 pagine
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Le connessioni mondiali e l'Atlantico

1450-1850

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A partire dalla metà del XV secolo gli europei iniziarono a esplorare l'oceano Atlantico, e le nuove vie di comunicazione misero in contatto civiltà ignote e diversissime. I collegamenti marittimi tra Europa, Africa e Americhe si fondarono dapprima sul commercio degli schiavi e, in seguito, sull'estrazione dei metalli preziosi e lo scambio di merci, sull'organizzazione dei flussi migratori e di quelli mercantili, attivando, in particolare attraverso le esperienze rivoluzionarie, meccanismi di raccordo sociale e politico tra Vecchio e Nuovo Mondo. Da metà Cinquecento a metà Ottocento si consolidarono i rapporti, si moltiplicarono i fenomeni migratori e gli interessi commerciali e finanziari. Cosí, in quattro secoli, s'instaurarono quelle relazioni asimmetriche che contraddistinguono ancor oggi il mondo atlantico e che questo libro analizza gettando luce sulle nuove connessioni navali, sulle libertà di commercio e sulla nascita dei nazionalismi. Una storia dei popoli che si affacciano sull'Atlantico che amplia e rinnova la nostra visione di un'epoca cruciale, mettendo sempre in primo piano le reciproche influenze delle dinamiche economiche, sociologiche e politiche.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2018
ISBN
9788858428948
Argomento
Historia
Capitolo terzo

Il consolidamento del mondo atlantico

Tra il 1650 e il 1850 il mondo atlantico divenne il principale attore delle connessioni mondiali. Questa dinamica coinvolse i collegamenti tra l’Europa, l’Africa e le Americhe, e determinò il definitivo superamento del vecchio ordine mondiale.
Gli indicatori fondamentali che esamineremo in questo capitolo sono numerosi. L’incremento del numero degli schiavi africani innanzitutto, che quintuplicò, mentre scomparvero gli schiavi bianchi. Al crescere del fenomeno della tratta degli schiavi, si svilupparono in Europa le idee antischiaviste che porteranno poi, dopo il 1850, all’abolizione definitiva della schiavitú legalizzata dallo scenario mondiale. L’importanza acquisita dalle rotte atlantiche determinò inoltre in Europa una trasformazione dei circuiti di scambio, spezzando i monopoli commerciali del continente che frenavano la comunicazione tra le aree africane e quelle americane e all’interno dello stesso Nuovo Mondo.
Nelle aree africane, gli effetti demografici negativi provocati dalla crescita del commercio degli schiavi furono contrastati dall’azione dei governi locali, che rafforzarono inoltre gli interessi dei nobili e dei commercianti locali. Nelle aree americane, l’incremento delle migrazioni africane rese possibile l’espansione degli insediamenti e delle nuove produzioni, determinando cosí l’affermazione delle classi proprietarie. Allo stesso tempo, aumentò la resistenza delle comunità ribelli e si rafforzò il pluralismo legale attivato nell’epoca precedente.
In questa fase storica si assisté a un consolidamento delle interazioni e all’irrobustirsi della sintonia tra le aree atlantiche. Vennero cosí a crearsi concatenazioni inedite tra economia e società, con ricadute significative sul rapporto tra produzione e commercio. I meccanismi piú pregnanti in questo ambito furono il potenziamento del credito commerciale e la sempre maggiore importanza del ruolo di mediazione svolto dalle reti mercantili. L’internazionalizzazione di queste reti aumentò inoltre l’importanza del commercio e accelerò la lateralizzazione degli scambi, ossia la partecipazione di commercianti di diverse nazionalità negli scambi mercantili. Il consolidamento del mondo atlantico procedette in parallelo ai progressi tecnologici e scientifici descritti nel primo capitolo, che resero piú sicuri la navigazione e i collegamenti tra le diverse aree marittime e continentali.
Per permettere una piú semplice comprensione delle trasformazioni avvenute tra la seconda metà del XVII secolo e la prima metà del XIX, ho suddiviso questo capitolo in cinque paragrafi. Nel primo ho cercato di illustrare i cambiamenti avvenuti in Europa grazie al suo coinvolgimento nel mondo atlantico. Il secondo paragrafo presenterà le linee di continuità e i mutamenti avvenuti a livello economico, sociale e governativo nelle aree atlantiche africane. Nel terzo paragrafo mi soffermerò sulle trasformazioni che accompagnarono l’espansione della tratta atlantica, a livello demografico e nei rapporti che intercorsero tra europei e africani. Nel paragrafo successivo mostrerò come gli schiavi erano trasferiti nelle Americhe venendo poi incorporati negli insediamenti permanenti, e come questa incorporazione diede vita a una resistenza al regime schiavistico. Nel quinto paragrafo, infine, analizzerò i cambiamenti avvenuti tra gli agenti delle interconnessioni, ossia le reti mercantili, cercando di illustrare l’evoluzione dei loro meccanismi.

1. La partecipazione europea nel mondo atlantico.

Il processo di potenziamento del mondo atlantico avvenne grazie ai maggiori e piú frequenti collegamenti dell’Europa con l’Africa e le Americhe. Questo processo si può riscontrare non soltanto nelle nuove direzioni prese dal commercio, ma anche nei cambiamenti che avvennero a livello dei consumi.
Il primo indicatore è presentato nella figura 1, che illustra le trasformazioni avvenute nel mondo europeo prima e dopo la nascita del mondo atlantico. La figura 1a mostra il tasso di urbanizzazione delle città con piú di 5000 abitanti, dove solo l’Europa occidentale atlantica vede una rapida crescita dopo il 1600, crescita che si accelera tra il 1750 e il 1850. La figura 1b permette di osservare che le aree europee vincolate direttamente con il commercio atlantico solo le uniche ad avere un tasso di urbanizzazione piú rapido del resto dell’Europa dopo il 1600 e a superare le aree europee che non commerciano direttamente con l’Atlantico a partire dal 1700. Infine la figura 1c presenta con maggior dettaglio l’informazione a partire dal 1500. È quest’ultima figura che illustra che le aree atlantiche europee conoscono una crescita tra il 1500 e il 1820 e una forte accelerazione tra il 1820 e il 1870. Mentre il tasso di urbanizzazione dell’Europa occidentale vincolata indirettamente con il commercio atlantico accelera solo a partire dal 1820, il ritmo di crescita dell’Europa orientale, la piú lontana dal commercio atlantico, cresce molto lentamente tra il 1820 e il 1870.
Commercio atlantico, Europa occidentale non atlantica ed Europa orientale, 1300-1870. Fonte: Acemoglu, Johnson e Robinson 2005.
Figura 1.
Commercio atlantico, Europa occidentale non atlantica ed Europa orientale, 1300-1870.
Fonte: Acemoglu, Johnson e Robinson 2005.
I paesi atlantici crebbero del 49,5 per cento tra il 1500 e il 1700 e del 22,5 per cento tra il 1700 e il 1800. Quelli non atlantici del 5,2 per cento tra il 1500 e il 1700, e dell’11,6 per cento nel XVIII secolo. Si può aggiungere che sebbene i profitti derivanti dal commercio atlantico siano stati inferiori rispetto alla crescita del Pil, essi furono tuttavia piú elevati di quelli anteriori al 1500. Possiamo renderci conto di tale divergenza osservando la figura 2.
Urbanizzazione e prodotto interno lordo, Europa atlantica, Europa non atlantica ed Europa orientale, 1500-1800.
Tabella 3.
Urbanizzazione e prodotto interno lordo, Europa atlantica, Europa non atlantica ed Europa orientale, 1500-1800.
La figura 2 mostra che la crescita della popolazione dei porti atlantici europei rispetto a quella dei porti mediterranei e delle città dell’entroterra dell’Europa occidentale rispecchiò quanto già detto riguardo all’urbanizzazione e alla crescita del prodotto lordo pro capite. Vale la pena di notare inoltre che, se paragoniamo i viaggi mediterranei annui con quelli atlantici tra il 1300 e il 1700, i primi ristagnarono, mentre i secondi cominciarono a crescere a partire dal 1600, per poi accelerare tra il 1700 e il 1850. L’insieme di queste informazioni ci porta ad affermare che la dinamicità del mondo atlantico è in netto contrasto con la ridotta crescita delle aree europee non atlantiche. La maggiore dinamicità del mondo atlantico trasformò cosí l’Europa atlantica in leader mondiale.
È possibile osservare il ritmo della crescita del Pil pro capite nella tabella 4.
Porti europei atlantici, porti europei non atlantici e porti mediterranei, 1300-1850. Fonte: ibid.
Figura 2.
Porti europei atlantici, porti europei non atlantici e porti mediterranei, 1300-1850.
Fonte: ibid.
Prodotto interno lordo pro capite in Europa, 1400-1800 (dollari 1990).
Tabella 4.
Prodotto interno lordo pro capite in Europa, 1400-1800 (dollari 1990).
Come si è detto, si può vedere qui come le potenze atlantiche, compresa la Spagna, abbiano conosciuto una crescita del loro prodotto lordo pro capite: piú rapida per l’Olanda, che tra il 1400 e il 1800 registrò un incremento dello 0,5 per cento annuo, e per l’Inghilterra, che registrò un incremento dello 0,4 per cento. Gli autori delle stime della tabella 4 sostengono che tra il 1500 e il 1800 non aumentò invece il reddito pro capite dell’Europa meridionale e centrale, pur essendosi mantenuto elevato, in Italia, tra il 1300 e il 1500. Tra il 1300 e il 1800 invece il reddito pro capite dell’Inghilterra e dell’Olanda raddoppiò, sebbene il tasso di crescita piú elevato sia stato raggiunto nel periodo 1500-1800 (De Plejit e Van Zanden 2013). Come ha sostenuto per primo Eric Williams (1971), il calcolo del flusso dei profitti del capitale inglese derivante dal commercio fuori dall’Europa, ossia nelle aree atlantiche e asiatiche, permise di generare introiti tali da finanziare il 15 per cento degli investimenti necessari per la rivoluzione industriale (O’Brien 1982).
I calcoli dei profitti dei paesi del mondo atlantico non tengono conto di quanto si è detto nel capitolo precedente su come la catastrofe demografica americana abbia accelerato il ruolo svolto dalle popolazioni africane nell’offerta di forza lavoro umana.
Il fine ultimo delle produzioni extraeuropee era il consumo in Europa e, tra il 1600 e il 1850, ma soprattutto a partire dal 1700, le produzioni atlantiche ne modificarono dunque profondamente le modalità. Già Adam Smith aveva sottolineato l’interdipendenza tra Europa e aree extraeuropee; è ora possibile precisare che essa derivava non solo dai consumi dei beni nei paesi importatori atlantici, ma anche dal commercio tra i paesi non atlantici e le aree atlantiche europee, dove i primi vendevano i loro prodotti (come ad esempio il grano) per pagare le forniture di tabacco, zucchero, caffè, cacao, tè, cioccolato e tessuti prodotti in India.
La figura 3 ci permette di farci un’idea di questa circolazione dei consumi. Il grafico sintetizza l’evoluzione dei prodotti importati dalle principali potenze atlantiche europee. Come si vede, una parte di essi era trattenuta in questi paesi, ma un’altra parte era reindirizzata verso gli altri paesi europei e nelle aree mediorientali. Va notato inoltre l’andamento comune dei cinque prodotti: una tendenza ciclica nella seconda metà del XVII secolo e una fase espansiva particolarmente accentuata a partire dalla seconda metà del XVIII.
Importazioni europee di prodotti americani e asiatici, 1651-1800. Fonte: Carmagnani 2010, p. 248.
Figura 3.
Importazioni europee di prodotti americani e asiatici, 1651-1800.
Fonte: Carmagnani 2010, p. 248.
Possiamo andare oltre e notare, nella tabella 5, la sintonia dei tassi di crescita del consumo dei beni atlantici (zucchero, tabacco e caffè) e la correlazione positiva esistente fra i tre prodotti (molto alta tra lo zucchero e il caffè, ma anche tra il caffè e il tabacco). Questo indica abbastanza chiaramente che i consumatori di caffè amano anche lo zucchero e il tabacco. Significativo, da questo punto di vista, fu lo sviluppo del caffè nel corso del XVIII secolo, non solo in Europa ma anche nelle Americhe.
Importazioni europee di beni atlantici, 1661-1800.
Tabella 5.
Importazioni europee di beni atlantici, 1661-1800.
Partecipazione dei metalli preziosi americani nella produzione mondiale, 1600-1800 (valori in percentuale).
Tabella 6.
Partecipazione dei metalli preziosi americani nella produzione mondiale, 1600-1800 (valori in percentuale).
L’incorporazione dei beni atlantici nei consumi dell’Europa intera fu quindi un processo che ebbe inizio nella seconda metà del XVII secolo e si consolidò nel corso del XVIII secolo. Il punto d’inizio può essere individuato tra il 1661 e il 1700, quando l’insieme dei beni atlantici commerciati passò da 3178 a 48 284 tonnellate annue, moltiplicandosi per quindici. Durante la prima fase, i prodotti esotici furono associati in Europa all’immagine di un alto tenore di vita, determinando cosí il superamento delle considerazioni morali negative tipiche dei secoli precedenti riguardo al consumo di beni di lusso.
Nella seconda fase, i prodotti atlantici importati aumentarono da 48 284 a 130 000 tonnellate annue, moltiplicandosi trentasei volte. In particolare, alla fine del XVIII secolo furono importate all’incirca 100 000 tonnellate annue di zucchero, che non a caso prese il nome di «oro bianco». A mano a mano che i consumatori si abituarono ai beni esotici, le importazioni crebbero costantemente.
I prodotti atlantici in breve cominciarono a essere quotati dapprima nella borsa di Amsterdam, e poi in quella di Londra. Il flusso di beni cominciò, seppur ancora debolmente, a partire dal 1550; e all’incirca cento anni dopo, oltre allo zucchero, al tabacco e alla cocciniglia, troviamo anche il cacao; e a partire dal 1700 aumentò il numero di regioni dell’Atlantico americano che esportavano prodotti consumati in Europa (O’Rourke e Williamson 2002; Carmagnani 2010).
Fondamentale, nel rapporto fra il mondo atlantico e l’economia europea, fu inoltre la crescita dell’estrazione dei metalli preziosi, iniziata alla fine del XVI secolo con l’argento e incrementata poi nel corso del XVIII con l’oro.
Vi è anche un secondo indicatore della partecipazione dei metalli preziosi nell’economia europea, che si può osservare nell’evoluzione dello stock di metalli preziosi. La tabella 6 ci mostra come, tra il 1600 e il 1800, sia l’America spagnola sia il Brasile fossero in grado di fornire all’economia mondiale non solo argento, come nel XVI secolo, ma anche oro. Queste due aree conobbero inoltre in questa fase una notevole crescita nei livelli di produzione. Nel XVII secolo l’America spagnola produsse infatti 26 168 tonnellate di argento, mentre il Brasile produsse solo 158 tonnellate d’oro. Nel XVIII secolo tuttavia, l’oro prodotto dall’America spagnola e portoghese salí a 1400 tonnellate, mentre l’argento prodotto dall’America spagnola raggiunse le 39 157 tonnellate, aumentando quindi entrambi i metalli preziosi del 50 per cento.
La figura 4 illustra esclusivamente l’evoluzione dello stock monetario europeo, la cui dipendenza dalle aree americane era molto forte. Come si può vedere, nel XVI secolo lo stock europeo passò da 15 000 a 28 000 tonnellate di argento, ma nel corso del XVII secolo raddoppiò ancora una volta, crescendo da 28 000 a 58 000 tonnellate. Nel XVIII secolo poi passò da 58 000 a 95 000 tonnellate, aumentando del 64 per cento. Va tenuto presente che mentre nel XVII secolo ad aumentare fu soprattutto lo stock di argento, la crescita del XVIII secolo riguarda sia questo metallo sia l’oro.
Evoluzione dello stock di metalli preziosi in Europa, 1500-1800 (tonnellate di argento, scala semilogaritmica). Fonte: Morineau 1985, p. 585.
Figura 4.
Evoluzione dello stock di metalli preziosi in Europa, 1500-1800 (tonnellate di argento, scala semilogaritmica).
Fonte: Morineau 1985, p. 585.
La crescita dello stock di metalli preziosi in Europa è particolarmente interes...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Introduzione
  4. Elenco delle illustrazioni
  5. Elenco delle cartine
  6. Le connessioni mondiali e l’Atlantico
  7. I. La sfida dell’Atlantico
  8. II. La ripartenza. La nascita del mondo atlantico
  9. III. Il consolidamento del mondo atlantico
  10. IV. Piantagioni. L’originalità dell’Atlantico
  11. V. Le costanti delle rivoluzioni atlantiche
  12. Conclusioni
  13. Bibliografia
  14. Il libro
  15. L’autore
  16. Dello stesso autore
  17. Copyright