Case di vetro
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Case di vetro

Le indagini del commissario Armand Gamache

  1. 560 pagine
  2. Italian
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Case di vetro

Le indagini del commissario Armand Gamache

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Tutti hanno un talento. Quello di Armand Gamache, commissario della Sûreté du Québec, è trovare i criminali. Deciso e sempre misurato, Gamache crede nella legge ma risponde prima di tutto alla propria coscienza. E considera i suoi concittadini gente come lui, da proteggere e rispettare. E talvolta da arrestare. «Il commissario trascorreva le sue giornate immerso negli aspetti piú tragici, spaventosi, violenti e moralmente abietti dell'esistenza. Poi tornava a casa, a Three Pines. Al suo santuario. Sedeva davanti al camino del bistrot insieme ai suoi amici, oppure si rifugiava nell'intimità del suo soggiorno insieme a Reine-Marie. Al sicuro».Louise Penny ha venduto oltre 5 milioni di copie negli Stati Uniti.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2019
ISBN
9788858430477

Capitolo 1

– Nome e cognome, prego.
– Armand Gamache.
– Di professione capo della Sûreté du Québec, giusto?
Oui. Commissario.
Gamache si raddrizzò sulla sedia di legno. Faceva caldo. Un caldo già afoso, per una mattinata di luglio. Sentiva un velo salato di sudore tra il naso e le labbra, ed erano appena le dieci. Soltanto l’inizio.
Il banco dei testimoni non era il suo posto preferito al mondo. E ciò che stava per fare non gli piaceva affatto. Testimoniare contro un altro essere umano. Nel corso della sua carriera, poche volte aveva ricavato soddisfazione, e tanto meno piacere, da un’esperienza simile. E quel giorno non sarebbe stato diverso.
Seduto sulla sedia dura e scomoda, sotto giuramento, Armand Gamache si ritrovò a formulare un pensiero privato: credeva fermamente nella legge, aveva lavorato tutta la vita al servizio della giustizia, ma l’unica a cui sentiva davvero di rendere conto era la propria coscienza.
E quella si stava rivelando un giudice piuttosto severo.
– Se non sbaglio, lei è anche la persona che ha svolto l’arresto.
– Sí.
– Non è insolito che il capo della Sûreté si prenda la briga di arrestare un sospetto?
– Sono stato promosso soltanto di recente. In un certo senso per me è ancora tutto nuovo, ma sarebbe stato impossibile schivare questa particolare indagine.
Il procuratore capo abbozzò un sorriso. Dava le spalle al resto della corte e della giuria, per cui nessun altro lo notò. Tranne forse la giudice, alla quale non sfuggiva quasi nulla.
Non era un sorriso particolarmente gradevole, pensò la giudice Corriveau. Aveva una sfumatura di sarcasmo, e ne fu sorpresa, poiché in teoria il procuratore capo e il commissario erano dalla stessa parte.
Ciò non implicava che dovessero rispettarsi o starsi simpatici a vicenda, certo. Questo lei lo sapeva. Aveva colleghi per cui non nutriva nessuna stima, ma era quasi sicura di non averli mai squadrati con la stessa sufficienza del procuratore capo.
Mentre lei li osservava, Gamache osservava lei. Provava a decifrarla.
In qualsiasi processo, il giudice era fondamentale. Aveva il potere di influenzare l’esito. E in quel caso piú che mai. Non si trattava soltanto di fornire la giusta interpretazione della legge, ma anche di gestire l’atmosfera in aula. Quanto pressare i testimoni? Quanto allentare la corda?
Era un giudice sveglio e preparato? O una mezza calzetta in prepensionamento? Magari una che tirava sera in tribunale in attesa dell’ora dell’aperitivo, e che non si faceva scrupolo di carburare con un goccetto o due.
No, questo giudice era diverso.
Maureen Corriveau era stata promossa da poco. Era il suo primo caso di omicidio, e Gamache lo sapeva. Gli ispirava un misto di solidarietà e compassione. Probabilmente non aveva idea della grana che le era toccata, di tutte le cose brutte che sarebbero successe da lí in poi.
Era una donna di mezza età, con una chioma di capelli grigi che aveva smesso di tingere in segno di autorevolezza, o forse soltanto di maturità. Non aveva piú bisogno di fare colpo su nessuno. In passato era stata un celebre avvocato civilista, socia di un importante studio legale di Montréal. Bionda. Questo prima del salto di carriera. Un salto nel buio, come i paracadutisti che si catapultano fuori da un aereo.
La giudice Corriveau ricambiò il suo sguardo. Aveva occhi penetranti. Intelligenti. Ma Gamache non poté fare a meno di chiedersi cosa vedessero quegli occhi. E cosa invece gli fosse sfuggito.
La giudice aveva l’aria tranquilla, ma non significava granché. Probabilmente anche lui da fuori sembrava a proprio agio.
Passò in rassegna l’aula gremita del Palais de Justice, nel cuore della città vecchia. Quasi tutti i veri protagonisti del caso avevano scelto di restarsene a casa. Alcuni, come Myrna, Clara e Reine-Marie, sarebbero venuti solo per sedersi al banco dei testimoni. Altri – Olivier, Gabri e Ruth – non avevano nessuna voglia di lasciare Three Pines per gettarsi nel trambusto della metropoli e rivivere la tragedia nei dettagli.
Però il vice di Gamache, Jean-Guy Beauvoir, era presente, cosí come l’ispettore capo Isabelle Lacoste. La punta di diamante della Omicidi.
Presto sarebbe toccato anche a loro testimoniare. O forse, pensò lui, non ce ne sarebbe stato bisogno.
Gamache spostò lo sguardo sul procuratore capo, Barry Zalmanowitz. A metà strada, i suoi occhi incrociarono quelli della giudice. Con una punta di sconcerto, la vide inclinare la testa, appena appena. E poi socchiudere gli occhi, appena appena.
Cosa aveva visto sul suo volto? Forse proprio quello che lui stava cercando di nascondere. Anzi, che si sforzava disperatamente di nascondere.
Se anche aveva notato qualcosa, pensò lui, doveva aver frainteso. Aveva attribuito la sua apprensione al dubbio che la persona alla sbarra fosse innocente.
Solo che Armand Gamache non aveva nessun dubbio. Sapeva chi era il colpevole. Aveva semplicemente paura che qualcosa potesse andare storto. E che l’assassino riuscisse a farla franca.
Osservò il procuratore capo avviarsi alla scrivania con piglio deciso, inforcare gli occhiali e mettersi a leggere con attenzione (o meglio, con enfasi calcolata) da un foglio.
Scommetto che sopra non c’è scritto nulla, pensò Gamache. Al massimo la lista della spesa. Il foglio era soltanto un accessorio di scena. Un filo di fumo. Un frammento di specchio.
Le udienze, come i riti religiosi, erano messinscene. Riusciva quasi a sentire nelle narici l’aroma d’incenso, nelle orecchie un flebile scampanellio metallico.
La giuria, non ancora tramortita dall’afa, seguiva con vivo interesse le mosse del procuratore. Lo assecondava. Peccato che non fosse lui il protagonista dello spettacolo. Quel ruolo se l’era accaparrato un attore fuori dal palco, uno che verosimilmente non avrebbe proferito parola.
Il procuratore capo si tolse gli occhiali, e Gamache sentí il fruscio della toga di seta della giudice mentre cambiava posizione sullo scranno con malcelata impazienza. Forse la giuria ci era cascata, ma la giudice no. E pure i giurati non si sarebbero lasciati incantare a lungo. Non erano mica scemi.
– Mi risulta inoltre che la persona imputata del delitto abbia confessato. È corretto? – chiese il procuratore. Da sopra gli occhiali, lanciò a Gamache uno sguardo perfezionato in anni di pratica. Lui non si lasciò intimidire.
– C’è stata una confessione, sí.
– Sotto interrogatorio, commissario?
Gamache aveva già notato che il procuratore ripeteva di continuo la sua qualifica, come a suggerire che un alto grado della polizia fosse immune dagli errori.
– No. La persona imputata è venuta a casa mia di sua spontanea volontà.
– Obiezione –. L’avvocato difensore balzò in piedi con quella che a Gamache parve una frazione di ritardo. – La domanda non è pertinente. Non è mai esistita una confessione di omicidio.
– La confessione a cui mi riferisco non riguarda il reato in esame, però vi è strettamente legata, – ribatté il procuratore. – Dico bene, commissario?
Gamache fissò la giudice Corriveau in attesa del responso sull’obiezione.
Lei esitò per un attimo.
– Respinta, – disse alla fine. – Risponda alla domanda.
– La persona imputata del reato si è rivolta a me in tutta libertà. E, sí, quella confessione è stata fondamentale per formulare l’accusa.
– È rimasto sorpreso quando ha aperto la porta di casa?
– Vostro onore –. L’avvocato difensore balzò di nuovo in piedi. – Obiezione. È una domanda personale e irrilevante. Non ci interessa sapere se Monsieur Gamache sia rimasto sorpreso o meno.
– Accolta –. Maureen Corriveau si voltò verso Gamache. – Ha il diritto di non rispondere alla domanda.
Lui non aveva nessuna intenzione di rispondere. La giudice aveva fatto bene ad accogliere l’obiezione. Era una domanda personale. Ma non irrilevante, almeno per quanto lo riguardava.
Era rimasto sorpreso?
All’inizio, trovarsi quell’individuo alla porta di casa nel suo piccolo villaggio del Québec l’aveva quantomeno spiazzato. Infagottato in un cappottone pesante, con il cappuccio tirato sopra la testa, avrebbe potuto essere chiunque. Uomo, donna. Vecchio, giovane. Gamache ricordava ancora il rumore della pioggia ghiacciata sul tetto: un’aspra perturbazione novembrina che si era trasformata in nevischio.
A ripensarci adesso, nella canicola di luglio, sentí un brivido lungo la spina dorsale.
Sí. Era stata una sorpresa. Una visita inaspettata.
Ma per quello che sarebbe accaduto in seguito, «sorpresa» era una parola inadeguata.
– Non mi va che il mio primo caso di omicidio finisca in corte d’appello, – ragionò la giudice a mezza voce per farsi sentire soltanto da Gamache.
– Temo che sia inevitabile, Vostro Onore. Il processo è cominciato in una corte piú alta, ed è lí che si concluderà.
La giudice Corriveau cambiò di nuovo posizione sulla sedia, come se non riuscisse a trovare pace. Quello strano scambio con Gamache aveva mu...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Case di vetro
  4. Capitolo 1
  5. Capitolo 2
  6. Capitolo 3
  7. Capitolo 4
  8. Capitolo 5
  9. Capitolo 6
  10. Capitolo 7
  11. Capitolo 8
  12. Capitolo 9
  13. Capitolo 10
  14. Capitolo 11
  15. Capitolo 12
  16. Capitolo 13
  17. Capitolo 14
  18. Capitolo 15
  19. Capitolo 16
  20. Capitolo 17
  21. Capitolo 18
  22. Capitolo 19
  23. Capitolo 20
  24. Capitolo 21
  25. Capitolo 22
  26. Capitolo 23
  27. Capitolo 24
  28. Capitolo 25
  29. Capitolo 26
  30. Capitolo 27
  31. Capitolo 28
  32. Capitolo 29
  33. Capitolo 30
  34. Capitolo 31
  35. Capitolo 32
  36. Capitolo 33
  37. Capitolo 34
  38. Capitolo 35
  39. Il libro
  40. L’autrice
  41. Copyright