Quando cade l'acrobata, entrano i clown
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Quando cade l'acrobata, entrano i clown

Heysel, l'ultima partita

  1. 80 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Quando cade l'acrobata, entrano i clown

Heysel, l'ultima partita

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Informazioni sul libro

È notte. Un uomo è sul terrazzo di una stanza d'albergo sul mare; è qui per festeggiare il suo decimo anniversario di matrimonio. La donna dorme. L'uomo ripensa alla loro storia d'amore, a una relazione costruita sulla sincerità. Ritorna con il pensiero agli anni trascorsi e a un'unica bugia: un viaggio. Aveva mentito sulla destinazione, per vedere una partita di calcio: la finale di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool, a Bruxelles.
L'uomo ripensa a quella partita, allo stadio malandato dove si svolgeva, l'Heysel. Ritorna al dramma di una vicenda che doveva essere allegra e giocosa, grandi e bambini insieme per condividere una passione.
E che invece era diventata una battaglia, un insensato perdersi della ragione nella cecità della violenza. La parola Heysel avrebbe da allora significato morte: trentanove morti e seicento feriti innocenti. Una strage immane per una partita di calcio, una ferita aperta e non piú rimarginata. Nonostante la strage fosse già consumata, si era deciso, per motivi di sicurezza, di giocare egualmente.
Walter Veltroni ci offre con questo libro un toccante monologo, una narrazione lirica volta a ricordare una strage assurda, che ha stravolto tutto ciò che di positivo lo sport rappresenta. E lo fa con misura, attraverso lo sguardo commovente di una storia d'amore.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2010
ISBN
9788858402023
Argomento
Letteratura
Categoria
Teatro
«Qualcuno ascolta. Aspetta. Trattiene
Il fiato, proprio qui,
Accanto. E dice: quello lí che parla sono io.
Mai piú, dice,
Sarà tutto cosí quieto,
Cosí asciutto e caldo com’è».
Cominciava cosí quel libro, il libro con la copertina bianca.
Quella con gli uomini su una scialuppa che erano lí,
A poca distanza da una nave che sembrava, morendo, alzarsi in piedi.
Ma le navi hanno il dovere di stare sdraiate e dormire e camminare sul letto dell’acqua.
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Non come in quel disegno grigio, te lo ricordi?
Quella scialuppa andava verso la nave o se ne allontanava?
Sarà stata una notte di stelle, prima.
Bella, come un giorno di maggio.
Bella, come questa notte con le finestre aperte.
Bella come te, che dormi nuda e sembri una bambina.
Il terrazzo di questa stanza d’albergo è come un pontile.
E viene voglia di mettersi in piedi sulla balaustra.
E di tuffarsi in questo mare cosí vicino, cosí silenzioso.
Ora provo a farlo, in questa notte speciale.
Se avessi il coraggio o l’impudenza che non ho mai avuto,
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Allora sí, lo farei. Cosí, a torso nudo, in questo caldo bollente.
Tu ti scuoteresti solo un attimo, il disturbo lieve di uno spruzzo d’acqua.
Un rumore da bambini, uno di quelli che non mettono paura, ma solo curiosità.
Non c’è nessuno, in questa notte di inizio giugno, in questo albergo di Sicilia.
E allora sí, allora faccio un gesto, allora divento pazzo per un istante. Uno solo.
Sono in piedi sulla balaustra. Ad un passo, sotto di me, il mare.
«Mai piú sarà tutto cosí quieto, cosí asciutto e caldo com’è».
Mi sento libero, padrone dei miei gesti e regista della mia controllata follia.
Sento i miei polmoni che respirano, sento l’aria che mi invade e mi ubriaca.
Sento questo meraviglioso silenzio, sento questo buio che stordisce.
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Mi giro, il tuo corpo è illuminato dalla luna, un po’ di brezza agita le tende bianche.
Mi giro di nuovo, immaginando il mare.
Lo vedo avanzare, ora, in una nuvola di polvere.
Ha una bottiglia rotta tra le mani, il sole fa sul vetro un riflesso accecante.
Mi odia, senza conoscermi.
Ci odia, senza conoscerci.
Agita una sciarpa con i nostri colori, come una preda di guerra.
Ha i capelli rossi e urla qualcosa che non capisco.
Mi sento come una gazzella contro il leone.
Lui avanza, mi vuole sbranare.
Io ho il diritto di scappare, almeno quello.
Ho il diritto di provare che certo lui è piú forte,
Ma io sono piú veloce, piú astuto, piú scattante.
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Lui ha un’arma in mano, io ho le gambe.
Ho il diritto di scappare, il diritto della gazzella braccata.
Apro le braccia in questa notte piena di luna.
Sento il freddo del marmo della balaustra sotto i piedi.
Ora mi sembra di essere un airone e ho voglia di volare.
Volare verso quest’acqua dolce e silenziosa,
Volare nel vento, volare lontano da quel sole e quella polvere.
Sono parte di me da dieci anni. Una valigia permanente.
Un bagaglio incollato al cuore, una scimmia che non lascia un attimo le tue spalle dolenti.
Era di maggio, ero un ragazzo.
Fammi posto amore, ora sono vicino a te.
Ero dentro di te, all’inizio di questa notte magica.
Non svegliarti, non c’è bisogno.
Fatti guardare, fatti riconoscere.
Fammi sapere che ci sei.
Fammi pensare che mi perdonerai.
Non ti ho mentito, ho taciuto.
È diverso, molto diverso.
Una sola bugia, la prima.
Una bugia piccola e fatale.
Vado a Londra con gli amici, ti avevo detto.
L’addio al celibato, che stupida invenzione.
Ero a Bruxelles, invece.
E stavo per dare l’addio ad ogni cosa.
Non al celibato. A te, al figlio che non avremmo avuto,
Alla casa che non avremmo mai aperto, all’amore che non avremmo fatto,
Ai luoghi che non avremmo visto.
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Come questa stanza, questa luna sul tuo corpo,
Questo odore di mare e questo silenzio che non si può spezzare.
Dormi, non sapere. Dormi, perdonami se non sai.
Non ce la faccio a parlarti di me, lí.
Sappi solo che se ti guardo ora, se ora posso parlarti in silenzio,
È perché il leone ha ucciso altri e non me.
Ma la morte l’ho vista, ne ho sentito l’odore.
Ho conosciuto il sudore della morte.
Il suo rumore assurdo.
Quel frastuono che mi spalanca la mente.
Tante notti, spezzate a metà da un grido.
Non mi chiedere piú cosa ho.
Non mi mostrare piú quel volto spaventato.
Sono io ad avere paura.
Sono io a url...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Quando cade l'acrobata, entrano i clown
  5. Ringraziamenti