La bellezza e l'orrore
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La bellezza e l'orrore

La Grande Guerra narrata in diciannove destini

  1. 630 pagine
  2. Italian
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La bellezza e l'orrore

La Grande Guerra narrata in diciannove destini

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Leggi un estratto *** Nell'estate del 1914 furono in tanti a salutare con gioia l'inizio della Prima guerra mondiale; si pensava che non sarebbe durata a lungo, che sarebbe stata simile ai tanti altri conflitti che avevano coinvolto in passato il continente europeo, che avrebbe anzi avuto un effetto salvifico sulle coscienze: come non ricordare Marinetti che solo qualche anno prima aveva definito la guerra la «sola igiene del mondo»? Nessuno immaginava che alla fine avrebbe coinvolto quasi quaranta paesi, e pochi intuirono che i tempi erano ormai cambiati, che il conflitto sarebbe stato dominato dalla tecnica, da un impiego di mezzi mai visto prima.
L'esaltazione fu però di breve durata, seguita ben presto dall'apatia, dall'insofferenza per la noia di lunghe giornate trascorse in trincea senza che nulla accadesse, dalla frustrazione per la «scoperta del vero volto della guerra» ma anche di se stessi. Ed è la parabola che seguono anche i diciannove protagonisti, tutti realmente esistiti, di questo straordinario affresco costruito sulla scorta di lettere, diari, articoli di giornale: alcuni di loro sono direttamente coinvolti nel conflitto, la morte li sorprende a Verdun, a Ypres, sulla Somme (è qui che fanno la loro prima apparizione i carri armati), in Russia, nei Dardanelli, sull'Altopiano di Asiago, oppure nell'Atlantico dove ad attenderli sono i micidiali sottomarini tedeschi. Altri invece - come il funzionario ministeriale francese o la giovane studentessa nella Prussia orientale - vivono lontano dalle carneficine, ma non sono comunque risparmiati dal generale tracollo.
E quando dopo quattro anni quell'insensato massacro ha fine - i morti furono quasi venti milioni, altrettanti i feriti - chi sopravvive si ritrova spogliato di ogni sogno, di ogni prospettiva: e due decenni più tardi nuovamente coinvolto in un conflitto ancora più tragico. *** «Peter Englund dimostra quanto possa essere affascinante la storiografia. Il suo è un libro rischioso e inquietante che infrange le leggi dei generi letterari». «Der Spiegel»

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2012
ISBN
9788858405499
Argomento
History
Categoria
World History

1915

Le esperienze personali, in questa cosa chiamata guerra, consistono nella migliore delle ipotesi nel ricordo di un sogno incomprensibile e confuso. Alcuni eventi singoli emergono in modo un po’ piú nitido di altri, con la chiarezza conferita dall’intensità del coinvolgimento personale. Poi anche gli episodi piú pericolosi diventano cibo quotidiano, finché i giorni sembrano susseguirsi senza contenere nulla d’interesse che non sia la costante imminenza della morte. E perfino quest’idea, imperativa all’inizio, viene rimossa in quanto grandezza sempre presente e quindi trascurabile.

Cronologia

1º gennaio Ennesimo tentativo tedesco di conquistare Varsavia, destinato a fallire come i precedenti.
gennaio Prolungati combattimenti tra russi e austriaci in Galizia e nei Carpazi, che si protrarranno fino ad aprile.
4 gennaio L’offensiva ottomana nel Caucaso si interrompe a causa del disastro di Sarıkamış.
14 gennaio Le truppe britanniche invadono l’Africa sudoccidentale tedesca.
3 febbraio Le truppe ottomane attaccano il canale di Suez. L’attacco fallisce.
8 marzo Offensiva britannica a Neuve Chapelle. Prosegue per una settimana con risultati trascurabili.
22 marzo La città galiziana di Przemyśl capitola agli assedianti russi.
25 aprile Le truppe britanniche sbarcano sulla penisola di Gallipoli, con l’obiettivo di riaprire il Bosforo.
aprile Massacri di armeni nell’impero ottomano.
28 aprile Vasta e riuscita offensiva tedesco-austriaca sul fronte orientale.
7 maggio Il transatlantico britannico Lusitania viene silurato da un sommergibile tedesco.
23 maggio L’Italia dichiara guerra all’Austria-Ungheria e invade il Tirolo e la Dalmazia.
23 giugno Prima offensiva italiana sull’Isonzo. Scarsi risultati.
9 luglio L’Africa sudoccidentale tedesca capitola.
15 luglio Inizia un’ampia ritirata russa sul fronte orientale.
18 luglio Seconda offensiva italiana sull’Isonzo. Progressi trascurabili.
5 agosto Varsavia è occupata dalle truppe tedesche.
19 settembre Inizia l’invasione austro-tedesca della Serbia.
25 settembre Grande offensiva anglo-francese sul fronte occidentale. Scarsi risultati.
26 settembre Un corpo d’armata britannico inizia a risalire il Tigri.
3 ottobre Un’armata franco-britannica sbarca a Salonicco in aiuto dei serbi.
9 ottobre Cade Belgrado. Inizia il tracollo della Serbia.
11 ottobre La Bulgaria dichiara guerra alla Serbia per invaderla subito dopo.
18 ottobre Terza offensiva italiana sull’Isonzo. Nessun progresso.
10 ottobre Quarta offensiva italiana sull’Isonzo. Scarsi risultati.
22 novembre Battaglia di Ctesifonte. L’avanzata britannica verso Baghdad si interrompe.
5 dicembre Il corpo britannico che non è riuscito a raggiungere Baghdad viene accerchiato a Kut al-Amara.
10 dicembre Inizia l’evacuazione delle forze alleate dalla penisola di Gallipoli.

DOMENICA 17 GENNAIO 1915

RICHARD STUMPF LAVA IL PONTE DELLA SMS HELGOLAND AL LARGO DI HELGOLAND

Mare grigio piombo, freddo pungente. La tensione dell’attesa si scioglie in uno sbadiglio. Non hanno combattuto neanche una volta, non hanno visto neanche un nemico. Durante la battaglia navale della fine di agosto al largo di Helgoland hanno sentito il rombo dei cannoni in lontananza ma non sono potuti intervenire. Stumpf la classifica come una «giornata nera» per sé e per il resto dell’equipaggio. Il momento in cui piú si sono avvicinati a combattere è stato quando hanno sentito il rumore dei dirigibili inglesi. Avvolta da veli di nebbia, la Sms Helgoland non è stata attaccata, ma piú in là un dirigibile ha sganciato diverse bombe su un incrociatore e un cargo riuscendo a incendiare uno dei due. La nave di Stumpf ha però sparato in direzione del rumore, alla cieca ma con energia.
Non che la flotta d’alto mare si sia tenuta nascosta. Tuttavia, la strategia della marina tedesca si basa su una scelta oculata delle battaglie da combattere contro quella britannica, numericamente superiore. Sono i sottomarini a doversi accollare il grosso del lavoro per strozzare gli approvvigionamenti diretti alle isole britanniche e indebolire poco a poco l’avversario1. Non ci sono ancora state battaglie navali di grande rilievo; gli ammiragli di entrambe le parti sono acutamente consapevoli del fatto che potrebbero perdere questa guerra in un pomeriggio. La mancanza di successi in mare è stata però colmata in Germania da altri racconti. Allo scoppio del conflitto, infatti, le squadriglie tedesche erano disseminate sui mari di tutto il mondo, spesso in corrispondenza di qualche colonia. Ben presto tra questi sfuggenti corsari e la pesante flotta britannica è cominciato un vistoso rincorrersi tra gatto e topo2. No, la flotta d’alto mare si è per ora limitata a pattugliare le sue acque per proteggere la patria da eventuali sbarchi nemici e a portare a termine poche incursioni sulla costa inglese affacciata sul Mare del Nord3.
Da Natale la Sms Helgoland è di pattuglia a giorni alterni, attività logorante e monotona che spesso comporta poche ore di sonno. Stumpf annota sul diario: «Non succede mai niente che valga la pena riferire. Se dovessi scrivere ogni giorno qualche appunto su quello che faccio, sarebbero sempre le stesse cose».
Anche questa giornata è scandita dalla routine.
Prima i marinai lavano il ponte. Poi lucidano tutta la minuteria in ottone fino a farla brillare. Segue una pedante ispezione delle divise che fa andare Stumpf su tutte le furie. Scrive:
Nonostante da un sacco di tempo, a causa della mancanza di lana, non possiamo cambiare i capi di vestiario rovinati attingendo al magazzino della nave, il capodivisione4 verifica fino all’ultima piega e macchiolina sulle divise e respinge ogni tentativo di spiegazione con la risposta standard: «Pessima scusa!» Dio santo, questi atteggiamenti mi fanno stancare a morte della flotta. La maggior parte se ne frega, ormai. Siamo contenti che non tutti gli ufficiali siano cosí.
Durante la «detestabile ispezione» Stumpf stringe i denti ma desidera in cuor suo che spunti dal nulla un aereo nemico e «sganci una bomba sulla testa di questo qui». Poi si consola al pensiero che avrà il pomeriggio libero.
In quel momento arriva un ordine. La Sms Helgoland deve puntare nuovamente su Wilhelmshaven per entrare in bacino di carenaggio. «Merda, – scrive, – un’altra giornata rovinata». La guerra continua a deludere le aspettative di Stumpf. Problemi con le chiuse si portano via il pomeriggio. Nel crepuscolo azzurrino s’interrompono i tentativi di proseguire e la nave ormeggia in vista della notte.
VENERDÍ 22 GENNAIO 1915
ELFRIEDE KUHR RICEVE LA VISITA DEL GARZONE DI UN FORNAIO A SCHNEIDEMÜHL
È tardi. Suonano alla porta. Elfriede va ad aprire. Nel gelido buio invernale c’è il garzone del fornaio, con gli abiti bianchi da lavoro e gli zoccoli di legno ai piedi, coperto di farina. Le tende un cesto pieno di panini appena sfornati, ancora caldi. Di solito ricevono il pane fresco la mattina, cos’è questa storia? È sera, no? Il garzone ride: «No, non piú, signorina». Racconta che, a causa delle nuove restrizioni statali sull’uso della farina, non è piú permesso panificare di notte. Cosa che non gli dispiace affatto, in realtà: adesso potrà dormire come una persona normale. Poi corre via gridandole: «È per via della guerra!»
Sua nonna pensa che vada bene cosí. I tedeschi mangiano comunque troppo pane. Sui giornali si leggono severi ammonimenti a non usare il grano come foraggio: «Chiunque utilizzi cereali per nutrire il bestiame commette un reato contro la Patria e potrà essere punito». Il sostentamento della popolazione tedesca è di fronte a una radicale riorganizzazione: bisognerà consumare piú calorie nella loro forma originale, quella vegetale, invece di destinarle al consumo degli animali da macello. (Se mangiati direttamente, i cereali danno quattro volte piú calorie che se usati per produrre carne). D’ora in poi sulle tavole tedesche domineranno le verdure, non la carne. In queste zone, due terzi della popolazione lavorano la terra. Ciò non significa però che tutti vivano nelle stesse condizioni. I piccoli contadini e i braccianti hanno già iniziato a risentire dei tempi duri, mentre i grandi proprietari terrieri se la sono cavata egregiamente. Elfriede ha sentito dire che, malgrado tutti i divieti, continuano a dare cereali a vacche e cavalli; lo si vede dai fianchi tondi e dal pelo lucido delle bestie.
No, i latifondisti e i grandi proprietari terrieri non hanno ancora conosciuto gli effetti della guerra:
Ogni mattina a colazione mangiano del meraviglioso pane bianco, a volte con dentro uvetta o mandorle, insieme a uova, salsicce, formaggio, prosciutto affumicato, oca affumicata, vari tipi di marmellata e chissà cos’altro. Chi vuole può bere latte fresco, oppure tè o caffè. Nel tè mettono perfino interi cucchiai di gelatina di frutta.
Tuttavia oggi l’indignazione e l’invidia di Elfriede per lo stile di vita dei grandi proprietari terrieri sono venate da un pizzico di cattiva coscienza. Anche lei pecca contro la patria, almeno in un certo senso. Ha un vero e proprio debole per i cavalli, e a volte quando ne incontra uno prende di nascosto un panino o una mela e glieli dà. Però non si vedono piú tanti cavalli come prima: tutti quelli non utilizzati direttamente in agricoltura sono stati requisiti dall’esercito.
MERCOLEDÍ 3 FEBBRAIO 1915
MICHEL CORDAY INCONTRA UN EROE A PARIGI
Un altro pranzo. L’ospite piú illustre della compagnia è senza dubbio il noto scrittore, avventuriero, viaggiatore e membro dell’Académie Pierre Loti5; il piú anonimo un certo tenente Simon, nella vita civile insegnante di francese in Inghilterra e traduttore. Be’, traduttore: ha tradotto un solo libro dall’inglese al francese, che però non ha ottenuto alcuna popolarità; parla infatti di un tedesco (Goethe). Ma nonostante i suoi scarsi titoli letterari, il tenente si merita il posto che occupa nella compagnia: è un veterano della battaglia della Marna, dove ha perso un occhio ed è stato ferito a un braccio. Fuori dalla finestra: una Parigi stretta da un freddo pungente.
La battaglia della Marna è circondata da un’aura particolare. Il motivo è semplice: è lí che le inarrestabili armate tedesche sono state fermate dai francesi, che hanno salvato Parigi e sventato il rischio di perdere la guerra. (Inoltre il trionfo sulla Marna ha permesso di nascondere una grande delusione, ovvero la fallimentare e soprattutto costosissima offensiva francese nella Lorena tedesca all’inizio della guerra). Ma c’è anche un altro motivo: è possibile visitare il campo di battaglia. Solitamente le zone di guerra sono fasce ermeticamente chiuse a cui i civili non hanno accesso: è necessario un permesso speciale anche solo per le telefonate. (Perfino gli alti esponenti politici di tanto in tanto hanno dei problemi quando vogliono visitare il fronte, cosa che capita spesso, perché fa fare bella figura e dà la possibilità di indossare tenute particolari, simili a uniformi. In occasione di una visita al fronte, Briand è stato scambiato per l’autista). I luoghi in cui si è combattuta la battaglia della Marna invece sono aperti a chiunque, e poiché non distano molto da Parigi sono diventati una popolare meta di escursioni. La gente va lí e raccoglie i resti dello scontro ancora sparsi sui campi per portarseli a casa come souvenir: elmetti chiodati, berretti, bottoni, bossoli, schegge di granata, sfere di shrapnel. E per chi non può o non osa affrontare il viaggio, in certi mercati si trovano autentici ricordi appena raccolti, a cesti interi.
Il tenente Simon inizia a descrivere le sue esperienze della battaglia e le circostanze del ferimento. Corday è scioccato al vedere che gli altri commensali si annoiano e lo ascoltano distrattamente. Evidentemente gli eroi e le storie di guerra drammatiche sono già inflazionate. E ricorda le parole di un ufficiale a cui sono state amputate le gambe: «Sí, per il momento sono un eroe. Ma tra un anno sarò solo l’ennesimo storpio».
È ancora impossibile dire che si desidera la pace. Dichiarazioni del genere provocano immancabilmente esclamazioni scandalizzate: «Allucinante!» I ristoranti sono di nuovo pieni di gente6.
SABATO 6 FEBBRAIO 1915
WILLIAM HENRY DAWKINS SCRIVE ALLA MADRE SEDUTO AI PIEDI DELLE PIRAMIDI
«Cara mamma, purtroppo questa settimana non abbiamo ricevuto lettere per carenza di navi postali». Il servizio postale per le truppe australiane in Egitto è davvero capriccioso. Tre settimane fa hanno ricevuto le lettere che aspettavano fin da novembre: centosettantasei sacchi consegnati. Prima: niente. Poi: troppo, tanto che alcuni non hanno fatto in tempo a rispondere a tutti. Adesso: di nuovo niente.
Ma Dawkins ha avuto notizie da casa: sa che stanno bene, che sua madre ha portato le gemelle dal dentista, che i fiori che aveva provato a spedire a una ragazza che conosce purtroppo non sono arrivati, che i prezzi in Australia sono saliti. Quanto a lui, è di ottimo umore, anche se sta iniziando a stancarsi della situazione e dell’Egitto; le perenni esercitazioni continuano, e sono stati colpiti dalla prima tempesta di sabbia dell’anno. Non sanno ancora cosa sarà di loro, se proseguiranno per l’Europa o resteranno lí.
La guerra si è lentamente avvicinata, ma resta fuori dalla portata di occhi e orecchie. Poco meno di una settimana fa alcuni ricognitori britannici hanno individuato truppe ottomane in movimento attraverso il deserto del Sinai, in direzione del canale di Suez, e tre giorni fa è avvenuto l’attacco tanto atteso. Due battaglioni della fanteria australiana sono stati inviati come rinforzi al punto piú minacciato, Ismailia, e l’attacco è stato prontamente respinto7. Dawkins, come molti altri, è un po’ invidioso di quelli che si sono messi in marcia verso il canale, e nella lettera alla madre si intuisce un certo atteggiamento alla volpe e l’uva:
Ci sono stati disor...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. La bellezza e l’orrore
  3. 1914
  4. 1915
  5. 1916
  6. 1917
  7. 1918
  8. Conclusione
  9. Commiato
  10. Inserto fotografico
  11. Copyright