Manuale di Epitteto
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Manuale di Epitteto

  1. 25 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni sul libro

Il Manuale di Epitteto costituisce non solo una delle opere piú caratteristiche dello stoicismo, ma anche uno dei testi piú celebri ed estremi di tutta la tradizione filosofica occidentale. Questa versione del Manuale in italiano è condotta sulla traduzione francese di Pierre Hadot, al fine di rispettarne le scelte interpretative. Per Hadot, specialista di filosofia antica, il Manuale è stato spesso frainteso: Epitteto, piú che un trattato di morale, intendeva insegnare come si diventa filosofi, come essere liberi, indipendenti e felici, come evitare di essere frustrati nei propri desideri.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2013
ISBN
9788858407547

Nota.

I titoli dei diversi capitoli e gruppi di capitoli del Manuale non sono opera di Arriano ma del curatore, e vanno considerati soltanto come un aiuto alla comprensione.
Le cifre in neretto indicano i numeri dei capitoli del Manuale: con 1-6 si indicano i capitoli da 1 a 6.

1-6. LA DISTINZIONE TRA CIÒ CHE DIPENDE DA NOI E CIÒ CHE NON DIPENDE DA NOI
1, 1-5. Applicare la regola della distinzione nella disciplina del giudizio
1, 1. Bisogna distinguere tra ciò che dipende da noi e ciò che non dipende da noi
1, 1. Tra le cose che esistono, le une dipendono da noi, le altre non dipendono da noi. Dipendono da noi: giudizio di valore, impulso ad agire, desiderio, avversione, e in una parola, tutti quelli che sono propriamente fatti nostri. Non dipendono da noi il corpo, i nostri possedimenti, le opinioni che gli altri hanno di noi, le cariche pubbliche, e in una parola tutti quelli che non sono propriamente fatti nostri.
1, 2. Libertà e schiavitú
2. Le cose che dipendono da noi sono per natura libere, senza impedimenti, senza ostacoli. Le cose che non dipendono da noi sono in uno stato di impotenza, di schiavitú, di impedimento, e ci sono estranee.
1, 3. Il segreto della felicità
3. Ricordati dunque che, se credi che le cose che sono per natura in uno stato di schiavitú siano libere e che le cose che ti sono estranee siano tue, sarai ostacolato nell’agire, ti troverai in uno stato di tristezza e di inquietudine, e rimprovererai dio e gli uomini. Se al contrario pensi che sia tuo solo ciò che è tuo, e che ciò che ti è estraneo – come in effetti è – ti sia estraneo, nessuno potrà piú esercitare alcuna costrizione su di te, nessuno potrà piú ostacolarti, non muoverai piú rimproveri a nessuno, non accuserai piú nessuno, non farai piú nulla contro la tua volontà, nessuno ti danneggerà, non avrai piú nemici, perché non subirai piú alcun danno.
1, 4. Una scelta di vita
4. Desiderando dunque cose cosí elevate, ricordati che non devi cercare di ottenerle accontentandoti di uno sforzo moderato, ma ci sono cose alle quali devi rinunciare completamente e altre che per il momento devi rinviare. Ma se vuoi sia questi beni, sia, nello stesso tempo, cariche pubbliche e ricchezze, rischi di non ottenere nemmeno queste ultime, perché desideri anche i primi; in ogni caso, è sicuro che non otterrai quei beni, che sono i soli a procurare libertà e felicità.
1, 5. Applicare la regola della distinzione nella disciplina del giudizio
5. Esercitati dunque ad aggiungere subito a ogni rappresentazione dolorosa: «sei soltanto una rappresentazione, non sei affatto ciò che rappresenti». Poi esamina questa rappresentazione e mettila alla prova con l’ausilio delle regole a tua disposizione, in primo luogo e soprattutto di questa regola: bisogna annoverarla tra le cose che dipendono da noi o tra quelle che non dipendono da noi? E se essa fa parte delle cose che non dipendono da noi, abbi ben presente che essa non ti riguarda.
2. Applicare la regola della distinzione nelle discipline del desiderio e dell’azione
2, 1. Ricordati che il desiderio promette di ottenere ciò che desideri e che l’avversione promette di non incappare in ciò che è avversato. E colui che, nel suo desiderio, non ottiene ciò che desidera, non ha il favore della sorte; colui che, nella sua avversione, incappa in ciò che avversa, si trova nella cattiva sorte. Se dunque provi avversione, tra le cose che dipendono da te, soltanto per quelle che sono contrarie alla natura, non incapperai in alcuna delle cose che avversi. Ma se provi avversione per la malattia, la morte o la povertà, avrai ciò che non desideravi. 2. Sopprimi quindi l’avversione che puoi provare per tutte le cose che non dipendono da noi e trasferiscila alle cose che, tra quelle che dipendono da noi, sono contrarie alla natura. Quanto al desiderio, per il momento sopprimilo completamente. Infatti, se desideri qualcuna delle cose che non dipendono da noi, è necessario che tu non abbia il favore della sorte. Quanto a tutte le cose che sono in nostro potere, che sarebbe bene desiderare, esse non sono ancora alla tua portata. Serviti soltanto della volontà di agire e di non agire, ma con leggerezza, con riserva e con moderazione.
3-4. Giudizio e disciplina del desiderio e dell’azione
3. La definizione della cosa desiderata
3. Per ogni cosa che ti attrae o che ti è utile o che ti piace, ricordati di aggiungere per te stesso che cos’è, a partire dalle cose piú piccole. Se ti piace una pentola, di’ a te stesso: «Mi piace una pentola». Cosí, se essa si rompe, tu non ne sarai turbato. Se abbracci tuo figlio o tua moglie, di’ a stesso: «Abbraccio un essere umano». Se muore, non ne sarai turbato.
4. La definizione dell’azione progettata
4. Quando stai per intraprendere un’azione, ricorda a te stesso che cos’è quest’azione. Se vai a fare un bagno, rappresentati nella mente le cose che accadono nei bagni pubblici: la gente che ti spruzza, ti spinge, ti insulta, ti deruba. In questo modo, intraprenderai la tua azione con maggior sicurezza, se aggiungi subito per te stesso: «Voglio fare un bagno e nello stesso tempo voglio che la mia scelta di vita resti conforme alla natura». E cosí dev’essere per ogni azione. In questo modo,...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Manuale
  3. Nota
  4. Il libro
  5. L’autore
  6. Copyright