I dodici profeti
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I dodici profeti

  1. 168 pagine
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I dodici profeti

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Nel canone di Israele ci sono i cosiddetti «profeti anteriori», cioè i libri storici, e i «profeti posteriori», cioè i profeti propriamente detti. Entro questo corpus i cosiddetti «minori» sono presenti nel non casuale numero di dodici. In questo volume Elena Loewenthal ha tradotto i dodici profeti minori, o «piccoli», accostandovi i capitoli dei Re dedicati alla predicazione di Elia, la cui storia è paradigmatica della figura del profeta, del suo status sociale ed esistenziale. La vicenda di Elia, qui accomunata a quelle di Osea, Zaccaria, Isaia e degli altri «posteriori», è quella piú suggestiva da un punto di vista narrativo ed è anche quella che di fatto chiude la parabola della profezia nella Bibbia.
L'insieme del volume vuole sottolineare la portata letteraria di questi testi, al di là delle possibili discussioni storiche o teologiche. La forza del racconto, la sua portata spirituale, evocativa, stanno alla base della traduzione e del montaggio operati da Elena Loewenthal. Ma anche, nelle intenzioni della curatrice, c'è il desiderio di osservare da vicino la natura del profeta, cosÍ singolare rispetto ad altre figure canoniche della scrittura biblica, il suo destino non felice di isolamento quasi assoluto nel drammatico faccia a faccia con la verità, la sua esperienza mistica di passività nei confronti di Dio e quella complementare, perlopiú sconfortante, di traduzione agli uomini del messaggio raccolto. *** «La solitudine del profeta è indissolubile compagna della vocazione e dell'identità: i profeti sono decisamente i piú individualisti di tutta la Bibbia, e non per scelta. Sono singolari di fronte al mondo, cosa che non capita mai agli altri protagonisti del tessuto sacro, che siano Abramo o Mosè - quest'ultimo è solo sul monte, al momento di ricevere la Torah, ma si tratta di un momento, per quanto fondamentale. E non per niente è definito come il piú ispirato e potente profeta fra tutti. (...) Accanto alla solitudine del profeta, c'è l'invadenza divina. La voce che comanda la parola fa paura, è inopinata, giunge quando vuole e non perdona. Nella loro natura di individui, rari nel tessuto della storia sacra, i profeti sono dei contenitori di questa ispirazione dal cielo che non guarda in faccia a nessuno. In un certo senso, «profeta» è una parola passiva, che subisce. E, diversamente dai patriarchi e dai condottieri, i profeti non hanno neppure l'onore delle armi, non riescono a cambiare il mondo ma soltanto a vederlo per quello che è. Quasi sempre restano inascoltati». Dall'introduzione di Elena Loewenthal

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2013
ISBN
9788858408230

II

Il profeta parla di sé

OSEA

(1) Parola dell’Eterno che fu rivolta a Osea figlio di Beeri ai tempi di Ozia, Yotam, Acaz ed Ezechia sovrani di Giuda e ai tempi di Geroboamo figlio di Ioas re d’Israele. Principio della parola dell’Eterno in Osea.
Disse l’Eterno a Osea:
«Procurati una moglie di turpitudini e dei figli di turpitudini, perché il paese si prostituirà turpemente alle spalle dell’Eterno!»
Fu cosí ch’egli andò a prendersi Gomer figlia di Diblaim, la ingravidò e ne ebbe un figlio.
Allora l’Eterno gli disse: «Chiamalo con il nome di Izreel perché presto riscatterò il sangue di Izreel presso la casata di Yehu e porrò termine al regno di Israele. In quel giorno spezzerò l’arco d’Israele nella valle di Izreel».
Fecondò di nuovo e lei generò una figlia. Allora gli disse: «Chiamala Nessuna Pietà perché non avrò piú pietà della casa di Israele, visto che ho già assolto molto. Mentre della casa di Giuda avrò, sí, pietà e li salverò nell’Eterno loro Dio. Ma non li salverò in guerra con arco e spada, con cavalli e cavalieri».
Una volta svezzata Nessuna Pietà, fecondò e generò un figlio. E disse: «Chiamalo Non Mio Popolo, visto che voi non siete piú il mio popolo e io non sarò piú vostro».
(2) I figli d’Israele erano numerosi come i grani di sabbia del mare, che non si possono misurare né contare. Verrà il giorno in cui invece di dire di loro Non Mio Popolo, li si chiamerà Figli del Dio vivente. Allora si raduneranno tutti insieme i figli di Giuda e i figli d’Israele, si daranno un solo capo e saliranno dalla terra perché grande è il giorno di Izreel!
Dite ai vostri fratelli: «Mio Popolo!»
E alle vostre sorelle: «Pietà!»
Dissentite da vostra madre, litigate con lei perché non è mia moglie né io sono il suo uomo: tenga lontana la sua turpitudine dal volto e le sue lusinghe fra i seni. Altrimenti la spoglierò nuda e la presenterò come il giorno in cui è venuta al mondo, la renderò un deserto, un’arida terra, di sete la ammazzerò. Dei suoi figli non avrò nessuna pietà, perché sono frutto di turpitudine: la loro madre si è prostituita, la loro fattrice si è comportata vergognosamente, ha detto: «Andrò dietro ai miei amanti, che danno pane e acqua, lana, lino, grasso e bevande!» Perciò ecco, dissemino di spine la tua strada, innalzo una barriera. I suoi sentieri piú non troverà, inseguirà i suoi amanti ma senza mai raggiungerli, invano li cercherà. Infine dirà:
«Voglio tornare dal mio primo uomo, perché allora stavo meglio di adesso».
Non sapeva che ero io a procurarle il grano e il mosto e l’olio, che ero io ad accumulare argento per lei e l’oro che hanno usato per Baal?
Per questo mi riprenderò il mio grano a suo tempo, il mosto quando sarà stagione. Metterò in salvo la mia lana e il mio lino, per coprire la sua nudità.
Ora voglio svelare la sua bassezza agli occhi dei suoi amanti, nessuno la salverà dalla mia mano. Abolirò ogni sua festa, ricorrenza e capomese, porrò fine ad ogni sua celebrazione, distruggerò la sua vite ed il suo fico, ciò di cui diceva: «Sono le regalie che mi hanno dato i miei amanti», li renderò come boscaglia, pasto per bestie selvatiche.
La punirò per i giorni di Baal, quando incensava gli idoli, si copriva di monili e andava dietro ai suoi amanti, dimentica di me.
Oracolo del Signore!
Perciò, ecco, io la seduco e la conduco nel deserto: lí voglio parlare al suo cuore! Le restituirò le sue vigne e la valle oscura farò diventare porta di speranza. Laggiú lei risponderà come ai tempi della sua giovinezza, come quando era appena uscita dalla terra d’Egitto.
Quel giorno, oracolo del Signore, mi chiamerai «mio uomo» invece di «mio idolo»: toglierò i nomi degli idoli dalla sua bocca. Tali nomi saranno cancellati.
Quel giorno stringerò per loro un patto con le bestie selvatiche, gli uccelli del cielo e gli animali che strisciano, leverò dal paese archi, spade e guerre, e li farò risiedere in serenità. E ti legherò a me per sempre, a me ti legherò nella giustizia e nel diritto, nella bontà e nella pietà, a me ti legherò nella fiducia: cosí l’Eterno conoscerai.
Quel giorno io risponderò, oracolo dell’Eterno: io risponderò al cielo e il cielo risponderà alla terra, la terra risponderà al grano e al mosto e all’olio, che risponderanno a Izreel. Quel giorno mi seminerò nella terra, avrò pietà di Nessuna Pietà e dirò a Non Mio Popolo: «Tu sei Mio Popolo», e lui dirà: «Mio Dio».
(3) Il Signore mi disse: «Dovrai ancora amare una donna amante del male e adultera, cosí come il Signore ama i figli d’Israele mentre loro si voltano verso altri dei e spasimano per le focacce d’uva». Cosí la conquistai con quindici piastre d’argento, un omer d’orzo e un letek d’orzo. Le dissi: «Per molti giorni sarai tutta per me, non ti prostituirai e non sarai di nessun altro. Lo stesso farò io con te. Perché per molti giorni i figli d’Israele non hanno avuto nessun re né principe, nessun sacrificio e nessuna stele, nessun manto sacerdotale né numi domestici. Poi essi torneranno a cercare l’Eterno loro Dio e Davide loro re. Alla fine dei giorni avranno timore dell’Eterno e si volgeranno al suo bene».
(4) Ascoltate la parola del Signore, figli d’Israele: l’Eterno è in lite con gli abitanti della terra, perché non ci sono piú verità né bontà, non c’è conoscenza del Signore nel paese. Si impreca e si mente, si uccide e si ruba e si commette adulterio: è un bagno di sangue! Perciò la terra è in lutto e la disperazione regna fra coloro che la abitano, mentre le bestie selvatiche, gli uccelli del cielo e financo i pesci del mare sono in agonia. Ma nessuno sia in lite, nessuno discuta; il tuo popolo somiglia a colui che litiga con il sacerdote. Cosí tu inciamperai di giorno e inciamperà anche il profeta con te di notte e dissanguerò tua madre. Il mio popolo sarà dissanguato per insipienza: visto che hai disdegnato la conoscenza, io disdegnerò te come mio sacerdote; visto che hai dimenticato l’insegnamento del tuo Dio, anch’io dimenticherò i tuoi figli. Piú si moltiplicavano piú mi tradivano: trasformerò in ignominia la loro gloria. Il peccato del mio popolo li nutrirà, della loro iniquità si appagheranno. Al sacerdote toccherà la stessa sorte del popolo: infierirò su di lui per la sua condotta, le sue turpitudini non lascerò passare impunite.
Mangeranno e non si sazieranno, copuleranno senza generare perché hanno abbandonato il Signore. Fornicazione vino e mosto sono una morsa sul cuore. Il mio popolo interroga il legno, ascolta i bastoni: lo spirito di prostituzione lo ha rovinato. Non è piú sotto il suo Dio! In cima ai monti sacrificano, sopra le colline bruciano incenso, sotto la quercia, il pioppo e l’olmo, dove l’ombra è gentile, le vostre figlie si prostituiscono, le vostre spose fanno cose turpi. Ma non punirò le vostre figlie perché si prostituiscono né le vostre spose che fanno cose turpi, perché i loro uomini vanno con le prostitute e con le meretrici fanno sacrifici. Cosí sbaglia il popolo che non capisce!
Ma se tu, Israele, ti prostituisci, non faccia Giuda lo stesso. Non andate a Ghilgal e non salite a Bet Awen, non giurate viva l’Eterno. Israele si è comportata da manza ribelle: il Signore dovrebbe forse pascolarli nei prati come un gregge? Efraim è legato agli idoli: lascialo stare! Via il vino avanti la prostituzione, le sue guide amano l’ignominia. Un turbine di vento li spazzerà con le sue ali, si vergogneranno dei loro altari!
(5) Ascoltate questo, sacerdoti! State bene attenti. Casa d’Israele! Porgi orecchio, sovrano! Perché il verdetto è per voi, voi che siete stati un laccio per Miṣpah e una trappola tesa sul Tabor. Nel profondo hanno sbagliato, io sarò una lezione per tutti. Ti conosco, Efraim, so come sei fatto, Israele: or ora ti sei prostituito, or ora ti sei reso impuro! La loro empietà non li fa tornare al loro Dio: hanno dentro spirito di prostituzione, non conoscono il Signore. L’arroganza Israele ce l’ha scritta in faccia, Israele ed Efraim inciamperanno nella loro colpa, e Giuda con essi. Con il gregge e la mandria andranno a cercare il Signore, ma non lo troveranno perché è sfuggito loro. L’Eterno hanno tradito, figli stranieri hanno generato, ora un mese si divorerà le loro sostanze.
Suonate il corno sulla collina, la tromba sull’altura, strepitate a Bet Awen, alle tue spalle Beniamino. Efraim diverrà terra morta nel giorno della riprovazione, fra le tribú d’Israele ho annunciato una fede. I capi di Giuda sono come sabotatori di confine: riverserò su di loro la mia furia, saranno come scrosci d’acqua. Efraim è sconquassato dal giudizio perché ha voluto andare dietro al comando. Ma io sarò come un tarlo per Efraim, come muffa per la casa di Giuda.
Quando Efraim vide i suoi malanni e Giuda la sua piaga, l’uno è andato dall’Assiria e ha chiesto aiuto al sommo re, ma lui non ha potuto guarirvi né vi ha sanato la piaga. Perciò sarò come una tigre per Efraim, come un leoncello per Giuda: io sbranerò e io me ne andrò e nessuno si salverà. Me ne tornerò al mio luogo finché non avranno riconosciuto la loro colpa e cercato il mio volto: nell’angoscia mi vorranno.
(6) Su, torniamo all’Eterno: ha aggredito e guarirà, ha percosso e medicherà. Due giorni per tornare alla vita, il terzo per risorgere e vivere al suo cospetto. Perseguiamo la conoscenza del Signore: è giusto come l’alba, arriva come la pioggia benefica, come l’acqua che disseta la terra. Che cosa dovrei farti, Efraim? E a te, Giuda? La vostra pietà è come nuvola che passa la mattina, come rugiada che presto svanisce. Per questo ho temprato i profeti, li ho uccisi con detti della mia bocca. Il tuo verdetto luce vedrà, perché io voglio misericordia invece di altari, conoscenza del Signore invece di olocausti. Ma loro come Adamo hanno trasgredito il patto, mi hanno tradito. Ghilad è una roccaforte di delinquenti, intrisa di sangue, la congrega dei sacerdoti è una banda di briganti: assassinano sulla via di Sichem, scellerati che sono. Nella casa d’Israele ho visto scandali, prostituzione a Efraim, immondezza presso Israele. Anche per te, Giuda, passerà la falce, quando muterò le sorti del mio popolo.
(7) Stavo guarendo Israele, quando vennero alla luce il torto di Efraim e la malvagità di Samaria, dove si pratica la menzogna, si entra a rubare e si briganteggia fuori. Perché non pongono mente al fatto che la loro iniquità me la ricordo? Adesso le loro nefandezze hanno tutti intorno, e sono di fronte a me! Con la loro empietà rallegrano il re e con le loro bugie i principi: sono tutti depravati come il forno che brucia e non s’attizza da che l’impasto è fatto a quando fermenta. Nel giorno del nostro re i principi sono stati male per il troppo vino: dà manforte ai lascivi. Come una fornace è il loro cuore nel delinquere: il fornaio dorme per tutta la notte, ma la mattina quella brucia come fuoco di fiamma. Tutti sono focosi come un forno, divorano i loro giudici, tutti i loro re sono caduti, nessuno che li chiami a me! Efraim è come i popoli, si è assimilato, è come una focaccia non rivoltata, gli stranieri hanno mangiato la sua forza e lui non sa, persino la vecchiaia gli è piombata addosso e lui non sa. L’arroganza d’Israele è un’evidenza, eppure non sono tornati all’Eterno loro Dio, non l’hanno affatto cercato. Cosí Efraim è come una colomba scimunita senza giudizio: hanno invocato l’Egitto e in Assiria sono andati. Tenderò su di loro la mia rete come fossero uccelli del cielo, li farò scendere e li castigherò come è stato predicato alla loro adunanza.
Guai a loro che si sono spinti lontano da me, sventura cada su di loro che hanno peccato contro di me, io li riscatterei ma loro hanno sparlato di me! Non invocano me nei loro cuori, gemono nei loro letti, per il grano e il mosto si radunano, ma ribelli sono a me. Li ho puniti, sí, ma per corroborarli: eppure pensano ch’io voglia loro male. Sono tornati ma non a me, come arco ingannatore sono: i loro capi cadranno di spada per colpa della loro lingua, questa è la loro derisione in terra d’Egitto.
(8) Dai fiato al corno! Come un’aquila sulla casa del Signore, perché hanno violato il mio patto, trasgredito la mia legge. A me grideranno: «Mio Signore, Israele da sempre ti conosce». Ma Israele ha trascurato il bene, il nemico l’insegue. Hanno fatto dei re ma non da me, dei principi a mia insaputa, con argento e oro si sono foggiati degli idoli: tutto sia reciso! Il tuo vitello ti ha abbandonato, Samaria! La mia collera è contro di loro, quanto ci vorrà ancora prima che facciano pulizia? L’idolo viene da Israele, un artigiano l’ha fatto, altro che dio: andrà in frantumi il vitello di Samaria. Vento hanno seminato e tempesta mieteranno, grano che non germoglia né farà farina, e quand’anche la facesse se la mangerebbero gli stranieri. Israele ora se lo sono mangiato, è fra le genti come un oggetto inviso. Perché loro sono andati in Assiria come un asino solingo, Efraim ha dato doni amorevoli, hanno dato a popoli, ma ora li distruggerò, presto avvertiranno il peso del re e dei capi, perché Efraim ha moltiplicato altari nefandi, innumerevoli altari nefandi. Per quanta legge scrivessi loro, la considererebbero come cosa che non li tocca. Bruciano sacrifici e carne si mangiano, ma il Signore ora non li vuole: è memore della loro colpa, punirà i loro peccati e in Egitto torneranno. Israele ha dimenticato il suo fattore, ha costruito santuari, mentre Giuda ha moltiplicato città fortificate. Allora io manderò il fuoco alle sue città, che ne divorerà i palazzi.
(9) Non festeggiare, Israele, insieme ai popoli, perché ti sei prostituito scavalcando il tuo Dio, hai adorato le aie colme di grano come prezzo di marchetta. Grano e botti di vino non li pasceranno, il mosto sarà una delusione. Nella terra del Signore non si fermeranno: Efraim tornerà in Egitto, in Assiria mangeranno cibo impuro. Non liberanno per l’Eterno con il vino, piú non gli offriranno i loro sacrifici, che pane dell’afflizione sarà per loro, cibo impuro: il loro pane sarà solo per loro, non giungerà alla casa del Signore.
Che farete, dunque, nel giorno di celebrazione, nel giorno di festa del Signore? Perché ecco, se ne sono andati dalla devastazione, l’Egitto li accoglierà, Menfi sarà la loro tomba, il meglio del loro tesoro andrà alle ortiche, le loro tende saranno invase di rovi spinosi. Sono giunti i giorni del castigo, sono giunti i giorni del rendiconto, Israele saprà se il profeta è un ebete, se l’uomo ispirato è un pazzo: sono cosí tanti i tuoi peccati, è cosí grande l’odio! Alla sentinella di Efraim con il mio Dio, un profeta tende un laccio ovunque vada, c’è odio nella casa del suo Dio. Come ai tempi di Gabaa, abissali sono le violenze, Egli ricorderà la loro colpa, punirà il loro peccato.
Come rara uva nel deserto trovai Israele, come primizia di fico scorsi i vostri padri, ma loro sono giunti a Baal Peor e si sono votati alla vergogna, abominevoli come il loro amore. Efraim come un uccello volerà via la sua gloria, appena nati, ancora nel ventre gravido. E quand’anche crescessero i loro figli, li renderò orbati: guai a loro quando mi allontanerò. Efraim, quando ti vidi eri come Tiro, piantata e costruita; Efraim, tirerà fuori i suoi figli per l’assassino. Eterno, dai loro! Che darai? Dai loro un utero sterile, seni avvizziti. Ogni loro empietà a Ghilgal, perché là li ho odiati per il male delle loro nefandezze, dalla mia casa li caccerò, non li amerò mai piú perché tutti i loro capi sono ribelli. Sconfitto è Efraim, la sua radice secca, niente frutti, e quand’anche loro generassero, la gioia del loro ventre distruggerò. Avrà orrore di loro il mio Dio, perché non l’hanno ascoltato e sono andati errando fra le nazioni.
(10) Uva turgida è Israele: i suoi frutti sono tanti quanti gli altari, la terra generosa come le lapidi votive. Viscido è il loro cuore, ora verrà il castigo. Lui smantellerà i loro altari, le pietre votive devasterà. Ora diranno: non abbiamo piú un re, perché non abbiamo temuto l’Eterno. Che cosa ce ne faremmo, di un re? Hanno pronunciato parole vane, spezzato patti, sui solchi del campo il diritto germoglia come gramigna. Per i vitelli di Bet Awen han timore gli abitanti di Samaria, in lutto è il suo popolo, con i suoi preti, per la sua gloria ch’è stata deportata. Anch’essa in Assiria sarà condotta, come omaggio al sommo re. Efraim avrà vergogna e Israele contrizione. Samaria e il suo re sono come spuma di mare. Gli altari di iniquità saranno distrutti, torto d’Israele, rovi e convolvoli cresceranno sui loro altari, diranno ai monti: copriteci! Alle colline: crollate su di noi!
Sin dai giorni di Gabaa tu, Israele, hai peccato. Là si sono fermati, certo li raggiungerà a Gabaa la guerra contro i figli d’iniquità. Bramo punirli: contro di loro si raduneranno i popoli per ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. I dodici profeti
  3. I piccoli profeti. La speranza e l’indignazione di Elena Loewenthal
  4. Nota alla suddivisione dei testi
  5. Nota alla traduzione
  6. Nota bibliografica
  7. TRASLITTERAZIONE SEMPLIFICATA DELL’ALFABETO EBRAICO
  8. I dodici profeti
  9. I. NARRARE LA PROFEZIA
  10. II. IL PROFETA PARLA DI SÉ
  11. III. IL PROFETA PER IMMAGINI
  12. Il libro
  13. Copyright