Ritorno a Torino dei signori Tornio
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Ritorno a Torino dei signori Tornio

Atto unico

  1. 64 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Ritorno a Torino dei signori Tornio

Atto unico

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Informazioni sul libro

La Torino che i signori Tornio vedono dal tram, non è quella dei loro tempi, colma di certezze, ma è una Torino passata, che attraverso il tram si confronta con un presente totalmente nuovo. Una città ricca di colorate incertezze, di variopinti dubbi, di novità inaspettate: «L'Avvocato? Ma... non è... possibile... Ma com'è che Torino c'è ancora, senza di lui?»
Attraverso una pièce di straordinaria densità Giuseppe Culicchia costruisce un libro che nel raccontare di una città ormai cambiata, descrive in realtà una generazione e un Paese diversi ma disorientati, che sanno bene ciò che non sono piú ma non sanno ancora cosa diventeranno. Ritorno a Torino dei signori Tornio verrà rappresentata a Torino in occasione del centenario dell'Azienda tranviaria torinese, su un palcoscenico inusuale, una motrice tranviaria appositamente modificata.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2013
ISBN
9788858409282
Argomento
Letteratura
Categoria
Teatro

Personaggi

Signora Tornio
Signor Tornio
Tranviere
Vecchietta
Tre signore
Ragazza
Tre ragazzi

Il tram è fermo al capolinea. La fiancata rivolta verso il pubblico si abbassa. A bordo c’è il tranviere. È un uomo con la barba e i capelli grigi. Seduta alle sue spalle, una coppia: il signore e la signora Tornio. I due indossano abiti in stile anni Settanta e portano ciascuno la propria valigia. A un tratto si alzano in piedi e, tenendosi per mano, escono dal tram. Per trenta secondi, si guardano attorno sbalorditi, a bocca aperta.
SIGNORA TORNIO Ma che roba strana…
SIGNOR TORNIO Non me la ricordavo cosí…
SIGNORA TORNIO Non è piú tutta grigia, l’hanno come… colorata…
SIGNOR TORNIO Magari l’hanno solo pulita, illuminata…
SIGNORA TORNIO Sembra quasi truccata…
SIGNOR TORNIO Da non credere…
SIGNORA TORNIO Caro! Guarda! Guarda laggiú! (punta un dito) Ma che cos’è?
SIGNOR TORNIO (alzandosi in punta di piedi e scrutando nella direzione che gli ha indicato la moglie) Mah, non saprei proprio…
SIGNORA TORNIO Sembra come… come un arcobaleno…
SIGNOR TORNIO Un arcobaleno? Ma non è mica piovuto…
SIGNORA TORNIO Già, non è mica piovuto…
SIGNOR TORNIO Poi l’arcobaleno ha un mucchio di colori, e quel coso è tutto rosso…
SIGNORA TORNIO È come un arco, un arco rosso…
SIGNOR TORNIO Un arco rosso, è vero… e lí vicino ci sono case colorate, le vedi?
SIGNORA TORNIO Sí, eccole là… coloratissime…
SIGNOR TORNIO Ma che roba strana…
SIGNORA TORNIO Proprio strana…
SIGNOR TORNIO Una volta non c’erano mica, ne sono sicuro.
SIGNORA TORNIO Anch’io… ma in che zona saranno?
SIGNOR TORNIO (guardando le stelle sopra la sua testa) Aspetta che cerco di orientarmi… (punta un dito) Ecco, quella stella lassú… quella è Alfa Romeo, che una volta indicava la strada per Milano… Quella là, invece… è Ansaldo Centauri, che si seguiva per andare a Genova… E quell’altra, in direzione dell’arco, è… non ci posso credere… è la nostra stella polare… la Fiat, la nostra Fiat!
SIGNORA TORNIO (sognante) La Fiat! La nostra Fiat!
SIGNOR TORNIO (sognante) Già, la nostra Fiat…
Se ne stanno cosí immobili per quindici secondi. Poi lui si scuote, aggiustandosi la cravatta a pois e sistemandosi la giacca, che gli sta un po’ stretta e pare impolverata.
SIGNOR TORNIO (rivolto al pubblico) Ehm, buonasera a tutti. Il mio nome è Tornio. E questa che vedete qui con me è mia moglie, la signora Tornio. Saluta, cara (dà di gomito alla moglie e posa a terra la valigia).
SIGNORA TORNIO (lisciandosi il vestito un poco stropicciato, dal quale si alza un po’ di polvere) Buonasera.
SIGNOR TORNIO Noi Tornio siamo originari di Torino: un tempo, me lo diceva sempre mio padre, dicevi Torino e pensavi Tornio. Se lo scrivevi, però, guai. La maestra ti correggeva subito: si scrive Torino, Tornio, To-ri-no, non Tornio. Dico bene, cara?
SIGNORA TORNIO Non saprei, alle elementari ero ancora nubile e mi chiamavo Chiara.
SIGNOR TORNIO Comunque: noi Tornio, a Torino, stavamo al Lingotto. Dove c’era la Fiat.
SIGNORA TORNIO (sospira, posando a terra la valigia anche lei) La Fiat.
SIGNOR TORNIO Faccio per dire: mio padre ha conosciuto sua madre alla Fiat.
SIGNORA TORNIO Vuoi dire tua madre?
SIGNOR TORNIO No.
SIGNORA TORNIO Allora volevi dire mia madre?
SIGNOR TORNIO Nemmeno. Volevo dire proprio sua madre, nel senso di mia nonna: si sono conosciuti in Fiat perché lei l’ha partorito in Fiat. All’epoca era normale.
SIGNORA TORNIO Ma va’?
SIGNOR TORNIO Non ricordi? La Fiat era tutto, e si faceva tutto in Fiat. Uno nasceva in Fiat, viveva in Fiat, moriva in Fiat. C’erano gli asili nido Fiat, i pannolini Fiat, i biberon Fiat. Poi venivano le scuole Fiat, i grembiulini Fiat, le merendine Fiat. D’estate si andava al mare alle colonie Fiat. D’inverno in montagna alle baite Fiat. Se ti comportavi bene ti davano in premio cioccolatini Fiat. Mio padre, che lavorava in Fiat, guidava solo automobili Fiat. Mia madre, che lavorava in Fiat, cucinava solo piatti Fiat. Il mio primo cavallo a dondolo era un Fiat: me lo ricordo ancora, per distinguerlo dal passeggino Fiat gli ho fatto una croce a matita sulla coda. Poi non ci ho piú giocato perché mi hanno regalato un triciclo Fiat. Lo stesso triciclo Fiat che usavo per andare in Fiat quando ci siamo incontrati la prima volta, proprio davanti alla Fiat.
SIGNORA TORNIO (sospira) Proprio davanti alla Fiat.
SIGNOR TORNIO Ricordi il nostro primo bacio, cara?
SIGNORA TORNIO Ma certo: era un bacio Fiat.
SIGNOR TORNIO Poi ti ho portata a fare una passeggiata Fiat, abbiamo mangiato una pizza Fiat e bevuto una cedrata Fiat, e sul mio triciclo Fiat siamo andati al cinema Fiat a vedere un film Fiat dove tutti fumavano Fiat.
SIGNORA TORNIO (sognante) Sí.
SIGNOR TORNIO Bei tempi.
SIGNORA TORNIO Bei tempi.
SIGNOR TORNIO Erano anni Fiat, divisi in mesi Fiat, settimane Fiat e giornate Fiat.
SIGNORA TORNIO Ore Fiat, minuti Fiat e secondi Fiat.
SIGNOR TORNIO Io all’epoca vestivo Fiat, sia in Fiat sia fuori dalla Fiat, che poi era sempre la Fiat.
SIGNORA TORNIO Pure io: avevo una bellissima minigonna Fiat, anche se i miei genitori, che lavoravano in Fiat e tenevano molto al decoro Fiat, non ne volevano sapere. Per loro una ragazza Fiat avrebbe dovuto portare solo e sempre gonne al ginocchio Fiat.
SIGNOR TORNIO Pensa che i miei invece non volevano che portassi jeans Fiat. Dicevano che i ragazzi per bene, i ragazzi Fiat, non dovevano andare in giro con i jeans Fiat, soprattutto dentro la Fiat. Molto meglio un paio di pantaloni con la riga Fiat, di cotone Fiat per l’estate Fiat, in flanella Fiat per l’inverno Fiat.
SIGNORA TORNIO E in primavera e autunno?
SIGNOR TORNIO La primavera si faceva a Praga. L’autunno invece a un certo punto è diventato caldo.
SIGNORA TORNIO Da lí in poi, le stagioni non sono piú state quelle di una volta.
SIGNOR TORNIO Verissimo. Prima, tranne che in occasione del Natale Fiat e del Ferragosto Fiat, si andava tutti in Fiat tutto l’anno Fiat, ferie Fiat incluse se uno aveva il privilegio di farle a Sestriere, dentro la torre della Fiat. Ma quell’autunno caldo, a un tratto, tanta gente che era sempre andata in Fiat non c’è andata piú. Cioè, andarci ci andava, però si fermava davanti ai cancelli della Fiat per fare i famosi picchetti Fiat, e in Fiat non faceva piú entrare nessun altro. Nemme...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Ritorno a Torino dei signori Tornio
  3. Personaggi
  4. Il libro
  5. L’autore
  6. Copyright