Inganno
eBook - ePub

Inganno

  1. 160 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Indice dei contenuti
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Informazioni sul libro

Al centro di Inganno ci sono due adulteri nel loro nascondiglio. Lui è uno scrittore americano di mezza età che vive a Londra, di nome Philip. Lei è una donna inglese spigliata, intelligente e colta, compromessa da un matrimonio umiliante a cui, a poco piú di trent'anni, è già a malincuore rassegnata. L'unico ingrediente del libro, e l'unico di cui si senta il bisogno, sta nelle loro conversazioni, per lo piú schermaglie amorose prima e dopo aver fatto l'amore: un dialogo acuto, ricco, scherzoso, inquisitorio, che presenta il mondo circoscritto dell'intimità adulterina con una schiettezza senza eguali.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2012
ISBN
9788858407073
Philip Roth

Inganno

Traduzione di Raul Montanari
Einaudi

Inganno

– Io scrivo. Tu comincia.
– Come si chiama questa cosa?
– Non so. Come la vogliamo chiamare?
– Questionario sul sogno di fuggire insieme.
– Questionario sul sogno di fuggire insieme di due amanti.
– Questionario sul sogno di fuggire insieme di due amanti di mezza età.
– Tu non sei di mezza età.
– Come no?
– A me sembri giovane.
– Sí? Be’, questo dovrà saltar fuori dal questionario, sicuro. Entrambi gli aspiranti sono tenuti a rispondere a tutti i quesiti.
– Comincia.
– Qual è la prima cosa che ti farebbe saltare i nervi, riguardo a me?
– Quando sei al tuo peggio, qual è il tuo peggio?
– Sei davvero cosí pieno di vita? I nostri livelli di energia corrispondono?
– Sei un’estroversa equilibrata e affascinante, o sei invece una nevrotica solitaria?
– Entro quanto tempo potresti sentirti attratto da un’altra donna?
– O da un uomo.
– Non devi mai invecchiare. Pensi lo stesso di me? Ci pensi, in generale?
– Quanti uomini o donne hai bisogno di avere contemporaneamente?
– Quanti bambini vuoi che interferiscano con la tua vita?
– Fino a che punto sei ordinata?
– Sei eterosessuale al cento per cento?
– Hai un’idea precisa di cosa trovo io d’interessante in te? Puntualizzare, prego.
– Dici bugie? Mi hai già mentito? Pensi che mentire sia semplicemente normale, o sei contrario?
– Ti aspetti di sentirti dire la verità, se la chiedi?
– Pretendi la verità?
– Pensi che la generosità sia un segno di debolezza?
– Vuol dire qualcosa per te la debolezza?
– Vuol dire qualcosa per te la forza?
– Quanti soldi posso arrivare a spendere senza che tu ti irriti? Mi lasceresti in mano la tua carta di credito senza far domande? Mi permetteresti di avere un qualche potere sul tuo denaro?
– Sotto quali aspetti sono già una delusione?
– Cosa ti imbarazza? Dimmelo. Ma lo sai, poi?
– Cosa pensi veramente degli ebrei?
– Morirai? Sei a posto sia mentalmente che fisicamente? Specificare, prego.
– Non preferiresti una persona piú ricca?
– Fino a che punto ti dimostreresti inetto se ci scoprissero? Cosa diresti se qualcuno entrasse da quella porta? Chi sono io, e perché è tutto a posto?
– Quali sono le cose che non mi dici? Fanno venticinque. Ce n’è ancora?
– A me non ne viene in mente nessuna.
– Io ho voglia di sentire le tue risposte.
– E io le tue. Aspetta, ne ho una.
– Sí?
– Ti piace come mi vesto?
– Che assurdità.
– Niente affatto. Piú un difetto è banale, piú fa rabbia. Lo so per esperienza.
– Okay. Un’ultima domanda?
– Eccola. Eccola, l’ultima domanda. In qualche modo, in qualche angolo del tuo cuore, culli ancora l’illusione che il matrimonio sia una questione d’amore? Se cosí fosse, potrebbero nascere un sacco di guai.
– L’altro giorno l’amichetta di mio marito gli ha fatto un regalo. È un tipo pretenzioso, lei, una di quelle persone possessive e ambiziose. Quando c’è di mezzo lei, tutto deve avere un tono altamente drammatico. Insomma, gli ha preso un disco. Adesso non me lo ricordo, ma è un pezzo molto famoso, molto bello, di Schubert: lui l’ha composto dopo che aveva perduto la piú grande passione della sua vita, la donna piú affascinante del secolo, un tipo alto e sottile. Questo è l’argomento del pezzo, capisci. Le note di copertina spiegano bene tutta la faccenda, che questa è la piú grande passione che potrebbe mai esser concepita, autentico connubio di due anime autentiche, e giú con tutta una tiritera altisonante sull’infelicità e l’estasi di venire separati dal destino crudele. Un regalo chiaramente pretenzioso. Lui commette l’errore di parlare apertamente di cose di questo genere, capisci. Avrebbe potuto dirmi che se l’era comprato lui, e basta. Invece mi ha detto che gliel’aveva preso lei. Secondo me, non aveva dato neanche un’occhiata al retro. Una sera ero ubriaca, allora ho preso quella specie di penna color rosa che serve a evidenziare, e ho evidenziato sei o sette frasi che prese cosí facevano veramente ridere. Poi, con tutta calma, ho assunto un’aria di dignitoso riserbo e gli ho allungato la copertina del disco. Pensi che sia stato orribile da parte mia?
– Perché eri ubriaca?
– Non è che fossi ubriaca. Mi ero fatta un bel po’ di drink.
– Di sera bevi sempre molto.
– Già.
– Quanto?
– Oh, bevo un sacco. Dipende. Certe sere non bevo per niente. Ma se comincio posso anche bere parecchi doppi prima di cena, e parecchi anche dopo, e vino mentre mangio. Però non mi ubriaco. Mi sento soltanto, come dire, su di giri.
– Quindi, non dedichi molto tempo alla lettura, in questi giorni.
– No. Comunque non bevo da sola. C’è qualcuno quando bevo. Anche se in realtà non stiamo granché insieme. Be’, ultimamente è anche capitato… ma non è nella norma.
– Che strana vita fai.
– Sí, è strana. È tutta un errore. Ma, insomma, è la mia vita.
– Sei molto infelice?
– Direi che va a periodi. Uno passa dei periodi spaventosi. E poi, invece, lunghi periodi di quasi tranquillità, e amore. Per parecchio tempo mi è sembrato che tutto non facesse che peggiorare. Poi c’è stato un breve periodo in cui è sembrato che la situazione si risolvesse. Adesso penso che nessuno di noi due ha voglia di affrontare l’altro troppo spesso. Tanto non serve a niente. Rende solo piú difficile vivere nella stessa casa.
– Dormite ancora insieme?
– Ero sicura che me lo avresti chiesto. Ma io non ho voglia di rispondere. Se hai intenzione di andare da qualche parte in Europa, io so esattamente dove vorrei andare.
– Tu e io?
– Mmh. Amsterdam. Non ci sono mai stata. E c’è una mostra fantastica.
– Stai guardando l’orologio per vedere che ora è.
– Capita spesso che la gente che beve troppo guardi l’orologio prima di attaccare il primo drink. Non si sa mai.
– Qual è il problema?
– Oh, niente. Due balie, due bambini, e due donne delle pulizie che non fanno altro che litigare, e la solita umidità inglese. E poi mia figlia, da quando è stata malata, ha preso il vizio di svegliarmi a ogni momento, tre, quattro, cinque volte. La cosa davvero stancante e che io mi sento responsabile di tutte le mie responsabilità. Ho bisogno di una vacanza. E non credo che possiamo continuare ad avere una relazione intima. La giornata è troppo corta.
– Davvero? È un bel guaio.
– No, non credo proprio che possiamo. Non sei d’accordo, forse? L’ultima volta che ne abbiamo parlato, non era lí che stavi andando a parare?
– Oh, capisco. La miglior difesa è l’attacco. Okay. Tutto quello che vuoi.
Ride. – Be’, per me è la cosa migliore. Credo che tu ti sia espresso molto chiaramente quella volta che hai detto che ti stava facendo impazzire.
– Cosa mi stava facendo impazzire?
– Be’, tutte queste faccende di sesso. Hai detto che non pensavi di essere molto disponibile a un’amicizia romantica e basta.
– Capisco.
– Questa è la tua espressione tipica per dire: be’, lasciamo perdere.
– No, niente affatto. È la mia espressione tipica per dire: sono tutt’orecchie.
– Be’, forse non avrei dovuto semplificare cosí.
– Davvero? Oh, semplificherò io per te, se vuoi le cose semplici.
– Non stare zitta. Non lo sopporto quando stai zitta.
– È molto strano vederti.
– Piú strano il contrario, no?
– No. Di solito io non ti vedo.
– Sembri un po’ cambiato. Cosa ti è successo?
– Per farmi cambiare? Tu dimmi in cosa mi trovi cambiato e io ti dirò perché. Mi vedi piú alto, piú basso, piú largo, piú grasso?
– No, è appena una sfumatura.
– Una sfumatura? Vuoi saperlo davvero? Mi sei mancata.
– Sono andata a trovare una nostra amica che ha lasciato il marito. È una donna molto intelligente, molto bella, e ha molto successo. È anche estremamente coraggiosa e autodisciplinata. E ha un sacco di soldi. E ha un aspetto orribile.
– Da quanto tempo vive sola?
– Due mesi.
– Peggiorerà.
– Non solo guadagna un mucchio di soldi facendo un lavoro interessante, ma ne aveva un sacco anche prima, per cui problemi proprio non ce ne sono.
– Ha figli?
– Due figli.
– Una visita d’ammonimento.
– Be’, se non riesce a farcela lei, be’, ecco… È appena stata male da morire, ha cambiato casa, ha appena divorziato, e i suoi figli soffrono e la fanno dannare e… io non potrei neanche cominciare. Io non potrei neanche cominciare.
– Tu però non vuoi che lui la lasci, vero? Non vuoi dirgli: «Se non la lasci, me ne vado a dormire nell’altra stanza. O scopi me o scopi lei, scegli».
– No. No. Sono convinta che lei è davvero una parte importante della sua vita. Non sarebbe solo una follia, sarebbe da egoista.
– Egoista da parte tua?
– Sí.
– Davvero? È questo il tuo punto di vista? Allora sposiamoci subito. È un punto di vista affascinante… mai sentita prima una cosa del genere. Un donna che dice: «Sarebbe egoista da parte mia chiedere a mio marito di lasciare la sua amichetta».
– Eppure lo penso davvero.
– Sai, di solito la gente pensa che sia egoistico da parte dell’uomo pretendere di tenersi un’amica, e non egoistico da parte di sua moglie il fatto di chiedergli di lasciarla.
– Un punto di vista ragionevole e giusto difficilmente ti viene subito spontaneo. Quella che dici tu era stata la mia prima reazione. Ma adesso la penso cosí… Mi rendo conto di essermi comportata da vera stupida con mio marito, ma forse il motivo è che non so di preciso dove ho sbagliato. Lui ha dovuto sorbirsi per anni e anni una moglie tremendamente depressa e malinconica. Probabilmente non c’era troppo da meravigliarsi: stavo sempre da sola, lui era cosí spesso via di casa e lavorava sodo. Non ho mai avuto altre storie, perché ho sempre pensato che lui era vulnerabile e doveva essere protetto.
– A me non sembra un tipo cosí vulnerabile.
– Insomma, lui è al sicuro in una stanza d’ospedale. Che ne dici, ci sarà la sua pupa là con lui?
– «Pupa» è una parola bellissima.
– Sapevo che ti sarebbe piaciuta. Adesso puoi prenderti la tua piccola vacanza, finalmente.
– Be’, ho l’impressione di avergli fatto cattiva pubblicità, e immeritatamente. Lui ha molte, molte qualità. Ma, per dirla tutta, era da un bel pezzo che non dormivo cosí bene. Stamattina mi sono svegliata sentendomi perfettamente a posto.
– Hai ascoltato il disco che ti ho regalato?
– No. Ho dovuto nasconderlo.
– E perché hai dovuto nasconderlo?
– Perché non sembrerebbe una cosa normale che io compri un disco. Non capita spesso.
– Cosa pensi di farne, allora?
– Be’, lo metterò su la sera, quando sono sola.
– Cosa pensi di farne se lo scopre? Sale e pepe e te lo mangi?
– Per la verità ne compravo, di dischi, ma rimanevo cosí sconvolta, dopo, che… bah, è acqua passata.
– Cosa vuoi dire? Litigavate anche su quello?
– Sí.
– Sul serio?
– Sí.
– Ma non ha senso.
– No.
– Sei carina. Bello, quel completo. Ma l’hai indossato al contrario?
– No, ho un sacco di vestiti con le cuciture esterne. Non ci hai mai fatto caso. E una cosa sciccosissima, dà l’idea che una sia un po’ anarchica.
– Be’, sei davvero carina ma hai una voce terribilmente stanca. E stai ricominciando a dimagrire. Non prendi le vitamine e tutte quelle altre cose?
– Non regolarmente. Il fatto è che non mangio da tre giorni. Sono talmente occupata.
– Troppo occupata.
– Già. Me ne sto seduta in questa stanza a cercare di battere a macchina qualcosa, ed ecco che arriva la piccolina e tanto per cominciare fa pipí sul tappeto. Poi esce e piange un altro po’ e poi torna dentro. Poi mi scompiglia un bel po’ di pagine, qua e là, poi sgancia il telefono e p...

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