La terra più del paradiso
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La terra più del paradiso

  1. 64 pagine
  2. Italian
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La terra più del paradiso

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Indice dei contenuti
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Informazioni sul libro

I versi di Roberta Dapunt si snodano tra angoscia e armonia. Da un lato c'è un percorso tormentato attorno a inquietudini religiose, preghiere che non placano, immagini di morte; dall'altro il senso di sacrale purezza che risiede nella terra, nei ritmi della natura, nella vita di montagna e nei suoi riti che legano insieme le persone, i loro gesti senza tempo, gli animali, il silenzio. Ne risulta un passo irregolare, febbrile e pacato insieme: una sapiente zoppia che permette di attraversare una realtà multiforme senza schematizzarla in moduli precostituiti e automatici. Credo nelle anime sante,
nella loro indipendenza conquistata
sui sensi di una preghiera.
Credo nel lamento di un uomo in
agonia,
inaccessibile silenzio degli ultimi
istanti in una vita.
Credo nel lavaggio del suo corpo fermo,
nel suo vestito a festa e nell'incrocio
delle mani,
testimoni di un battesimo confidato.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2017
ISBN
9788858424421
Argomento
Literature
Categoria
Poetry

le intime riflessioni

I

Vedi, il tempo che si concentra
qui dentro questa stanza,
amico mio che t’invento,
comprime i giorni fino a soffocarli.
Questa è la mia vita
e da essa io ti sto scrivendo.
Io non ho altro,
da me non parte nient’altro.
Leggimi quindi. Rimani e siedi.
In fondo non chiedo nient’altro
che essere guardata in faccia
e negli occhi spalancati.

II

Tu mia stanza,
paziente angolo di questa casa.
Mia cattiva abitudine, mio vizio capitale.
Tu mia triste passione, mia poesia.
Tu mio orto misericordioso,
mio terreno fertile, mia arsura.
Tu grande orecchio che ascolti
il mio eco mille volte uguale.
Tu mio confessionale, mia direzione.
Tu mio tabernacolo,
custode della mia anima.
Tu mia cappella, che in te conservo
le immagini dei santi e dei miseri dannati.
Tu mio venerdí santo, mia Pasqua.
Tu mio rifugio, mia arca,
quando tra le mani diluviano gli inchiostri.
Tu mia stanza, mio spazio fisso,
mio enorme foglio bianco.
Tu mia certezza, mio feretro,
mio funerale.
In te rientra in silenzio
il mio rito quotidiano,
la mia tempesta, il mio silenzio.

III

Scrivo per vivere meglio le abitudini della mente.
Ripeto a voce i versi e li riscrivo
nel buio pesto e ad occhi chiusi,
finché in essi rimane l’anima soltanto
e mi sorprendo le rare volte,
che essa mi si presenta sul quaderno
invitandomi a un sorriso per un attimo contento.

IV

Sei venuto a farmi visita in sogno,
sola ho sofferto il tuo male.
Tu nella stanza sotto la mia,
suonavi maledetto il pianoforte.
Diavolo, anonimo demone,
i tuoi crampi angoscianti,
il mio disordine morale.
Le memorie di fantasmi
mi ululavano forte quell’incontro dell’orrore.
Fuori Lois mi guardava e non sentiva
come ti urlavo contro
disumana presenza.
Ospite vigliacco,
hai voluto fare il nido nella mia paura,
penetrarmi il cuore per avere una tana.
Ti dico, in verità ero io
che ospitavo il tuo disprezzo.
Mi volevi persa con l’anima in mano.
Io ero disperatamente viva,
rantolo demoniaco, agonizzavo.
E tanto mi odiavo,
che di già mi sentivo cenere.
Fino a svegliarmi e poi nessun pensiero.

V

Sappi che mentre scrivo non ho ossa né carne,
che ciò che di me rimane
è simile allo spazio buio della stalla,
e dentro smarrisco il tempo e dentro io ritrovo un posto
in cui stare. In cui meravigliarmi.
E nel buio della stalla divento domestica e lavoro.
Urna felice è la greppia colma del fieno raccolto.
Scrigno fedele di valori sempre uguali.
E poi la poesia, quanto vorrei tracciarla di piú.
Devo alla mia finestra tutto ciò che non scrivo,
è lei l’immagine distesa sulla quale assopiscono i
pensieri.
Devo alla finestra il ronzio continuato della mosca
e l’immobile sedere e l’ascolto finché viene sera.
A lei devo il buio pesto e la Pia, che puntuale
ogni sera accende le lampadine del Natale.
Alla finestra devo ciò che a volte fisso per ore,
Badia è lo specchio e l’orologio dei miei giorni.
Devo alla finestra l’armonia esterna delle campane,
la fede dal suono parente alla quale non apro,
alla finestra devo la pazienza e l’aspettare.
Davanti...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. LA TERRA PIÚ DEL PARADISO
  3. «Mai come ora mi fu necessario il silenzio»
  4. il ritorno dai pascoli
  5. mie mani
  6. la mia confessione fedele
  7. la canzone di Herta
  8. di ritorno dalla stalla
  9. penitenziale
  10. io e l’Avemaria
  11. versi al poeta
  12. l’ascolto
  13. inverno
  14. poesia per Linert d’Arslada
  15. la morte della gallina
  16. in modo clemente
  17. rosario in dicembre
  18. un altro inverno
  19. tëmp da maza
  20. «Te chësc lüch, a pascentada resta nosc dagnì»
  21. le intime riflessioni
  22. Il libro
  23. L’autore
  24. Dello stesso autore
  25. Copyright