RAFFAELLO BALDINI
LA FONDAZIONE
A cura di Clelia Martignoni
Traduzione a fronte di Giuseppe Bellosi
No, ma ha delle uscite, delle volte, ieri sera, al caffè, che poi non è mica farina del suo sacco, no, sono cose che lui le legge, perchè lui legge, giornali, riviste, anche dei libri, e ogni tanto trova una battuta, una frase, una cosa che gli piace, se la tiene in mente, e quando viene il momento la tira fuori, la dice, cosí, per fare figura, per far vedere che lui, che poi magari è una cosa, ieri sera, che non c’entrava niente, noi parlavamo, Enzo diceva, Enzo dei Fabar, che lui alla televisione ci sono delle volte, anche spesso, che si addormenta, ma fa delle dormite, e Luciano, anche lui, dice, ma anche quando ci sono delle cose interesanti, che lui è lí che sta a vedere, e a un certo momento gli viene una buonanotte, non se ne accorge neanche, poi si sveglia che non capisce piú niente, cosa fanno? cos’è questa roba? perchè ha cambiato programma, dànno un’altra cosa, e ridevamo, cosí, e lui se ne esce: il sonno è fratello della morte, ma cosa vuol dire? cosa c’entra? che discorso è? che poi sono cose che, sí, qualcuno l’avrà detto, sono battute, cosí, che in un primo momento possono anche fare effetto, ma che non è vero niente, non è vero, non è neanche cugino, il sonno, altro che fratello della morte, non è neanche procugino, perchè, sí, delle volte si dice, di uno che è morto, si dice: pare che dorma, però, sono parole di consolazione, per consolare i parenti, che invece, pare che dorma un accidente, è morto, lo vedi, non si sveglia piú quello lí, il sonno è tutta un’altra cosa, uno che dorme non sta mai buono, si gira, si rigira, russa, parla, ride, piange, scoreggia, non sta fermo neanche se lo leghi, poi sogna, fai dei sogni che ti pare di essere lí, succedono delle cose che sono piú vere della realtà, delle paure che ti svegli, magari sogni anche dei morti, ma li sogni da vivi, no, uno che dorme è un’altra faccenda, dài, i morti, sí, ci sono queste espressioni, il sonno eterno, che sono modi di dire, poi c’è anche il fatto che quando si dorme, è vero, quando dormi tieni gli occhi chiusi, e anche i morti hanno gli occhi chiusi, che però qui ci sarebbe da dire, perchè ci sono tanti che muoiono a occhi aperti, e dopo glieli devono chiudere, con una moneta, che prima ci volevano cento lire, adesso ci vorrà un éuro, se basta, perchè l’éuro è piccolo, è capace che ci vogliano due éuro, no, ma lui ha queste cose, cosí, queste uscite, per far vedere che sa le cose, che invece lui sa le cose che so io, andiamo, dài, che le sapiamo tutti, anche se nel suo campo, intendiamoci, nel suo campo non discuto, lui è ragioniere, come amministrazione sa il suo mestiere, è fidato, ha una buona clientela, ma nelle altre cose,
anche, quando è stato, ma niente, tre quattro giorni fa, chissà cos’ha letto, cosa sta leggendo, se ne è uscito che lui delle volte si ricorda delle cose che gli sono successe e che invece non gli sono successe, hai capito? che gli sono successe nella vita, nel passato, che però lui, insomma, nella sua vita, nel suo passato, non gli risulta, e allora come la mettiamo? gli sono successe sí o no? e se gli sono successe, quando gli sono successe? e lui ti risponde: in un’altra esistenza, che lui è esistito un’altra volta, e non solo lui, che tutti abbiamo piú esistenze, uno rinasce molte volte, che anche questa poi è una cosa, dài, su, sono cose che le abbiamo sentite mille volte, che le sapiamo tutti, è quella cosa, come si chiama? adesso non mi viene il nome, è una teoria, che poi lí bisogna vedere, le teorie sono tante, orca del boia, come si chiama? è un nome, ma non mi viene, che uno nasce e rinasce e rinasce, e la cosa, in un certo senso, dipende da te, da come sei vissuto, se hai fatto del bene, se hai fatto del male, rinasci, sí, ma può essere una penitenza, se hai fatto del male, una punizione, puoi rinascere un cane, una cavalletta, uno scarafaggio, che se rinasci uno scarafaggio bisogna stare attenti, ti tocca sempre stare sotto l’acquaio, che se esci che ti vedono, ti schiacciano, e poi ti tocca rinascere di nuovo, perchè da scarafaggio ce n’è della strada da fare, che invece magari se rinasci un leone, o una tigre, una tigre del Bengala, che sono degli animali, sí, ma sempre meglio che uno scarafaggio, se poi rinasci un elefante, che gli elefanti campano, vai avanti che ti stufi, o addirittura una tartaruga, che non muori piú, e beh le tartarughe campano delle centinaia d’anni, e lui dice che si ricorda di quest’altra esistenza, che io gliel’ho chiesto: ma che esistenza? cos’eri? che creatura eri? e dopo lui lí divaga, dice, sono cose di tanto tempo fa, forse sono secoli, io non posso ricordare, io ho cosí delle visioni, ma non posso essere preciso, insomma, è fatica, perchè poi, anche lí, sí, bisogna vedere come sei vissuto, ma però non sei tu che scegli, non decidi tu, come devi rinascere, eh, no, è una roba superiore, c’è un essere superiore che dice: tu adesso devi diventare questo, poi dopo sarai quest’altro, tu rinasci cosí, tu rinasci cosà, che secondo me non si capisce neanche se dice sul serio, se fa per parlare, ma poi, secondo me, son tutte cose, che è sempre la stessa cosa, l’importante in fondo è rinascere, c’è questo desiderio, questo bisogno di, che uno insomma, uno non vuol andarsene del tutto, lasciare, chiudere per sempre, diventare polvere di fagioli,
anch’io, in fondo, nel mio piccolo, cos’è che faccio? anch’io forse voglio, questo mio modo, la mia vita, quel che faccio, che con mia moglie, lí c’è stato, che non è stato solo quello, però qualcosa forse ha significato anche quello, poco, ma può avere influito, e io cerco di capire, ogni tanto ci penso, perchè c’è una cosa che non la capisco. O che non la voglio capire. Siamo stati insieme piú di sette anni, quasi otto, sette anni e nove mesi, e poi, cosí, insomma, ho visto, che ci volevamo bene, eravamo innamorati, e a un certo momento ho visto che c’era un cambiamento, non era piú come prima, me ne sono accorto, è stata una cosa che mi ha colpito, la prima volta che ho avuto questa sensazione, che era una cosa da niente, una stupidagine, però delle volte è proprio dalle stupidagini che, è dalle cose piccole che si capiscono le cose grandi, insomma, prima, quando suonava il telefono, che mi cercavano me, lei mi chiamava: c’è la Mariuccia al telefono per te, o se no: cercano te, non ho capito chi è, oppure: ciao, Virgilio, sí, te lo passo subito, e a un certo momento invece ha cominciato a tirare su, e se mi cercavano me, mi diceva: telefono, una sola parola, telefono, e basta, sempre quella, chi era era, telefono, e lí ho capito, insomma, ho capito che qualcosa non andava,
che non ci sono state neanche delle grosse litigate, ci sono di quelli che fanno delle litigate che viene giú il soffitto, sí, naturalmente, qualche litigata l’abbiamo fatta anche noi, le litigate in fondo sono il sale della vita, che dopo la litigata c’è la pace, e quella è una cosa, a letto, che ci siamo coricati tutt’e due ingrugnati, con la faccia al muro, ci voltiamo il culo, abbiamo spento la luce, fermi, lí, sulla sponda, ma però ci sono i piedi, che i piedi, detto cosí, i piedi, dài, non sono una gran cosa, una volta addirittura non li nominavano neanche, non era educazione, e invece delle volte i piedi, eh, i piedi sono leggeri come piume, sono i petali di un fiore, che sono dei paroloni, sono parole che fanno ridere, lo so, però non è un’esagerazione, perchè quello è un momento, che prima vi siete detti delle cose anche cattive, e adesso ci ripensate, ognuno per conto suo, da solo, e tu non ce la fai a stare da solo, non ti addormenti, e neanche lei, ma non sapete come cominciare, e cominciano i piedi, si toccano, cosí, per caso, anzi no, non si toccano ancora, si sfiorano, si esprimono, anche se non parlano, che non parlano, però, come si può dire? ecco, sí, sussurrano, c’è questo silenzio, e c’è questo sussurro, e poi si sentono, tu sei freddo, lei è calda, tu ti giri, piano, allunghi una mano, delicatamente, gliela tieni sulla spalla, anche tu senza parlare, la tieni lí, lei fa finta di dormire, ma non dorme neanche lei, e a un certo momento, piano piano, si gira, e vi avvicinate, sempre senza dire niente, al buio, sempre piú vicini, e poi attaccati, attaccati, attaccati, e tu con le mani la senti tutta, la disegni, come è fatta, è fatta che è quasi un miracolo, e tu sei dentro quel miracolo, ed è una cosa che, no, niente, certe cose bisogna provarle,
ecco, però non abbiamo quasi mai fatto delle grosse litigate, no, la cosa si è sfarinata, che non lo so, è questo che io non capisco, non lo so com’è successo, si è svaporata, ed è questa la mia domanda, perchè quando due stanno insieme, non sempre, ma succede spesso, che c’è una diferenza, che lui a lei le vuole un po’ piú bene che lei a lui, o che lei a lui gli vuole un po’ piú bene che lui a lei, si vogliono bene tutti e due, però delle volte c’è questa diferenza, e anch’io mi credevo, io credevo di volerle piú bene io a lei, e invece niente, no, cosí, è finita, per lei, ma anche per me, non c’è stato, si è come annacquato tutto, ci siamo stufati, o forse no, questa è una parola sbagliata, no, a un certo momento, e poi neanche, no, piano, piano, non c’è stato un momento, passava il tempo ed è stato come quelle cartoline, quei ritratti attaccati ai vetri della credenza, che si sbiadiscono, si incurvano, prendono la polvere, cadono, li riappendi, sono un mucchio, uno sopra l’altro, chi è questo? e quest’altro chi è? non si capisce piú niente, e siamo andati ognuno per la sua strada, ciao, ciao, ecco, è stato un viaggio, abbiamo preso tutti e due il treno a Milano, abbiamo chiacchierato, ci siamo detti delle cose, siamo entrati anche in confidenza, abbiamo mangiato due biscotti, me li ha oferti lei, e poi io sono sceso a Forlí e lei è scesa, boh, non lo so, insomma, è andata diritto,
no, c’è stata, sí, quella volta, che però ormai i giochi erano fatti, che mi sono anche arrabbiato, quando è andata dal dottore, lei, per me, a fare tutto un racconto, quello che facevo, quello che non facevo, la mia mentalità, la mia vita, che io poi quello che faccio, non mi pare che sia, non do fastidio a nessuno, è una malattia? non lo so, io, e che malattia sarebbe? sono matto? e il dottore è stato a sentirla, le ha fatto delle domande, e beh il dottore, cosa deve fare, ti sta a sentire, vuol sapere, che lei poi dopo è venuta a casa, che era arrabbiata lei, perchè il dottore le ha detto: «Sarà per riempire un vuoto, che lui sente cosí, come un vuoto, e ha bisogno di riempirlo, e fa queste cose», che lí mi sono arrabbiato io, come, vai dal dottore per me? dovrò andare io dal dottore, per me, che poi il discorso è venuto fuori in un modo, perchè a lei non le era andato giú questo vuoto, e ha cominciato, dice, «E allora tu hai questo grande vuoto e lo devi riempire, e io chi sono? chi sono io? la serva di Zofoli?», che io sono rimasto, «Cosa devo riempire? che vuoto?», «Me l’ha detto il dottore, ho parlato col dottore», «Che dottore?», perchè io non sapevo niente, no? io non sapevo niente, aveva fatto tutto da sola, «Insomma, con che dottore hai parlato?», «Con Balducci», «È il nostro dottore, sei andata da Balducci, stai male?», «No, per te», «Per me? ma dovrò andare io dal dottore, per me, vuoi andare tu?», «Sono andata per questo tuo modo di fare, che sono degli anni ormai, ed è una cosa», «Scusa, ma se sono degli anni vuol dire che è una cosa normale, sono degli anni, non è successo niente, non succede niente, perchè se è una roba che viene improvvisa, che uno non se l’aspetta, gli possono anche venire dei pensieri, si allarma, ma se sono degli anni, e andiamo avanti che non c’è, non mi pare che ci sia niente di», «No, c’è, c’è, perchè per te è una cosa normale, ma non è normale, se tu senti questo vuoto», «E dagli col vuoto», «L’ha detto Balducci», «Ho capito, ma Balducci non mi ha visitato, non mi ha sentito, non mi ha neanche visto, porca masóla, insomma, cos’è questo vuoto?», «Me lo devi dire tu», «Io? ti toccherà chiederlo a Balducci, cosa vuoi che sappia io del vuoto, io non sapevo niente, me lo dici tu adesso, come faccio a risponderti? fattelo spiegare da Balducci, che io poi non lo sento questo vuoto» che vuoto? anzi io sento il pieno, che qui ormai non ci sta piú niente, la roba,
no, perchè io, intendiamoci, secondo me non dipende da quello, l’ho già detto, il vuoto non c’entra niente, è scappato fuori quando ormai, insomma, quella era una storia finita, purtroppo, perchè era stata una bella storia, e adesso abbiamo chiuso, adesso lei, siccome lavorava a Rimini, lei era assistente sociale, lavorava alla Provincia, è andata a stare a Rimini, e vive la sua vita, si è fatta un compagno, e spero che sia felice, io non ho nessun, come devo dire? non c’è rancore, non c’è risentimento, ogni tanto ci telefoniamo, una volta mi ha chiamato, che non si ricordava piú, aveva perso il foglietto del suo codice fiscale, io l’ho trovato, ho trovato la tessera, l’aveva lasciata qui, l’ho richiamata, gliel’ho detto e poi le ho spedito la tessera, un’altra volta mi ha domandato di un paio di guanti, di nappa, una cosa pregiata, se erano qui in casa, io li ho cercati, ma non li ho trovati, «Non li avrai persi tu? perchè se erano qui, è strano, io non butto via niente», e a lei le è venuto da ridere: «Lo so, lo so», poi sei sette mesi fa ci siamo anche incontrati, per caso, a Rimini, in piazza grande, lei era col suo compagno, abbiamo preso un caffè insieme, abbiamo conversato, lui lavora in un’assicurazione, è perito, che è un posto di responsabilità, il perito è quello che studia i danni, verifica, fa la sua valutazione, quello è un posto dove corrono i soldi, e cosí, insomma, non c’è nessun, perchè in fondo, l’ho già detto anche questo, io, anch’io, anche per me la cosa si è, cosí, è svampita, cosa vuoi che ti dica, e adesso io me ne sto qui, che per fortuna i Pazaia sono andati via, son...