L'aristotelismo
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L'aristotelismo

  1. 176 pagine
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L'aristotelismo

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Per Dante Aristotele era «il maestro di color che sanno» e il filosofo per eccellenza. Eppure nell'antichità una simile ammirazione non fu condivisa da tutti e, nei secoli successivi, il filosofo riuscí a imporsi solo dopo molto tempo, alla fine di un contrastato processo di assimilazione. Il volume, che combina divulgazione e ricerca avanzata, si sofferma su alcuni aspetti fondamentali, quali l'apparente assenza della filosofia aristotelica dai dibattiti dell'età ellenistica, il ritorno ad Aristotele nel I secolo a.C., l'aristotelismo di Alessandro di Afrodisia, l'appropriazione e integrazione del pensiero di Aristotele nel platonismo tardoantico. Tra i temi esplicitamente affrontati vi sono il presunto declino del Peripato ellenistico, il ruolo di Andronico di Rodi nella formazione e trasmissione del corpus aristotelico, la presenza del grande filosofo negli scritti pseudo-pitagorici e il contributo di Porfirio alla trasmissione di Aristotele alla tarda antichità. Ne emerge non solo la ricchezza della filosofia che ci ha lasciato Aristotele, ma anche la singolarità del suo progetto, che non ha precedenti né veri e propri successori nel mondo antico.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2017
ISBN
9788858426258
Capitolo primo

L’età ellenistica

La relativa assenza di riferimenti espliciti ad Aristotele è senza dubbio la caratteristica principale del periodo compreso fra la sua morte, nel 322 a.C., e il I secolo a. C. Quando il suo nome viene pronunciato, il riferimento è per lo piú a testi perduti, quali il Protrettico o il dialogo Sulla giustizia, e solo di rado sono citate altre opere. Alcuni studiosi spiegano questo relativo silenzio insistendo sulla differenza tra «il nostro» Aristotele, quello delle opere di scuola giunte fino a noi attraverso una serie di vicende complesse su cui vi sarà modo di ritornare nel prossimo capitolo, e l’Aristotele perduto delle opere destinate a un pubblico piú ampio. Nell’età ellenistica a essere noto sarebbe il secondo, non il primo. In realtà, la situazione è piú complessa. Innanzitutto, alcune opere di scuola circolavano già in età ellenistica: particolarmente istruttivo è il caso degli scritti di biologia1. In secondo luogo, al di là dei riferimenti espliciti, è opportuno considerare la possibilità di una presenza implicita di Aristotele in alcune dottrine ellenistiche. Detto altrimenti: il rapporto con Aristotele non può ridursi a una discussione dei casi di citazione diretta. La filosofia ellenistica ritorna, infatti, ad alcuni temi della tradizione presocratica, che rivede e aggiorna anche alla luce delle critiche mosse da Aristotele.
La scelta di limitare l’esame ad alcuni esempi, con riferimento sia alla tradizione epicurea sia a quella stoica, risponde all’ambizione di contribuire alla riapertura del dibattito, senza pretese di esaustività. La tesi oggi dominante è ancora quella avanzata piú di trent’anni fa da Francis H. Sandbach, il quale considerava la mancanza di riferimenti espliciti ad Aristotele sufficiente a mettere in discussione l’effettivo impatto del suo pensiero sulla genesi dello stoicismo2. Nella sua formulazione originaria, la tesi di Sandbach è stata una salutare reazione a ricostruzioni troppo libere della filosofia stoica e, sotto questo punto di vista, ha svolto un ruolo storico importante. Nella sua radicalità, però, oggi non è piú sostenibile e i tempi sono ormai maturi per un riesame dei rapporti tra Aristotele e le filosofie dell’età ellenistica3. È tempo, insomma, di ritornare a pensare alla filosofia ellenistica in un contesto dialettico che tenga conto non solo di Platone e dell’Accademia antica, ma anche di Aristotele4.

1. Rivali di scuola.

Risale ai contemporanei o agli immediati successori di Aristotele5 una tradizione biografica ostile costituita da attacchi che prendono di mira la persona, avendo in realtà come obiettivo finale l’insegnamento. A ispirarla sono rivali di scuola, che competono per l’attenzione dello stesso pubblico. Ha dunque ragione Aristocle di Messene, nel I secolo d. C., quando afferma che Aristotele, come è capitato ad altri, è stato oggetto d’invidia da parte dei suoi contemporanei per la sua amicizia con i potenti e la sua superiorità intellettuale6.
Tra i contemporanei ricordiamo Eubulide di Mileto e Cefisodoro di Atene. Eubulide, figura di spicco della scuola megarica, scrisse un libro contro Aristotele in cui sembra non mancassero i colpi bassi:
Eubulide nel suo libro contro Aristotele […] cita come se fossero di Aristotele dei freddi poemi scritti da altri sul suo matrimonio, e la sua familiarità con Ermia, ed inoltre perché dice che Aristotele offese Filippo, non assistette Platone morente, o ne distrusse i libri7.
In questo passo sono presi di mira i rapporti di Aristotele con la moglie Pizia, l’amicizia con Ermia di Atarneo e la vicinanza a Filippo di Macedonia; viene inoltre messa in discussione la sua lealtà verso Platone. Sulla base di tali elementi, la polemica è stata datata fra il 342 e il 335 a.C.8. Analogo è il caso di Cefisodoro, a quanto sembra autore di un’opera in quattro libri contro Aristotele. Sappiamo che costui era discepolo di Isocrate, che Aristotele aveva attaccato adattando un verso tratto dal Filottete di Euripide: «È turpe tacere e lasciare che Isocrate parli»9. Alla base della polemica sembra ci fosse l’insegnamento della retorica, ma non siamo in grado di stabilire se si trattasse di un insegnamento tenuto da Aristotele nell’Accademia prima della morte di Platone, oppure nel Liceo dopo il ritorno ad Atene10. In ogni caso, siamo in presenza di una polemica, senza esclusione di colpi, tra rivali di scuola.
Per quando riguarda gli immediati successori, la testimonianza piú interessante riguarda Epicuro, il quale ricorda Aristotele come un dissipatore delle sostanze paterne, che prima di scoprire la filosofia si era arruolato per necessità, riducendosi poi addirittura a vendere farmaci:
Epicuro disse queste cose a proposito di [Aristotele] nella lettera Sulle occupazioni, cioè che dopo aver scialacquato le sostanze familiari si diede alla vita militare, e poiché anche in questa si trovò male, si mise a fare il commercio di farmaci. Poi, avendo aperto Platone la sua scuola, dice, datosi a quella si occupò di filosofia, possedendo anche una certa disposizione, e a poco a poco giunse ad avere l’abito contemplativo11.
Siamo di fronte a una tradizione biografica che immagina una conversione di Aristotele alla filosofia in età relativamente tarda12 e non è chiaro se, a monte, ci fosse un intento polemico o una rivalità di scuola13. In realtà la relazione di Epicuro con Aristotele è piuttosto complessa e non può certo essere ridotta a scarne notizie biografiche. Questa rapida rassegna degli attacchi e delle polemiche mosse contro Aristotele consente tuttavia di affermare che il filosofo e gli altri membri della sua scuola non erano personaggi oscuri, ma al contrario abbastanza noti, almeno nella cerchia delle persone ben informate14. Nulla se ne può ancora concludere, invece, riguardo all’impatto degli scritti di Aristotele e del suo pensiero sulla filosofia ellenistica. È tempo di esaminare piú da vicino due casi per un certo verso esemplari: Epicuro e i primi filosofi stoici.

2. Epicuro.

La vis polemica di Epicuro era ben nota nel mondo antico e, come si è appena visto, sembra non risparmiasse neppure Aristotele15, il che non aiuta però a risolvere la questione dei possibili debiti intellettuali. Basti pensare che Epicuro polemizzò aspramente con il filosofo democriteo Nausifane di Teo, chiamandolo «mollusco, analfabeta e imbroglione»16, eppure non ci sono dubbi che abbia appreso molto da lui, anche se presentarsi come un autodidatta faceva parte della sua strategia17. Bisogna dunque evitare di trarre conclusioni affrettate dall’ostilità, fin troppo ostentata, di Epicuro verso i suoi contemporanei e predecessori.
Epicuro conosceva i testi di Aristotele? Le informazioni al riguardo sono poche, limitate in pratica al frammento di una lettera preservato in un papiro ercolanese (PHerc 1005 = fr. 111 Angeli = fr. 127 Arrighetti) nel quale sono menzionati gli Analitici e gli scritti sulla natura (<ta peri> physeos). L’espressione ta peri physeos potrebbe essere un riferimento alla Fisica, ma non si può escludere che l’autore della lettera alluda a un gruppo piú ampio di opere che comprende, oltre alla Fisica, altri scritti sulla natura quali, per esempio, il trattato Sul cielo e quello Sulla generazione e corruzione18. Non ci sono ragioni decisive a favore di una delle due alternative, ma questo interessa fino a un certo punto. Conta piuttosto che gli epicurei della prima generazione, e forse lo stesso Epicuro, conoscevano alcune opere di scuola di Aristotele. Dal momento che i riferimenti espliciti alle opere di scuola sono rari in età ellenistica, la conclusione non è affatto scontata, ma quel che piú preme non è di stabilire se Epicuro avesse conoscenza degli scritti di Aristotele, bensí di capire se esse abbiano lasciato un segno nel suo pensiero.
Non si tratta di un’impresa facile, anche perché la maggior parte delle opere di Epicuro è andata perduta e nei testi che sono giunti fino a noi il riferimento ad Aristotele non è mai diretto. Eppure non mancano tracce di un’influenza indiretta: la dottrina epicurea dei minimi (elachista/minima) ne è un chiaro esempio19. Secondo Epicuro, l’atomo è composto di parti. Non è necessario entrare nel dettaglio di come fossero concepite, ma naturalmente si tratta di parti concettuali e non di parti vere e proprie, dal momento che l’atomo è indivisibile. L’importante è che questa dottrina non solo rappresenta una novità e una differenza sostanziale rispetto all’atomismo di Leucippo e Democrito, ma sembra rispondere indirettamente agli argomenti che Aristotele propone nel sesto libro della Fisica. Il nesso viene notato già nel mondo antico:
Aristotele attaccò la dottrina di Leucippo e Democrito in piú occasioni, ed è per causa di queste confutazioni dirette contro la caratteristica di non avere parti che Epicuro, venendo dopo ma restando in sintonia con la dottrina dei corpi primi di Leucippo e Democrito, mantenne gli atomi impassibili ma ne eliminò la caratteristica di non avere parti, dal momento che...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Introduzione
  4. Aristotelismo
  5. 1. L’età ellenistica
  6. 2. L’età postellenistica: la tradizione peripatetica
  7. 3. L’età postellenistica: oltre la tradizione peripatetica
  8. 4. La tarda antichità
  9. 5. Aristotele alla luce dell’aristotelismo
  10. Bibliografia
  11. Elenco delle fonti
  12. Indice dei nomi antichi
  13. Indice dei passi citati
  14. Il libro
  15. L’autore
  16. Copyright