Costituzione incompiuta
Arte, paesaggio, ambiente
- 192 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
Costituzione incompiuta
Arte, paesaggio, ambiente
Informazioni sul libro
Nel 1948 la Repubblica ha risposto all'invocazione lanciata quattro secoli prima da Raffaello: la Costituzione ha spaccato in due la storia dell'arte italiana, assegnando al patrimonio storico e artistico della nazione una missione nuova al servizio del nuovo sovrano, il popolo. La storia dell'arte è in gran parte la storia dell'autorappresentazione delle classi dominanti. Ma la Costituzione le ha dato un senso di lettura radicalmente nuovo. Il patrimonio artistico è divenuto un luogo dei diritti della persona, una leva di costruzione dell'eguaglianza, un mezzo per includere coloro che erano sempre stati sottomessi ed espropriati. L'articolo 9 ha fatto di più: ha sancito solennemente l'unione indissolubile del patrimonio storico e artistico e del paesaggio, e ha trasformato in progetto il ruolo etico e politico che questa unione ha giocato nella storia d'Italia. Le interpretazioni della Corte costituzionale hanno ampliato ancora questa visione originalissima, prendendo coscienza che il primo e più essenziale bene comune è l'ambiente, la cui tutela in nome dell'interesse pubblico è condizione essenziale per la stessa esistenza di una democrazia moderna. Il progetto della Costituzione sull'ambiente, sul paesaggio e sul patrimonio artistico è la promessa di una rivoluzione: sta a noi mantenerla.
Domande frequenti
Informazioni
PAOLO MADDALENA
Ambiente, bene comune
Oggi lo sfruttamento della foresta tropicale pluviale è in gran parte opera delle multinazionali del legname, che di solito prendono in affitto la terra di un dato Paese per pochi anni, la sfruttano all’estremo abbattendo tutti gli alberi e poi se ne vanno alla ricerca di nuove foreste in nuovi Paesi. Le aziende hanno capito che, una volta pagato il loro canone di affitto, hanno tutto l’interesse a tagliare il piú velocemente possibile tutti gli alberi, senza rispettare alcuna promessa di rimboschimento, per poi andarsene. In questo modo le multinazionali hanno distrutto gran parte delle foreste della Malacca, del Borneo, delle isole Salomone e di Sumatra; ora tocca alle Filippine, e, ben presto, alla Nuova Guinea, all’Amazzonia e al bacino del Congo. Ciò che conviene a chi commercia legname, dunque, non conviene alle popolazioni locali, che perdono una preziosa risorsa e risentono delle conseguenze dell’erosione e dell’accumulo di sedimenti nei fiumi. È anche dannoso per l’intero Paese, che, dando in affitto la terra alle aziende, perde parte della sua biodiversità e della possibilità di sfruttare le sue foreste in modo sostenibile3.
secondo dati Istat tra il 1990 e il 2005 la superficie agricola utilizzata si è ridotta di 3 663 000 ettari, un’area piú vasta della somma di Lazio e Abruzzo: abbiamo cosí convertito, cementificato o degradato in quindici anni, senza alcuna pianificazione, il 17,06% del nostro suolo agricolo […] In ogni caso, la contrazione dei terreni agrari e boschivi misurata dall’Istat ha pesanti conseguenze negative, non solo perché accresce (anche per abbandono) la superficie improduttiva del territorio nazionale, ma anche perché spesso favorisce il dissesto idrogeologico, e intanto crea una terra di nessuno disponibile ad affrettate urbanizzazioni4.
molti hanno capito che l’amore per la storia dell’arte può essere un ottimo affare […] è scattata una vera e propria corsa all’abuso, all’asservimento, allo sfruttamento intensivo della storia dell’arte. Naturalmente, la mistificazione commerciale della cultura è un fenomeno assai largo e complesso, e non riguarda certo la sola storia dell’arte. Ma la facilità e l’attualità del linguaggio delle immagini seducono un pubblico vastissimo, convinto di poter accedere alla piú alta cultura senza alcuno sforzo. Il presupposto fondamentale è che la storia dell’arte non deve educare, ma divertire. E cosí, mentre la grande parte del patrimonio artistico nazionale è abbandonata a se stessa, un marketing implacabile costruisce continuamente eventi mediatici intorno a pochi oggetti-simbolo capaci di assicurare consenso ai politici locali e nazionali, ritorno di immagine agli sponsor, pubblicità ai giornali ed evasione culturale al grande pubblico5.
il capitalismo pone in essere, in modo abituale, dei metodi altamente condannabili. I licenziamenti di massa hanno superato la gestione ragionevole dei salari, il cui costo è diventato appena piú caro e talvolta anche minore, semplicemente perché il corso delle azioni si innalza con l’annuncio di ogni piano, e anche se l’effetto è effimero, i dirigenti dell’impresa si arricchiscono al momento. Per le stesse ragioni, un’unità produttiva che fa vivere una città intera sarà bloccata senza che sia intrapreso alcun tentativo per migliorare la sua produttività. I profitti rapidi sono preferiti ai benefici a lungo termine, la gestione dell’impresa, tormentata dalla corsa ai buoni affari, preparerà in permanenza la sua riconversione nel prossimo settore portante. Nello stesso tempo le imprese passano di mano a un ritmo accelerato. Questi processi capovolgono la vita degli individui, delle famiglie, di città o di regioni intere. E sempre per il peggio. Basta guardare le statistiche per capire quanti operai perdono piú del loro posto: essi vedono le loro esperienze di vita ridotte a dei sentimenti di inutilità e di umiliazione, vedono svanire il loro matrimonio; le loro case ipotecate […] Anche all’apice di processi di espansione certe città non si risollevano dai danni economici che hanno subito, dei quartieri interi restano delle zone fantasma. Il meglio remunerato degli impieghi precari non offre alcuna garanzia di stabilità, permette talvolta di soddisfare dei bisogni immediati, ma non aiuta mai a costruire un’esistenza7.
Indice dei contenuti
- Copertina
- Costituzione incompiuta
- Premessa di Tomaso Montanari
- L’articolo 9: una rivoluzione (promessa) per la storia dell’arte di Tomaso Montanari
- «A titolo di sovranità». Cittadinanza, paesaggio, tutela di Salvatore Settis
- Ambiente, bene comune di Paolo Maddalena
- Come nacque l’articolo 9 di Alice Leone
- Il libro
- L’autore
- Degli stessi autori
- Copyright