Abbiamo fatto dieci minuti di esercizi, si ĆØ prestata di buon grado ma a quanto pare ha raggiunto il punto di saturazione.
ā Vuole che ci fermiamo, Michka?
ā Non serve.
ā Ma sĆ, glielo prometto, a qualcosa serve.
Per qualche secondo non dice nulla. Ora la conosco e so che spesso questi silenzi precedono un ricordo, o una confidenza.
ā Quanto mi spiaceā¦ Saā¦ Ci penso tantoā¦ di notte. Per via dellāavvisto sul giornale. Ma non funziona. Penso a loro. Se lo immagina? Tre anniā¦ senza dire nienteā¦ se maiā¦ Era molto pericoloso, saā¦ avrebbero potuto essereā¦ trasportatiā¦ anche loroā¦ molto pericolosoā¦ cāeraā¦ un piccoloā¦ frangente dove andavamoā¦ nellāacquaā¦ questo me lo ricordoā¦ con il caneā¦ mi resta qualcheā¦ cosĆā¦ deiā¦ cosĆ chiariā¦ avrei volutoā¦ proprioā¦ per dirglielo. Quanto mi spiaceā¦
ā Mi perdoni, Michka, non riesco a seguirla bene. Parla dei suoi genitori?
ā No. I miei genitoriā¦ sonoā¦ in fumo.
ā Sono stati cremati?
ā PiĆŗ forte.
La guardo per qualche secondo, il mento ha preso a tremare.
ā Li ha conosciuti?
ā Pochettino.
ā In che anno ĆØ nata, Michka?
ā 1935.
ā I suoi genitori sono stati deportati?
Annuisce. Sul suo volto, il brutale assalto del dolore. Non ci sono piĆŗ parole a portata di mano.
ā Sono tornati?
Fa no con la testa.
Si alza e si dirige verso il bagno.
Non ha preso il bastone. Conosce la stanza a memoria. Ogni punto dāappoggio. Mano destra, mano sinistra.
Non dico niente. Aspetto.
Sento scorrere lāacqua.
Qualche minuto dopo esce e si risiede. Mi sorride.
ā Viene meno spesso, sa. Per via della sua gravitĆ .
ā Marie?
ā SĆ. Lāha detto il dottoreā¦ Non troppi spossamenti.
ā Probabilmente ha qualche contrazione. Non deve far correre rischi al bambino. Per fortuna cāĆØ la signora Danville che viene a trovarla ogni tanto.
ā SĆ, e poi Armande, quella che mi piace. Alla mensa siamoā¦ in fianco.
ā Ah sĆ, sembra molto dinamica, quella signora.
ā Fa tutte le cattivitĆ , ma ioā¦ sonoā¦ troppoā¦
ā Ć vero, partecipa molto alle attivitĆ . Ma lei, Michka, sta per diventare nonna, in un certo senso!
ā SĆ, cosĆ sembra. Sa, ĆØ stranoā¦ Come dirleā¦ CāĆØ unā¦ unaā¦ specie diā¦ girotondo, no? Oppure unā¦ unā¦ ā (fa dei gesti che evocano un cerchio o un insieme) ā ā¦ che prendeā¦ formaā¦ a fuoco a fuocoā¦ capisce?
ā Me ne parli un poā di piĆŗ.
ā Sono dei pezzi, che vanno uno nellāaltro, che siā¦ incrostano, come un pā¦ pā¦ pā¦
ā Puzzle?
ā SĆ, ecco. Ć qualcosa che dĆ un poā di significanza. Al momento giusto. Quando fai fatica a provarlaā¦ perchĆ© ĆØ diventato tutto cosĆ diffuso. Capisce?
ā Penso di sĆ.
ā E Marie, non lāha scontrata?
ā Incontrata?
ā Ecco.
ā No, non lāho incontrata, viene di rado in settimana e io, come le ho detto, non vengo mai nel weekend.
ā Sa che abitavaā¦ nel mio palazzo, quando eraā¦ piccola?
ā SĆ, Michka, me ne ha parlato molto, allāinizio, quando ĆØ arrivata qui.
ā Le ho raccontato?
ā SĆ, durante le nostre prime sedute. Mi ha parlato di Marie e mi ha spiegato che era una bambina che viveva nellāappartamento sopra il suo, una bambina di cui lei si ĆØ presa molta cura. E poi cāera anche la signora Danville, la portinaia dello stabile, quella che viene a trovarla regolarmente.
ā SĆ, con i cioccolatini. Ć talmenteā¦ scentile. Sa che miā¦ telā¦ tutti i giorni. Tutte le mattine. Cascasse il fondo. Tutte le mattine, prima di cominciare la sua giornata.
ā Le telefona?
ā SĆ, ecco. Anche quando ero ancora a casa mia. Tutti i giorni un corpetto di telefono per controllare. Si rende conto?
ā SĆ, ĆØ proprio gentile, davvero. Ć ancora nel palazzo?
ā No. Ć in passione, ĆØ andata viaā¦ fuori, per vivere nella verdura. Sa, Marie stava anche da lei, quando io non potevo. Ma veniva soprattutto a casa mia.
ā E i genitori di Marie?
ā Non sa che padre. E sua madre eraā¦ quella giovane donna cosĆā¦ tristeā¦ A volte stava tutto il giorno, chiusaā¦ senza alzarsi dal lettoā¦ dormire, dormire, sempre, capisce, finestre chiuse, porte chiuse, occhi chiusi, ma a volte anche andava via, cosĆ, senza avvistare, prima di notte, e poi tanti giorni di fila.
ā Andava via di casa?
ā SĆ, ecco.
Sento che questi ricordi la sconvolgono. Si confida di rado sul passato.
ā La vedevo intorno, la bambina. Con sua madre, oppure tutta sola. Leiā¦ con una bambola oā¦ cose di plastica. Un giorno ero fuori, ai giardinettiā¦ Faceva molto freddo. Era con sua madre, a passā¦
ā A passeggio?
ā SĆ, ma la bambina era senza coso.
ā Cappotto?
ā SĆ. Non ce lāaveva. E sua madre parlava, parlava, era buona con lei, ma come seā¦ non si tenesse conto. Del freddo. Allora ho dato il mio coso a Marie e ho detto: vieni quando vuoi.
ā E lei lāaveva riconosciuta?
ā SĆ, certo. La vedevo spesso sulleā¦ scaglie.
ā Ed ĆØ venuta?
ā SĆ, qualche giorno dopo ha bussato. Eroā¦ cosĆā¦ Ma cosa potevo fare? Ha cenato e se nāĆØ andata. Poi ĆØ tornataā¦ tante volteā¦ A dormire, anche. E dopo, a casa mia, quasi sempre.
ā Non ha avvertito i servizi sociali?
ā No. Pensavo, ma pensavo anche a quella parola, saā¦ quella parolaā¦ che fa paura.
ā Che parola, Michka?
ā Quella cheā¦ fa la spia. Come verbo.
ā Denunciare?
ā SĆ. Denunciare non ĆØ fossibile, sa. Non ho avuto cuoreā¦ Sua madre cercava di cavā¦ cavarsi, era tuttaā¦ capisce? Anche lei ĆØ venuta a dormire da me qualche volta. Certi giorni stava benissimo, e a volte per piĆŗ tempo. E allora si occupava della bambina.
ā E adesso?
ā Ćā¦ morta. Marie era appenaā¦ maggiore.
ā Maggiorenne?
ā Ecco. Unā¦ ā (cerca una parola che non trova) ā con lāauto.
ā Un incidente?
ā SĆ.
ā E allora ĆØ stata lei a occuparsene?
Un silenzio ci avvolge.
ā Sono ricordi dolorosi, questi, per lei Michka, vero?
ā SĆ, ma adesso ĆØā¦ unāaltra cosaā¦ capisce? Completamenteā¦ altra.
ā Beā sĆ, capisco. Adesso Marie ĆØ incinta, sta bene, ĆØ meraviglioso, no?
ā Ma non potrĆ² raccontare.
ā A chi?
ā Al piccolino. Volevo raccontare come unaā¦ unaā¦ unaā¦ Oh, lāha detto lei, prima.
ā Una nonna?
ā Ecco.
ā E perchĆ© non potrebbe raccontare come una nonna?
ā Troppiā¦ scappamentiā¦ e poi sono cosĆā¦ sfianca. Anche lei?
ā No, io sto bene, Michka, non sono stanco. Lei invece oggi ha parlato tanto, ĆØ normale che sia stanca. Ma mi sembra anche un poā triste ultimamente, o sbaglio?
ā Sa, la donna delle polizie mi ha portato dei cosi alla crema.
ā Cornetti?
ā No.
Unisce il pollice e lāindice e mi guarda, un poā sbarazzina, attraverso il cerchietto delle dita.
ā Caramelle?
ā Noā¦ a forma diā¦ collo.
ā Cannoli?
ā Ecco, proprio! Ne vuole uno?
ā Uno piccolo, non dico di no. E poi per oggi ci fermiamo, va bene?
ā E lei, lei non ha bambini?
ā Ah no, Michka, mi sarebbe piaciuto, ma prima di averne ho divorziato.
ā Ah sĆ? E non ha niente di nuovo?
Non posso fare a meno di ridere.
ā Lei ĆØ proprio curiosa, Michka! No, niente di molto nuovo, per la veritĆ .
ā Ma per suo padreā¦
ā Ah, ĆØ stato tanto tempo fa.
Ci guardiamo per qualche secondo, le sorrido.
ā Ho pensato. Forse dovrebbeā¦ scrivereā¦ Sarebbeā¦ un bel restoā¦
ā Ci penserĆ² su, Michka. PerchĆ© la angustia tanto, questa storia di mio padre?
ā Ć lei.
ā Come, sono io?
ā Ć lei che si anguria.
ā Ma no, su. Non ci pensi. E per la sua terapia ha poi risolto?
ā SĆ, mi hannoā¦ anticipatoā¦ le ventidue. Ora fa pena.
ā Beā, la lascio riposare. A giovedĆ?