Le gratitudini
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Le gratitudini

  1. 160 pagine
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Michka sta perdendo le parole. Ora che le lettere e i suoni si agitano nella sua testa in un turbinio incontrollabile, l'anziana signora deve arrendersi all'evidenza: ha bisogno di un nuovo inizio. Anche se questo significa scendere a patti con un'esistenza a metĆ . Nella casa di riposo in cui si trasferisce, a Michka rimangono le visite di Marie, un'ex vicina che da bambina passava molto tempo con lei, e le sedute settimanali con JĆ©rĆ“me, un giovane ortofonista che la aiuta a ritrovare le parole. Saranno proprio loro a permetterle di realizzare un ultimo, importante desiderio: dire Ā«grazieĀ» a chi, tanti anni prima, compĆ­ il gesto piĆŗ coraggioso. Quello che le salvĆ² la vita.Michka sta perdendo le parole. Proprio lei, che per tutta la vita ĆØ stata correttrice di bozze in una grande rivista, lei che al caos del mondo ha sempre opposto una parola gentile, ora non riesce piĆŗ a orientarsi nella nebbia di lettere e suoni che si addensa nella sua testa. E cosĆ­ adesso Michka vive in una residenza per anziani. A dire il vero, se non fosse stato per quelle parole birichine e qualche trascurabile intoppo nelle attivitĆ  quotidiane, sarebbe rimasta volentieri nel suo accogliente appartamento parigino. Ma ĆØ meglio cosĆ­: qui riceve assistenza continua, e poi non voleva che Marie, l'ex vicina a cui ha fatto da seconda madre, si preoccupasse tanto per lei. E allora biscottini, sonnellini, uscitine, passettini: Michka si piega, con una certa riluttanza, al ritmo fiacco delle giornate Ā«da vecchiaĀ», alle stravaganze degli altri Ā«resistentiĀ», ai sogni infestati dalla temibile direttrice. Confinata nella sua stanzetta asettica, sempre piĆŗ fragile e indifesa, a Michka non resta che consolarsi con le visite di Marie e le chiacchierate con JĆ©rĆ“me, il giovane ortofonista che lavora nella casa di riposo. Il ragazzo, infatti, ha ceduto presto alla tenera civetteria della sua paziente discola - gli esercizi per il linguaggio Ā«la sfiorisconoĀ» -, che vuole solo raccontare e farsi raccontare. A poco a poco, perĆ², le parole si fanno piĆŗ rare, barcollanti, e, anche se non ha perso il senso dell'umorismo, Michka ĆØ consapevole di non poter deviare l'inesorabile corso degli eventi. Ed ĆØ proprio per questo che vorrebbe realizzare un ultimo, importante desiderio: ringraziare la famiglia che l'accolse durante la guerra e che di fatto le salvĆ² la vita. Saranno Marie e JĆ©rĆ“me ad aiutarla, perchĆ© anche loro conoscono il valore inestimabile di un semplice Ā«gratisĀ», come direbbe Michka. Dopo Le fedeltĆ  invisibili, Delphine de Vigan prosegue il suo viaggio al cuore dei sentimenti, regalandoci un intenso romanzo a piĆŗ voci, scritto con quella grazia e quella delicatezza capaci di toccare le corde piĆŗ profonde del cuore.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2020
ISBN
9788858433225

JƩrƓme

Nel giro di qualche settimana il suo eloquio si ĆØ fatto piĆŗ lento, piĆŗ sinuoso, a volte si blocca nel bel mezzo delle frasi, completamente smarrita, oppure rinuncia alla parola mancante e passa addirittura a quella successiva. Imparo a seguire il filo del suo pensiero.
Sono sconfitto. Lo so. Conosco questo punto di non ritorno. Ne ignoro la causa ma ne valuto gli effetti. La battaglia ĆØ persa.
PerĆ² non devo mollare. Mai e poi mai. Altrimenti sarĆ  ancora peggio. In caduta libera.
Bisogna combattere. Parola per parola. Palmo a palmo. Non cedere niente. NƩ una sillaba nƩ una consonante. Senza il linguaggio, cosa resta?
Abbiamo fatto dieci minuti di esercizi, si ĆØ prestata di buon grado ma a quanto pare ha raggiunto il punto di saturazione.
ā€“ Vuole che ci fermiamo, Michka?
ā€“ Non serve.
ā€“ Ma sĆ­, glielo prometto, a qualcosa serve.
Per qualche secondo non dice nulla. Ora la conosco e so che spesso questi silenzi precedono un ricordo, o una confidenza.
ā€“ Quanto mi spiaceā€¦ Saā€¦ Ci penso tantoā€¦ di notte. Per via dellā€™avvisto sul giornale. Ma non funziona. Penso a loro. Se lo immagina? Tre anniā€¦ senza dire nienteā€¦ se maiā€¦ Era molto pericoloso, saā€¦ avrebbero potuto essereā€¦ trasportatiā€¦ anche loroā€¦ molto pericolosoā€¦ cā€™eraā€¦ un piccoloā€¦ frangente dove andavamoā€¦ nellā€™acquaā€¦ questo me lo ricordoā€¦ con il caneā€¦ mi resta qualcheā€¦ cosĆ­ā€¦ deiā€¦ cosĆ­ chiariā€¦ avrei volutoā€¦ proprioā€¦ per dirglielo. Quanto mi spiaceā€¦
ā€“ Mi perdoni, Michka, non riesco a seguirla bene. Parla dei suoi genitori?
ā€“ No. I miei genitoriā€¦ sonoā€¦ in fumo.
ā€“ Sono stati cremati?
ā€“ PiĆŗ forte.
La guardo per qualche secondo, il mento ha preso a tremare.
ā€“ Li ha conosciuti?
ā€“ Pochettino.
ā€“ In che anno ĆØ nata, Michka?
ā€“ 1935.
ā€“ I suoi genitori sono stati deportati?
Annuisce. Sul suo volto, il brutale assalto del dolore. Non ci sono piĆŗ parole a portata di mano.
ā€“ Sono tornati?
Fa no con la testa.
Si alza e si dirige verso il bagno.
Non ha preso il bastone. Conosce la stanza a memoria. Ogni punto dā€™appoggio. Mano destra, mano sinistra.
Non dico niente. Aspetto.
Sento scorrere lā€™acqua.
Qualche minuto dopo esce e si risiede. Mi sorride.
ā€“ Viene meno spesso, sa. Per via della sua gravitĆ .
ā€“ Marie?
ā€“ SĆ­. Lā€™ha detto il dottoreā€¦ Non troppi spossamenti.
ā€“ Probabilmente ha qualche contrazione. Non deve far correre rischi al bambino. Per fortuna cā€™ĆØ la signora Danville che viene a trovarla ogni tanto.
ā€“ SĆ­, e poi Armande, quella che mi piace. Alla mensa siamoā€¦ in fianco.
ā€“ Ah sĆ­, sembra molto dinamica, quella signora.
ā€“ Fa tutte le cattivitĆ , ma ioā€¦ sonoā€¦ troppoā€¦
ā€“ ƈ vero, partecipa molto alle attivitĆ . Ma lei, Michka, sta per diventare nonna, in un certo senso!
ā€“ SĆ­, cosĆ­ sembra. Sa, ĆØ stranoā€¦ Come dirleā€¦ Cā€™ĆØ unā€¦ unaā€¦ specie diā€¦ girotondo, no? Oppure unā€¦ unā€¦ ā€“ (fa dei gesti che evocano un cerchio o un insieme) ā€“ ā€¦ che prendeā€¦ formaā€¦ a fuoco a fuocoā€¦ capisce?
ā€“ Me ne parli un poā€™ di piĆŗ.
ā€“ Sono dei pezzi, che vanno uno nellā€™altro, che siā€¦ incrostano, come un pā€¦ pā€¦ pā€¦
ā€“ Puzzle?
ā€“ SĆ­, ecco. ƈ qualcosa che dĆ  un poā€™ di significanza. Al momento giusto. Quando fai fatica a provarlaā€¦ perchĆ© ĆØ diventato tutto cosĆ­ diffuso. Capisce?
ā€“ Penso di sĆ­.
ā€“ E Marie, non lā€™ha scontrata?
ā€“ Incontrata?
ā€“ Ecco.
ā€“ No, non lā€™ho incontrata, viene di rado in settimana e io, come le ho detto, non vengo mai nel weekend.
ā€“ Sa che abitavaā€¦ nel mio palazzo, quando eraā€¦ piccola?
ā€“ SĆ­, Michka, me ne ha parlato molto, allā€™inizio, quando ĆØ arrivata qui.
ā€“ Le ho raccontato?
ā€“ SĆ­, durante le nostre prime sedute. Mi ha parlato di Marie e mi ha spiegato che era una bambina che viveva nellā€™appartamento sopra il suo, una bambina di cui lei si ĆØ presa molta cura. E poi cā€™era anche la signora Danville, la portinaia dello stabile, quella che viene a trovarla regolarmente.
ā€“ SĆ­, con i cioccolatini. ƈ talmenteā€¦ scentile. Sa che miā€¦ telā€¦ tutti i giorni. Tutte le mattine. Cascasse il fondo. Tutte le mattine, prima di cominciare la sua giornata.
ā€“ Le telefona?
ā€“ SĆ­, ecco. Anche quando ero ancora a casa mia. Tutti i giorni un corpetto di telefono per controllare. Si rende conto?
ā€“ SĆ­, ĆØ proprio gentile, davvero. ƈ ancora nel palazzo?
ā€“ No. ƈ in passione, ĆØ andata viaā€¦ fuori, per vivere nella verdura. Sa, Marie stava anche da lei, quando io non potevo. Ma veniva soprattutto a casa mia.
ā€“ E i genitori di Marie?
ā€“ Non sa che padre. E sua madre eraā€¦ quella giovane donna cosĆ­ā€¦ tristeā€¦ A volte stava tutto il giorno, chiusaā€¦ senza alzarsi dal lettoā€¦ dormire, dormire, sempre, capisce, finestre chiuse, porte chiuse, occhi chiusi, ma a volte anche andava via, cosĆ­, senza avvistare, prima di notte, e poi tanti giorni di fila.
ā€“ Andava via di casa?
ā€“ SĆ­, ecco.
Sento che questi ricordi la sconvolgono. Si confida di rado sul passato.
ā€“ La vedevo intorno, la bambina. Con sua madre, oppure tutta sola. Leiā€¦ con una bambola oā€¦ cose di plastica. Un giorno ero fuori, ai giardinettiā€¦ Faceva molto freddo. Era con sua madre, a passā€¦
ā€“ A passeggio?
ā€“ SĆ­, ma la bambina era senza coso.
ā€“ Cappotto?
ā€“ SĆ­. Non ce lā€™aveva. E sua madre parlava, parlava, era buona con lei, ma come seā€¦ non si tenesse conto. Del freddo. Allora ho dato il mio coso a Marie e ho detto: vieni quando vuoi.
ā€“ E lei lā€™aveva riconosciuta?
ā€“ SĆ­, certo. La vedevo spesso sulleā€¦ scaglie.
ā€“ Ed ĆØ venuta?
ā€“ SĆ­, qualche giorno dopo ha bussato. Eroā€¦ cosĆ­ā€¦ Ma cosa potevo fare? Ha cenato e se nā€™ĆØ andata. Poi ĆØ tornataā€¦ tante volteā€¦ A dormire, anche. E dopo, a casa mia, quasi sempre.
ā€“ Non ha avvertito i servizi sociali?
ā€“ No. Pensavo, ma pensavo anche a quella parola, saā€¦ quella parolaā€¦ che fa paura.
ā€“ Che parola, Michka?
ā€“ Quella cheā€¦ fa la spia. Come verbo.
ā€“ Denunciare?
ā€“ SĆ­. Denunciare non ĆØ fossibile, sa. Non ho avuto cuoreā€¦ Sua madre cercava di cavā€¦ cavarsi, era tuttaā€¦ capisce? Anche lei ĆØ venuta a dormire da me qualche volta. Certi giorni stava benissimo, e a volte per piĆŗ tempo. E allora si occupava della bambina.
ā€“ E adesso?
ā€“ ƈā€¦ morta. Marie era appenaā€¦ maggiore.
ā€“ Maggiorenne?
ā€“ Ecco. Unā€¦ ā€“ (cerca una parola che non trova) ā€“ con lā€™auto.
ā€“ Un incidente?
ā€“ SĆ­.
ā€“ E allora ĆØ stata lei a occuparsene?
Un silenzio ci avvolge.
ā€“ Sono ricordi dolorosi, questi, per lei Michka, vero?
ā€“ SĆ­, ma adesso ĆØā€¦ unā€™altra cosaā€¦ capisce? Completamenteā€¦ altra.
ā€“ Beā€™ sĆ­, capisco. Adesso Marie ĆØ incinta, sta bene, ĆØ meraviglioso, no?
ā€“ Ma non potrĆ² raccontare.
ā€“ A chi?
ā€“ Al piccolino. Volevo raccontare come unaā€¦ unaā€¦ unaā€¦ Oh, lā€™ha detto lei, prima.
ā€“ Una nonna?
ā€“ Ecco.
ā€“ E perchĆ© non potrebbe raccontare come una nonna?
ā€“ Troppiā€¦ scappamentiā€¦ e poi sono cosĆ­ā€¦ sfianca. Anche lei?
ā€“ No, io sto bene, Michka, non sono stanco. Lei invece oggi ha parlato tanto, ĆØ normale che sia stanca. Ma mi sembra anche un poā€™ triste ultimamente, o sbaglio?
ā€“ Sa, la donna delle polizie mi ha portato dei cosi alla crema.
ā€“ Cornetti?
ā€“ No.
Unisce il pollice e lā€™indice e mi guarda, un poā€™ sbarazzina, attraverso il cerchietto delle dita.
ā€“ Caramelle?
ā€“ Noā€¦ a forma diā€¦ collo.
ā€“ Cannoli?
ā€“ Ecco, proprio! Ne vuole uno?
ā€“ Uno piccolo, non dico di no. E poi per oggi ci fermiamo, va bene?
ā€“ E lei, lei non ha bambini?
ā€“ Ah no, Michka, mi sarebbe piaciuto, ma prima di averne ho divorziato.
ā€“ Ah sĆ­? E non ha niente di nuovo?
Non posso fare a meno di ridere.
ā€“ Lei ĆØ proprio curiosa, Michka! No, niente di molto nuovo, per la veritĆ .
ā€“ Ma per suo padreā€¦
ā€“ Ah, ĆØ stato tanto tempo fa.
Ci guardiamo per qualche secondo, le sorrido.
ā€“ Ho pensato. Forse dovrebbeā€¦ scrivereā€¦ Sarebbeā€¦ un bel restoā€¦
ā€“ Ci penserĆ² su, Michka. PerchĆ© la angustia tanto, questa storia di mio padre?
ā€“ ƈ lei.
ā€“ Come, sono io?
ā€“ ƈ lei che si anguria.
ā€“ Ma no, su. Non ci pensi. E per la sua terapia ha poi risolto?
ā€“ SĆ­, mi hannoā€¦ anticipatoā€¦ le ventidue. Ora fa pena.
ā€“ Beā€™, la lascio riposare. A giovedĆ­?
Faccio lā€™ortofonista. Lavoro con le parole e con il silenzio. I non detti. Lavoro con la vergogna, il segreto, i rimpianti. Lavoro con lā€™assenza, i ricordi scomparsi, e quelli che riappaiono, evocati da un nome, unā€™immagine, un profumo. Lavoro con i dol...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Le gratitudini
  4. Marie
  5. JƩrƓme
  6. Marie
  7. JƩrƓme
  8. Marie
  9. JƩrƓme
  10. Marie
  11. JƩrƓme
  12. JƩrƓme (2)
  13. Marie
  14. Il libro
  15. Lā€™autrice
  16. Della stessa autrice
  17. Copyright