Ma sí, affidiamoci all’azzardo! Sorteggiamo, sorteggiamo i senatori, come vuole Grillo1; sorteggiamo il presidente della Rai, come sostiene Di Maio; o anche i giudici della Corte costituzionale2, o i membri del Consiglio superiore della magistratura3… e anche il premier, secondo le proposte avanzate, nel protrarsi della interminabile attesa di un governo dopo le elezioni del 2018, da qualche protagonista della vicenda4. Anzi, no, scusate: quest’ultima, a differenza delle altre, è solo una boutade, come segnalano i media che ne danno notizia. Una battuta, in realtà, non molto efficace, se deve essere spiegata all’ingenuo lettore, chiamato a divertirsi soltanto in seguito ad apposita spiegazione5.
D’altronde, proposte di questo tipo non hanno mancato di sollevare ironie e sarcasmi. Anche nelle file del Movimento 5 Stelle; ove si è reagito con qualche sorriso: «Questo deve valere anche per il direttivo. E ovviamente anche per il governo… E, perché no, anche per il leader politico. Cosí sí che sarebbero rappresentativi»6.
Eppure, non si tratta soltanto di battute.
Come evidenzia il dibattito, riaperto recentemente, nel giugno 2019, sulla estrazione a sorte di membri del Consiglio superiore della magistratura; proposta non piú sostenuta da qualche comico dedicatosi alla politica o da qualche politico in vena di provocazioni, ma ora – nel contesto del clamore di indagini che vanno interessando alcuni membri dell’organo – anche da persone che ricoprono (o hanno ricoperto) ruoli rilevanti nelle istituzioni e nella stessa magistratura, vedendo nel sorteggio un fondamentale strumento di contrasto all’influenza delle correnti e dei partiti politici nelle decisioni del Csm7. Idee, queste, contornate, affiancate e rapidamente seguite da una serie di commentatori, opinionisti e rilevanti esponenti politici, non solo del M5S8. Gli stessi ministri (per la Giustizia, Bonafede; per la Pubblica amministrazione, Bongiorno) non hanno mancato di avanzare proprie proposte di ricorso alla sorte. Cosí, il sorteggio per risolvere i problemi dell’organo di autogoverno dei giudici viene invocato dalle parti piú varie, e nelle forme piú diverse: ora prevedendone l’applicazione a tutti i componenti, ora limitandone l’ambito a una parte9; ora tendendo a estendere a tutti i giudici la platea dei sorteggiabili, ora restringendone l’ambito secondo criteri di merito10; ora applicando il sorteggio come sistema esclusivo per la composizione, ora mescolandolo con una fase di elezione tra i sorteggiati11, mentre non mancano proposte che, invertendo la sequenza, prevedono l’elezione in una fase preliminare, cui seguirebbe un sorteggio tra i maggiormente votati12; ora estraendo i nomi in un collegio unico nazionale, ora in collegi territoriali, in cui sarebbero presentate piú candidature, tra cui effettuare il sorteggio13. Insomma, una pletora di ipotesi che, tra l’altro, cercano in qualche modo anche mediazioni per evitare soluzioni che contrastino troppo apertamente con la Costituzione che, con nettezza, afferma che i componenti del Consiglio superiore della magistratura sono eletti14.
Naturalmente, non sono mancate reazioni, all’ipotesi del sorteggio: da taluno accusata di «irrazionalità»15; da altri, ritenuta «una retromarcia nella scelta dei migliori», a scapito del merito16; o, ancora, piú drasticamente liquidata come «immonda»17. D’altronde, altri – come il procuratore Edmondo Bruti Liberati – propongono di superare i disagi del Csm con una riforma che operi, in certo modo, in senso contrario al sorteggio, vale a dire rafforzando il rapporto tra eletti ed elettori, mediante un sistema elettorale che riduca il peso degli apparati, basandosi su collegi ristretti18.
Ma il sorteggio come metodo per selezionare qualcuno cui attribuire rilevanti funzioni, o comunque per assumere decisioni pubbliche, non è solo al centro di proposte e ipotesi; perché, nella concreta esperienza, è stato seguito da seri legislatori e importanti autorità amministrative, in Italia e altrove. E severi giudici – come vedremo – hanno impegnato tutta la loro scienza giuridica per risolvere intricate controversie sulla legittimità di una estrazione effettuata, ad esempio, da un funzionario non bendato, o con bussolotti di qualche concorrente che non avrebbe dovuto partecipare.
Cosí, in realtà, il ricorso al sorteggio non è affatto una ipotesi ironica, utopistica o provocatoria; ma fa parte, invece, degli strumenti e dei metodi previsti dall’ordinamento giuridico per raggiungere una decisione.
Del sorteggio, anzi, leggi, regolamenti e bandi hanno fatto un uso sempre piú frequente e rilevante, in epoca recente, particolarmente in Italia. Magari per scegliere i controllori di enti pubblici o per selezionare i partecipanti a un appalto, oppure per comporre le commissioni chiamate a valutare i futuri professori universitari19.