Addio Lugano bella
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Addio Lugano bella

Storie di ribelli, anarchici e lombrosiani

  1. 336 pagine
  2. Italian
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Addio Lugano bella

Storie di ribelli, anarchici e lombrosiani

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Fine Ottocento. Una storia che si dipana tra Pisa, Milano, Lugano, Livorno, Rosignano, l'Isola d'Elba, ma anche l'America, sulle tracce di una celebre canzone che dà il titolo al libro, e del suo autore, Pietro Gori: un avvocato, un poeta, un anarchico «socialmente pericoloso», che si trova a vivere una delle stagioni piú tormentate della nazione. Un'epoca in cui l'antropologia criminale di Cesare Lombroso - col consenso di psichiatri, giuristi e funzionari di polizia - aveva il compito di costruire una sistematica rete di controllo per ogni tipo di devianza, anche la devianza politica. E soprattutto quella che proclamava patria «il mondo intero» e unica legge la libertà.«Il libro prende spunto da questa canzone e dall'immagine che gli fa da sfondo: una fredda e nevosa sera d'inverno a Lugano, dove s'intravede in strada un drappello di uomini ammanettati e avvolti nei loro mantelli neri che procedono in fila, stretti l'uno all'altro, a passo spedito. Ad accompagnarli c'è un gruppo di agenti di polizia. Il loro compito è di scortarli fino alla stazione ferroviaria, e da lí controllare che salgano sul treno diretto a nord, a Basilea, al confine con la frontiera tedesca. E che nessuno di loro abbia la malaugurata idea di tornare indietro. Arrestati e sbattuti in carcere come malfattori, su di loro pende come unica accusa quella di essere potenzialmente sovversivi, quindi indesiderabili: una minaccia per la vita ordinata e tranquilla della città. Sono italiani, in gran parte giovani, dei quali non resteranno che un nome e un cognome, senza anima né corpo. Tranne di uno, nato a Messina ma da padre e madre toscani, che da alcuni anni è personalità di rilievo, non ancora trentenne ma già segnalato per la sua pericolosità di agitatore nei dispacci delle prefetture d'Italia e Francia. È Pietro Gori, anarchico, conferenziere di grido, dirigente politico ma anche poeta e drammaturgo, penalista e sociologo. Ed è proprio mentre è rinchiuso nelle carceri ticinesi, alla fine di gennaio del 1895, che compone una delle sue canzoni piú celebri: Il canto degli anarchici espulsi, meglio nota come Addio Lugano bella ».

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2020
ISBN
9788858434093
Argomento
Storia

Note

In epigrafe: Errico Malatesta ai giudici della Corte d’assise di Benevento, agosto 1878, in Alleanza Anarchica Internazionale, «Biblioteca Humanitas», 2, Tipografia artistico-letteraria, Napoli 1887, p. 18; A. Tabucchi, Marconi, se ben mi ricordo: una pièce radiofonica (1997), in Id., I dialoghi mancati. Marconi, se ben mi ricordo, Feltrinelli, Milano 2019, p. 77; e F. De Sanctis, I sottoprefetti nel napoletano, in «L’Italia», 28 gennaio 1864.

Prologo.

1. Cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Addio_a_Lugano (consultato il 14 dicembre 2019). Senza dimenticare, anche per la ripresa delle canzoni di Pietro Gori, il ruolo pionieristico svolto dal gruppo di Cantacronache, fondato a Torino nel 1957 da Fausto Amodei, Sergio Liberovici e Michele Straniero. Cfr. S. Pivato, Bella ciao. Canto e politica nella storia d’Italia, Laterza, Roma-Bari 2005, pp. 207-12. O la versione che ne fa Paolo Poli, nel 1963, in una puntata dello spettacolo televisivo «Canzoniere minimo» ideato da Giorgio Gaber e Umberto Simonetta. I funzionari Rai, allarmati, fecero precedere l’esecuzione da una breve introduzione in cui si chiariva che la Svizzera di cui la canzone parla non era quella di oggi. Cfr. N. Mainardi, La magnifica illusione. Giorgio Gaber e gli anni ’70, Vololibero, Milano 2016, p. 55. Paolo Poli tornerà a cantare Addio Lugano bella a teatro, in Aquiloni, lo spettacolo liberamente tratto da Giovanni Pascoli con la scenografia di Lele Luzzati, in memoria della fede anarchica del poeta.
2. Cfr. https://www.google.com/search?client=firefox-b-d&q=youtube+addio+lugano+bella (consultato il 14 dicembre 2019).
3. Il riferimento di Guccini a Pietro Gori si legge in M. Aime e F. Guccini, Tra i castagni dell’Appennino. Conversazioni con Francesco Guccini, Utet, Torino 2014; e nell’intervista di M. Venegoni, Guccini: questa la verità sulla mia «Locomotiva», in «La Stampa», 11 gennaio 2015. Cfr. anche F. Guccini, Canzoni, con introduzione e commento di G. Fenocchio, Bompiani, Milano 2018, p. 44; e l’intervista di Diego Bianchi «Zoro», in Propaganda Live, 13 dicembre 2019, in https://www.la7.it/propagandalive/video/la-storia-della-nascita-della-locomotiva-di-francesco-guccini-13-12-2019-298630 (consultato il 14 dicembre 2019).
4. Il richiamo allo zodiaco cinese è in M. G. Mazzucco, Sei come sei, Einaudi, Torino 2013, p. 5.
5. Le notizie su Franco Serantini le ho ricavate dal libro di C. Stajano, Il sovversivo. Vita e morte dell’anarchico Serantini, Einaudi, Torino 1975, pp. 4, 56-57. Nel 2019 il libro di Stajano è stato ristampato dal Saggiatore. «C’era un compagno crepato là, | era vent’anni la sua età» come canta Ivan Della Mea nella Ballata di Franco Serantini (1972).
6. Sulle vicende legate alla morte di Mazzini e al suo ritorno clandestino a Pisa rinvio a S. Luzzatto, La mummia della Repubblica. Storia di Mazzini imbalsamato, Einaudi, Torino 2011.
7. Album photographique des individus qui doivent être l’objet d’une surveillance spéciale au frontières, Imprimerie Chaix, Paris 1894. Pietro Gori è segnalato – con alcuni errori biografici – alla p. 28: «Gori (Pierre), né a Milan, 32 ans en 1894. Réfugié à Milan (non photo)».
8. Il richiamo al «cattivo presente» l’ho preso in prestito da E. Bloch, Il principio speranza. Scritto negli Usa fra il 1938 e il 1947, riveduto nel 1953 e nel 1959, a cura di R. Bodei, Garzanti, Milano 1994, p. 5 (ed. or. Das Prinzip Hoffnung, Suhrkamp, Berlin 1959).

Capitolo primo, I cattivi.

1. Sulla situazione politica a Pisa negli anni successivi all’Unità, cfr. F. Bertolucci, Anarchismo e lotte sociali a Pisa, 1871-1901. Dalla nascita dell’Internazionale alla Camera del Lavoro, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1988; A. Marianelli, Eppur si muove! Movimento operaio a Pisa e provincia dall’Unità d’Italia alla dittatura. Studi e ricerche, a cura di F. Bertolucci, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 2016, pp. 80-87; e G. Dinucci, La storia di una Camera del Lavoro tra dimensione nazionale e specificità territoriali, in Id. (a cura di), La Camera del Lavoro di Pisa (1896-1980). Storia di un caso, Ets, Pisa 2006, pp. 7-82: 13-22. Lo Statuto della Società democratica internazionale, Sezione di Pisa, è stato pubblicato da R. Romiti Bernardi, Gli internazionalisti a Pisa dal 1864 al 1875, in La Toscana unita. Aspetti e momenti di storia toscana, 1861-1945, Unione regionale delle province toscane, Firenze 1962, pp. 484-516: 505-8. Sul sorgere dell’Internazionale a Pisa, cfr. anche N. Badaloni, Democratici e socialisti livornesi nell’Ottocento, Editori Riuniti, Roma 1966, pp. 268-75.
2. M. Twain, In questa Italia che non capisco, a cura di L. Crescenzi, Mattioli 1885, Fidenza 2019, p. 111 (ed. or. The Innocents Abroad, Hippocrene Books, New York 1869).
3. G. de Maupassant, La vita errante, a cura di G. Martina, Ibis, Como 2002, pp. 54-55 (ed. or. La vie errante, Paul Ollendorf, Paris 1890). Cfr. U. Sereni, Nel segno del liberato mondo: vicende, culture, uomini e donne del movimento operaio a Pisa tra Otto e Novecento, in Dinucci (a cura di), La Camera del Lavoro di Pisa cit., pp. 83-199; e la silloge L. Blasucci [et al.] (a cura di), Viaggiatori stranieri a Pisa dal ’500 al ’900, Nistri-Lischi, Pisa 2003.
4. La relazione, datata 16 maggio 1893, del capitano dei carabinieri di Pisa era assai eloquente: «La perversità e l’ignoranza di quelle popolazioni, parlo del ceto infimo, che è assai numeroso, ascritte nella maggioranza a partiti avversi alle attuali istituzioni, e segnatamente al repubblicano ed all’anarchico, rende difficile e quasi inefficace il servizio dell’Arma, almeno nei giorni di sabato, domenica e lunedí, in cui, riuniti a frotte, alterati tutti dal vino e dai liquori, quei popolani si fanno prepotenti, e con grida sediziose, con spari d’arma, attestano altamente di nulla temere, né dagli agenti a loro inferiori assai di numero, né dalle mitissime leggi» (ASPi, Ispezioni di Pubblica sicurezza, b. 938, cit. in A. Marianelli, Organizzazione, ideologia e forme di propaganda del movimento operaio pisano, in G. Menichetti, a cura di, Immagini di una provincia. Economia, società e vita quotidiana nel pisano tra l’Ottocento e il Novecento, Edizioni del Cerro, Tirrenia, Pisa 1993, vol. I, pp. 185-211: 190).
5. F. Engels, L’internazionale e gli anarchici. L’alleanza della democrazia socialista e l’associazione internazionale dei lavoratori, a cura di A. Bernieri, Editori Riuniti, Roma 1965, p. 95.
6. Il passo della relazione del prefetto di Pisa, datato 4 ottobre 1871, e le informazioni sulle ragioni del successo del movimento internazionalista a Pisa si leggono in N. Badaloni, Le prime vicende del socialismo a Pisa (1873-1883), in «Movimento Operaio», VII (1955), n. 6, pp. 854-86: 861-63.
7. Intorno al 1874 si stima che gli internazionalisti in Italia fossero all’incirca tra i 26 000 e i 32 000, dislocati soprattutto nel Centro-Nord e distribuiti in 129 sezioni. Cfr. G. Berti, La sovversione anarchica in Italia e la risposta giudiziaria dello Stato (...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Elenco delle illustrazioni e delle mappe
  4. Elenco delle abbreviazioni
  5. Prologo
  6. Addio Lugano bella
  7. Personaggi
  8. I. I cattivi
  9. II. Sorvegliare e punire
  10. III. «Di ingegno svegliato, di carattere audace»
  11. IV. Pensieri ribelli
  12. V. Miseria e delitti
  13. VI. A Livorno
  14. VII. Prigioni e battaglie
  15. VIII. Avvocato, poeta, agitatore
  16. IX. I nuovi barbari
  17. X. Malfattori
  18. XI. Lombroso, gli anarchici, Crispi
  19. XII. I lombrosiani
  20. XIII. Incastrate Pietro Gori
  21. XIV. Lugano, addio
  22. XV. «Conquistare la ragione, la mente, non basta»
  23. Epilogo
  24. Ringraziamenti.
  25. Note
  26. Indice dei nomi
  27. Il libro
  28. L’autore
  29. Dello stesso autore
  30. Copyright