In epigrafe: Errico Malatesta ai giudici della Corte d’assise di Benevento, agosto 1878, in Alleanza Anarchica Internazionale, «Biblioteca Humanitas», 2, Tipografia artistico-letteraria, Napoli 1887, p. 18; A. Tabucchi, Marconi, se ben mi ricordo: una pièce radiofonica (1997), in Id., I dialoghi mancati. Marconi, se ben mi ricordo, Feltrinelli, Milano 2019, p. 77; e F. De Sanctis, I sottoprefetti nel napoletano, in «L’Italia», 28 gennaio 1864.
Prologo.
1. Cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Addio_a_Lugano (consultato il 14 dicembre 2019). Senza dimenticare, anche per la ripresa delle canzoni di Pietro Gori, il ruolo pionieristico svolto dal gruppo di Cantacronache, fondato a Torino nel 1957 da Fausto Amodei, Sergio Liberovici e Michele Straniero. Cfr. S. Pivato, Bella ciao. Canto e politica nella storia d’Italia, Laterza, Roma-Bari 2005, pp. 207-12. O la versione che ne fa Paolo Poli, nel 1963, in una puntata dello spettacolo televisivo «Canzoniere minimo» ideato da Giorgio Gaber e Umberto Simonetta. I funzionari Rai, allarmati, fecero precedere l’esecuzione da una breve introduzione in cui si chiariva che la Svizzera di cui la canzone parla non era quella di oggi. Cfr. N. Mainardi, La magnifica illusione. Giorgio Gaber e gli anni ’70, Vololibero, Milano 2016, p. 55. Paolo Poli tornerà a cantare Addio Lugano bella a teatro, in Aquiloni, lo spettacolo liberamente tratto da Giovanni Pascoli con la scenografia di Lele Luzzati, in memoria della fede anarchica del poeta.
2. Cfr. https://www.google.com/search?client=firefox-b-d&q=youtube+addio+lugano+bella (consultato il 14 dicembre 2019).
3. Il riferimento di Guccini a Pietro Gori si legge in M. Aime e F. Guccini, Tra i castagni dell’Appennino. Conversazioni con Francesco Guccini, Utet, Torino 2014; e nell’intervista di M. Venegoni, Guccini: questa la verità sulla mia «Locomotiva», in «La Stampa», 11 gennaio 2015. Cfr. anche F. Guccini, Canzoni, con introduzione e commento di G. Fenocchio, Bompiani, Milano 2018, p. 44; e l’intervista di Diego Bianchi «Zoro», in Propaganda Live, 13 dicembre 2019, in https://www.la7.it/propagandalive/video/la-storia-della-nascita-della-locomotiva-di-francesco-guccini-13-12-2019-298630 (consultato il 14 dicembre 2019).
4. Il richiamo allo zodiaco cinese è in M. G. Mazzucco, Sei come sei, Einaudi, Torino 2013, p. 5.
5. Le notizie su Franco Serantini le ho ricavate dal libro di C. Stajano, Il sovversivo. Vita e morte dell’anarchico Serantini, Einaudi, Torino 1975, pp. 4, 56-57. Nel 2019 il libro di Stajano è stato ristampato dal Saggiatore. «C’era un compagno crepato là, | era vent’anni la sua età» come canta Ivan Della Mea nella Ballata di Franco Serantini (1972).
6. Sulle vicende legate alla morte di Mazzini e al suo ritorno clandestino a Pisa rinvio a S. Luzzatto, La mummia della Repubblica. Storia di Mazzini imbalsamato, Einaudi, Torino 2011.
7. Album photographique des individus qui doivent être l’objet d’une surveillance spéciale au frontières, Imprimerie Chaix, Paris 1894. Pietro Gori è segnalato – con alcuni errori biografici – alla p. 28: «Gori (Pierre), né a Milan, 32 ans en 1894. Réfugié à Milan (non photo)».
8. Il richiamo al «cattivo presente» l’ho preso in prestito da E. Bloch, Il principio speranza. Scritto negli Usa fra il 1938 e il 1947, riveduto nel 1953 e nel 1959, a cura di R. Bodei, Garzanti, Milano 1994, p. 5 (ed. or. Das Prinzip Hoffnung, Suhrkamp, Berlin 1959).
Capitolo primo, I cattivi.
1. Sulla situazione politica a Pisa negli anni successivi all’Unità, cfr. F. Bertolucci, Anarchismo e lotte sociali a Pisa, 1871-1901. Dalla nascita dell’Internazionale alla Camera del Lavoro, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1988; A. Marianelli, Eppur si muove! Movimento operaio a Pisa e provincia dall’Unità d’Italia alla dittatura. Studi e ricerche, a cura di F. Bertolucci, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 2016, pp. 80-87; e G. Dinucci, La storia di una Camera del Lavoro tra dimensione nazionale e specificità territoriali, in Id. (a cura di), La Camera del Lavoro di Pisa (1896-1980). Storia di un caso, Ets, Pisa 2006, pp. 7-82: 13-22. Lo Statuto della Società democratica internazionale, Sezione di Pisa, è stato pubblicato da R. Romiti Bernardi, Gli internazionalisti a Pisa dal 1864 al 1875, in La Toscana unita. Aspetti e momenti di storia toscana, 1861-1945, Unione regionale delle province toscane, Firenze 1962, pp. 484-516: 505-8. Sul sorgere dell’Internazionale a Pisa, cfr. anche N. Badaloni, Democratici e socialisti livornesi nell’Ottocento, Editori Riuniti, Roma 1966, pp. 268-75.
2. M. Twain, In questa Italia che non capisco, a cura di L. Crescenzi, Mattioli 1885, Fidenza 2019, p. 111 (ed. or. The Innocents Abroad, Hippocrene Books, New York 1869).
3. G. de Maupassant, La vita errante, a cura di G. Martina, Ibis, Como 2002, pp. 54-55 (ed. or. La vie errante, Paul Ollendorf, Paris 1890). Cfr. U. Sereni, Nel segno del liberato mondo: vicende, culture, uomini e donne del movimento operaio a Pisa tra Otto e Novecento, in Dinucci (a cura di), La Camera del Lavoro di Pisa cit., pp. 83-199; e la silloge L. Blasucci [et al.] (a cura di), Viaggiatori stranieri a Pisa dal ’500 al ’900, Nistri-Lischi, Pisa 2003.
4. La relazione, datata 16 maggio 1893, del capitano dei carabinieri di Pisa era assai eloquente: «La perversità e l’ignoranza di quelle popolazioni, parlo del ceto infimo, che è assai numeroso, ascritte nella maggioranza a partiti avversi alle attuali istituzioni, e segnatamente al repubblicano ed all’anarchico, rende difficile e quasi inefficace il servizio dell’Arma, almeno nei giorni di sabato, domenica e lunedí, in cui, riuniti a frotte, alterati tutti dal vino e dai liquori, quei popolani si fanno prepotenti, e con grida sediziose, con spari d’arma, attestano altamente di nulla temere, né dagli agenti a loro inferiori assai di numero, né dalle mitissime leggi» (ASPi, Ispezioni di Pubblica sicurezza, b. 938, cit. in A. Marianelli, Organizzazione, ideologia e forme di propaganda del movimento operaio pisano, in G. Menichetti, a cura di, Immagini di una provincia. Economia, società e vita quotidiana nel pisano tra l’Ottocento e il Novecento, Edizioni del Cerro, Tirrenia, Pisa 1993, vol. I, pp. 185-211: 190).
5. F. Engels, L’internazionale e gli anarchici. L’alleanza della democrazia socialista e l’associazione internazionale dei lavoratori, a cura di A. Bernieri, Editori Riuniti, Roma 1965, p. 95.
6. Il passo della relazione del prefetto di Pisa, datato 4 ottobre 1871, e le informazioni sulle ragioni del successo del movimento internazionalista a Pisa si leggono in N. Badaloni, Le prime vicende del socialismo a Pisa (1873-1883), in «Movimento Operaio», VII (1955), n. 6, pp. 854-86: 861-63.
7. Intorno al 1874 si stima che gli internazionalisti in Italia fossero all’incirca tra i 26 000 e i 32 000, dislocati soprattutto nel Centro-Nord e distribuiti in 129 sezioni. Cfr. G. Berti, La sovversione anarchica in Italia e la risposta giudiziaria dello Stato (...