Il caos e l'ordine
eBook - ePub

Il caos e l'ordine

Le lingue romanze nella storia della cultura europea

  1. 224 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Il caos e l'ordine

Le lingue romanze nella storia della cultura europea

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Una iniziazione insolita allo studio delle lingue romanze, cioè discese dal latino (dall'italiano al portoghese, dallo spagnolo al francese, dal sardo al romeno), attraverso alcuni dei nodi fondamentali della riflessione occidentale sul linguaggio, sulle lingue e sulla letteratura. Da opposizioni concettuali ben presenti già nella cultura classica fino ai problemi che coinvolgono l'attuale dialogo tra linguistica, evoluzionismo e neuroscienze. Un percorso attraverso la cultura europea che culmina in una proposta di lettura della storia umana da un punto di vista linguistico. Non è la lingua a essere un oggetto storico. È la storia a essere nel suo insieme un fenomeno linguistico.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Il caos e l'ordine di Lorenzo Tomasin in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Languages & Linguistics e Linguistics. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2019
ISBN
9788858432044
Capitolo secondo

Analogia e anomalia

1. Preludio su suolo classico.

La motilità delle lingue – come potremmo chiamarla prendendo in prestito un termine dalle scienze della vita – è dunque caratterizzata da una continua ricerca di nuovi equilibri, o se si preferisce da una continua rottura di quelli esistenti.
Tra i vari ambiti in cui si può osservare il fenomeno, ce n’è uno che si manifesta fin dagli albori della riflessione linguistica occidentale, e che riguarda due categorie di lunga durata sia per la spiegazione di strutture grammaticali, sia per vari altri aspetti del pensiero linguistico. Sono i concetti di analogia e anomalia, che sorgono almeno implicitamente nella filosofia e nella retorica oltre che nella grammatica, conoscendo nel corso dei secoli vari aggiornamenti e nuovi adattamenti a contesti culturali assai mutati: ci soffermeremo qui in particolare su quelli che dalle lingue classiche discendono fino alle lingue romanze e al loro studio.
L’origine della disputa su questi principî viene tradizionalmente attribuita a due filologi d’età ellenistica (II secolo a.C.), impegnati soprattutto nell’edizione e nel commento del testo di Omero. Sono Aristarco di Samotracia (attivo ad Alessandria d’Egitto, in Africa) e Cratete di Mallo (attivo a Pergamo, in Asia minore), delle cui opere non ci è giunto che qualche frammento e le cui idee conosciamo dunque perlopiú attraverso citazioni e testimonianze indirette1. È probabile che tali opere esasperino un contrasto originariamente ben piú sfumato e basato, forse, piú sulla rivalità professionale che su un vero e già ben definito dilemma ideale.
Nella visione che ce ne danno i lettori successivi, cioè i retori latini di cui diremo tra poco, Aristarco era sostenitore di un primato della regolarità, che lo spingeva a favorire la scelta di forme grammaticali omogenee rispetto a forme che – pur legittimate dall’uso – determinano irregolarità e asimmetrie negli schemi grammaticali. Nella lingua greca, come in qualsiasi altra, vi sono elementi morfologici che si allineano, formando serie prevedibili e ben riconoscibili, e in alcuni casi neutralizzando le possibili “eccezioni”, che pure qua e là resistono al livellamento o lo turbano.
L’analogismo nella sua forma originaria consiste nel preferire, almeno in linea di principio, gli elementi allineati, favorendo la regolarità delle strutture, in alternativa agli elementi che turbano o complicano gli ordini e gli schemi di riferimento, cioè le forme irregolari o devianti, che tuttavia sono ben presenti – e in alcuni casi inestirpabili – in qualsiasi lingua.
Un esempio tipico e comune a molte lingue anche moderne riguarda il polimorfismo, cioè la possibilità per una stessa parola di presentarsi in forme fonetiche e morfologiche varie e tutte accettabili, seppur di solito diversamente distribuite nell’uso o nella frequenza: si pensi in italiano a equivalenti come pronuncia e pronunzia, o in francese a forme verbali come s’assoit e s’assied del verbo s’assoir.
Alla preferenza degli analogisti come Aristarco per forme regolari – riconoscibili per somiglianza ossia per conformità con altre forme della stessa serie o dello stesso paradigma – la vulgata storiografica oppone una visione anomalista, attribuita appunto a Cratete, secondo la quale le forme irregolari e disallineate sarebbero il prodotto naturale della consuetudine. Essa – secondo un principio della filosofia stoica – sarebbe costituzionalmente multiforme, e resa sempre piú caotica dall’uso della lingua. Come vedremo, c’è intuitivamente del vero in questa impressione, nel senso che molte forme in apparenza irregolari si producono per un mutamento fonetico regolare, ma perciò incontrollato e non percepito dai parlanti. La ragionevolezza normativa viene insomma vista come una sorta d’innaturale imposizione calata su un uso reale che di per sé rifiuterebbe la totale regolarità.
Quella adombrata nei due orientamenti dell’analogismo e dell’anomalismo è una visione suggestiva e in apparenza facilmente universalizzabile, anche se a ben vedere un po’ rigida e spesso ambigua. Essa sembra in effetti riproporre lo schema di un altro dualismo che spesso le si è accostato nella storia della cultura classica: la contrapposizione tra retorica atticista e retorica asiana, cioè tra due modi di concepire la bellezza e l’efficacia del discorso persuasivo. La retorica atticista, che si rifaceva ai grandi modelli dell’oratoria ateniese dell’età classica (a Lisia in particolare), privilegiava l’adozione di forme regolari del discorso, cioè di strutture sintattiche simmetriche, miranti a effetti d’armonia e di equilibrio. La retorica asiana, cosí detta perché elaborata soprattutto dalla grecità “asiatica” (cioè della sponda orientale dell’Egeo), puntava sugli effetti prodotti dai fenomeni d’asimmetria, d’imprevedibilità, di discontinuità e di oltranza, cui i retori asiani attribuivano una particolare efficacia.
Ampliando ulteriormente il campo d’osservazione, sono ancor piú numerosi i casi in cui la civiltà antica, greco-romana, ha letto se stessa o è stata letta a posteriori attraverso la contrapposizione tra due principî antitetici, riferiti l’uno a un ideale di armonica razionalità, e l’altro a un modello di irrazionale e magari ricercata disarmonia. Antinomie simili a quelle che stiamo osservando rispettivamente nella retorica (asianesimo versus atticismo) e nella grammatica (anomalia versus analogia) sono state teorizzate per molti altri ambiti della civiltà classica, dalla filosofia all’arte alla religione. Il composto e razionale equilibrio che si attribuisce convenzionalmente agli ideali della classicità nel suo insieme sarebbe in quest’ottica bilanciato – e quasi convalidato per contrasto – dalla presenza nella stessa cultura antica di forme di poderoso antirazionalismo, o se si preferisce di programmatico anticlassicismo2.
Non è un caso se una tale tensione tra classicismo e anticlassicismo pare ripetersi puntualmente in varie cicliche riletture e attualizzazioni europee della cultura greca e latina. Un simile processo, anzi, iniziò già nella stessa Antichità, come mostrano le nozioni di cui stiamo parlando.
La disputa tra asianesimo e atticismo prenderà vigore e concretezza nell’ambito della retorica romana del I secolo a.C. (l’età di Cicerone e di altri principi del foro politico e di quello giudiziario). È nella Roma dell’epoca che la contrapposizione tra analogia e anomalia si pone al centro della riflessione linguistica e grammaticale sul latino. Furono i grammatici di questa lingua a contribuire alla rappresentazione del contrasto tra scuola di Pergamo e scuola di Alessandria nella forma tutto sommato semplificata da cui siamo partiti. Prende corpo qui l’idea che delle lingue si possano mettere in valore alternativamente le isotopie interne o gli elementi che ne turbano le simmetrie, collegando le prime con la regola (ratio) e i secondi con l’uso (consuetudo). Una contrapposizione tanto efficace quanto artificiosa.
A una lettura ravvicinata, il contrasto tra analogia e anomalia si rivela in effetti ben piú complesso e diversamente calibrato rispetto a come talvolta continuiamo a vederlo. Nella tradizione grammaticale latina, di cui Marco Terenzio Varrone può essere considerato un fondatore, l’analogia viene descritta non tanto come un principio alternativo rispetto alla consuetudine ma come l’impulso al necessario riordino della natura di per sé caotica del linguaggio. La ragione (quella dei grammatici in particolare) si sforza di governare questo caos, individuando principî che consentano di prevedere il comportamento delle parole (ad esempio la declinazione, in un sistema come quello del latino) a partire dal loro aspetto, cioè in questo caso dalla loro terminazione, o da simili elementi grammaticali3.
La razionalizzazione analogica tipica dei grammatici, che spinge verso un assetto ordinato e omogeneo della lingua, può ben poco contro irregolarità che sono radicate nell’uso. Solo l’autorità dei grandi poeti e degli oratori, visti come modelli e come regolatori della lingua, può mutare o viceversa sancire definitivamente le anomalie. Compito del grammatico, per Varrone, è dare a sua volta un contributo di ratio, cioè di razionalità ordinatrice, a una realtà linguistica di cui tuttavia si dà per scontata l’indisponibilità a ridursi a perfetta simmetria. La ratio analogica è vista come il polo alternativo, ma sempre compresente, rispetto a una tendenza all’anomalia intesa come resistenza alle regolarità, o mantenimento di margini di libertà da parte dei parlanti.
Per fare un altro esempio, a Giulio Cesare i grammatici antichi attribuiscono un contributo decisivo nel superamento dell’oscillazione, che ancora si registrava nel latino del tempo, tra alcune forme alternative, come la doppia grafia per parole tipo lacrima e maximus. Esse alternavano tipi lacruma e maxumus, esprimendo nell’oscillazione grafica l’incertezza nella resa di un suono che gli stessi grammatici descrivevano a metà tra le due vocali, forse qualcosa di simile a ü, ma che doveva rivaleggiare sempre piú con la pronuncia i. Adottando, nello scritto, la sola forma con i (e adeguando a essa anche la pronuncia), Cesare applicava la sua tipica avversione per le soluzioni oscillanti care invece agli anomalisti.
Del resto, lo stesso Cesare – destinato a maggior fama come condottiero e come politico che come studioso di problemi di lingua – è autore di un trattato oggi perduto, ma conosciuto per testimonianze indirette, in favore dell’analogia come fattore di regolarità che favorisce ad esempio l’insegnamento e la diffusione del latino. Il principio sottostante è che quanto piú una lingua elimina le proprie irregolarità, ambiguità e oscillazioni, tanto piú si rivela un efficace strumento di comunicazione e di diffusione della cultura che essa veicola. L’amore di Cesare per la simmetria, per l’ordine e la sua diffidenza per le forme rare o per l’eccessiva variazione lessicale (ogni cosa, nei suoi scritti, tende a essere chiamata con un solo nome) sono ben noti già agli apprendisti del latino, che sudando sulla traduzione dei classici colgono subito la differenza rispetto alla lingua di autori ben piú disponibili a far risuonare il latino nella pluralità delle sue forme disponibili e a modularne le risorse in soluzioni complesse e variate4.
Ma è in età imperiale, nel capolavoro dell’Institutio oratoria dell’ispanico Quintiliano, che l’analogia riceve la sua trattazione piú ampia e piú acuta, con alcune intuizioni e alcune fulminanti definizioni destinate a influenzare secoli di riflessione. L’analogia, spiega Quintiliano, non è un principio che scende dal cielo (l’immagine è sua) a imporre un ordine alla lingua, ma al contrario è il frutto di un’osservazione, di una ricerca degli elementi di regolarità presenti nella realtà e nella consuetudine5.
Se lo stratega Cesare vi coglieva forse un possibile principio ordinatore della lingua, il grande retore del secolo successivo vi scorge prima di tutto un criterio di indagine della realtà. Un aiuto offerto alla ragione piú che un elemento cieco capace di imporre l’ordine dove l’ordine non c’è.
Non si tratta, dunque, di un principio assoluto. Ad esempio, il latino dell’epoca classica abbondava di voci d’origine greca che mostravano adattamenti oscillanti alla morfologia della lingua di Roma e veicolavano irregolarità di declinazione che l’uso aveva accolto, e che sarebbe stato vano cercar di ricondurre a una maggiore omogeneità, anche quando fosse richiesta dai principî di un’analogia razionale...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Premessa
  4. Il caos e l’ordine
  5. I. Lingue morte e lingue vive
  6. II. Analogia e anomalia
  7. III. Diastole e sistole
  8. IV. Lessico e grammatica
  9. V. Eccezione e regola
  10. VI. Antico e moderno
  11. VII. Natura e storia
  12. Indice dei nomi
  13. Il libro
  14. L’autore
  15. Copyright