ABATE Roma è una città dotata di un immenso potenziale. A dispetto della crisi economica degli ultimi anni, il suo territorio ha continuato a esprimersi in quelle che sono da sempre le principali leve di sviluppo: dalla cultura al terziario avanzato, dal cinema alla moda, dall’agroalimentare al turismo.
Tuttavia, Roma non è ancora in grado, oggi, di competere appieno con le altre capitali internazionali, quali ad esempio Londra, Parigi, Berlino e Tokyo, che hanno già iniziato a delineare con lungimiranza la loro immagine futura.
Si tratta di città che riescono a svolgere un ruolo essenziale nell’attrarre capitali, investimenti e talenti, necessari per una competizione basata sull’innovazione e la creatività. Queste metropoli, che trainano le rispettive economie nazionali, stanno mettendo in atto programmi di medio e lungo termine, basati su uno sviluppo equilibrato e sostenibile del territorio. Sono queste le città con cui Roma sarà chiamata a confrontarsi nei prossimi anni. A livello nazionale, invece, i dati mostrano come Milano è – e sarà anche in futuro – il principale competitor della capitale.
Roma possiede un patrimonio culturale unico al mondo, con istituzioni universitarie e centri di ricerca d’eccellenza, unitamente a una vivace tradizione delle piccole imprese artigiane. Roma è anche la città dei makers e dell’innovazione: da qui al 2030 diventerà sempre di piú una capitale tecnologicamente avanzata, capace di promuovere un uso efficiente delle proprie risorse. In questo modo, Roma potrà richiamare visitatori, investitori esteri e grandi manifestazioni internazionali, con ricadute positive per le imprese e l’occupazione.
CIPOLLETTA Nel 2030 il mondo sarà caratterizzato da una forte competizione tra le grandi città ove risiederà una vasta parte della popolazione complessiva. È da immaginare che l’Europa sarà il continente con un numero elevato di grandi città, pur se la dimensione media delle città europee sarà inferiore a quella delle grandi città degli altri continenti. Roma avrà dunque concorrenti non solo le grandi città europee di oggi (Londra, Parigi, Madrid, Bruxelles, Amsterdam, Berlino, Milano) oltre ad alcune delle città dell’Est Europa (Praga, Varsavia, Budapest, Sofia), ma anche Napoli e Atene. È probabile che queste città faranno parte di una rete comune avendo interessi comuni, a volte superiori a quelli che li legano al territorio nazionale.
Ci sarà nel mondo una popolazione fatta di persone che vivono in diverse di queste città senza avere una preferenza netta per una di esse. Questo popolo apolide sarà costituito da persone di reddito medio-alto che lavoreranno per imprese multilocate e/o da professionisti con interessi internazionali. Roma dovrebbe ambire ad avere una certa quota di questa popolazione fatta di «cittadini internazionali».
Se Roma saprà gestire con intelligenza la manutenzione della città e la costruzione di nuovi quartieri e/o il rifacimento di quelli vecchi potrà competere bene nell’attrazione di flussi turistici e di grandi eventi.
COLLU Sul piano nazionale le principali città concorrenti di Roma saranno Napoli, Milano e Venezia. Napoli perché sta conoscendo, sul piano culturale, un’espansione e una vivacità particolarmente evidenti negli ultimi anni, nel contesto di una città storicamente importante ma oggi capace di dare un’espressività contemporanea (gallerie, musei, fondazioni) alla cultura mediterranea.
Venezia, perché in grado di concorrere sul piano della proposta di eventi internazionali (biennali, mostre) e di attrarre, oltre a un turismo interessato alla città storica, anche nuovi flussi di consumo e di turismo culturale di alto profilo e con interessi ed esigenze specifiche.
Milano perché la città è da sempre collocata nel pieno dei flussi di generazione del valore in diretta connessione con il resto d’Europa.
Sul piano internazionale una città concorrente potrà essere Istanbul, la cui crescita vertiginosa in infrastrutture e sicurezza e la cui moltiplicazione dell’offerta rischia di attrarre flussi di turismo agiato proveniente dall’area del Mediterraneo.
DANESE Sul piano nazionale, difficilmente muteranno nei prossimi anni tutti quegli indicatori che stabiliscono le differenze tra Roma e le altre città.
Per poter fornire una risposta articolata, non si può prescindere da un’analisi corretta dei dati attuali. In particolare, si rileva che Roma ha un indice di specializzazione superiore a tutta la media nazionale in piú di settanta settori di attività produttive; e, nonostante le difficoltà attuali, resterà il principale bacino produttivo e occupazionale del Paese1.
Parlare di “concorrenza”, quindi, appare non del tutto adeguato: ogni grande città italiana, e anche parte di quelle di media grandezza, fornisce beni e/o servizi affatto differenti tra loro, il che rende, ad esempio, Roma complementare a Milano e non diretta concorrente.
Va ovviamente rilevato che la tendenza all’abbandono della capitale da parte di alcuni settori produttivi rilevanti può portare a un netto calo negli investimenti privati, con conseguente minore appeal per l’eventuale assegnazione di grandi eventi.
Dal punto di vista dei flussi turistici, Roma rimarrà sicuramente polo mondiale dell’attrazione, stante la elevatissima concentrazione di capolavori architettonici e artistici, senza pari nel resto della Terra. I dati analizzati, che parlano di un incremento del 13% di presenze straniere nel triennio 2013-16, non fanno che confermarlo.
Piú articolato il discorso per quanto riguarda un’eventuale competizione con le grandi metropoli internazionali.
La lettura dei dati relativi agli investimenti pubblici e privati nelle capitali europee e mondiali, specialmente alla luce dell’affermarsi progressivo delle economie di Paesi come Cina e Russia, restituisce una proiezione al ribasso di Roma; conseguentemente, saranno altre città ad attrarre grandi eventi, siano essi sportivi o siano essi culturali.
DE CATALDO Milano vincerà il duello storico con Roma, e anche capitali con meno fascino, ma con superiore cultura dell’accoglienza, come Londra e Parigi, ci metteranno alla corda. Roma verrà penalizzata dai grandi circuiti organizzativi sul piano dell’assegnazione degli eventi (come è già accaduto per le Olimpiadi). Il turismo invece reggerà, ma sarà un turismo povero e governato da poche concentrazioni, agenzie in mano prevalentemente straniera, oppure direttamente dal Vaticano.
D’ERAMO La premessa inaggirabile di ogni previsione è l’assunto che l’Italia, indipendentemente dalla sua crescita economica o meno: 1) subirà una progressiva perdita di rilevanza strategica, sia da un punto di vista geopolitico che da quello economico; 2) questa progressiva irrilevanza sarà accompagnata dal probabile, per quanto lento, declino del cattolicesimo che deve far fronte a una concorrenza spietata, e vincente, da parte degli evangelisti e dei pentecostali soprattutto in America Latina e Africa che sono oggi i maggiori serbatoi di vocazioni ecclesiali sia maschili che, soprattutto, femminili (suore).
a) Quanto a flussi turistici, nell’area mediterranea l’unico vero competitor di Roma è Istanbul, la sola città che può rivaleggiare con l’Urbe perché, per quanto un po’ inferiore come patrimonio artistico e archeologico, gode però di una location incomparabile e dell’atout di essere la porta di accesso privilegiata a tutto il Medio Oriente e all’Asia centrale.
b) Per l’assegnazione dei grandi eventi, è con Atene che Roma dovrà misurarsi, almeno a livello europeo, perché altre città mirano a target differenti: per esempio Barcellona è in competizione con Milano, non con Roma.
c) Per gli investimenti, e in generale per quanto riguarda la competizione interna all’Italia, è con Napoli che Roma dovrà sempre piú contendere come capitale e centro nevralgico del Centro-Sud: non per nulla, dal Medioevo, Napoli è sempre stata piú importante di Roma. A prima vista, Napoli esprime una vitalità maggiore (sebbene perversa) rispetto all’Urbe che è anche, per cosí dire, “decentrata” rispetto al Meridione: vi è risucchiata, senza farne però parte.
GIOVANNINI Nel 2030 le principali città concorrenti di Roma sul piano nazionale e internazionale saranno le stesse di oggi, almeno per ciò che concerne l’Europa: Parigi, Londra, Madrid, Bruxelles e, in una certa misura, Francoforte, destinata a beneficiare del trasferimento di soggetti economici dopo la Brexit. Sul piano interno, Milano e Bologna.
Con l’ulteriore aumento dei flussi turistici dall’Oriente, Roma potrà beneficiare di quest’ultimo solo se sarà in grado di integrare diverse forme di turismo (come stanno facendo Bologna e, in parte, Milano), ad esempio puntando al turismo storico e al turismo del “fare”, anche se la limitata presenza della manifattura può essere un ostacolo.
KARRER Considerando Roma nel suo insieme – senza cioè misurare la competitività di un qualche asset preso separatamente – sarà Milano la città italiana in competizione con Roma. E Napoli, se questa città riuscirà a superare l’attuale frammentazione insediativa, dotandosi di un assetto territoriale coeso e solidale sul piano sociale, integrato su quello organizzativo e fisico.
A livello internazionale saranno molte le città in competizione con Roma, sia europee che di altri continenti. Oltre a quelle tradizionali, come Londra, Parigi e Berlino, in Europa saranno competitive anche le agglomerazioni intorno a queste grandi città, nonché quelle posizionate lungo l’asse Le Havre - Reims - Strasburgo – il retro delle città anseatiche – Berlino e Mosca: vero grande asse di sviluppo europeo. Che l’Italia potrebbe “catturare”, valorizzando l’area nord-est e l’asse adriatico.
Il posizionamento di Roma nel suo complesso rimarrà basso, per quanto riguarda la capacità di attrarre investimenti di provenienza internazionale. Anche gli investimenti pubblici (interni) non sembra che possano significativamente aumentare.
I privati – soprattutto nel settore delle costruzioni – sembrano avere esaurito le capacità di promozione: il peso dell’indebitamento con le banche è troppo forte per ipotizzare che in una decina d’anni si possa invertire il trend.
La mancanza di programmazione e, piú in generale, di una politica pubblica per la città, sia a livello nazionale che comunale, rappresenta un ulteriore ostacolo allo sviluppo.
La competitività in materia di cattura di grandi eventi mondiali sarà ugualmente bassa, per la mancanza di attrezzature e infrastrutture e di organizzazione urbana adeguata. Solo eventi di medio-piccola dimensione potranno essere ospitati.
Anche il turismo sembra destinato a soddisfare una domanda di ridotta qualità (per livello culturale, capacità di spesa, durata del soggiorno e stile di vita dei turisti).
LOCCI Se valutiamo i dati relativi a quest’ultima fase temporale (per comodità di lettura, dall’inizio del secolo XXI), Roma ha perso costantemente punti nella visibilità e attrattività rispetto ad altre città italiane – Milano in particolare – e del vecchio continente.
È opportuno chiarire che i territori competitor nel 2000 non erano (e non lo sono oggi) quelli delle grandi capitali europee. Roma (la sua amministrazione, le sue istituzioni pubbliche e private), però, possedeva una strategia efficace, che ha dato buoni esiti. Esisteva un orientamento, propositivo e fiducioso, sulle potenzialità di poter saldare il gap storico con altre aree piú strutturate e finalizzato a sviluppare creativamente il patrimonio esistente e le proprie specificità.
Roma puntava a far c...