L'eretico che salvò la Chiesa
Il cardinale Giovanni Morone e le origini della Controriforma
- 1,160 pagine
- Italian
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L'eretico che salvò la Chiesa
Il cardinale Giovanni Morone e le origini della Controriforma
Informazioni sul libro
Giovanni Morone (1509-80) ebbe un'esistenza in apparenza paradossale: due volte legato papale al concilio di Trento - che chiuse nel 1563 salvandolo dal fallimento cui pareva destinato - fu oggetto di gravi accuse di eresia sfociate in due processi inquisitoriali voluti dai papi-inquisitori del suo tempo, Paolo IV (che lo rinchiuse per oltre due anni in Castel Sant'Angelo) e Pio V. Solo la stima e l'appoggio dei sovrani asburgici (il re di Spagna Filippo II e l'imperatore Ferdinando I) gli permisero di sfuggire alla condanna e di tornare a tenere le redini dei principali avvenimenti coevi: dall'alleanza che portò alla battaglia di Lepanto alla crisi della repubblica di Genova. Impareggiabile diplomatico formatosi nella Milano degli Sforza, protagonista dei colloqui di religione nella Germania sconvolta da Lutero, amico di Vittoria Colonna e committente di Michelangelo, vescovo riformatore, Morone fu uomo di grande prestigio europeo, la cui memoria è stata tuttavia riproposta solo in chiave di esemplare prelato cattolico, rimuovendo i drammatici conflitti interni alla gerarchia ecclesiastica che segnarono la sua vita ed ebbero un peso decisivo nel delineare l'identità della Chiesa cattolica nella lunga età della Controriforma.Quella di Giovanni Morone è una storia paradossale. Legato papale sia nella prima fallita convocazione del concilio di Trento negli anni 1542-43 sia nell'ultima del 1562-63, quando il maggior storico moderno di quel sinodo, Hubert Jedin, gli attribuí il merito di averlo salvato dal fallimento cui sembrava ormai essere destinato. Tra quelle due convocazioni, tuttavia, egli fu oggetto di gravi accuse di eresia, sfociate nel processo inquisitoriale preparato per anni in segreto da Gian Pietro Carafa e formalizzato nel giugno del '55, all'indomani della sua elezione papale. Un processo reso pubblico due anni dopo con il clamoroso arresto di «cosí gran cardinale, […] in voce certa di esser papa», come ebbe a dire Enrico II di Francia. Solo la morte del pontefice inquisitore consentí al Morone di sfuggire alla condanna. E solo l'appoggio del re di Spagna Filippo II gli permise di uscire da Castel Sant'Angelo dopo 27 mesi di prigionia e di partecipare al conclave di Pio IV, suo amico e concittadino, che poche settimane dopo, ai primi di marzo del 1560, ne pronunciò l'assoluzione. Il paradosso di quel porporato illustre, il cui profilo storico e storiografico trascolora di volta in volta nell'immagine dell'eretico o del «baluardo della fede cattolica», sarebbe durato anche negli anni seguenti, come dimostra la ripresa del processo preparata (anche se mai attuata) da un altro papa inquisitore quale Pio V. Questo libro ricostruisce finalmente un profilo chiaro e coerente di una figura storica di straordinario spessore.
Domande frequenti
Informazioni
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Introduzione
- Elenco delle abbreviazioni
- L’eretico che salvò la Chiesa
- I. «Abandonai tutte le cose di casa mia». Dallo Stato alla Chiesa
- II. «Una honesta concordia». Le prime nunziature e l’esperienza della Riforma tedesca
- III. «Con desterità et mansuetudine». L’eresia a Modena
- IV. Il formulario di fede del 1542 e l’istituzione del Sant’Ufficio romano
- V. «Illuminato dal reverendissimo de Polo». Trento e l’incontro con gli spirituali
- VI. «Confabulatione spirituale». Giovanni Morone e Vittoria Colonna
- VII. «Devenuto lutherano, doveva havere desiderio di fare tale tutto il suo populo»
- VIII. «Trovò la via de castigare li tristi et giotti». La legazione di Bologna
- IX. «Non meritava quello habito che haveva indosso». Tra papato e Impero
- X. «Povero et di tanta reputatione in questo collegio». Nella curia di Giulio III
- XI. «Provedere a tutti li disordini de’ preti». L’episcopato novarese e don Lorenzo Davidico
- XII. Un pontefice «irritato continuamente contra l’officio della santa Inquisitione»
- XIII. «Pareva che lo volesse magnare vivo». Gli spirituali sotto processo
- XIV. «Per il cardinal Morone» o «contro il cardinal Morone»? Da Giulio III a Paolo IV
- XV. «L’heresia è da essere perseguitata con ogni rigor et asprezza». Paolo IV e il trionfo del Sant’Ufficio
- XVI. «Il papa attende a empiere le prigioni di cardinali e vescovi». Il processo
- XVII. «Morone uscirà, chiuso che harà gl’occhi Sua Santità». Da Paolo IV a Pio IV
- XVIII. «Morone è in gran riputazione e credito». Il pontificato di Pio IV
- XIX. «Non è honesto che Sua Santità s’infilzi da se stessa». La riconvocazione del Tridentino
- XX. «Ha cavato la Chiesa di Dio da tanto travaglio in tempi tanto pericolosi». Presidente del concilio
- XXI. Pio V «acerrimo persecutore di eretici»
- XXII. «Non è tempo se non di rigor e castigo hoggidí». Ancora sotto processo e ancora vescovo di Modena
- XXIII. «Bene et santamente governare». Le cariche curiali
- XXIV. Tra i «principalissimi nel consigliare le cose di Stato». Giovanni Morone e l’Europa pluriconfessionale
- XXV. «Pigliare il bene non possendo havere il meglio». La pacificazione di Genova
- XXVI. «Longa isperientia delle cose del mondo». La dieta di Ratisbona, la Polonia, la Russia
- XXVII. Conclusione. L’eredità materiale e l’immagine storica
- Note
- Indice dei nomi
- Apparati iconografici
- Il libro
- Gli autori
- Degli stessi autori
- Copyright