Il coltello
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Il coltello

  1. 632 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni sul libro

Harry Hole è di nuovo a terra. Ha ricominciato a bere, e da quando Rakel lo ha cacciato di casa abita in un buco a Sofies gate. Nell'appartamento ci sono soltanto un divano letto e bottiglie di whisky sparse ovunque. Ma Harry non è mai abbastanza sobrio da curarsene. La maledetta domenica in cui si sveglia da una sbornia colossale, non ha il minimo ricordo di cosa sia successo la notte precedente. Quel che è certo, però, è che ha le mani e i vestiti coperti di sangue. Forse, si convince, è diventato davvero un mostro.

I casi di Harry Hole:
1 • Il pipistrello
2 • Scarafaggi
3 • Il pettirosso
4 • Nemesi
5 • La stella del diavolo
6 • La ragazza senza volto
7 • L'Uomo di neve
8 • Il leopardo
9 • Lo spettro
10 • Polizia
11 • Sete
12 • Il coltello

Domande frequenti

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2019
ISBN
9788858431955

Parte prima

1.

Un vestito lacero ondeggiava dal ramo di un pino marcio. Rammentò al vecchio una canzone della sua giovinezza, che parlava di un vestito su un filo del bucato. Quello, però, non ondeggiava al vento del Sud come nella canzone, ma nella corrente freddissima dell’acqua di disgelo di un fiume. Laggiú, sul fondo, c’era un silenzio assoluto, e nonostante fossero le cinque del pomeriggio di un giorno di marzo, e secondo il meteo un cielo limpido sovrastasse la sua superficie, la luce del sole si riduceva a poco o niente una volta filtrata da uno strato di ghiaccio e quattro metri di acqua. Perciò il pino e il vestito erano immersi in una strana penombra verdastra. Era un vestito estivo, aveva concluso il vecchio, azzurro a pois bianchi. Forse una volta era colorato, non lo sapeva, probabilmente dipendeva da quanto tempo era rimasto impigliato in quel ramo. E ora la corrente che non si fermava mai lo faceva ondeggiare, lo sciacquava, lo tendeva quando la portata diminuiva, lo tirava e lo strappava quando il corso si faceva impetuoso, e comunque lo consumava pezzo a pezzo. In un certo senso, quel vestito lacero era come lui, pensò il vecchio. Un tempo era stato importante per qualcuno, per una ragazza o una donna, per lo sguardo di un altro uomo o le braccia di un bimbo. Ora invece era, come lui, perso, smarrito, senza un’utilità, prigioniero, bloccato, muto. Prima o poi la corrente e il tempo avrebbero strappato via l’ultimo brandello di quel che era stato.
– Che cosa stai guardando? – udí una voce domandare da dietro la sedia su cui era seduto. Sfidando i dolori ai muscoli girò la testa e levò lo sguardo. E constatò che si trattava di un nuovo cliente. Il vecchio dimenticava piú di prima, ma mai un viso che fosse passato da Simensen Jakt & Fiske. Quel cliente non doveva comprare né armi né munizioni. Bastava un po’ di allenamento per capirlo dallo sguardo: era un ruminante, e apparteneva a quella parte del genere umano su cui l’istinto omicida era andato sprecato. Che non condivideva il segreto dell’altra metà: ossia che nulla fa sentire piú vivo un uomo dell’atto di conficcare una pallottola in un grosso e caldo mammifero. Il vecchio ipotizzò che il cliente volesse una delle esche a cucchiaino o una delle canne da pesca appese ai ripiani sopra e sotto il grande schermo televisivo sulla parete di fronte, oppure uno dei rilevatori di selvaggina all’altro capo del negozio.
– Sta guardando l’Haglebuelva, – rispose Alf. Il genero li aveva raggiunti. Si dondolava sui tacchi con le mani affondate nei tasconi del lungo gilet da caccia di pelle che indossava sempre al lavoro. – L’anno scorso ci abbiamo installato una telecamera subacquea insieme al produttore. Cosí adesso abbiamo riprese in diretta h 24 da un punto proprio davanti alla scala dei salmoni di Norafossen che permette di vedere quando i pesci cominciano a risalire il fiume.
– E cioè?
– Qualche solitario in aprile e maggio, ma l’invasione di massa inizia solo in giugno. Le trote devono deporre le uova prima dei salmoni.
Il cliente sorrise al vecchio. – Sei in anticipo, eh? Oppure hai visto qualche pesce?
Il vecchio aprí la bocca. Pensò alle parole, non le aveva dimenticate. Ma non emise neanche un suono. Richiuse la bocca.
– Afasia, – spiegò Alf.
– Come?
– Ictus, non parla. Cerchi un’attrezzatura da pesca?
– Un rilevatore di selvaggina, – rispose il cliente.
– Quindi sei un cacciatore?
– Cacciatore? No, per mia fortuna. Ho trovato degli escrementi proprio davanti alla mia baita, su in Sørkedalen, e siccome non ne avevo mai visti di simili li ho fotografati e postati su Facebook chiedendo a quale animale appartenessero. Dei montanari mi hanno risposto subito. Orso. Orso! Nel bosco, a venti minuti di macchina e mezz’ora di cammino da dove ci troviamo adesso, nel centro della capitale norvegese.
– Ma è fantastico.
– Dipende da che cosa intendi con fantastico. Come ho già detto, ho una baita lassú. Ci porto la mia famiglia. Voglio che qualcuno ammazzi quella bestia.
– Io sono un cacciatore e capisco benissimo cosa vuoi dire, ma devi sapere che perfino in Norvegia, dove fino a pochi anni fa ce n’erano tanti, negli ultimi due secoli circa non sono quasi stati registrati assalti di orsi con esiti fatali.
«Undici», pensò il vecchio. Undici vittime dal 1800. L’ultima nel 1906. Certo, aveva perso l’uso della parola e la motricità, ma non la memoria. Ed era lucido. Piú o meno. Rare volte diventava un po’ confuso, e di tanto in tanto vedeva Alf, il genero, scambiarsi occhiate con Mette, la figlia, e allora capiva di essere andato in tilt. All’inizio, quando avevano rilevato il negozio che lui aveva aperto e poi gestito per cinquant’anni, si era reso utile. Ma ora, dopo l’ultimo ictus, era relegato su quella sedia. Tutto sommato, non era male. Infatti, da quando era morta Olivia, in fondo non aveva grandi pretese nei confronti del tempo che gli restava da vivere. Gli bastava avere la famiglia vicina, mangiare un pasto caldo ogni giorno, poter stare seduto sulla sedia in negozio a guardare sullo schermo televisivo un programma interminabile senza sonoro, dove tutto si svolgeva ai suoi ritmi, dove il fatto piú drammatico che potesse verificarsi era il momento in cui il primo pesce pronto a deporre le uova risaliva la scala dei salmoni.
– D’altro canto, questo non significa che non possa succedere –. Il vecchio udí la voce di Alf, che aveva accompagnato il cliente allo scaffale con i rilevatori di selvaggina. – Anche se quell’animale somigliava tanto a un orsacchiotto di peluche, tutti i carnivori, si sa, uccidono. Perciò è chiaro che ti devi munire di una telecamera, per poter sapere con sicurezza se l’animale si è insediato nelle vicinanze della baita o se è solo passato per caso. Per inciso, gli orsi bruni escono dal letargo piú o meno in questo periodo e hanno una gran fame. Monta una telecamera nel punto in cui hai trovato gli escrementi, oppure vicino alla baita.
– Quindi, la telecamera si trova dentro quel nido artificiale?
– Il nido artificiale, come lo hai chiamato, la protegge dalle intemperie e dagli animali invadenti. Questo qui contiene una telecamera semplice, e ha un prezzo ragionevole. Funziona grazie a una lente di Fresnel che registra i raggi infrarossi emessi dal calore di animali, persone e quant’altro. Quando la temperatura cambia rispetto all’ambiente circostante la ripresa si avvia in automatico.
Il vecchio ascoltava il dialogo distrattamente perché qualcos’altro aveva catturato la sua attenzione. Qualcosa che stava succedendo sullo schermo. Non riusciva a vedere di che si trattava, però l’oscurità verde si era rischiarata.
– Il video viene caricato sulla scheda di memoria che si trova all’interno della telecamera, e dopo lo puoi guardare sul tuo pc.
– Ma è fantastico.
– Sí, però dovrai andare fisicamente sul posto per verificare se ha registrato delle immagini. Se invece scegli questo modello un po’ piú costoso, ti arriverà un sms sul cellulare ogni volta che ha fatto una ripresa. Altrimenti, c’è questo modello di categoria superiore, dotato anch’esso di scheda di memoria, ma per di piú invia i video direttamente al tuo cellulare o al tuo indirizzo di posta elettronica. Cosí te ne potrai stare tranquillamente nel soggiorno di casa e ti basterà andare sul posto di tanto in tanto per cambiare la batteria.
– E se l’orso dovesse arrivare di notte?
– Le telecamere sono munite di illuminatori a led nero o bianco. Una luce invisibile, che non spaventa né mette in fuga l’animale.
Luce. Ecco, a quel punto il vecchio lo vide. Un cono di luce che risaliva la corrente da destra. Avanzando a forza nell’acqua verde illuminò il vestito, e per un attimo fece rabbrividire il vecchio al pensiero di una ragazza che finalmente era stata riportata in vita e ballava di gioia.
– Certo che è pura fantascienza!
Quando vide apparire un’astronave nell’inquadratura il vecchio spalancò la bocca. Era illuminata all’interno e avanzava sospesa a un metro e mezzo dal fondo del fiume. Urtò un masso nella corrente e come al rallentatore girò su sé stessa mentre la luce dei fari scivolava sopra il fondo abbagliando per un momento il vecchio quando incrociò l’obiettivo della telecamera. Poi il veicolo fluttuante rimase impigliato nei grossi rami del pino e si bloccò. Il vecchio si sentiva il cuore martellare nel petto. Era un’automobile. La luce di cortesia era accesa, e il vecchio scorgeva l’abitacolo pieno d’acqua fin quasi al soffitto. E c’era qualcuno all’interno. Un uomo che, mezzo seduto e mezzo in piedi al posto di guida, premeva disperato il viso contro il soffitto, evidentemente per respirare. Uno dei rami marci che bloccavano la macchina si spezzò e fu trascinato via dalla corrente.
– Non vengono immagini nitide e chiare come alla luce del giorno, e sono in bianco e nero. Ma se l’obiettivo non è appannato e non ci sono altri problemi, sicuramente riuscirai a vedere il tuo orso.
Il vecchio batté i piedi sul pavimento per richiamare l’attenzione di Alf. L’uomo nell’auto parve fare un respiro profondo e poi immergersi. I corti capelli dritti ondeggiavano, e le sue guance erano dilatate. Picchiò il finestrino di fronte alla telecamera con le mani, ma l’acqua all’interno indeboliva i colpi. Puntellandosi ai braccioli con le mani il vecchio cercò di alzarsi dalla sedia, ma i muscoli non ubbidivano ai suoi ordini. Notò che un dito medio dell’uomo era grigio. L’uomo smise di menare colpi e batté la fronte contro il vetro. Sembrò darsi per vinto. Un altro ramo si spezzò e la corrente cominciò a dare strappi all’auto per liberarla, ma il pino non voleva ancora lasciare la presa. Il vecchio fissò il viso segnato premuto contro il finestrino. Occhi azzurri sporgenti. Una cicatrice che tracciava un arco color fegato dall’angolo della bocca verso l’orecchio. Il vecchio era riuscito ad alzarsi dalla sedia e fece due passi barcollanti verso lo scaffale con i rilevatori di selvaggina.
– Scusa, – disse Alf al cliente. – Che c’è, papà?
Il vecchio indicò a gesti il televisore alle sue spalle.
– Veramente? – disse Alf incredulo, e a passo rapido superò il suocero raggiungendo l’apparecchio. – Pesci?
Il vecchio scosse il capo e si rigirò verso lo schermo. L’auto. Non c’era piú. E tutto era tornato come prima. Il fondo del fiume, il pino morto, il vestito, la luce verde che penetrava il ghiaccio. Come se non fosse successo nulla. Il vecchio si mise a pestare di nuovo il pavimento indicando lo schermo.
– Calmati adesso, papà, – disse Alf dandogli un’affettuosa pacca sulla spalla. – È presto per le uova, lo sai –. Tornò dal cliente e dai rilevatori di selvaggina.
Il vecchio guardò i due che gli davano le spalle sentendosi invadere dalla disperazione e dalla collera. Come avrebbe potuto spiegare quello che aveva appena visto? Il medico aveva detto che quando un ictus danneggia sia la parte anteriore che quella posteriore dell’emisfero cerebrale sinistro, non colpisce solo l’uso della parola ma spesso anche la capacità piú generale di comunicare, con la scrittura e i gesti. Tornò vacillando alla sedia e si rimise seduto. Guardò il fiume che scorreva all’infinito. Imperturbabile. Impassibile. Immutabile. E dopo qualche minuto notò che il suo cuore aveva ripres...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Il coltello
  4. Parte prima
  5. Parte seconda
  6. Parte terza
  7. Parte quarta
  8. Il libro
  9. L’autore
  10. Dello stesso autore
  11. Copyright